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Concetti Chiave

  • L'Oltrepò Pavese è un territorio collinare in Lombardia, ideale per la viticoltura grazie alla sua complessa orografia e al clima favorevole.
  • I terreni argillosi e calcarei dell'Oltrepò offrono ottime riserve idriche, rendendoli adatti alla coltivazione di diversi vitigni, sia rossi come il Pinot Nero, sia bianchi come il Riesling.
  • L'orientamento dei filari, preferibilmente est-ovest, è cruciale per massimizzare l'energia solare e influenzare positivamente la qualità delle uve.
  • La scelta del portainnesto e delle varietà di vite è fondamentale e dipende dalle caratteristiche pedoclimatiche, dall'obiettivo enologico e dalle tendenze del mercato.
  • Le operazioni colturali, tra cui potature e gestione del suolo, sono essenziali per mantenere la salute delle viti e la qualità delle uve, con la vendemmia che può essere manuale o meccanizzata per ottimizzare la raccolta.

Oltrepò: zona vocata per la viticoltura

Territorio: l’Oltrepò pavese si trova nella parte meridionale della Lombardia si inserisce tra il Piemonte e l’Emilia Romagna, la cui punta si approfondisce sino a toccare l’Appennino ligure. Il territorio collinare dell’Oltrepò Pavese presenta un’orografia complessa con valli.
Il comune di Montù Beccaria, in provincia di Pavia, è situato nella Val Versa, e si trova nella zona media (200-300mt). L’asse principale di questa zona è in direzione sud-nord con notevole variabilità nelle esposizioni a causa dell’esistenza di un elevato numero di valli laterali. L’ampiezza della vallata principale è molto maggiore rispetto all’Alta Valle Versa determinando un migliore soleggiamento.
Clima: La piovosità di questa zona è di circa 850 mm/anno ma molto concentrata in autunno e primavera. La temperatura media annua è di 11,7° C, quelle massime si registrano in luglio.

Terreno: Il terreno è tendenzialmente argilloso, capace di immagazzinare buone riserve idriche, mediamente calcareo. Occorrerà prima dell’impianto effettuare un’analisi del terreno in quanto ci fornisce informazioni per operare correttamente durante la fase di impianto e di successiva conduzione del vigneto. Inoltre grazie all’analisi del terreno e possibile evitare eccessi nella distribuzione dei concimi, prevenire l’insorgere di carenze e mantenere un adeguato livello nutritivo del vigneto.
Scelta dell’orientamento: L’impianto del vigneto deve essere effettuato in zone vocate, come quella dell’Oltrepò, dove oltre all’ambiente idoneo vi sono anche strutture favorevoli per il mercato, possibilmente con orientamento dei filari est- ovest che consente una maggiore intercettazione dell’energia solare. L’orientamento dei filari influenza direttamente la quantità di energia radiante intercettata dalla pianta e in modo particolare nel periodo che va’ dall’invaiatura alla vendemmia .La scelta dipende dalla giacitura, la pendenza e la latitudine, e va a influenzare caratteristiche come l’accumulo di zuccheri, la sintesi delle sostanze coloranti.

Scelta della varietà: in funzione alle caratteristiche pedoclimatiche, all’obbiettivo enologico, alla sensibilità alle malattie, varietà raccomandate dalla zona, tendenze di mercato e calendario di raccolta aziendale.
I vitigni rossi maggiormente presenti nell’Oltrepò pavese sono: Barbera, Croattina, Freisa, Moradella, Pinot nero.
I vitigni bianchi: Riesling, Moscato bianco, Malvasia, Pinots bianco e grigio, Chardonny.

Scelta del portainnesto: in base alla tipologia di terreno, al vitigno, alla densità d’impianto che s’intende adottare, resistenza alle malattie. I portainnesti derivano tutti da incroci di vite americana (Rupestris, Ruparia e Berlandieri)m più utilizzati nella zona sono il 420 A e il Kober 5BB entrambi presentano buona resistenza al calcare. La vite americana è usata come portainnesto in quanto è resistente alla fillossera sulle radici, ma non sulle foglie, al contrario della vite vinifera, ciò consente di ottenere barbatelle resistenti sia sulle radici che sulle foglie.
Le barbatelle sono ottenute con un innesto a tavolo, a intarsio: la marza viene spuntata a due gemme, il nesto è senza radici e una volta effettuato l’innesto vengono posti al buio con umidità e temperatura controllata, per consentire un miglior attecchimento e ridurre la traspirazione che potrebbe far seccare la barbatella. Si formerà il callo, la ferita d’innesto verrà coperta con paraffina fusa. La saldatura si manifesterà con l’apertura della gemma e il disseccamento del germoglio, dopodiché vengono poste a radicare. Le barbatelle devono essere certificate, dunque provenienti da materiale sano.

Operazioni colturali:
- Lavorazioni profonde: scasso o ripuntatura, in base alla profondità utile del suolo, che ha come obbiettivo di assicurare un’adeguata macroporosità dove vi saranno gli apparati radicali; rimuovere eventuali orizzonti limitanti la crescita radicale e/o la percolazione dell’acqua; controllare nei primi anni dell’impianto la crescita delle infestanti; rimuovere eventuali residui colturali. Spesso a questa operazione è abbinata la concimazione di fondo, di arricchimento, principalmente di P e K in quanto sono elementi non mobili.
- Operazioni di affinamento e livellamento del terreno.
- Tecnica delle sistemazioni idrauliche: essendo una zona collinare l’appezzamento dove verrà effettuato l’impianto del vigneto sarà declive e occorrerà eseguire una corretta sistemazione della superficie per proteggere il suolo dall’erosione delle piogge, contrastare le situazioni di dissesto idrogeologico, consentire un’adeguata meccanizzazione.
- Squadratura e picchettamento
- Trapianto e cura delle barbatelle
La messa a dimora delle barbatelle solitamente avviene a fine estate in quanto si ha un principio di radicazione e un pronto risveglio vegetativo nell’anno successivo.
Tra le differenti tecniche d’impianto abbiamo:
1. Trivellazione
2. trincea
Non è consigliato effettuare il reimpianto subito dopo l’espianto, in quanto possono verificarsi fenomeni di stanchezza del terreno causati dall’assorbimento continuo e prolungato dei micro e macro elementi, dall’accumulo di parassiti fungini che provocano marciumi radicali, accumulo di essudati radicali, infestazione di nematodi. La stanchezza si manifesta sulle barbatelle appena trapiantate che hanno sviluppo stentato. Questo fenomeno può essere evitato o eliminato con il riposo del terreno, attraverso una coltura prativa della durata di 3-4 anni per il ripristino della fertilità.

Materiale per l’impianto: Nell’ambito delle scelte di impianto grossa importanza, anche come investimento, rivestono le scelte relative ai materiali ed in particolare ai pali e ai fili.
1. Pali di sostegno
- Legno: resiste bene agli urti accidentali provocati dai macchinari o colpi di vento ed è elastico però è un materiale facilmente corruttibile a causa di attacchi microbici e per l’esposizione alle intemperie dunque vanno effettuati i trattamenti anche sul legno.
- Cemento: L’evoluzione del palo in cemento vibrato in modo da far assestare il conglomerato cementizio ed evitare la formazione di punti deboli, possono essere a sezione quadrata con fori per il passaggio dei fili e con eventuali fessure longitudinali per alleggerire il manufatto. Esistono anche pali vibrati a sezione rotonda. Garantiscono una buona resistenza agli urti, agli agenti atmosferici e alle sostanze chimiche, permettono l’adattamento alle diverse situazioni.
- Metallo: L’acciaio può essere lasciato tal quale (si forma uno strato di ruggine che protegge in parte il metallo da successive ossidazioni), può essere zincato a caldo (la durata aumenta notevolmente, ma crescono anche di molto i costi). Solo nei terreni acidi o ricchi di salsedine il ferro nudo viene attaccato rapidamente e la durata dei pali non protetti difficilmente supera i 10 anni.
Si stanno sperimentando con successo i pali realizzati in acciaio inossidabile, materiale in grado di
durare per tutta la vita del vigneto. L’obiettivo è quello di costituire un insieme di strutture di
sostegno totalmente con questo materiale nobile e quindi non dover procedere a manutenzioni e
sostituzioni per tutta la durata dell’impianto.

Densita’ d’impianto: dipende da vari fattori quali: terreno (fertilità, pendenza), vitigno (vigore, fertilità basale), obiettivo produttivo o enologico, forma di allevamento che si vuole adottare, livello di meccanizzazione che si vuole raggiungere, tipo di portainnesto etc.
In genere si va dai 2000 ai 4000 ceppi/ha.
Scelta della forma di allevamento: le forme di allevamento più utilizzate nell’Oltrepò pavese sono il Guyot e casarsa:

Guyot: E’ un sistema di allevamento a ridotta espansione (altezza del filo di banchina 80-100 cm massimo)
e a potatura mista, adatto ai terreni di scarsa fertilità e più siccitosi in collina, dove la vite presenta
uno sviluppo contenuto. Adottato in terreni molto fertili necessita di interventi agronomici per
contenere il vigore vegetativo (inerbimento) e mantenere l’equilibrio vegeto-produttivo (interventi
in verde), si presta ad una parziale meccanizzazione. Adattabile a tutte le varietà dell’Oltrepò
Pavese e in particolare risulta indispensabile per vitigni a ridotta fertilità basale come la Croatina. Può essere semplice o doppio e permette investimenti molto elevati ed è l’unica forma con potatura a tralcio rinnovato. La vegetazione nuova è sostenuta da fili rampicanti.
Casarsa: E’ una forma di allevamento a cordone permanente alto su cui sono inseriti capi a frutto di 5-6
gemme da cui si sviluppano , ogni anno, i germogli fruttiferi che vanno a ricadere verso il basso. E’
una forma di allevamento ad alta produttività e vigore. L’affastellamento dei germogli richiede
interventi in verde e una cura particolare in fase di potatura. Questa forma non prevede la legatura dei tralci che col peso tendono a ricadere in basso.

Potatura di allevamento:
1° anno: prima dell’impianto viene effettuato il taglio delle radici fino alla lunghezza di 1-2 cm. Quando la barbatella attecchisce emette un germoglio la primavera stessa. E’ buona norma cimare i germogli eccetto quello meglio ben posizionato.
2° anno: quando i germogli si sono sviluppati, si effettua un diradamento dei medesimi fino ad arrivare ad 1 -2 germogli sul tralcio.
Stesura del filo di banchina: durante la seconda stagione primaverile è utile stendere il filo di banchina a 80-100 cm dal terreno.
potatura invernale: si eliminano tutti i germogli tranne quello meglio sviluppato e di altezza sufficiente al raggiungimenti del filo di banchina che va tagliato appena sotto il filo di banchina, si ha la formazione del fusto verticale.
Intervento primaverile del 3° anno: eliminare tutti i germogli posti sul tronco e lasciare solo quelli situati nel tratto orizzontale.
Terza potatura invernale: scelta del germoglio, ben lignificato e più adatto ad essere steso sul filo di banchina per costituire il capo a frutto di lunghezza variabile da 0.8 a 1.5 m. a seconda della fittezza adottata.
Quarta potatura invernale: scelta di due tralci uno per costituire il capo a frutto e di un tralcio adatto a costituire uno sperone di 1-2 gemme (Guyot).
Quarta potatura invernale: scelta di 5-7 germogli ben lignificati e posizionati per la costituzione di altrettanti speroni a 2-3 gemme (Cordone speronato).
Potatura di produzione:
1. Potatura invernale o secca: è energica e comporta l’asportazione di tutti i tralci, e parte di quelli nuovi. Al nord è consigliabile potare dopo i freddi invernali per ritardare il germoglia mento ed evitare le gelate primaverili. Un tipo di potatura straordinaria è data dall’eliminazione del cordone permanente per sostituirlo.
2. Potatura verde: serve per migliorare l’arieggiamento, l’illuminazione, la penetrabilità dei prodotti fitosanitari e consentire il passaggio delle macchine. L’epoca della potatura verde deve tenere in considerazione la fase fisiologica della pianta:
- Cimatura: effettuata nella fase di pre-agostamento, serve per la riduzione della vigoria e per eliminare la dominanza apicale evitando che le sostanze di riserva vadano verso l’apice, ma vengano immagazzinate nel tralcio per la produzione dell’anno successivo.
L’agostamento è quella fase che consiste nella lignificazione del tralcio, con accumulo di carboidrati.
- Diradamento dei grappoli: per migliorare la qualità ed equilibrare in base alla capacità vegetativa.
- Posizionamento dei germogli e legatura:
- Spollonatura
- Defogliazione: per eliminare parte delle foglie situate nella parte produttiva favorendo miglior arieggiamento dei grappoli e penetrazione dei fitofarmaci.

Cure colturali:
- Irrigazione: in passato la vite era considerata una coltura non irrigua perché si pensava si ottenessero uve di minor qualità, oggi attraverso tecniche come l’irrigazione localizzata l’acqua può essere somministrata con cautela e quando serve, con risparmi economici. Carenze idriche possono causare disseccamento della pianta, caduta degli apici vegetativi e delle foglie, appassimento degli acini o del grappolo. Si hanno inoltre effetti negativi sulla qualità e quantità. Un eccesso idrico può invece causare un’eccessiva vegetazione e la diminuzione del contenuto zuccherino. È una pratica utilizzata maggiormente al sud perché consente di ottenere un mosto più equilibrato con diminuzione degli zuccheri e aumento degli acidi.

- Gestione del suolo con inerbimento:
Svantaggi:
 più probabilità di danni da gelate tardive
 controllo delle infestanti o con lavorazioni o con il diserbo
Vantaggi:
 facilità di passaggio delle macchine in zone collinari
 evita erosione
 controllo del vigore della vite
 riduzione del disseccamento del rachide
 aumento del grado zuccherino
 minor problemi di asfissia radicale
 transitabilità delle macchine anche in condizioni di bagnato
 minor fenomeno di costipamento del terreno
 ripristino della sostanza organica

Vendemmia:
- Manuale: attraverso la cernita del prodotto, ovvero la scelta delle uve per vini di qualità superiori. Vengono evitati tralci, parti legnose ed erbacee che riducono la qualità e inoltre ridotte le muffe, specie la botrite. Si ha maggior costo economico.
- Meccanizzata (agevolata) con l’uso di carri raccolta.
- Meccanica:
Vantaggi: risoluzione di problemi di reperibilità del personale di raccolta, raccolta nel punto ideale di maturazione, riduzione dei costi.
Esistono due metodi per il distacco del grappolo: o organi lavoranti orizzontali, adatti alle contro spalliere o organi lavoranti verticali, per la forma a GDC.

La vite destinata alla vinificazione può essere solo la vitis vinifera, il suo ciclo vitale è molto lungo fino a 25 anni e più. Il ciclo annuale è quello che va dalla fase del pianto alla caduta delle foglie, mentre il ciclo biennale riguarda le gemme, la loro formazione, differenziazione, entrata in quiescenza fino alla successiva fruttificazione.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la posizione geografica dell'Oltrepò pavese e quali sono le sue caratteristiche orografiche?
  2. L'Oltrepò pavese si trova nella parte meridionale della Lombardia, tra Piemonte ed Emilia Romagna, estendendosi fino all'Appennino ligure. È caratterizzato da un territorio collinare con un'orografia complessa e numerose valli.

  3. Quali sono le condizioni climatiche e del suolo nell'Oltrepò pavese?
  4. La zona ha una piovosità di circa 850 mm/anno, concentrata in autunno e primavera, con una temperatura media annua di 11,7°C. Il terreno è prevalentemente argilloso e calcareo, adatto a immagazzinare riserve idriche.

  5. Quali sono le varietà di vitigni più comuni nell'Oltrepò pavese?
  6. I vitigni rossi più comuni sono Barbera, Croatina, Freisa, Moradella, e Pinot nero. Tra i bianchi, troviamo Riesling, Moscato bianco, Malvasia, Pinot bianco e grigio, e Chardonnay.

  7. Quali sono le tecniche di impianto e le forme di allevamento utilizzate nella viticoltura dell'Oltrepò pavese?
  8. Le tecniche di impianto includono trivellazione e trincea. Le forme di allevamento più utilizzate sono il Guyot, adatto a terreni di scarsa fertilità, e il Casarsa, che è ad alta produttività e vigore.

  9. Quali sono i metodi di vendemmia praticati nell'Oltrepò pavese e i loro vantaggi?
  10. La vendemmia può essere manuale, meccanizzata agevolata, o completamente meccanica. La vendemmia manuale permette una selezione accurata delle uve, mentre quella meccanica riduce i costi e risolve problemi di reperibilità del personale.

Domande e risposte