Concetti Chiave
- L'olivo (Olea europaea) è originario dell'Asia Minore ma è ampiamente diffuso nel bacino del Mediterraneo grazie alla sua resistenza al caldo e alla scarsità d'acqua. I principali produttori europei sono Spagna, Italia e Grecia.
- La morfologia dell'olivo include radici superficiali, un fusto contorto e foglie lanceolate. La fioritura è chiamata "mignolatura" e la maturazione del frutto varia da settembre a febbraio a seconda della varietà.
- Le olive richiedono terreni ben drenati e sono tolleranti alla salinità. La raccolta avviene solitamente quando le olive sono al 50% invaiate per ottenere un olio di qualità superiore.
- Le avversità principali per gli olivi includono la mosca dell'olivo, occhio di pavone e rogna dell'olivo. Diverse strategie di lotta, tra cui metodi chimici, agronomici e biologici, sono applicate per gestire queste malattie.
- Le forme di allevamento dell'olivo, come monocono, vaso cespugliato e vaso policonico, influenzano la distribuzione della vegetazione e la produttività delle piante, con alcune forme che facilitano la meccanizzazione della raccolta.
Indice
Olivo (Olea europaea) Famiglia: Oleaceae
Origine e diffusione L’olivo è una pianta originaria dell’Asia minore (Turchia), successivamente si trasferì nel bacino del Mediterraneo perché resiste bene al caldo e alla scarsità d’acqua (pianta xerofita). Oltre che sul mare è diffusa anche sui laghi di Garda e di Lecco (coltivati prossimi alle sponde dei laghi per via del clima mite). In Europa la Spagna risulta il primo produttore, ciò è dovuto al clima favorevole e alle immense distese pianeggianti dell’Andalusia, il secondo posto è riservato all’Italia e a seguire la Grecia. Inoltre, anche altri Paesi del bacino del Mediterraneo coltivano l’olivo, questi sono Turchia e Tunisia.
Morfologia
L’olivo è una pianta basitona, ovvero produce rami lunghi in basso (forte presenza di polloni) e non cresce molto in altezza, presenta radici superficiali che non superano i 60-100 cm di profondità. Ha un fusto cilindrico, contorto di legno duro. Le foglie sono piccole non superano i 7 cm, sono di forma lanceolata con picciolo corto e margine intero, e sono di un bel colore verde selva.La fioritura è detta “mignolatura” (verso marzo–aprile) e si genera dalle ascelle delle foglie o dalle gemme dominanti (la capacità riproduttiva di questa pianta è molto scarsa perché appena l’1 o il 2 % di tutti i fiori arriveranno poi a maturazione). La fioritura vera e propria avviene, secondo le cultivar e le zone, da maggio alla prima metà di giugno. Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e corolla di petali bianchi. Sono raggruppati in numero di 10–15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole.
Il frutto è costituito da una drupa ovoidale. La maturazione avviene da settembre a febbraio a seconda della zona e della varietà. Il Leccino è una varietà abbastanza precoce mentre il Frantoio è più tardivo. Si può riscontrare il fenomeno della partenocarpia, cioè il frutto si sviluppa normalmente ma con seme senza embrione. Hanno crescita doppio sigmoidale (ovvero avviene un iniziale accrescimento, successivamente si ha un’interruzione per favorire lo sviluppo del nocciolo e poi riprende la crescita portando la drupa a maturazione).
Il frutto è formato da epicarpo o buccia, il colore varia dal verde al violaceo, fino al nero. Mesocarpo o polpa, è carnosa ricca di olio raccolto in goccioline all’interno delle cellule. Endocarpo, è legnoso, duro e di forma simile a quella della drupa ma più allungata.
P. S. è indispensabile fornire il microelemento Boro (Br) durante la fase di allegagione. Il boro entra in gioco nella formazione delle cellule che formano il pistillo e gli ovuli e questo completa il quadro della sua necessaria presenza per attuare la corretta funzionalità dell’impollinazione e successiva allegagione.
Fisiologia
L’olivo è una pianta suscettibile alle alternanze di produzione, questo è dovuto al fatto che nello stesso periodo (da settembre a febbraio) le energie vengono destinate per compiere tre azioni contemporaneamente, questo sono: la differenziazione delle gemme, l’allungamento dei germogli e la maturazione delle drupe. L’olivo è molto suscettibile a ciò anche per fattori genetici (colatura).Forme di allevamento Le cultivar di olivo sono molto numerose: ciò è favorito dalla sua facilità di propagazione. L’individuazione e la descrizione delle cultivar avviene con l’ausilio delle schede eliografiche, che suddividono le osservazioni e i rilievi in due gruppi di caratteri: caratteri fondamentali: comprendenti le caratteristiche del nocciolo e della drupa; caratteri secondari, ripartiti in caratteri morfologici, biologici e agronomici. Le cultivar di olivo possono essere classificate nei seguenti modi: secondo l’utilizzazione (olio o tavola o doppia attitudine); in base alla fertilità; in base alla produttività; secondo la resa in olio. Gli olivi innestati sono più resistenti a siccità, ma entrano dopo in produzione.
L’olivo è una pianta che necessita blandi interventi cesori. Si effettua in autunno e in primavera; si opera un leggero diradamento in modo da distribuire regolarmente la vegetazione sulla pianta. Nelle cultivar da tavola a volte si interviene anche con operazioni di diradamento dei frutti per aumentare la pezzatura e per attenuare l’alternanza. L’incisione anulare per favorire la fruttificazione rispetto all’attività vegetativa della branca o del ramo, agendo sulla distribuzione delle sostanze nutritive e ormonali trasportati dai vasi floematici.
Oggi sesti 6x6. Le forme di allevamento più comuni sono:
- Monocono: è costituito da un asse centrale, dove all’altezza do 80-100 cm sono inserite branchette laterali e branchette fruttifere
- Vaso cespugliato: si può ottenere sia con una pianta sola o mettendo a dimora tre piante ravvicinate; in genere vengono tenute basse e la vegetazione attorno a ciascuna pianta assume una forma tronco-conica.
- Vaso policonico: differisce dal precedente sia per il numero di branche principale che per la mole raggiunta. Forma tipica delle regioni del sud Italia, non prevede un tipo di agricoltura intensiva (10 m x 10 m)
- Palmetta: poco adatta all’olivo, tende ad accentuare la basitonia, con conseguente aumento della vegetazione nell’impalcatura più bassa (poca illuminazione e aerazione della chioma)
- Siepone (a spalliera): disposte ravvicinate lungo i filari in modo da formare una siepe così si ha un contenimento naturale dello sviluppo vegetativo; minimi interventi di potatura e possibilità di meccanizzazione, però il ciclo di coltivazione si accorcia di molto
Raccolta e attitudine
In generale l'olivo predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. Tollera valori del pH di 8,5–9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali. L’olivo è caratterizzato da un’elevata esigenza di illuminazione, fattor da tenere presente nella scelta della forma di allevamento e nella potatura.La maturazione delle olive inizia con l’invaiatura: dapprima l’epidermide diventa più chiara e compaiono le prime macchie rossicce nella zona apicale, poi la colorazione rossastra si estende a tutta la superficie del frutto; la polpa, da biancastra e dura, prende una tinta vinosa e inizia a immagazzinare olio diventando sempre meno consistente.
Per ricavare un olio di elevati requisiti organolettici è bene raccogliere le olive quando sono invaiate il 50% delle olive al 50%. Le olive una volta raccolte, devono essere molite al massimo nell’arco di 24-48 ore.
La raccolta delle olive avviene nell’Italia settentrionale da settembre a novembre, nell’Italia centrale da ottobre e dicembre. 20-80 kg/anno/pianta (sesti 6x6= 277 piante = 55,6 q/ha - 5560 kg)
La resa ad olio delle olive è di circa il 18-20 % (questo durante il momento perfetto per la raccolta). La raccolta può essere meccanizzata, ove le forme d’allevamento lo permettono, oppure manuale tramite dei pettini (operazione di brucatura o pettinatura), manuale tramite degli scuotitori, oppure tramite delle reti poste in base alla pianta e poi tramite delle macchine che scuotono il tronco.
Malattie e avversità
La mosca dell'olivo: la mosca (dittero, lambente succhiante) sverna allo stadio di pupa nel terreno alla base della pianta e lo sfarfallamento avviene in primavera. Le femmine depongono un solo uovo nel frutto durante la fase dell’indurimento del nocciolo e le larve attraversano tre stadi di sviluppo. Possono compiersi 2-3 generazioni l’anno. Le condizioni favorevoli per l’attacco sono un livello ottimale della temperatura (inferiore a 30°) e elevata umidità relativa. I danni provocati dalla mosca sono principalmente 2: cascola delle olive e alterazione della qualità dell’olio provocata da drupe infestate.La lotta chimica contro gli adulti della mosca ha funzione preventiva e di norma viene effettuata mediante esche proteiche avvelenate. Sulla chioma viene distribuita una miscela costituita da proteine idrolizzate e insetticida.
La lotta agronomica si basa sull’impiego di metodi colturali (potature, concimazioni azotate, irrigazione e sesti d’impianto) volti a contrastare gli attacchi di mosca o a ridurne gli effetti. Il metodo più importante per limitare i danni è anticipare la raccolta nelle annate in cui si verificano forti infestazioni.
La lotta biologica si basa sullo sfruttamento dei nemici naturali della mosca, quale l’insetto che parassitizza le larve (Opius concolor, imenottero) l’applicazione di questo metodo è in fase sperimentale, oppure si usa caolino che ostacola ovideposizione.
Occhio di pavone: il Cicloconio è la principale malattia crittogamica dell’oliveto soprattutto con condizioni climatiche che si riscontrano nel nord Italia. Sulla pagina superiore delle foglie il fungo si manifesta con macchie brune e cadono anticipatamente. La germinazione delle spore è favorita da condizioni di umidità e temperature primaverili ed autunnali. La lotta agronomica prevede l’utilizzo di cultivar resistenti e con potature e concimazioni azotate equilibrate per evitare l’eccessivo rigoglio vegetativo. La lotta chimica utilizza prodotti a base i rame che provocano la caduta delle foglie infette.
Rogna dell'olivo: la malattia è di origine batterica e attacca tutti gli organi aerei soprattutto i rami. Il sintomo principale è la formazione di tubercoli globosi di colore marrone che provocano il disseccamento dei rami. Il batterio penetra nella pianta attraverso ferite provocate da grandine, gelate, insetti, operazioni culturali. Le condizioni che favoriscono lo sviluppo della malattia sono un elevata umidità relativa, basse temperature e piante sensibili.
La lotta è esclusivamente preventiva e si effettua mediante disinfezione delle ferite con prodotti rameici. In agricoltura non sono ammessi trattamenti con antibiotici contro le malattie batteriche. Bisogna inoltre valutare la resistenza o la tolleranza al batterio delle varie cultivar.
Xylella fastidiosa: batterio arrivato nel 2013 in Europa; cresce nello xilema fino ad occludere i vasi. Trasmesso da sputacchina (rincoti, pungente succhiante) che si nutre di xilema (prende batterio); clima caldi e miti. Foglie e rami disseccati (CoDiRO). Ci sono varietà resistenti. Antagonisti, confusione + estirpazione e area tampone
Melo (Malus domestica) Famiglia: Rosacee
Origine e diffusione Il melo è una pianta originaria della Transcaucasia, regione situata tra il Mar Caspio e il Mar Nero. Oggi è coltivata particolarmente in Italia (nello specifico in Trentino Alto Adige e in Valtellina), ma anche in Cina che è anche il maggiore produttore a livello mondiale. Questa pianta si adatta bene anche ai climi freddi, infatti, sopporta anche la temperatura di -25° C (pianta dal clima continentale/temperato freddo), questo è dovuto all’alto fabbisogno in freddo per poter fruttificare bene (ha bisogno di almeno 1.000/1.200 ore al di sotto della temperatura di 7,2° C), ma è suscettibile alle gelate primaverili.
Specie e varietà Il melo è un albero deciduo di media grandezza che può raggiungere i 10m di altezza, con chioma densa e apparato radicale superficiale. Pianta autosterile, ovvero necessita di almeno due varietà differenti affinché avvenga l’impollinazione per questo si decide di avere i frutteti composti per il 70% di piante della specie principali e il 30 % di meli di altre varietà usati per l’impollinazione, oppure si decide di avere delle piante a perdere lungo le file, per esempio si usano dei meli da fiore (Malus ballerina). In Italia si fa un alto consumo di mele fresche e in particolare è diffusa la varietà Golden delicious (le altre varietà vengono definite precoci oppure tardive in base alla maturazione della Golden). Esistono però molte varietà di mele per esempio: l’Annurca (coltivata in Campagna), la Pink lady (coltivata tramite i diritti), la Red delicious, la Fuji, la Granny smith, ecc.
P.S. la varietà Golden delicious deriva da una mutazione spontanea avvenuta negli USA, questa portò all’attuale mela, ovvero una mela molto grande carnosa e croccante.
Le mele sono così divise: Cultivar Spur (Produzione principale sulle lamburde) e Standard (Produzione principale sui rami misti, sulle lamburde e sui brindilli).
Il melo è una pianta innestata i principali portainnesti sono: East Mailing e Mailling Menton.
Morfologia
La pianta di melo è di tipo acrotono, quindi tende ad avere rami lunghi verso l’alto e pochi rami alla base. Essa viene considerata una pomacea anche se in realtà il termine pomacea è un termine “volgare” perché la famiglia di appartenenza della mela è costituita dalle Rosaceae.Le foglie sono alterne e a lamina ovale, con apice acuto e base arrotondata. Le gemme del melo sono a legno o miste. I fiori sono ermafroditi. La fioritura (prende il nome di corimbo) è l’elemento più importante, in realtà è un’infiorescenza composta da 9 fiori (in genere arrivano a maturazione 5-6 fiori), questi sono disposti in modo circolare attorno al fiore centrale detto: “king flower”. Il frutto che ne deriva dall’impollinazione è in realtà un falso frutto perché non deriva dall’ingrossamento dell’ovario ma dall’ingrossamento del ricettacolo, generalmente hanno dimensione di circa 5 – 9 cm e sono composti da epicarpo, mesocarpo ed endocarpo (composto da 5 logge cartilaginee contenenti i semi).
La riproduzione della pianta può avvenire per talea, per margotta di ceppaia, ma generalmente si riproduce per innesto (adattabilità a terreni, resistenza al freddo, ma eccesivo vigore vegetativo e tardiva messa a frutto).
Conservate in grotte ipogee dopo raccolta [seconda decade di 09]. Resa di 300-500q/ha.
Forme d’allevamento
Le varietà sono estive, autunnali o tardive (raccolta a 10). Le forme di allevamento decidono il modo con cui vengono allevate e gestite le piante da frutto, sono sempre volte ad avere un equilibrio vegeto-riproduttivo. Esistono forme di allevamento: in volume (tridimensionali) e compatte (bidimensionali).Tra le più frequenti esistono:
Þ Fusetto (cordone verticale o spindle) si compone di un fusto centrale, detto astone, su cui sono inserite delle branchette laterali con lunghezza decrescente dal basso verso l’alto (sesto d’impianto 3 m – 1 m)
Þ Forme a fuso (spindle bush e super spindle) la pianta assume un portamento conico, con astone centrale, su cui sono inserite orizzontalmente le branche che portano i rami fruttiferi, di lunghezza decrescente verso l’alto. Sono delle rivisitazioni del fusetto classico, che permettono la maggiore intensività.
Þ V si ottiene inclinando gli alberi in modo alternato in direzione della fila intermedia, creando un angolo di circa 20° rispetto alla linea perpendicolare del suolo, in modo da formare la forma di una V. I sesti d’impianto sono molto stretti nell’intrafila, consentendo l’impianto di maggiori astoni.
Þ Guyot à consiste in una pianta con un apice vegetale piegato orizzontalmente che costituirà la branca permanete, dalla quale si originano i rami fruttiferi. Può essere sia singolo che doppio. (riprende la vecchia forma a candelabro usata nei giardini storici).
Þ Palmette (sia regolare che irregolare) è una forma di allevamento bidimensionale che prevede l’utilizzo di due branche principali oblique, ed al di sopra lo sviluppo di altre branche simili a quelle del primo palco. Non più in voga perché servono almeno tre anni per poter impalcare la pianta.
Þ Altre forme meno usate: ipsilon, bandiera, bibaum, vaso (forma storica).
Malattie e avversità
La butteratura amara si evidenzia sul fusto in prossimità della maturazione e durante la conservazione con tacche necrotiche amare, sotto buccia. E’ dovuta ad una mancanza di calcio, quindi la lotta è preventiva. NPK e Ca in pre-fioritura e impianto.
Avversità biotiche
Ticchiolatura: venturia inaequalis crittogama, può colpire foglie, germogli e frutti. Sulla pagina superiore compaiono macchie clorotiche “a macchia d’olio”, visibili anche sulla pagina inferiore dove possono ricoprirsi di muffa biancastra. Sui frutti si notano macchie puntiformi, che si espandono rapidamente portando a necrosi, suberificazioni, malformazioni e spaccature. La lotta preventiva consiste nell’eliminare il fogliame caduto, dove sverna il fungo, ridurre la bagnatura fogliare ed evitare zone interne alla pianta con troppa umidità. La lotta chimica si fa, non più a turno fisso, ma a turno biologico.OIDIO crittogama, forma un feltro di colore biancastro sulla superficie degli organi colpiti (foglie, germogli e frutti in accrescimento). In seguito si formano necrosi, spaccature e disseccamenti. Le piogge hanno azione ritardante nello sviluppo della malattia. La difesa chimica si attua con trattamenti in copertura a base di zolfo.
Carpocapsa: Cydia pomonella lepidottero grigio le cui larve scavano gallerie penetrando dalla cavità calicina verso l’endocarpo, e scavando una successiva galleria verso l’uscita e si incrisalidano negli organi legnosi della pianta. Cascola dei frutti. La lotta è di tipo integrato e prevede un monitoraggio degli adulti maschi con trappole a ferormoni. Se superata la soglia d’intervento, si possono effettuare trattamenti chimici con insetticidi, oppure in lotta biologica si usa il metodo della confusione sessuale.
Afidi - rincoti con apparato boccale pungente succhiante che pungono la foglia per nutrirsi della linfa, emettendo dall’apparato escretore una sostanza appiccicosa (melata), composta da acqua e zucchero. Diminuiscono la capacità fotosintetica della pianta e portano ad attacchi secondari di funghi (fumaggini) che si depositano sulla superficie fogliare. La lotta è di tipo chimico o biologico attraverso predatori naturali (coccinellidi).
Colpo di fuoco batterico - Erwinia amylovora, batterio che sverna ai margini dei cancri rameali prodotti l’anno precedente, ed in primavera si sviluppa producendo goccioline di essudato dolce. Causa appassimento e necrosi degli organi colpiti, ovvero germogli, fiori, foglie e frutti, e lacerazioni sul tronco. Fondamentale evitare l’importazione e la commercializzazione di piante infette (usare materiale vivaistico sano) + direttive di lotta legislativa obbligatoria (estirpazione e bruciatura delle piante colpite).
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine e la diffusione dell'olivo?
- Quali sono le caratteristiche morfologiche principali dell'olivo?
- Quali sono le principali malattie e avversità che colpiscono l'olivo?
- Quali sono le forme di allevamento più comuni per l'olivo?
- Quali sono le principali varietà di melo coltivate in Italia?
L'olivo è originario dell'Asia Minore, in particolare della Turchia, e si è diffuso nel bacino del Mediterraneo grazie alla sua resistenza al caldo e alla scarsità d'acqua. In Europa, la Spagna è il principale produttore, seguita da Italia e Grecia.
L'olivo è una pianta basitona con rami lunghi in basso e radici superficiali. Ha un fusto cilindrico e contorto, foglie lanceolate e una fioritura chiamata "mignolatura". Il frutto è una drupa ovoidale con crescita doppio sigmoidale.
Le principali malattie e avversità dell'olivo includono la mosca dell'olivo, l'occhio di pavone, la rogna dell'olivo e la Xylella fastidiosa. Queste possono causare danni significativi alla produzione e alla qualità dell'olio.
Le forme di allevamento più comuni per l'olivo includono il monocono, il vaso cespugliato, il vaso policonico, la palmetta e il siepone. Ogni forma ha caratteristiche specifiche che influenzano la crescita e la produzione della pianta.
In Italia, le varietà di melo più diffuse includono la Golden Delicious, l'Annurca, la Pink Lady, la Red Delicious, la Fuji e la Granny Smith. La Golden Delicious è particolarmente popolare e deriva da una mutazione spontanea avvenuta negli USA.