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Coronavirus

L'emergenza coronavirus continua e colpisce, com’era immaginabile, anche le mobilità di studenti e personale nell’ambito del programma Erasmus+. Il programma, fiore all’occhiello delle politiche giovanili europee, potrà essere messo in stand by senza incorrere al pagamento di penali a causa del coronavirus.

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Con una nota ufficiale del 26 febbraio, infatti, la Commissione europea mette nero su bianco come fare per cancellare, sospendere o posticipare l’Erasmus appellandosi a "cause di forza maggiore".
I partecipanti al programma Erasmus+ che si trovano nelle aree considerate a rischio contagio avranno a disposizione il supporto di ambasciate, consolati e consolati onorari nel paese di permanenza.
Chi deciderà di rinunciare – cancellando, sospendendo o posticipando la propria partenza – dovrà presentare un'apposita richiesta all’Agenzia nazionale di riferimento. Quest’ultima "potrà applicare la causa di forza maggiore a tutte le attività che si svolgono nelle aree ritenute a rischio, alla mobilità in entrata da tali aree", spiega, in una nota, la Commissione Europea.

Erasmus +, clausola di forza maggiore valida anche per i tirocini

Dopo le comunicazioni effettuate nei primi giorni dell'emergenza da Indire con le indicazioni per rivedere i calendari degli scambi (nota del 24 febbraio), la Commissione Ue, dunque, interviene ufficialmente a fare chiarezza, escludendo qualsiasi penale per chi deciderà di rinunciare.
Gli studenti che sono in partenza con Borsa Erasmus + o traineeship e che intendono posticipare la mobilità o che devono raggiungere destinazioni con particolari restrizioni a riguardo, previo accordo con l’Ateneo/ente ospitante, possono pertanto fare richiesta di rinvio delle date della mobilità. La stessa regola vale per gli studenti in mobilità internazionale per studio o tirocinio con altri programmi promossi dai vari atenei. La misura è in vigore fino a nuova disposizione ministeriale.

Erasmus +, impatto importante sui numeri

Il blocco delle attività sugli scambi studenteschi è da considerarsi non di poco conto se si pensa che l'Italia è il quarto paese per numeri di partenti (più di 180mila) dietro Francia, Germania e Spagna ed è al quarto anche per i flussi in ingresso. Chiaro, dunque, che le conseguenze sull'intero programma possano considerarsi notevoli.