TOM619
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Versione originale in latino


Quibus cognitis rex tantum auctoritate eius motus est, ut et Tissaphernem hostem iudicarit et Lacedaemonios bello persequi iusserit et ei permiserit, quem vellet, eligere ad dispensandam pecuniam. Id arbitrium Conon negavit sui esse consilii, sed ipsius, qui optime suos nosse deberet; sed se suadere, Pharnabazo id negotii daret. Hinc, magnis muneribus donatus, ad mare est missus, ut Cypriis et Phoenicibus ceterisque maritimis civitatibus navis longas imperaret classemque, qua proxima aestate mare tueri posset, compararet, dato adiutore Pharnabazo, sicut ipse voluerat.
Id ut Lacedaemoniis est nuntiatum, non sine cura rem administrant, quod maius bellum imminere arbitrabantur, quam si cum barbaro solum contenderent. Nam ducem fortem, prudentem regis opibus praefuturum ac secum dimicaturum videbant, quem neque consilio neque copiis superare possent. Hac mente magnam contrahunt classem; proficiscuntur Pisandro duce. Hos Conon apud Cnidum adortus magno proelio fugat, multas naves capit, complures deprimit. Qua victoria non solum Athenae, sed etiam cuncta Graecia, quae sub Lacedaemoniorum fuerat imperio, liberata est. Conon cum parte navium in patriam venit, muros dirutos a Lysandro utrosque, et Piraei et Athenarum, reficiendos curat pecuniaeque quinquaginta talenta, quae a Pharnabazo acceperat, civibus suis donat.

Traduzione all'italiano


Sapute queste cose, il re fu scosso così tanto dalla sua autorevolezza, che giudicò Tissaferne un nemico, e ordinò di perseguitare gli Spartani con una guerra, e gli permise di scegliere chi volesse per amministrare il denaro. Conone sostenne che questa scelta non spettava a lui, ma ad egli stesso che doveva conoscere i suoi molto bene; ma che lui consigliava di dare l'affare a Farnabazo. Di qui dopo essere stato coperto di grandi doni, fu mandato verso il mare a ordinare ai Ciprioti e ai Fenici e alle altre popolazioni marittime di provvedere alle navi da guerra e per allestire la flotta con cui nell’estate successiva avrebbe potuto difendere il mare, con l'aiuto di Farnabazo, così come aveva voluto egli stesso.
Quando ciò fu annunciato agli Spartani, amministrarono non senza cura la faccenda, poiché ritenevano che una si avvicinasse una guerra più grande che se combattessero solo col barbaro. Infatti vedevano che un comandante forte e saggio, che non potevano superare né per saggezza né per mezzi, stava per essere a capo delle truppe del re e combattere con loro. Con questa convinzione allestiscono una flotta poderosa e, con Pisandro al comando, si misero in marcia. Conone, assalito presso Cnido, mise in fuga questi con una grande battaglia, cattura molte navi, molte ne affonda. E con questa vittoria non solo Atene. Ma anche l'intera Grecia, che era stata sotto il potere degli Spartani, fu liberata. Conone andò ad Atene con una parte delle navi: si occupò della necessità di ricostruire entrambe le mura abbattute da Lisandro, quelle del Pireo e quelle di Atene, e dona ai suoi concittadini i cinquecento talenti che aveva ricevuto da Farnabazo.

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