Versione originale in latino
Inter haec maior alius terror: Latini equites cum tumultuoso advolant nuntio Volscos infesto exercitu ad urbem oppugnandam venire. Quae audita - adeo duas ex una civitate discordia fecerat - longe aliter patres ac plebem adfecere. Exsultare gaudio plebes; ultores superbiae patrum adesse dicere deos; alius alium confirmare ne nomina darent; cum omnibus potius quam solos perituros; patres militarent, patres arma caperent, ut penes eosdem pericula belli, penes quos praemia, essent. At vero curia, maesta ac trepida ancipiti metu et ab cive et ab hoste, Servilium consulem, cui ingenium magis populare erat, orare ut tantis circumventam terroribus expediret rem publicam. Tum consul misso senatu in contionem prodit. Ibi curae esse patribus ostendit ut consulatur plebi; ceterum deliberationi de maxima quidem illa sed tamen parte civitatis metum pro universa re publica intervenisse; nec posse, cum prope ad portas essent, bello praeverti quicquam, nec, si sit laxamenti aliquid, aut plebi honestum esse, nisi mercede prius accepta, arma pro patria non cepisse, neque patribus satis decorum per metum potius quam postmodo voluntate adflictis civium suorum fortunis consuluisse. Contioni deinde edicto addidit fidem quo edixit ne quis civem Romanum vinctum aut clausum teneret, quo minus ei nominis edendi apud consules potestas fieret, neu quis militis, donec in castris esset, bona possideret aut venderet, liberos nepotesve eius moraretur. Hoc proposito edicto, et qui aderant nexi profiteri extemplo nomina, et undique ex tota urbe proripientium se ex privato, cum retinendi ius creditori non esset, concursus in forum ut sacramento dicerent fieri. Magna ea manus fuit, neque aliorum magis in Volsco bello virtus atque opera enituit. Consul copias contra hostem educit; parvo dirimente intervallo castra ponit.
Traduzione all'italiano
Nel frattempo ecco una notizia ancor più minacciosa: dei cavalieri latini arrivarono al galoppo e seminarono il panico annunciando che l’esercito dei Volsci era in marcia su Roma. La frattura intestina tra le classi era così profonda che plebe e senato ebbero una reazione completamente antitetica all’annuncio di quella notizia. I plebei esultarono, sostenendo che gli dèi si stavano vendicando dell’arroganza dei senatori. Si esortavano reciprocamente a non arruolarsi: sarebbe stato meglio morire tutti insieme che da soli. In prima linea ci andassero i senatori, prendessero loro le armi e i pericoli toccassero a chi ne traeva vantaggio. I membri della curia, invece, scoraggiati e in preda a un doppio terrore, provocato dai concittadini e dai nemici, supplicarono il console Servilio, più popolare del collega presso le classi subalterne, di tirar fuori lo Stato dal vicolo cieco in cui si era venuto a trovare. Allora il console, dopo aver aggiornato la seduta, si presenta di fronte al popolo. Gli dimostrò che il senato era preoccupato degli interessi della plebe; tuttavia la deliberazione che riguardava la maggior parte dei cittadini, ma pur sempre soltanto una parte di essi, doveva lasciare la precedenza al pericolo che interessava l’intera cittadinanza. Col nemico pressoché alle porte, tutto passa in secondo piano rispetto alla guerra. Se poi si fosse fatta qualche concessione, non sarebbe stato onesto per la plebe pretendere una ricompensa prima di aver combattuto per la patria, né troppo decoroso per i senatori farsi trascinare dalla paura a prendere delle misure concernenti il miglioramento delle condizioni di vita dei loro concittadini, piuttosto che adottare in séguito gli stessi provvedimenti però di loro spontanea volontà. Suggellò il suo discorso con un editto: più nessun cittadino romano poteva essere messo in catene o imprigionato, e dunque non gli poteva essere tolta la facoltà di iscrivere il proprio nome nella lista di arruolamento dei consoli; nessuno poteva impossessarsi dei beni di un soldato, impegnato in guerra, né venderli, né trattenere i suoi figli e i suoi nipoti. Appena l’editto venne pubblicato, diedero subito il proprio nome per arruolarsi i debitori che erano lì sul posto; gli altri, da ogni quartiere della città, abbandonarono le case dei privati che non avevano più diritto di trattenerli e si ammassarono nel foro per prestare giuramento. Formarono un contingente massiccio e nella guerra contro i Volsci non ebbero rivali per coraggio e determinazione.