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Contro Leptine - par. 72 - 74

Un parallelo fra Conone e Temistocle

72. καὶ μὴν οὐδ᾽ ἐκεῖνο καλόν, ζῶντα μὲν αὐτὸν οὕτω τιμᾶν ὥστε τοσούτων ὅσων ἀκηκόατ᾽ ἀξιοῦν, ἐπειδὴ δὲ τετελεύτηκεν, μηδεμίαν ποιησαμένους τούτων μνείαν ἀφελέσθαι τι τῶν δοθέντων τότε.πολλὰ μὲν γάρ ἐστιν, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, τῶν ὑπ᾽ ἐκείνου πραχθέντων ἄξι᾽ ἐπαίνου, δι᾽ ἃ πάντα προσήκει μὴ λύειν τὰς ἐπὶ τούτοις δοθείσας δωρειάς, κάλλιστον δὲ πάντων ἡ τῶν τειχῶν ἀνάστασις.

Non sarebbe bello, onorarlo da vivo tanto da accumulare ciò che avete ascoltato, e dopo che è morto dimenticare tutti i servizi per togliergli parte di ciò che avete donato allora. Molte infatti, o Ateniesi, fra le azioni compiute da Conone sono degne di lode, e in grazia a tutte queste conviene non abrogare i doni conferitigli per esse, ma l'opera piu bella fra tutte è la ricostruzione della mura.

[newpage]73.γνοίη δ᾽ ἄν τις εἰ παραθείη πῶς Θεμιστοκλῆς, ὁ τῶν καθ᾽ ἑαυτὸν ἁπάντων ἀνδρῶν ἐνδοξότατος, ταὐτὸ τοῦτ᾽ ἐποίησεν. λέγεται τοίνυν ἐκεῖνος, τειχίζειν εἰπὼν τοῖς πολίταις, κἂν ἀφικνῆταί τις ἐκ Λακεδαίμονος, κατέχειν κελεύσας, οἴχεσθαι πρεσβεύων αὐτὸς ὡς τοὺς Λακεδαιμονίους, λόγων δὲ γιγνομένων ἐκεῖ καί τινων ἀπαγγελλόντων ὡς Ἀθηναῖοι τειχίζουσιν, ἀρνεῖσθαι καὶ πρέσβεις πέμπειν σκεψομένους κελεύειν, ἐπειδὴ δ᾽ οὐχ ἧκον οὗτοι, πέμπειν ἑτέρους παραινεῖν. καὶ πάντες ἴσως ἀκηκόαθ᾽ ὃν τρόπον ἐξαπατῆσαι λέγεται.

Il che qualcuno potrebbe riconoscere se paragonasse in che modo Temistocle, il piu illustre fra tutti i suoi contemporanei, abbia fatto questa medesima cosa. Si dice dunque che egli consigliasse ai suoi concittadini di rialzare le mura e se giungesse qualcuno da Sparta, ordinò di arrestarlo, poi egli personalmente partì come ambasciatore alla volta degli Spartani, lì si tennero discorsi e alcuni vennero a riferire che gli Ateniesi ricostruivano le mura; allora egli si mise a negare e consigliò di inviare ambasciatori a fare un sopralluogo, e poichè costoro non tornavano, esortò a mandarne altri. E tutti avete inteso in quale maniera si dice li ingannasse.

[newpage]74. φημὶ τοίνυν ἐγώ (καὶ πρὸς Διός, ἄνδρες Ἀθηναῖοι, μηδεὶς φθόνῳ τὸ μέλλον ἀκούσῃ, ἀλλ᾽ ἂν ἀληθὲς ᾖ σκοπείτω), ὅσῳ τὸ φανερῶς τοῦ λάθρᾳ κρεῖττον, καὶ τὸ νικῶντας τοῦ παρακρουσαμένους πράττειν ὁτιοῦν ἐντιμότερον, τοσούτῳ κάλλιον Κόνωνα τὰ τείχη στῆσαι Θεμιστοκλέους: ὁ μὲν γὰρ λαθών, ὁ δὲ νικήσας τοὺς κωλύσοντας αὔτ᾽ ἐποίησεν. οὐ τοίνυν ἄξιον τὸν τοιοῦτον ὑφ᾽ ὑμῶν ἀδικηθῆναι, οὐδ᾽ ἔλαττον σχεῖν τῶν ῥητόρων τῶν διδαξόντων ὡς ἀφελέσθαι τι χρὴ τῶν ἐκείνῳ δοθέντων.

Io affermo dunque (e nessuno, per Zeus, o Ateniesi, intenda con invidia ciò che sto per dire, bensì consideri se sia vero), affermo che quanto l'agire palesemente è migliore che l'agire di nascosto e il fare qualsivoglia cosa vincendo con le armi è piu glorioso che non con l'inganno, tanto Conone rialzò le mura meglio di Temistocle: l'uno infatti agì di nascosto, l'altro compì questa stessa cosa vincendo quanti cercavano di impedirglielo. Perciò non è giusto che un così grande uomo dovrebbe essere offeso da voi, o dovrebbe guadagnare meno di quegli oratori che cercheranno di dimostrare che si dovrebbe prendere qualcosa da ciò che gli fu conferito.

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