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Κλεοπάτρα ἐπὶ τὸν τάφον κομισθεῖσα και περιπεσοῦσατῇ σορῷ μετὰ τῶν συνήθων γυναικῶν «ὦ φίλ᾽ Ἀντώνιε» εἶπεν «ἔθαπτον μέν σε πρώην ἔτι χερσὶν ἐλευθέραις, σπένδω δὲ νῦν αἰχμάλωτος οὖσα καὶ φρουρουμένη μήτε κοπετοῖς μήτε θρήνοις αἰκίσασθαι τὸ δοῦλον τοῦτο σῶμα καὶ τηρούμενον ἐπὶ τοὺς κατὰ σοῦ θριάμβους. ἄλλας δὲ μὴ προσδέχου τιμὰς ἢ χοάς· ἀλλ᾽ αὗταί σοι τελευταῖαι Κλεοπάτρας ἀγομένης. ζῶντας μὲν γὰρ ἡμᾶς οὐθὲν ἀλλήλων διέστησε, κινδυνεύομεν δὲ τῷ θανάτῳ διαμείψασθαι τοὺς τόπους, σὺ μὲν ὁ Ῥωμαῖος ἐνταῦθα κείμενος, ἐγὼ δ᾽ ἡ δύστηνος ἐν Ἰταλίᾳ, τοσοῦτο τῆς σῆς μεταλαβοῦσα χώρας μόνον. ἀλλ᾽ εἰ δή τις τῶν ἐκεῖ θεῶν ἀλκὴ καὶ δύναμις —οἱ γὰρ ἐνταῦθα προὔδωκαν ἡμᾶς—, μὴ πρόῃ ζῶσαν τὴν σεαυτοῦ γυναῖκα, μηδ᾽ ἐν ἐμοὶ περιίδῃς θριαμβευόμενον σεαυτόν, ἀλλ᾽ ἐνταῦθά με κρύψον μετὰ σεαυτοῦ καὶ σύνθαψον, ὡς ἐμοὶ μυρίων κακῶν ὄντων οὐδὲν οὕτω μέγα καὶ δεινόν ἐστιν, ὡς ὁ βραχὺς οὗτος χρόνος ὃν σοῦ χωρὶς ἔζηκα.»
Cleopatra, portata alla tomba e, dopo aver abbracciato l'anfora delle ceneri, in compagnia delle ancelle abituali, disse: “Amato Antonio, poco fa ti seppellivo ancora con mani libere, ora, invece, verso libagioni mentre ormai sono schiava e sono sorvegliata affinché io non colpisca né con pugni né con pianti questo mio corpo ormai schiavo, che viene conservato in vista del trionfo su di te. Ma non aspettarti altri onori o libagioni: queste sono le ultime per te, mentre io, Cleopatra, sono condotta via. Infatti nulla ci ha separati l'un l'altra mentre eravamo in vita, ora invece rischiamo con la [nostra] morte di scambiare i luoghi [di nascita], tu, Romano, mentre giaci qui, io, invece, misera, giacerò in Italia, dopo aver ottenuto solamente quel pezzo di terreno del tuo Paese che mi ospiterà. Ma se poi, la forza e la potenza degli dei di là (dell'Italia) sono vere -infatti gli dei di qui ci hanno traditi - non abbandonare la tua donna mentre è viva, e non permettere che egli (Cesare) celebri un trionfo su di te servendosi del mio corpo (lett.: nella mia persona), ma nascondimi qui con te e seppelliscimi con te, poiché, sebbene io abbia moltissimi mali, nulla è così grande e terribile come questo breve tempo che io ho vissuto separata da te”.
Cleopatra sulla tomba di Antonio[#9 pagina 77]
Cleopatra, portata alla tomba e, dopo aver abbracciato l’anfora
delle ceneri, in compagnia delle ancelle abituali, disse: “Amato
Antonio, poco fa ti seppellivo ancora con mani libere, ora, invece,
verso libagioni mentre ormai sono schiava e sono sorvegliata
affinché io non colpisca né con pugni né con pianti questo mio
corpo ormai schiavo, che viene conservato in vista del trionfo su di
te. Ma non aspettarti altri onori o libagioni: queste sono le ultime
per te, mentre io, Cleopatra, sono condotta via. Infatti nulla ci ha
separati l’un l’altra mentre eravamo in vita, ora invece rischiamo
con la [nostra] morte di scambiare i luoghi [di nascita], tu, Romano,
mentre giaci qui, io, invece, misera, giacerò in Italia, dopo aver
ottenuto solamente quel pezzo di terreno del tuo Paese che mi
ospiterà. Ma se poi, la forza e la potenza degli dei di là (dell’Italia)
sono vere –infatti gli dei di qui ci hanno traditi - non abbandonare la
tua donna mentre è viva, e non permettere che egli (Cesare) celebri
un trionfo su di te servendosi del mio corpo (lett.: nella mia
persona), ma nascondimi qui con te e seppelliscimi con te, poiché,
sebbene io abbia moltissimi mali, nulla è così grande e terribile
come questo breve tempo che io ho vissuto separata da te”.