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La preghiera e l'intervento di Apollo

Testo in greco

Ὣς ἔφατ’· ἔδεισεν δ’ ὁ γέρων καὶ ἐπείθετο μύθῳ·
βῆ δ’ ἀκέων παρὰ θῖνα πολυφλοίσβοιο θαλάσσης·
πολλὰ δ’ ἔπειτ’ ἀπάνευθε κιὼν ἠρᾶθ’ ὁ γεραιὸς
Ἀπόλλωνι ἄνακτι, τὸν ἠύκομος τέκε Λητώ·
« Κλῦθί μευ, Ἀργυρότοξ’, ὃς Χρύσην ἀμφιβέβηκας
Κίλλάν τε ζαθέην Τενέδοιό τε ἶφι ἀνάσσεις,
Σμινθεῦ, εἴ ποτέ τοι χαρίεντ’ ἐπὶ νηὸν ἔρεψα,
ἢ εἰ δή ποτέ τοι κατὰ πίονα μηρί’ ἔκηα
ταύρων ἠδ’ αἰγῶν, τὸδε μοι κρήηνον ἐέλδωρ·
τίσειαν Δαναοὶ ἐμὰ δάκρυα σοῖσι βέλεσσιν.

»
Ὣς ἔφατ’ εὐχόμενος, τοῦ δ’ ἔκλυε Φοῖβος Ἀπόλλων,
βῆ δὲ κατ’ Οὐλύμποιο καρήνων χωόμενος κῆρ,
τόξ’ ὤμοισιν ἔχων ἀμφηρεφέα τε φαρέτρην·
ἔκλαγξαν δ’ ἄρ’ ὀιστοὶ ἐπ’ ὤμων χωομένοιο,
ὐτοῦ κινηθέντος· ὁ δ’ ἤιε νυκτὶ ἐοικώς·
ἕζετ’ ἔπειτ’ ἀπάνευθε νεῶν, μετὰ δ’ ἰὸν ἕηκε·
δεινὴ δὲ κλαγγὴ γένετ’ ἀργυρέοιο βιοῖο·
οὐρῆας μὲν πρῶτον ἐπῴχετο καὶ κύνας ἀργούς,
αὐτὰρ ἔπειτ’ αὐτοῖσι βέλος ἐχεπευκὲς ἐφιεὶς
βάλλ’· αἰεὶ δὲ πυραὶ νεκύων καίοντο θαμειαί.

Parafrasi

Così disse, e il vecchio ebbe paura e ubbidì alla parola;
andò in silenzio lungo la riva del mare rumoreggiante,
e in disparte rivolse molte preghiere
al dio Apollo, figlio di Leto dai bei capelli:
“Ascoltami, dio dall’arco d’argento, tu che proteggi
Crisa e la sacra Cilla, e sei il signore di Tenedo,
Sminteo, se mai t’ho eretto un tempio gradito,
se mai ho bruciato in tuo onore cosce grasse di tori
e di capre, tu compi questo mio desiderio:
i Greci paghino con le tue frecce il mio pianto”
Così disse pregando, e Febo Apollo l’udiva:
scese dalle vette d’Olimpo, irato nel cuore,
portando sulle spalle l’arco e la faretra ben chiusa.
Risuonavano i dardi sulle spalle del dio adirato
al suo passo, e veniva avanti come la notte.
Lontano dalle navi, si abbassò e lanciò una freccia:
un tintinnio terribile venne dall’arco d’argento.
Prima colpì i muli ed i cani veloci,
poi scagliò contro gli uomini le frecce aguzze,
e sempre bruciavano fittissimi roghi di morti.

Commento

Crise, spaventato da Agamennone, si reca sulla riva del mare (luogo privilegiato d’incontro fra uomo e divinità) per cercare conforto. Rivolge quindi le sue preghiere al dio Apollo, figlio della dea Leto, chiedendo il risarcimento dell’oltraggio subito e maledicendo gli Achei. La preghiera di Crise è divisa in tre parti:

1- L’invocazione alla divinità, che nasce dal fatto che il sacerdote fu maltrattato.
2- L’argomentazione, nella quale il sacerdote sottolinea il rapporto di reciprocità che intercorre tra l’orante e la divinità, in una dinamica che si fonda sui buoni rapporti che l’uomo vuole instaurare con la divinità.
3- La richiesta vera e propria, che in questo caso consiste nella maledizione contro gli Achei.

Nell’invocazione, il dio viene chiamato con l’epiteto ‘dall’arco d’argento’, che è lo strumento che utilizzerà per punire gli Achei. Con la freccia il dio colpisce prima muli e cani veloci, e da questi il contagio si propaga agli uomini. Nel testo inoltre vengono nominate alcune città - Crisa, Cilla, Tenedo e Sminteo - di cui, le prime due furono saccheggiate dagli abitanti dell’Acaia, le altre due città nominate sono invece quelle protette dal dio.

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