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In tal senso, le famiglie in condizioni stressanti, trasformano la loro struttura di
base senza perdere le funzioni originali. La ricerca sulla resilienza ha un
orientamento salutogeno: evidenzia le caratteristiche che contribuiscono allo
sviluppo delle risorse e al benessere familiare.
Resilienza familiare e disabilità
Come indica Walsh (2008) la resilienza familiare costituisce l’insieme di
strategie di coping e processi di adattamento che intervengono all’interno del
nucleo familiare. Infatti, non è solo il singolo soggetto a essere o non essere
resiliente, ma è il sistema familiare a delineare l’assetto resiliente dei suoi
membri. La capacità di adattamento, in tal senso, rispetto ad eventi critici
come la disabilità, è mediata dal significato attribuito all’esperienza e dalla
comunicazione genitoriale. Nel caso di un evento come la disabilità, la
resilienza del bambino disabile è maggiore quando ha accesso ad un genitore
accudente; quando il contesto si basa su relazioni supportive. Nel caso in cui
non sia possibile fare affidamento a genitori che offrono un ambiente con tale
clima, le relazioni con altri membri della famiglia (ad esempio, i fratelli)
possono sopperire alla mancanza e promuovere autostima e senso di efficacia
personale.
Secondo McCubbin e McCubbin (1988) i fattori importanti che permettono
alla famiglia il recupero di fronte a condizioni di difficoltà sono:
La capacità di integrazione: il mantenimento di una prospettiva
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ottimistica è essenziale nel promuovere la salute del bambino
Il supporto della famiglia e il senso di stima: l’appoggio della comunità
e degli amici sono importanti per la promozione della salute del
bambino
Orientamento della famiglia verso il mantenimento di una condizione di
benessere, controllo e organizzazione: lo sforzo della famiglia nel
partecipare ad attività sociali è associato a miglioramento della salute
del bambino
Ottimismo di famiglia e mastery: più grande è lo sforzo della famiglia nel
mantenere un senso d’ordine e una visione d’ottimismo, maggiori sono
i miglioramenti nello status di salute del bambino
Fiducia in sé e uguaglianza
Il sostegno della comunità alla famiglia: l’adattamento familiare è
determinato dal coinvolgimento da una parte di quei gruppi che hanno
affrontato o affrontano situazioni simili, dall’altra, della comunità nel
suo complesso (Progetti di intervento e prevenzione relativi alla
disabilità)
Significati di famiglia: dinnanzi alla crisi, il nucleo è indirizzato a stabilire
nuovi modelli di funzionamento, potenziando la stabilità, l’armonia e
l’equilibrio di fronte all’avversità
Schema di famiglia: le famiglie posseggono uno schema interno che
ordina i valori condivisi, le credenze, le regole che guidano aree emotive
e gestione
La resilienza si basa su una serie di caratteristiche tra le quali l’autoefficacia,
l’autostima e l’ottimismo. Come indicano Bonanno et al. (2012) la resilienza
cambia in funzione del contesto, dell’età, del genere; sia che si tratti come
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tratto ovvero come risposta adattiva a un evento avverso o come processo
derivante da uno sviluppo personale determinato dal contesto ambientale, la
resilienza costituisce un indicatore di funzionalità psicologica e sociale sana.
Ong, Zautra e Reid (2010) all’interno di uno studio che coinvolge persone con
lesioni midollari, riportano che coloro che riferiscono un buon adattamento
presentano livelli più elevati di resilienza, elemento che promuove l’esperienza
di emozioni positive e influenza l’elaborazione cognitiva dei sintomi. Lavretsky
(2012) indica che in anziani con disabilità cronica, la resilienza costituisce un
elemento fondamentale nel determinare il grado di recupero in seguito a
eventi disabilitanti. Inoltre, in adulti con trauma cranico, elevati livelli di
resilienza sono associati livelli minori di stress nel corso del tempo e a distanza
dall’evento traumatico. In aggiunta, si rilevano stili di analisi e soluzioni di
problemi maggiormente adattivi e proattivi. Silverman et al. (2016) indicano
come grazie alla resilienza la condizione negativa è in grado di rimbalzare,
ovvero, non solo non interferisce con lo sviluppo ma concorre a un
funzionamento migliore rispetto quanto atteso in seguito ad un evento di vita
negativo. In particolar modo, in quelle situazioni in cui la persona con disabilità
mantiene relazioni con il contesto e obiettivi da perseguire. Masten (2001)
indica come la resilienza non derivi da qualità rare e speciali ma dalla magia
quotidiana che consente l’investimento di risorse umane ordinarie che
risiedono nella mente, nel corpo dell’individuo, della sua famiglia e delle sue
relazioni. 57
3.2 Il ruolo della famiglia
L’importanza dei genitori nel promuovere la maturazione cognitiva e sociale
dei figli è largamente riconosciuta a tal punto che essi viene riconosciuto un
ruolo essenziale relativamente anche alla prevenzione di possibili problemi di
adattamento personale e sociale dei figli. La presenza di disabilità in famiglia,
mette a dura prova le abilità gestionali dei genitori; inoltre è possibile che una
situazione di disabilità conduca ad commettere errori educativi tali da minare
anche la collaborazione con gli specialisti sociosanitari. Dopo aver esaminato
le sfide che i genitori affrontano, verrà dato spazio alle loro risorse.
Ottimismo, speranza e resilienza costituiscono costrutti sui quali la
letteratura si sta concentrando che possono contribuire a spostare il focus dei
genitori e dei professionisti da visioni centrare sui deficit a visioni propositive
e orientate all’azione. Le difficoltà che i genitori di un figlio disabile sono
chiamati ad affrontare sono numerose a partire dalla diagnosi. Come visto in
precedenza, la diagnosi costituisce il primo impatto con la disabilità,
considerata fino a quel momento improbabile, un’esperienza lontana che
difficilmente potrebbe coinvolgere i genitori. A partire dai primi mesi i genitori
necessitano di disporre di maggior tempo per le cure del figlio, per le visite
mediche e per realizzare interventi con più frequenza di quanto accade per i
genitori di figli senza disabilità, iniziando dalle abilità funzionali alla vita
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quotidiana che è improbabile che sviluppino senza l’intervento adulto. Come
indicano Seltzer e et al., (2001) i genitori di figli con disabilità sono soggetti a
maggiori livelli di stress associati alla cura dei figli e alle loro condizioni
lavorative ed economiche, nonostante l’assistenza sociosanitaria.
Jokinen e Brown (2005) riportano come molti genitori siano preoccupati
circa le limitazioni che il figlio presenta relativamente alla partecipazione
sociale e per ciò che può succedere ad essi quando non saranno più in grado
di occuparsene. Jobling, Moni e Nolan (2000) evidenziano come anche le
persone con disabilità desiderino avere amici, ed essere inclusi nel gruppo dei
pari, di poter accedere alla vita comunitaria e di acquisire indipendenza dalla
propria famiglia.
Come indica Soresi (2016) quando si conclude la scuola dell’obbligo,
pochi giovani vengono inclusi in attività lavorative, la maggioranza di essi
trascorre il tempo a casa o in servizi diurni a contatto con altri giovani con
disabilità. Tali aspetti comportano una restrizione della loro rete sociale. In
aggiunta, i genitori fanno i conti con il proprio invecchiamento e pochi
formulano piani circa il futuro. Come riporta Bigby (2000) molti genitori
manifestano preoccupazione ma sperano di potersi prendere cura dei figli per
lungo tempo. 59
Le risorse dei genitori
L’attenzione posta sulle risorse e i punti di forza permette che il
ridimensionamento di visioni stereotipiche e negative nei confronti dei
genitori ed inoltre consente che, come affermano Backer et al., (2002) che
vengano considerate le loro difficoltà e i livelli di stress. Inoltre, la
valorizzazione del potenziale dei genitori che necessita di essere riconosciuto.
D’altro canto, come affermano Nora et al., (2016) i genitori contribuiscono con
i loro sforzi e le loro battaglie a vantaggio dell’autodeterminazione dei figli e
propria, a cambiare il concetto di disabilità.
E’ grazie alla psicologia positiva che si è iniziato a considerare questi genitori
come persone che hanno una vita ricca e soddisfacente. Il modello tripartito
di Blacher, Baker e Berkovits (2013) che descrive le caratteristiche positive dei
genitori con disabilità è utile a comprenderne l’articolazione. Il livello più alto
è definibile “dell’unicità” e comprende i vantaggi specifici correlati all’avere un
figlio con menomazione e le particolarità che questi genitori affrontano. Il
livello intermedio comprende le percezioni positive di gioia e soddisfazione
relative a crescere un figlio, nonostante le difficoltà sperimentate. E’ utile, in
tal senso sottolineare che i livelli di soddisfazione di genitori di bambini con
disabilità e genitori di bambini con sviluppo tipico appaiono molto simili. Il
livello inferiore comprende la coesistenza di aspetti sia positivi che negativi.
Hastings e Taunt (2002) sottolineano come un vantaggio che molti genitori di
figli con menomazione riconoscono si associa a un’attribuzione di nuovi
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significati alla propria vita come anche l’attribuirsi capacità e forze prima
impensabili oltre che l’abilità di riformulare gli scopi personali per se stessi e il
figlio. Gli scopi personali aiutano a organizzare in modo significativo le proprie
esperienze e a progettare quanto necessario per perseguirli, promuovendo il
perseguimento di maggiori livelli di benessere. Come suggeriscono Peer e
Hillman (2014) l’abilità di riformulare scopi e attribuire nuovi significati alla
propria vita sono correlati all’attitudine di concentrarsi sulle situazioni difficili
cercando più soluzioni, progettando il futuro e ricercando supporti; elementi
che caratterizzano la resilienza degli stessi.
Nel progredire a descrivere le dimensioni positive che caratterizzano questi
genitori vi sono altre due risorse utili: l’ottimismo e il coraggio. Carver e
Scheier (1995) definiscono l’ottimismo come un’aspettativa positiva
generalizzata nei confronti del futuro che include una stima del rischio e delle
difficoltà. Vi sono evidenze empiriche che indicano che i genitori più ottimisti
gestiscono meglio i problemi e trovano soluzioni efficaci, ricercano supporti e
attuano più frequentemente strategie