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Cini Boeri conobbe la Maddalena perchè il loro farmacista gli aveva affittato la casa per le vacanze
estive. La zona era ancora totalmente deserta, perchè non ancora frequentata, e le rocce scendevano
giù in verso il mare. Cini si innamorò subito di quel mare verde e blu. Nel 1965 un cliente, parente
del cognato, gli chiese di scegliere un luogo dove poter costruire una villa, e dopo un giro in barca
dell'isola, decise che il luogo migliore era il golfo dell'Abbatoggia. La zona era piuttosto ventosa,
con raffiche molto forti, per cui Cini pensò ad una struttura con una forma che racchiudesse uno
spazio difeso dai venti. Quindi decise di costruire una villa di forma rotonda, che si sviluppa su un
patio circolare, che si apre sul mare, e che distribuisce le camere in due settori distinti. Uno
costituito dall'alloggio dedicato alla famiglia, con i servizi igienici e la cucina, e il secondo con le
camere per gli ospiti e i servizi relativi. Il patio è la zona di mediazione tra le due parti autonome, e
la parte sottostante, inserita tra le rocce, ospita la cisterna per l'acqua. L'intonaco delle pareti invece
è stato mischiato con la pietra delle rocce, così da avere lo stesso colore. Gli abitanti del luogo la
chiamarono "casa rotonda". Cini avrebbe preferito che fosse ancor più inserita tra le rocce, ma in
seguito alla conclusione dei lavori seppe che una delle rocce fu fatta saltare dall'impresa
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costruttrice, senza il suo consenso .
Oltre alla casa rotonda, Cini Boeri costruisce anche la casa per la sua famiglia, sempre alla
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Maddalena. Gli abitanti del luogo la definisco "bunker" , perchè oltre ad avere una forma quadrata,
è stata verniciata di colore grigio scuro, come lo smalto per le navi. La casa si trova nella zona di
massima esposizione del golfo verso la Corsica, ed è stata edificata su un terreno irregolare e
leggermente in pendenza su rocce che giungono fino al mare. Ha una pianta di forma quadrata, ed è
aperta sul lato nord-est verso il mare, dopo il patio che si trova tra due camere e chiuso da una
cancella di legno. Il terreno sottostante non è stato smosso, quindi ogni ambiente della casa poggia
22 http://www.ciniboeriarchitetti.com/architettura/rotonda.html
23 http://www.ciniboeriarchitetti.com/architettura/bunker.html ; Cecilia Avogadro, Cini Boeri. Architetto e designer ,
Silvana Editoriale, Milano, 2003, pagg. 44-50;
sulla roccia e sulla sua quota. Nella parte centrale c'è l'area collettiva, mentre le quattro stanze sono
poste tutte attorno e sono indipendenti con i loro servizi e nella zona d'uscita verso l'esterno.
Moltissimi critici d'architettura hanno scritto di questa casa, tra i quali vi è Jean Francois Chevrier,
che durante un'intervista a Cini Boeri e al figlio Stefano, all'Istituto di Cultura Italiana a Bruxelles,
ha dato una sua particolare lettura della casa bunker legata agli avvenimenti privati di Cini Boeri in
quegli anni e al 68 italiano.
Anche Rogers pubblicò di entrambe le case, definendole coerenti anche dove si potrebbe pensare
che questa coerenza non ci sia.
Un altro importante progetto è quello della Casa nel bosco. Questa casa è stata realizzata nel 1969
ad Osmate, Varese, ed è stata definita così proprio perchè si trova all'interno di un bosco di betulle ,
nei pressi del Ticino. Cini Boeri considera talmente bello il bosco di betulle da non volerlo
"disturbare", e quindi decide di seguire la posizione degli alberi, in modo da far "crescere" la casa in
mezzo ad essi. Le zone di abitazione, ossia le camere dei figli e dei genitori, degli ospiti e le zone
giorno, si differenziano proprio per queste articolazioni, dando forma a differenti insenature che
ospitano alberi. Il muro perimentrale presentail cemento a vista con differenti aperture verso
l'esterno e poche pareti all'interno. La separazione delle varie zone è ottenuta grazie a scorrevoli con
differenti quote.
Nel 1977 fu affidato a Cini il restauro della casa di Gramsci, a Ghilarza, trasformata in un museo.
Ghilarza è un piccolo paesino della città di Nuoro, dove sono presenti poche case in pietra e
nient'altro. In questa occasione Cini Boeri conobbe gli abitanti della sardegna centrale, molto
diversi da quelli che andavano abitando le zone costiere molto più turistiche. La casa era in pietra
ed era molto piccola, su due piani e faceva parte di una serie di case basse, poste su una via stretta,
pavimentata a ciottoli. Al pian terreno vi era la stanza di Gramsci ancora piena di libri, mentre al
puano superiore vi erano altre due stanze, una delle quali era la camera da letto. Poi vi era un cortile
interno che divideva la cucina, che aveva un forno a legna, dal resto della casa. La camera da letto
rimase così com'era , composta da un letto in ferro battuto, uno scrittoio e un catino per potersi
lavare. Al piano terra e nella stanza superiore invece, furono inserite delle teche di vetro nelle quali
erano esposti i suoi scritti , dei libri e alcuni oggetti personali. Per quanto riguarda le spiegazioni,
erano in pannelli di perspex trasparente, impaginati con l'aiuto di Pierluigi Cerri. In un pannello più
grande posto all'ingresso vi era una citazione di una lettera di Gramsci. L'appartamento fu
ristrutturato, la scala fu coperta di ardesia e le pareti imbiancate. Per il resto tutto rimase com'era.
Ogni anno per molti anni Cini Boeri tornò a Ghilarza per visitare il museo durante le
commemorazioni, ispirandole quel silenzioso rispetto che necessitava il luogo.
Nello stesso luogo, pochi anni dopo, Cini ha fatto un altro lavoro, la ristrutturazione della torre
pisana all'ingresso del paese. Furono chiuse con vetri le finestre e l'ingresso sul lato della sala
superiore, destinato a mostre e sculture dedicate alla cultura sarda. Al pian terreno invece fu creata
la zona conferenze per gli incontri con gli artisti. Alle spalle della torre vi era la cosiddetta villana,
una villa, che per la sua immagine, stonava con il paesaggio e metteva in cattiva luce la torre. L'idea
di Cini era quella di creare un muro di separazione tra la villa e la torre, con la funzione di portre al
piano superiore della torre attraverso una tettoia in ferro. Il muro diventava doppio rispetto al suo
spessore nelle vicinanze della strada, così da poter contenere una scala e un ascensore. Il progetto
non fu mai realizzato a causa della caduta dell'amministrazione che presiedeva al momento della
richiesta di ristrutturazione.
Il Pci richiese l'intervento di Cini anche per alcune opere milanesi. Fu incaricata di occuparsi del
progetto di un portale davanti al Castello Sforzesco, e di progettare un "Caffè delle donne" per la
Festa dell'Unità del 1986.
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La casa in Alsazia è stata progettata nel 1989. la richiesta arrivava da una famiglia tedesca, che
richiedeva una casa nella zona di Porrentruy, una ona molto nevosa. La zona aveva come
caratteristica principale lunghi tetti con pendenze elevate, necessarie per lo smaltimento della neve.
Cini si adattò al paesaggio, creando un tetto molto inclinato, ma con un taglio e una fessura con
vetrata, posta tra una falda l'altra, così da creare lame di luce all'interno della casa. Il tetto si
appoggiava poi al terreno sul retro, così da creare una zona d'ombra per la piscina. I clienti di Cini
solitamente fanno fatica ad adattarsi, almeno inizialmente, ai suoi principi, perchè partono con l'idea
di richiede ed ottenere una "bella casa", senza pensare che Cini intende non solo dare un bella casa,
ma fornire proprio un nuovo modo di vivere, più sereno, più libero e rilassato, basato sul significato
della vita all'interno della casa e sui loro sogni.
Tra i primi progetti di Cini vi è anche il testo "casa per due", scritto nel 1978. in questo testo Cini
Boeri delinea l'approccio che si deve avere con la prima casa, a prescindere dal valore economico
che le viene destinato.
le persone che solitamente decidono di vivere insieme sono due, ed è giusto che rimangano
– due, mantenendo la propria individualità;
la libertà individuale del singolo, è garante di una buona intesa oltre i tre mesi di
– convivenza;
rendere privati alcuni momenti della giornata, che siano dedicati al lavoro, allo svago o al
– relax, mantiene il rispetto del singolo e della coppia;
la facoltà di mantenere privata una parte della propria vita determina la crescita e la
– maturazione dell'individuo, lasciando libera scelta per la condivisione di altri momenti
insieme;
definire una parità assoluta nei compiti da svolgere all'interno della casa , evita crisi,
–
24 http://www.ciniboeriarchitetti.com/architettura/alsazia.html
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irritazione e odio reciproco .
L'approccio psicologico di Cini Boeri nel suo lavoro è tratto non solo dall'esperienza personale
vissuta, proponendo l'utile e non l'inutile, dagli insegnamenti di Le Corbusier, ma soprattutto dalla
lunghissima analisi junghiana, che ha influenzato molto il suo modo di vedere e di approcciarsi.
Nel 1986 Cini Boeri partecipa alla mostra " Il progetto domestico" presso la Triennale di Milano.
Viene proposta una tipologia di abitazione dedicata ad una coppia, con luoghi privati e luoghi
comuni. La pianta ha una superficie di circa 90/100 mq, dove si possono svolgere in completa
autonomia i compiti rispettando i momenti in comune. Al di sopra di ogni ambiente, sul disegno,
furono posti dei cubi di vetro che indicavano l'uso dello specifico spazio, e nello stesso momento
veniva proiettato un filamto sul lavoro di Pina Bausch, con alcune scene del suo lavoro
"Kontakthof", dove la coreografa mostrava le dinamiche delle relazioni umane, soprattutto del
rapporto uomo/donna, esprimendosi con la danza, nella quale i ballerini si avvicinavano nei
momenti comuni e si allontanavano per quelli privati. La proposta di Cini interpretava la paura di
una giovane coppia alle prese con una "fusione" di compiti e di vita, e la speranza che si
raggiungessero i mutamenti da lei proposti nel suo lavoro.
Il suo prgetto è stato molto criticato, sicuramente per una sbagliata interpretazione, o semplicemente
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ignorata perchè non considerata una grande tematica nell'architettura .
A Piacenza, nella zona di Vigolzone, Cini fu incaricata di progettare una villa sulla zona collinare.
Era una casa vacanze. La zona scelta era sulla cima di una collina dove vi erano un rudere e un
albero piccolo, che dominavano la vallata. L'albero mantenne il suo posto, mentre il rustico crollò
durante i lavori, creando la necessità di un nuovo progetto, in quanto il rudere doveva essere
incorporato nel progetto iniziale. La casa che ne derivò fu una duplice dimora, nella quale la prima