Simboli, icone, indici nel segnalamento ferroviario.
Come riportato nel paragrafo precedente, il complesso insieme di codici ferroviari rappresenta un intricato ecosistema, fatto di codici e sottocodici, nato ed evolutosi negli anni per gestire la circolazione dei treni.
Nell'esercizio ferroviario, uno dei problemi più importanti è quello di comunicare, ovvero stabilire dei rapporti immediati e soprattutto sicuri fra il regolatore della circolazione (capo stazione) ed il personale del treno (macchinista e capotreno).
Oggi la tecnologia ci ha consentito di fare dei passi in avanti nel campo della comunicazione ma in passato il problema c'era e si presentava di complessa risoluzione. Nelle prime linee ferroviarie non esistevano impianti di sicurezza e le segnalazioni ai macchinisti erano effettuate a mano, con bandiere colorate di giorno e lanterne colorate di notte. Lo scarso numero di treni e le poche stazioni esistenti consentivano, di contro, una gestione della circolazione puntuale, permettendo al treno di fermarsi in tutte le stazioni che erano poste lungo la linea ed ottenere direttamente le informazioni necessarie alla circolazione, comunicate dai capi stazione ai macchinisti ed ai capitreno.
Il distanziamento dei treni e, quindi, il conseguente benestare alla partenza dalla propria stazione veniva gestito “a tempo”, quest’ultimo un remoto sistema di distanziamento nato ancor prima del distanziamento mediante il sistema morse (blocco telegrafico) ed abolito in tutta la rete dalle FS nel 1923.
Secondo questo arcaico regime di circolazione, il primo treno (chiamiamolo treno 1) partiva dalla stazione “Alfa” in direzione della stazione “Beta” ed un secondo treno (treno 3) poteva essere inoltrato a seguito (stesso senso di marcia) solo dopo esser trascorso un certo lasso di tempo (tempo necessario alla normale percorrenza del primo treno sino alla stazione successiva, aumentato di un certo margine).
Il tutto avveniva all’interno di un orario di servizio, programmato nei minimi dettagli per poter essere fruito senza inconvenienti di sorta, il quale era composto da un insieme di documenti, tra i quali ricordiamo l’orario grafico.
Procedure molto rigide integravano tale antico sistema di distanziamento e dovevano essere messe in atto se per qualche motivo il treno arrestava la corsa senza aver raggiunto la stazione successiva.
Tra queste vi era l’obbligo di applicazione di segnali, da parte del personale del treno, per rendere visibile a distanza la coda del treno stesso, esponendo a distanza di sicurezza dei segnali a mano (bandiera rossa) o posizionando sui binari dei petardi per segnalare l’ingombro.
In questo breve esempio di circolazione “preistorica” abbiamo incontrato dei segni utilizzati per la circolazione dei treni “treno 1” e del treno che seguiva” treno 3”, vediamo come rapportarli alla classificazione fatta da C.S. Peirce.
Simbolo.
Innanzitutto, incontriamo il codice per la numerazione dei treni che possiamo annoverare tra i segni SIMBOLO.
I treni circolanti sulla Infrastruttura Ferroviaria Nazionale sono numerati con numeri dispari se il loro percorso segue le direzioni nord-sud oppure ovest-est (esempio 883), viceversa i treni con numero pari avranno una direzione sud-nord oppure est-ovest. La numerazione consta di 5 cifre, pertanto escludendo il treno “0” che per ovvi motivi non può esistere, i treni saranno numerati da 1 a 99999 ai quali possono essere affiancati dei caratteri alfabetici “ante”, “bis”, “ter” etc. per identificare i treni straordinari.
Le varie tipologie di treni, in funzione del loro servizio commerciale ed al tipo di trasporto, sono numerati in modo da agevolarne il riconoscimento. A tale scopo risultano definiti da regolamento opportuni intervalli di numeri entro i quali si può assegnare a ciascun treno un proprio numero identificativo, argomento che dettaglieremo nel capitolo successivo.
Icona.
Tra i segni meno evidenti ai più del sistema ferroviario, ma di utilizzo comune per gli addetti ai lavori, abbiamo incontrato l’orario grafico classificabile come ICONA.
L’orario grafico è un cartogramma con la struttura di un piano cartesiano ad assi ortogonali orientati che descrive l’evoluzione nel tempo di uno spazio monodimensionale, nel nostro caso la lunghezza di una linea ferroviaria. Alla variabile indipendente (tempo) è riservata l’asse orizzontale, mentre allo spazio quella verticale, sulla quale vengono riportate, secondo la loro successione topografica, le località di servizio dell’infrastruttura ed altre indicazioni utili per descriverne meglio la struttura ed i servizi, come, ad esempio, bivi in linea, la presenza di binario unico o doppio, confluenza di altre linee, il numero dei binari esistenti nelle stazioni, l’ubicazione di passaggi a livello.