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LA TABULA PEUTINGERIANA: LE ANTICHE VIE DEL MONDO
La cartografia è una branca della geografia e ha per oggetto la rappresentazione della
superficie terrestre, o di parte di essa. Sin dalla preistoria gli uomini hanno cercato di
rappresentare in modo figurativo il mondo circostante. Si trattava soprattutto di
elaborazioni cartografiche a scopo di caccia o di plastici rudimentali e carte nautiche. In
Egitto e Mesopotamia, invece, esistevano riproduzioni del cosmo nel suo insieme e
abbozzi di carte geologiche, concepiti sulla base di calcoli matematico-geometrici ed
applicazioni ingegneristiche. La vera e propria cartografia scientifica è ascrivibile alla civiltà
greca del IV secolo a.C., quando viene applicata la matematica per definire la posizione
dei luoghi e consentire l’orientamento sulla superficie terrestre .
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Mentre la cartografia greca è interessata soprattutto a problemi geometrico-
matematici, quella romana ha carattere utilitaristico, anche in connessione con le
operazioni di conquista militare e di colonizzazione agraria. I romani, infatti, attribuivano
una grande importanza alla terra, intendendola sia come suolo agricolo, sia come sito della
città da fondare. Da ciò scaturiscono diverse modalità di intervento, che generano prodotti
differenti. Tali prodotti possono essere ricompresi nella globale operazione di bonifica e
organizzazione territoriale, nota con il nome di centuriatio .
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Tra i prodotti cartografici realizzati dai romani, un posto di rilievo occupano
sicuramente gli Itineraria, che nascono al servizio e nell’ambito dell’ars militaris (anche se in
alcuni casi rispondono a esigenze civili). Gli Itineraria, oltre alle strade, recano in
rappresentazione elementi naturali e antropici, come stazioni di posta, punti di ristoro,
città, distanze intercorrenti tra i diversi siti, ecc. Un esempio importantissimo di Itinerarium,
giuntoci quasi integralmente, è la Tabula Peutingeriana, risalente al tardo Impero. Rinvenuta
dal bibliotecario dell’imperatore Massimiliano I, essa deve il suo attuale nome al secondo
proprietario, Corrado Peutinger, che ne curò la riproduzione.
La Tabula Peutingeriana (Fig. 1) è attualmente conservata presso la Biblioteca
Nazionale di Vienna. Si tratta di un disegno a colori su pergamena, articolato in 11 fogli,
o segmenta. La figurazione della Tabula si sviluppa da sinistra a destra, ha l’est in alto e parte
dalla Francia attuale.
L’oggetto di rappresentazione della Tabula è il territorio dell’Impero Romano,
comprensivo di Europa, Asia e Africa e circondato dall’oceano. La mancata raffigurazione
della Britannia, dell’Africa nord-occidentale e della Penisola Iberica induce quindi a
Per approfondimenti si rimanda ad Aversano, 2010, p. 46.
1 La centuriazione consisteva nella divisione del terreno in centurie, ossia in quadrati di 200 iugeri. Ad operare erano i mensores, i
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quali, dopo aver organizzato i disboscamenti, i lavori idraulici e/o di livellazione del suolo, procedevano a tracciare due assi
incrociati perpendicolarmente, il cardo e il decumanus maximus, diretti rispettivamente da nord a sud e da est a ovest. Su tale
impostazione si innestava un’intera scacchiera di cardini e decumani minori, equidistanti, che lasciavano al loro interno degli
spazi quadrati (le insulae). Questi punti cardinali corrispondevano a strade importanti, mentre i quadrati interni delle centurie
venivano assegnati a coloni o a veterani che li coltivavano. A monte di questa pianificazione territoriale c’era uno scopo ben
preciso, quello di imporre la immensa pacis Romanae maiestas. Essa doveva essere garantita dalla potenza militare, che era
prevalentemente di attacco. I romani, infatti, a scopo di offesa, decisero di sfruttare i vantaggi della pianura per gli spostamenti
rapidi delle truppe.
Per approfondimenti si rimanda ad Aversano, 2010, pp. 52-53.
supporre che vi fosse un segmentum iniziale, presumibilmente andato perduto per usura
causata dal continuo srotolarsi del documento .
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Questo segmentum fu poi attendibilmente ricostruito da Konrad Miller nel 1916, in
base sia a rilievi archeologici, sia al cosiddetto Itinerarium Antonini, una descrizione dei
percorsi stradali romani esistenti nel IV-III secolo a.C.
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Nella Tabula Peutingeriana i territori privi di interesse per i militari, i funzionari e i
mercanti, ossia gli utenti finali, non vengono disegnati o appaiono popolati da esseri
viventi e animali favolosi. Sono, invece, considerate delle formazioni statali periferiche
quelle con cui i romani collaborano economicamente e/o militarmente .
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Fig. 1. La Tabula Peutingeriana nella sua estensione complessiva, con accanto un planisfero
di Google Map su cui è stata delimitata l’area corrispondente. Fonte: Aversano, 2010.
La Tabula ha quindi una natura strumentale ed è, in sintesi, una carta stradale e
continentale, in cui i mari sono ridotti a una striscia molto sottile e le isole non vengono
Per approfondimenti si rimanda a L. Bosio, 1983, p. 156.
3 L’Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti risale agli inizi del III secolo d.C. e rientra nella categoria degli itineraria adnotata,
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consistenti in elenchi scritti di percorsi stradali. Esso si compone di due sezioni: una dedicata alla descrizione di 256 percorsi
via terra che si articolano entro i confini dell’Impero Romano (Itinerarium Provinciarum) e l’altra alla descrizione delle rotte
marittime nel Mediterraneo (Itinerarium Maritimum). Per approfondimenti si rimanda a Calzolai, 2011, on-line.
Prontera, 2003, p. 12.
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disegnate, ma richiamate dai toponimi (ad eccezione di quelle solcate da strade). Per
quanto riguarda le montagne, invece, si osserva che solo in rari casi viene riportato il nome,
e cioè quando si tratta di catene divisorie tra etnie e province, quando sono caratterizzate
da valichi importanti o costituiscono scaturigini di fiumi. Ciò vale anche per i laghi, mentre
per quanto concerne i fiumi, più che il percorso, sono fededegni la posizione dell’origine
e dello sfocio, dato che su quei punti si situano opere umane o attività di servizio .
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Di notevole interesse sono i particolari fisici e antropici, come i laghi salati, le paludi,
le attività economiche di rilievo, i boschi, i nomi dei popoli e i confini.
Ovviamente, per rappresentare tanti particolari l’autore ha usato moltissimi simboli.
Ne sono stati contati 555, di cui ben 429 mostrano un edificio singolo a base rettangolare,
oppure un insieme di due o tre torri. Queste ultime sono state interpretate o come ville
rustiche o come centri importanti dal punto di vista economico, militare e logistico 7 .
Come in tutte le rappresentazioni antiche dell’ecumene, anche nella Tabula le aree
meglio conosciute vengono rappresentate con maggiore estensione e descritte con più
dovizia di particolari. Per le aree meno note, invece, è da segnalare, non solo una minore
estensione, ma anche una carenza di simboli. Questi ultimi sono concepiti ad esclusiva
utilità pratica degli utenti, che erano innanzitutto militari, funzionari statali, commercianti,
mecenati, viaggiatori per passione e quanti altri .
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Nella Tabula viene, quindi, rappresentata principalmente la rete stradale (che
all’epoca era lunga circa 100.000 Km attuali); essa è segnata con una linea rossa, mentre i
suoi punti nodali sono indicati con un simbolo oppure con un toponimo. Spesso vengono
indicate anche le distanze tra un luogo e un altro.
Le località più importanti sono descritte con particolare attenzione estetica,
prediligendo simboli o disegni individualizzanti. Le più importanti città dell’Impero,
Roma, Costantinopoli ed Antiochia, sono riprodotte con disegni individualizzanti e
simbolici rispetto alle connesse funzioni. Infatti, nel VI secolo d.C., periodo in cui fu
redatta la Tabula, le tre città erano contemporaneamente capitali imperiali. Roma è
rappresentata come una grande figura incoronata; Costantinopoli ed Antiochia sono
disegnate come figure umane, probabilmente femminili. Da Roma si dipartono a raggiera
circa dodici strade secondarie, una delle quali, la Trionfale, giunge fino alla Basilica di San
Pietro. La Tabula, infatti, fu redatta in epoca successiva alla riforma di Costantino, che
legittimò il Cristianesimo. Pertanto, riporta, oltre alla citata basilica, l’indicazione di altre
chiese cristiane.
Il centro del sistema viario imperiale è costituito dal Milarium Aureum, una colonna
di bronzo fatta costruire da Augusto nel 20 a. C. con incisi i nomi delle principali città
dell’Impero e le relative distanze da Roma. Restando al discorso stradale, è da segnalare
che, con la via Appia, costruita nel 312 a. C., la rete viaria rappresentata nella Tabula mostra
un percorso interregionale, che penetra fin nell’Italia Meridionale e anche fuori dalla
penisola, procedendo di pari passo con le conquiste romane.
Molto interessante è il Segmentum VI (Fig. 2), che rappresenta l’Italia Meridionale,
da Gaeta al Golfo di Salerno, sul mare Tirreno e da Pescara a Brindisi sul mare Adriatico.
Aversano, 2010, p. 56.
6 Per approfondimenti si rimanda a Prontera, 2003, p. 12.
7 Aversano, 2010, p. 56.
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