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Il mare nostrum: cuore delle attività italiane

Sin dall'epoca romana il mar Mediterraneo ha rappresentato il cuore di tutte le attività economiche, politiche, commerciali e militari dell'Italia, tanto da nominarlo mare nostrum. Il termine venne ripreso in epoca fascista da Mussolini, il quale era determinato a riportare alla gloria dell'impero romano la potenza del Mediterraneo. Il controllo delle sponde nord e sud del bacino centrale rappresentavano un punto di partenza per il presidio e l'egemonia della flotta navale; di conseguenza tale dominio avrebbe dovuto garantire una certa superiorità militare e strategica sul fronte africano. Al termine della Seconda Guerra Mondiale il mare nostrum subì un notevole cambiamento: da mare di conquiste militari si trasformò a soggetto cinematografico per la valorizzazione dei luoghi, delle persone e della cultura che ci hanno da sempre caratterizzato. Il cinema italiano si riafferma negli anni del dopoguerra in Sicilia, in quanto tutte le realtà

Delle produzioni cinematografiche del Paese erano state distrutte dalla guerra: il materiale degli studi cinematografici come Cinecittà o l'Istituto Luce furono dispersi o trasferiti in altre sedi, quali Venezia e la Cinematografia di Roma, perché solo queste rappresentavano le grandi istituzioni del fascismo dal quale fu coniato lo slogan "Il cinema è l'arte più forte". Fu così che, nel 1946, un gruppo di ragazzi giovani capitanati da Francesco Alliata iniziò per passione a praticare nel mare siciliano, più precisamente nelle isole Eolie, quella che chiamarono "la caccia sottomarina" (il termine subacqueo non era ancora stato coniato). Per cento anni queste isole furono separate dal resto del mondo, e questi ragazzi avevano voglia di mostrare al pubblico le meraviglie dei loro fondali marini. La scoperta del mare profondo fu per il giovane gruppo una folgorazione: "il dondolio dei pesci che girovagavano pigramente,

le rupi con le loro fessure lussureggianti di vegetazione, grotte e anfratti di montagne sterminate le cui larghezza e profondità si dissolvevano nel blu infinito".

Nonostante le prime difficoltà di ripresa, a causa della sensibilità della pellicola ancora in bianco e nero e della cinepresa impenetrabile all'acqua, la determinazione di Alliata lo portò ad escogitare uno scafandro che gli permise di girare scene sott'acqua (vedi fig. 1 - 2). Dopo aver girato numerose scene subacquee riuscirono a realizzare il loro primo documentario della durata di dodici minuti intitolato Cacciatori sottomarini.

1 F. Alliata, Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano, Neri Pozza Editore, 2015

Fonte

Fu proprio da queste riprese che vennero estrapolate alcune scene che caratterizzarono il celebre cortometraggio/documentario Turi

della Tonnara di Pino Mercanti, intitolato solo successivamente "Malacarne". Citando le parole di Alliata: "ho sempre sottolineato che queste erano le prime immagini cinematografiche professionali al mondo, riprese in mare aperto". Da questi brevi documentari nasce la casa cinematografica Panaria Film con sede a Palermo, che dopo la realizzazione di eccellenti cortometraggi dedicati prevalentemente alla cultura del mare si impegnò in film, in parte coraggiosi e in parte avventurosi, sempre volti a promuovere l'immagine della Sicilia. Il primo lungometraggio di questa nuova casa cinematografica fu "Vulcano" (1950), di William Dieterle, che si scontrò con il film di Rossellini "Stromboli Terra di Dio" (1950). Entrambi i film utilizzarono scene subacquee realizzate da Francesco Alliata. "Vulcano", inizialmente destinato alla regia di Rossellini con protagonista l'ex compagna Anna Magnani, fu invece diretto da Dieterle; Rossellini decise comunque di non abbandonare il progetto.

progetto cinematografico, cimentandosi nella realizzazione di un'altra opera analoga nei contenuti, nel titolo, e nelle riprese. La cosiddetta "guerra dei due vulcani" trascinò la Panaria Film dalle semplici riprese subacquee alle pagine dei giornali di tutto il mondo regalandole un grandissimo successo nazionale. Tutto il movimento delle isole Eolie iniziò a portare grande fermento, soprattutto in campo turistico, tant'è che la Panaria produsse la prima guida subacquea illustrata dell'arcipelago siciliano. All'inizio degli anni Sessanta l'avventura siciliana delle case di produzione terminò in bellezza con il celebre film Il Gattopardo (1964) di Luchino Visconti. A questo cinema siciliano va riconosciuto il merito di aver integrato la ritualità, il paesaggio e la memoria con la cultura filmica di importazione; proprio per queste ragioni la maggior parte dei registi sentì la necessità di ritornare

Sull'isola a girare nuovi film o cortometraggi.

2 F. Alliata, Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano, Neri Pozza Editore, 2015

Emanuele Crialese è uno dei registi che meglio rappresenta nella sua cinematografia il legame con queste terre: Terraferma, Respiro e Nuovomondo è la trilogia che ha come fil rouge la scenografia delle isole siciliane rivisitate dal punto di vista della storia, in chiave contemporanea.

Per questo elaborato, si è scelto di focalizzare l'analisi sul film Terraferma (2011), in quanto inscena appieno il tema del Mediterraneo, il legame dei pescatori con il mare, ma soprattutto perché riporta fedelmente scene in mare aperto tipiche della cinematografia degli anni Cinquanta.

Il film, ambientato a Lampedusa ma girato a Linosa nell'arcipelago delle Pelagie, tratta di una famiglia siciliana di pescatori che risentendo della crisi ittica è smossa dal desiderio di trasferirsi sulla terra ferma.

nella speranza di una vita migliore. Il protagonista principale della storia è Filippo, giovane ventenne, che affianca nonno Ernesto nell'attività quotidiana della pesca. Nino, lo zio di Filippo, mosso da una personale intraprendenza, decide di tentare fortuna aprendo un chiosco sulla spiaggia; questa scelta è guidata dal desiderio di fare affari nel mondo del turismo così da potersi permettere molte soddisfazioni, sia personali che professionali, che il mondo della pesca non avrebbe mai potuto dargli. Giulietta, la madre di Filippo, rimasta vedova da tre anni, scoraggiata dalla scarsa rendita dell'attività di pesca, decide di ristrutturare la casa di famiglia per adibirla a casa vacanze per i turisti. Una mattina, durante la battuta solita di pesca, Ernesto e il giovane Filippo s'imbattono in un barcone di profughi. Senza pensarci due volte, i due siciliani, dopo aver chiamato la Capitaneria di Porto, soccorrono i profughi caduti in mare, tra

I quali vi è anche una donna incinta. Siccome la legge italiana vieta ad ogni ente non autorizzato qualsiasi forma di salvataggio, il gesto eroico dei due uomini, gli costò il sequestro immediato della barca, unica loro fonte di guadagno. Fortunatamente Giulietta riuscì ad affittare la casa a tre giovani turisti per il periodo estivo; questi giovani, per cercare di conoscere meglio il posto, chiesero a Filippo di guidarli alla scoperta dell'isola siciliana. Per fare colpo sulla ragazza del gruppo, una sera Filippo "prende in prestito" dal molo una barca per portarla romanticamente al largo, se non fosse stato che improvvisamente videro davanti a sé un gruppo di profughi dispersi in acqua che tentarono disperatamente di salire sulla loro barca. Filippo, impaurito e remore della passata esperienza con il nonno, decise istintivamente di scappare a riva abbandonandoli in acqua al loro destino. Il giorno successivo, quando i turisti scoprirono sulla

spiaggia i corpi agonizzanti dei profughi, Filippo sentì immediatamente un forte senso di colpa. Contemporaneamente, la donna profuga incinta che avevano clandestinamente ospitato, partorì; il desiderio della donna, una volta rimessasi in forze, era di recarsi a Torino dal marito. Per esaudire il desiderio della donna, Giulietta, Ernesto e Filippo organizzano il viaggio verso la terra ferma per portare la donna fuori dall'isola, ma al molo i serrati controlli impediscono tale impresa. Scoraggiati decidono di ritornare a casa per riprovarci un altro giorno; Filippo, per riscattarsi dai sensi di colpa di aver abbandonato i profughi in mare, la stessa sera, con la donna e i bambini, si reca al molo, dove prende la barca di famiglia precedentemente sequestrata per condurla al di là dello stretto di Messina, e liberare la donna al suo destino. Il film termina con questa scena in cui vi è solo la barca in mezzo al mare (vedi fig. 3).

Scena finale del film

filmFonte – Produzione propria dal film Tra i temi fondamentali del film, che il regista Emanuele Crialese vuole portare in scena, ne vediamo essenzialmente quattro:
  • il rapporto tra il mare e i pescatori;
  • il turismo delle isole siciliane;
  • il fenomeno dell'immigrazione;
  • il confronto fra le diverse generazioni.
Per quanto riguarda il primo tema, con questo film il regista vuole evidenziare il diverso rapporto degli abitanti siciliani con il mare. Se nel Dopoguerra Alliata è spinto dal desiderio di rappresentare la bellezza dei fondali marini, Crialese fa emergere le difficoltà che i pescatori hanno col mare, in quanto la pesca non riesce più a garantire una qualità di vita soddisfacente. Non è più una fonte proficua di ricchezza, come lo era negli anni Cinquanta, tant'è che molte persone (impersonate nel film dallo zio Nino) cercano di tentare fortuna e soldi in un altro settore, quello del turismo. Quest'ultimoè il secondo tema del film. Le ambientazioni paesaggistiche della Sicilia non hanno solo come obiettivo quello di mostrare al mondo la loro bellezza, ma stimolarne il turismo, invogliare cioè le persone a visitare quelle terre per risvegliare l'economia siciliana e la valorizzazione dei luoghi. A dimostrazione di quanto detto, negli anni Cinquanta le isole Eolie di Alliata erano paesaggi naturali incontaminati che vedevano poche, pochissime strutture ricettive e turistiche a dispetto di oggi dove tutte le infrastrutture si muovono in direzione del turismo: dagli alberghi ai ristoranti, alle spiagge attrezzate alle feste mondane (vedi fig. 4). Uno dei temi che Crialese ci proietta nel film, è il fenomeno dell'immigrazione. L'opinione pubblica odierna sta manifestando una crescente sensibilità all'argomento, in quanto ogni giorno vede sbarcare sulle coste siciliane della nostra Penisola, un flusso continuo di clandestini immigrati (vedi fig. 5) chescappano dalla guerra nei loro paesi di origine. Un fenomeno a noi particolarmente caldo, in quanto genera reazioni sociali e politiche fortemente contrastanti; la nostra generosità.
Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
8 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lucrybella92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Brizzi Riccardo.