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Derry 14 dimostranti disarmati e ne feriscono altri 13. La giornata passerà alla
storia come Bloody Sunday.
febbraio 1972 A Dublino la folla rade al suolo l'ambasciata britannica come segno
di protesta dopo la Bloody Sunday. La guerra si intensifica; alle violenze
dell'esercito inglese contro i civili nazionalisti si aggiungono gli assassinii di civili
cattolici da parte degli squadroni della morte lealisti.
marzo 1972 Il Governo britannico sospende Governo e Parlamento unionisti
dell'Irlanda del Nord. Inizia il “direct rule” di Londra.
giugno 1972 L’IRA dichiara una tregua bilaterale, frutto di trattative segrete, e i
detenuti repubblicani ottengono lo status di prigionieri politici.
luglio 1972 La tregua salta dopo poco tempo. Il governo inglese, anziché tentare di
elaborare una soluzione politica per la risoluzione di quelli che sarcasticamente
sono chiamati “troubles” (disordini), invia 20mila soldati per sgomberare le “no go
areas” (zone liberate) di Derry e Belfast.
1973 Il governo inglese e quello della Repubblica d’Irlanda elaborano l’accordo di
Sunningdale, un documento preliminare che istituiva il Consiglio d’Irlanda,
un’assemblea elettiva governata da un esecutivo composto da sette rappresentanti
della Repubblica ed altrettanti delle sei contee. Il Consiglio avrebbe dovuto
deliberare all’unanimità su questioni politiche e non, avvalendosi del contributo di
un’Assemblea consultiva di 60 esperti nominati in egual misura dal governo di
Dublino e da quello dell’Assemblea dell’Irlanda del nord. L’accordo fu però subito
criticato ed attaccato dai gruppi unionisti, che si sentirono traditi dal primo ministro
conservatore Edward Heath.
1974 Il 29 novembre, dopo gli attentati in due pub a Guilford e Birmingham entra
in vigore, senza dibattito parlamentare, il Prevention Terrorism Act, che estende il
fermo di polizia fino a 7 giorni senza accuse specifiche e senza informare l'arrestato
sui motivi della detenzione.
1976 Il movimento repubblicano e alcune associazioni per i diritti umani
reclamarono per i detenuti accusati di reati di natura politica lo status di prigionieri
per motivi politici: il governo inglese non accolse la richiesta e approvò anche una
raccomandazione che escludeva che alle persone condannate dopo il 1° marzo per
reati connessi alle attività terroristiche potesse essere riconosciuto un particolare
status. I prigionieri si vedono costretti ad indossare le divise carcerarie dei criminali
comuni. Inizia la “blanket protest”, dato che in segno di protesta i prigionieri
repubblicani rifiutano di indossare la divisa degli istituti di pena e rimangono nudi
con addosso una coperta. Le autorità carcerarie, eseguendo gli ordini arrivati
direttamente da Londra, iniziano un logorante lavoro di sfinimento contro i detenuti
ribelli. Tra le varie nefandezze commesse verranno spenti gli impianti di
riscaldamento nei mesi invernali, facendo patire il freddo ai detenuti avvolti nelle
coperte, e accesi durante i mesi estivi.
1978 La “blanket protest” raggiunge un livello più aspro: non ricevendo né risposta
né attenzione i detenuti decidono infatti di rifiutare di lavarsi, radersi e svuotare i
vasi. A questa protesta si aggiunge una campagna terroristica all’esterno mirante a
colpire le guardie carcerarie: nel giro di pochi mesi ne furono uccise 13, alcune
delle quali ormai in pensione. Intanto il movimento all’interno delle carceri aveva
definito una piattaforma di richieste che prevedeva, oltre alla libertà di indossare i
propri vestiti invece dell’uniforme, il diritto di esonero dai lavori in carcere, quello
di libera associazione, quello di diminuzione di pena prevista per i detenuti comuni
e una visita, una lettera e un pacco alla settimana.
ottobre 1980 I detenuti repubblicani reclusi iniziano lo sciopero della fame. Lo
sciopero viene sospeso dopo 53 giorni vista una dichiarazione di intenti del governo
inglese ad accogliere le richieste dei detenuti, primo fra tutti la reintroduzione dello
status di prigioniero politico, ma tale proposito non verrà mai attuato.
marzo 1981 Dieci prigionieri repubblicani iniziano un nuovo sciopero della fame in
quanto le loro richieste non erano in realtà state accolte.
5 maggio 1981 Dopo 61 giorni di sciopero della fame, muore Bobby Sands, un
giovane militante dell’IRA che era stato anche eletto deputato a Westminster. La
Thatcher dirà che “un criminale ha deciso di togliersi la vita”, e ai suoi funerali
parteciperanno oltre 100.000 persone. Le condizioni di detenzione sono ancora oggi
al vaglio di vari organismi umanitari. Un rapporto ecumenico descrive così le
condizioni di vita nel carcere di Belfast che, essendo vicino al tribunale, costituisce
solitamente la prima tappa di detenzione: “Le celle sono piccole, due metri per
quattro, con due ed occasionalmente tre letti che lasciano pochissimo spazio,
appena sufficiente per un tavolino e due sedie. Non ci sono servizi igienici, ma solo
dei vasi che i detenuti svuotano al mattino…i prigionieri in attesa di giudizio non
lavorano e così spendono la maggior parte del loro tempo in cella, a parte l’ora
d’aria, qualche corso educativo, i pasti ed il momento associativo serale. Ma tutti
questi tempi sono ridotti della metà perché i detenuti cattolici e protestanti rifiutano
di uscire insieme; essi hanno un accordo per cui escono a turno. Questo significa
una sola ora d’aria invece di due, l’associazione serale solo una sera ogni due e solo
un pasto consumato in mensa…”.
novembre 1982 Le forze di sicurezza inglesi e nord irlandesi iniziano ad attuare la
strategia dello “shoot to kill” (sparare per uccidere), in assenza di prove certe per
far condannare sospetti militanti del movimento repubblicano; inizia così la loro
eliminazione fisica attuata da esercito, polizia, forze speciali e paramilitari lealisti,
collusi con le forze di sicurezza, che forniscono loro informazioni accurate e
dettagliate sui “bersagli” da colpire.
giugno 1983 Gerry Adams, membro del Sinn Fein, viene eletto alla Camera dei
Comuni nel collegio di Belfast.
settembre 1983 38 membri dell’IRA riescono ad evadere dal carcere di Long Kesh.
1985 Il 15 novembre, a Hillsborough, a pochi chilometri da Belfast, Margaret
Thatcher e Garret Fitzgerald, rappresentante del governo dell’Eire, siglano gli
accordi angloirlandesi. Di fatto, si attiva una collaborazione effettiva tra i due
governi nell’estendere anche nella Repubblica d’Irlanda le leggi speciali anti
terrorismo. La reazione unionista all’accordo fu molto aspra, tanto che gli unionisti
denunciarono il tentativo di forzare l’Ulster sulla strada verso Dublino e che lo
slogan della loro reazione fu “Ulster says no”.
1988 Tre membri dell’IRA in servizio attivo a Gibilterra vengono assassinati dalle
S.A.S, (Special Air Service) le teste di cuoio di Sua Maestà, tanto che nel 1995 la
Corte Europea per i Diritti Umani condannerà per il triplice omicidio il governo
inglese. Ai funerali dei tre repubblicani, tra cui una donna, al cimitero di Milltown,
il lealista Michael Stone assale a colpi di pistola e con abbondante uso di granate il
corteo funebre, uccidendo tre cattolici. La pistola utilizzata da Stone proveniva da
una partita di armi acquistata in Libano dai lealisti nell’81.
1991 Mary Robinson, candidata indipendente di centro – sinistra, diventa il primo
presidente donna dell’Eire.
1993 I governi di Londra e Dublino rendono noto un documento per l’avvio di un
processo di pace conosciuto come Downing Street Declaration. In aprile, Gerry
Adams e John Hume, leader del partito social – democratico e laburista, si
incontrano e viene prodotto un documento sottoscritto da entrambi i leader. Il
documento fu reso noto il 24 aprile ma, proprio il giorno prima, l’Ira fece esplodere
una bomba di una tonnellata a Bishopsgate, nel centro di Londra, quasi a voler
indirizzare un messaggio ai due negoziatori, in particolare a Gerry Adams che,
secondo i paramilitari repubblicani, cominciava a muoversi con eccessiva
autonomia. Anche nei mesi seguenti infatti l’Ira si mostrò disponibile ad avviare
“un negoziato che coinvolgesse tutte le parti e che portasse a una conclusione
democratica che riconoscesse il diritto fondamentale ed immutabile del popolo
irlandese all’autodeterminazione nazionale” (da una lettera pubblicata su “The
Republican” dell’8 luglio). L’Ira e gli altri gruppi paramilitari sospesero quindi le
loro campagne militari, ponendo così le premesse per un cessate il fuoco tra le varie
formazioni. Il 15 dicembre il primo ministro inglese John Major e il primo ministro
irlandese Albert Reynolds rilasciano una dichiarazione congiunta sull’Irlanda del
Nord. I due ministri prendono atto che la questione più urgente è l’eliminazione
delle cause del conflitto e riconoscono che l’assenza di una risoluzione duratura e
soddisfacente per i rapporti fra i popoli di entrambe le isole ha contribuito al
persistere di tragedie e sofferenze. Essi ritengono che si può giungere alla fine delle
divisioni soltanto attraverso un accordo e con la collaborazione della popolazione,
sia del nord che del sud, che rappresenta le due tradizioni dell’Irlanda.
1994 Le città irlandesi riprendono a vivere in una relativa normalità e il turismo
aumenta del 60%. Si fa comunque poco per gettare le fondamenta di un processo di
pace credibile e duraturo: ed infatti l’istituzione del Forum per l’Irlanda del nord,
un’assemblea eletta con sistema proporzionale, con la partecipazione di tutti i partiti
delle sei contee, avente come membri i rappresentanti dei vari partiti della regione,
avvenne con grave ritardo solo nel giugno 1996. Il 31 agosto, l'IRA proclama un
cessate il fuoco unilaterale per favorire l'apertura di negoziati ufficiali. Il 13 ottobre
annunciano il cessate il fuoco anche i principali gruppi armati. Il 9 dicembre, per la
prima volta dal 1921 una delegazione del Sinn Fein incontra ufficialmente il
governo inglese per avviare un processo di pace.
1995 Patrick Mayhew, Segretario di Stato inglese per l’Irlanda del Nord, annuncia
che il Sinn Fein potrà avere accesso al tavolo negoziale degli “all parties talks” (i
colloqui di pace multipartitici) solo a condizione di un completo disarmo dell’IRA.
Il 24 giugno le forze di polizia non rispettano la tregua attaccando e ferendo i
partecipanti ad un pacifico corteo nazionalista; si contano decine di feriti tra i
manifestanti. Il 9 agosto l’ex premier irlandese Albert Raynolds dichiara che mai
avrebbe firmato la Downing Street Declaration se avesse saputo della pre
condizione all