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CAPITOLO QUARTO

La sessualità degli italiani vista attraverso un’inchiesta

4.1 La sessualità degli italiani

Un’inchiesta sui comportamenti sessuali degli italiani

In Italia la sessuologia non ha ancora preso molto piede ma ciò nonostante anche nel Bel Paese la

sessualità e il sesso sono oggetti di grande interesse per i mezzi di comunicazione che li hanno resi

protagonisti di spot pubblicitari e anche di film di successo ma che, tuttavia, ne hanno enfatizzato solo

alcuni aspetti che sono in realtà ben diversi da quello che gli italiani vogliono e sanno dire sulla propria

sessualità; ecco così che è stata svolta appositamente un’indagine per dimostrare quali siano i

comportamenti sessuali maggiormente messi in atto dalla popolazione italiana, quali le loro opinioni in

materia e gli atteggiamenti espressi nei confronti del sesso.

Che ruolo assume il sesso nella vita delle persone? Come sono vissute e gestite le crisi di coppia? Gli

italiani sono davvero un popolo di traditori? E se sì, perchè tradiscono? È ancora presente negli anziani il

desiderio di fare l’amore?

Queste sono alcune delle domande cui la Fondazione Pfizer con l’aiuto dell’istituto di ricerca Censis ha

cercato di rispondere nel 2000 attraverso un’indagine effettuata su un campione di 1.503 abitanti

rappresentativo della popolazione italiana per età, sesso e ripartizione territoriale, al fine di analizzare sia

la dimensione valoriale legata alla sessualità sia i concreti comportamenti in materia.

12

Della popolazione oggetto d’indagine le donne sono il 51,5% e gli uomini il 48,5% .

In relazione all’età degli intervistati si rileva che il 24,7% del campione ha un’età inferiore a 30 anni,

mentre le classi di età superiore (31-40 anni, 41-50 anni e 51-60 anni) costituiscono rispettivamente il

17,7%, il 16,8% e il 15,8%; gli intervistati di età compresa tra i 61 e i 70 anni solo il 15,4% e quelli

13

compresi tra i 71 anni e gli 80 anni sono il 9,6% .

Il 59,1% del campione è coniugato contro un 24,8% di celibi/nubili, un 9,2% di vedovi/e, un 3,8% di

14

divorziati e un 3,1% di conviventi.

Il 34,8% degli intervistati risiede nelle regioni meridionali e nelle isole, il 26% nell’area Nord-Ovest, il

15

20% nel Centro e il 19,2% nel Nord-Est; sul totale del campione, la percentuale maggiore risiede in

comuni di dimensioni relativamente piccole con meno di 10.000 abitanti.

Si evidenzia che la netta maggioranza dei giovani, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, è celibe/nubile e il

5,2% di loro convive; la condizione di separato o divorziato è, invece, più diffusa tra i 41 e i 50 anni di

16

età . Dall’incrocio tra stato civile e area geografica emerge che nelle regioni meridionali sono molto

meno frequenti le convivenze (sono appena lo 0,7% contro il 6,1% registrato nel Nord-Ovest) e i

divorzi/separazioni che riguardano l’1,1% dei residenti in quest’area contro il 6,1% presente al Centro

17

Italia.

Con riferimento al titolo di studio è emerso che il 38,1% ha un titolo di studio di scuola media inferiore, il

24,2% ha o la sola licenza elementare o nessun titolo, mentre i laureati rappresentano il 5,4% degli

18

intervistati.

La maggioranza del campione si dichiara di religione cattolica seppure con un’alta percentuale di non

praticanti, mentre il 5% degli intervistati ha dichiarato di non professare alcuna fede religiosa; tuttavia

scendendo maggiormente in dettaglio, si osserva che della popolazione che si dichiara cattolica, la

maggioranza è anche praticante (55,6%), anche se la percentuale di donne praticanti è nettamente

superiore a quella degli uomini (rispettivamente il 63,7% e il 47,3%), mentre tra chi non professa alcuna

12 Tabella 1 in appendice

13 Tabella 2 in appendice

14 Tabella 3 in appendice

15 Tabella 4 in appendice

16 Tabella 5 in appendice

17 Tabella 6 in appendice

18 Tabella 7 in appendice 19

religione gli uomini prevalgono sulle donne (rispettivamente il 5,9% e il 3,6%).

Per quanto riguarda lo status, una variabile definita dalla media tra il titolo di studio, l’autocollocazione

economica dichiarata e il reddito familiare dichiarato che può essere considerata un indicatore della

condizione socio-economica personale e familiare, dall’analisi è emerso che la maggioranza del campione

appartiene a uno status medio (54,6%) mentre la percentuale di chi ha status medio-basso e basso e chi ha

20

status medio-alto e alto è, invece, sostanzialmente paritaria (rispettivamente il 22,8% e il 22,6%). Sulla

collocazione in termini di status incidono il sesso e il titolo di studio dal momento che le donne

prevalgono nettamente per status medio-basso e basso (il gap tra uomini e donne si riduce, invece,

fortemente nella classe di status medio-alto e alto) e i laureati sono generalmente associati a un reddito

complessivamente medio-alto e alto.

In relazione alla descrizione dei comportamenti sessuali assume un particolare rilievo la descrizione dello

stato di salute degli intervistati con particolare riferimento alle principali patologia di cui soffre la

popolazione italiana e ai farmaci che assume.

Le malattie cardiovascolari (12%), l’osteoartrosi (8,9%), la depressione (7,7%) e il diabete (4%)

presentano una distribuzione per sesso con significative differenze visto che le femmine hanno

un’incidenza più elevata soprattutto per quanto riguarda l’osteoartrosi (il 13,5% delle donne contro il

21

3,9% degli uomini) e la depressione (il 10,8% contro il 4,4%).

I farmaci che risultano più frequentemente assunti dagli intervistati sono gli antireumatici (9,5%) e gli

antiipertensivi (9,5%), mentre gli antidepressivi e gli antireumatici sono quelli che hanno un consumo

22

differenziato per sesso e che risultano maggiormente assunti dalle donne rispetto agli uomini .

Il disegno campionario casuale ha previsto quote proporzionali all’universo di riferimento per sesso,

classe di età, area geografica e ampiezza demografica del comune di residenza. Pur non comparendo tra le

variabili di stratificazione, particolare attenzione in fase di rilevazione è stata posta al titolo di studio,

considerato come uno dei fattori chiave nell’approccio sociologico alle tematiche in esame.

La numerosità campionario di 1.503 abitanti assicura, ad un livello di confidenza del 95%, un errore

campionario del 2,5% e quest’ultimo consente, con un buon margine di approssimazione, stime

disaggregate fino a 5-6 ripartizione dell’universo. La stratificazione effettuata, inoltre, garantisce stime

più efficienti rispetto al campionamento casuale semplice di pari numerosità: poiché l’aumento di

efficienza è proporzionale alla varianza delle medie di strato, la scelta delle variabili di stratificazione e

degli item in cui si articolano deriva dalla necessità di individuare gruppi il più possibile omogenei tra

loro.

Le interviste sono state effettuate in più di 100 comuni-punti di rilevazione distribuiti uniformemente sul

territorio nazionale; per la delicatezza del tema trattato, particolare attenzione è stata posta alla rigorosità

dell’anonimato, anche in virtù della legge sulla privacy che tutela la riservatezza su dati “sensibili” come

quelli relativi a opinioni e comportamenti sessuali.

19 Tabella 8 in appendice

20 Tabella 9 in appendice

21 Tabella 10 in appendice

22 Tabella 11 in appendice

4.2 Il ruolo accordato al sesso e alla sessualità

Il sesso in generale è un elemento privato della vita umana ma nonostante ciò la sessualità e l’erotismo

oltrepassano la dimensione privata per diventare un fenomeno pubblico e mediatico così che i valori

collettivi attribuiti alla sessualità incidono sulle rappresentazioni e comportamenti individuali; il

significato, il valore e il modo di vivere la sessualità sono il risultato dell’intrecciarsi di diversi elementi

da quelli collettivi alla quelli sociali fino a includere quelli familiari.

La ricerca ha cercato di indagare quali siano le funzioni attribuite alla sessualità e il ruolo accordato al

sesso nella relazione di coppia e, ad un prima analisi, i dati raccolti descrivono un quadro sostanzialmente

positivo in cui, all’interno delle famiglie italiane, appare prevalente una percezione della sessualità come

fenomeno naturale e positivo.

Ciononostante emergono climi familiari piuttosto diversificati a seconda delle caratteristiche

sociodemografiche.

Fra le donne si registrano maggiori atteggiamenti inibitori, se non addirittura ostili, nei confronti del sesso

da parte della famiglia di origine, così che mentre gli uomini possono dire di aver vissuto in un clima

familiare che vedeva la sessualità come qualcosa di naturale e positivo per i suoi aspetti ludici e di

piacere, le donne affermano di aver conosciuto da parte della famiglia molti tabù e restrizioni verso

l’ambito sessuale, così che per all’interno del genere femminile permane una visione negativa della

sessualità che stride con quella proposta dai mass media.

Dall’analisi emergono però dei cambiamenti vero la sessualità avvenuti nelle diverse generazioni in un

arco di tempo di oltre cinquant’anni: i giovani dai 18 ai 30 anni affermano di essere cresciuti in famiglie

che hanno trasmesso loro un’immagine positiva della sessualità, mentre le persone più anziane, oltre i 70

anni, raccontano come i messaggi della famiglia di origine inerenti la sessualità fossero per lo più negativi

e connotati da tabù e forti restrizioni.

Come possono questi messaggi essere integrati o superati dalle persone nella costruzione di un loro

personale significato della sessualità?

Le risposte ottenute dagli intervistati indicano che per la quota maggiore degli italiani la sessualità

rappresenta uno strumento per l’espressione dei propri sentimenti, un modo per raggiungere una maggiore

23

intimità fisica e una maggiore conoscenza del proprio partner. Da questi dati sembra emergere quindi

una concezione della sessualità in cui prevale, anzi diviene centrale, l’aspetto relazionale: è come se la

dimensione sessuale sia subordinata a quella sentimentale, mentre appare più lo sfondo la concezione

olistica della sessualità, legata all’espressione e realizzazione personale (11,7%), e l’immagine

tradizionale che vede la sessualità finalizzata alla procreazione (5,6%).

L’importanza della relazione appare maggiormente diffusa tra le donne (59.9%), che non ritengono sia

possibile separare il sentimento dal sesso, sebbene la differenza tra uomini e donne sia abbastanza

sfumata e meno netta di quanto immaginato sulla base di alcuni stereotipi diffusi che vedono le donne pi&ug

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
68 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sarettebo.91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica della salute e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università Vita-Salute San Raffaele di Milano o del prof Clerici Stefano.