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Università degli Studi
Suor Orsola Benincasa
Napoli
FACOLTA’ DI LETTERE
CORSO DI LAUREA
IN
CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI
TESI DI LAUREA
IN
CIVILTA’ PRECLASSICHE DELL’ORIENTE MEDITERRANEO
La Produzione coroplastica nel periodo Paleobabilonese:
Gli esempi di Tello, Larsa e Mari
Relatore Prof.ssa
Silvia Festuccia
Candidata
Simona Cusano
Matricola 012001503
Anno Accademico 2012-2013
INDICE
Introduzione
Capitolo 1: Inquadramento storico/archeologico del periodo Paleobabilonese
- 1.1: Tello/Lagash................................................pag.14 - 19
- 1.2: Sinkara/Larsa.............................................pag.20 - 26
- 1.3: Tell Hariri/Mari.............................................pag.27-34
Capitolo 2: La produzione coroplastica del periodo paleobabilonese
- 2.1: Storia e processi di lavorazione delle figurine in argilla e delle placchette a rilievo: I materiali..........................................................pag.36-45
- 2.2: La produzione: processi di lavorazione e temi iconografici delle terrecotte del periodo paleobabilonese.........................pag.46-55
Capitolo 3: Metodologia di indagine e schedatura dei reperti...
- 3.1: Sistema di indagine per l'analisi dei reperti
- 3.2: Catalogo delle terrecotte
- 3.3: Catalogo Tello/Lagash..........................................
- 3.4: Catalogo Sinkara/Larsa.......................................pag.
- 3.5: Catalogo Tell Hariri/Mari.....................................pag.
Conclusioni ...................................................................pag.
Bibliografia.................................................................pag.
Elenco illustrazioni.....................................................pag.
Per periodo paleobabilonese si intende generalmente quel periodo che va dalla fine di Ur III fino al 1594 allorché il re degli Ittiti Mursili I in una spedizione contro la Babilonia detronizzò la cosiddetta I dinastia di Babilonia aiutando in tal modo i cassiti ad impadronirsi del potere.
Il termine paleobabilonese con la quale generalmente si designa questo periodo è anche un termine linguistico.
La lingua accadica il cui sviluppo può essere seguito per due millenni e messo nelle sue testimonianze scritte, può essere suddivisa in vari stadi: allo stadio più antico quello “paleoaccadico” segue quello “paleobabilonese”.
Analogamente al “paleobabilonese” per l’accadico nell’area assira si parla di “paleoassiro”.
Allo stadio paleobabilonese e paleoassiro seguono nella seconda metà del II millennio quello “mediobabilonese” e “medioassiro”.
Alla fine del XX secolo, nel IX, e agli inizi del XVIII il quadro politico della Babilonia è caratterizzato da una molteplicità di dinastie locali tra le quali spiccano Isin, Larsa, Babilonia e a volte anche Uruk ed Eshunna nella regione del Diyala.
L’impalcatura cronologica per la storia del periodo paleobabilonese è fornita dalle liste di re di Isin, Larsa e Babilonia nonché dalle liste di nomi d’anno delle tre dinastie.4
L’inizio del II millennio inizia con un nuovo incremento dei centri politicamente autonomi questo periodo è detto di Isin-Larsa (2000-1750) le due città che estendono la loro egemonia su un vasto territorio.
Nell’alluvio mesopotamico la città di Isin eredita in parte il ruolo direzionale di Ur, il fondatore della dinastia è Ishbi-Erra (2017-1985) generale di Ibbi-Sin, più a sud le due città Uruk e Larsa sono indipendenti.
A nord Babilonia è uno dei centri principali e assorbirà progressivamente altre città inizialmente autonome come Kish.
4 Cassin, Bottero, Vercoutter 1968, pagg. 167-168
numerosi templi in particolare l’esagila cioè il tempio di Marduk, che all’epoca di Hammurabi era già un grande complesso.
A quest’epoca la città aveva cinque porte, nella zona orientale della città ritenuta la più antica, sorgevano alcuni templi tra cui l’Esagila e quello della dea Belet-Babili (lett. "signora di Babilonia").
Nel quartiere occidentale vi erano altri 4 templi importanti dedicati rispettivamente a Enlil, Amurru, Shamash e Adad.
In un primo tempo la città si estendeva solo sulla riva destra dell’Eufrate, poi crebbe rapidamente fino ad estendersi anche sulla riva opposta, i due quartieri della città erano collegati da un ponte che univa le due rive dell’Eufrate.
La prima menzione della ziqqurat risale proprio all’epoca di Hammurabi e viene menzionata nell’epilogo del famoso codice, Babilonia viene definita come la città dove “Anum ed Enlil hanno sollevato la testa, nell’Esagila il tempio le cui fondamenta sono solide come quelle di cielo e terra”.
Etemenanki così si chiamava la zigqurat significa letteralmente: “casa fondamento di cielo e terra”, quest’ultima faceva parte del complesso templare dell’Esagila.
Grazie agli scavi tedeschi del 1913 e 1962 si possono ricostruire tre tappe dell’erezione della ziqqurat e le prime due risalgono proprio all’epoca di Hammurabi.
Purtroppo non si possono verificare sul terreno tutte le costruzione risalenti all’epoca del regno di questo sovrano, ma a giudicare dai centri minori provinciali nei quali è stato invece possibile fare scavi, sembra che sia l’architettura la statuaria così come la glittica non presentino innovazioni ma elaborino sostanzialmente schemi dei periodi precedenti.10
Il dominio di Babilonia determina un appiattimento culturale del resto della Mesopotamia, che non sviluppa elementi originali, tale egemonia rimane in vigore fino al 1595 a.C., allorché la I dinastia di Babilonia ormai
10 Biga 2004, pag.41
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ma presentano la stessa fermezza e precisione di modellato e la stessa vivace trattazione luministica del materiale.
Un'altra statua proveniente da Tello ci mostra Gudea con sulle ginocchia una tavoletta da disegno in cui con rigo e stilo deve essere schizzata la pianta di un edificio o di un settore architettonicamente strutturato, con torrioni d'ingresso, nicchie, contrafforti e lesene, si è presupposto che la pianta rappresenti il complesso dell'Eninnu, ampiamente citato nell'iscrizione posta sulla vesta della statua.
Con questa statuta Gudea esce dalla rigida rappresentazione de "re costruttore" che prevede la figura del sovrano con una cesta sul capo mentre partecipa attivamente ai lavori edili.
Anche il sedile sembra contrastare con la struttura generale, non sarebbe infatti stato possibile rappresentarlo realisticamente a tutto tondo senza incidere profondamente la parte sottostante, di conseguenza esso è stato lasciato allo stadio di blocco e il parallelepipedo arrotondato il più possibile come si vede come si nota nella lavorazione dei fianchi.
Le statue erano collocate nei templi a perenne ricordo della devota sottomissione del sovrano agli dei affinché intercedessero attivamente a suo favore.
Si pensava che l'immagini regali fossero dotate di un potere che veniva mantenuto e potenziato con l'offerta di cibi e bevande, le iscrizioni dedicatorie tenevano conto della gerarchia divina.
Un insieme di serenità e forza è la caratteristica della statuaria di Gudea e i testi confermano quest'impressione.
Gudea riuscendo a mantenere pace e prosperità in mezzo al caos attribuiva questa fortuna ai suoi ottimi rapporti con le divinità, le quali guardavano con favore una città governata da un re pronto e servile.
Gudea costruì i loro templi profondendovi enormi energie e ricchezze e nelle loro fondamenta fece interrarne una relazione delle sue attività.
15 Ascalone 2005, pagg. 105-106