Tesi - Cappella Sistina
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1. 3 La Volta ad opera di Michelangelo
Dopo che nel maggio del 1504, si aprì una crepa nella volta della Cappella
Sistina, rese necessario il consolidamento della volta, fu incaricato Braman-
te (allora architetto di Palazzo) di porvi rimedio; mise in opera alcune cate-
ma l’intervento di carattere statico
ne nel locale soprastante la Cappella, d’Amelia.
danneggia il cielo stellato dipinto nel 1480 circa, da Pier Matteo I
danni subiti dalle antiche pitture, però, dovettero essere tali da convincere il
pontefice Giulio II della Rovere, nipote di Sisto IV, ad affidare a Michelan-
20
gelo una nuova decorazione pittorica.
20 Secondo indiscrezioni dell’epoca, fu Bramante a suggerire al Papa di affidare l’opera a Miche-
langelo: a quel tempo non era affatto un segreto, la rivalità tra Michelangelo e Bramante, che oltre-
tutto era amico di Raffaello, altro rivale dell’artista. L’innocente proposta fatta al Papa fu in realtà
un modo per metterlo in difficoltà, visto che non aveva mai eseguito un affresco fino allora. Cfr.
http://www.settemuse.it/pittori_scultori_italiani/michelangelo buonarroti.htm (consultato il 5 mag-
gio 2013. 23
L’artista, dapprima riluttante ad accettare l’incarico (si considerava, in-
fatti, più scultore che pittore), cominciò i lavori nel maggio 1508, dapprima
con alcuni collaboratori venuti da Firenze, poi da solo. maggio del 1508
Michelangelo lavorò alla volta dal 1508 al 1512, l’8
l’artista sottoscrisse il contratto che prevedeva la realizzazione di dodici a-
postoli nei pennacchi e nel resto motivi ornamentali. Successivamente, su
richiesta dello stesso Buonarroti, il quale riteneva il progetto "cosa povera",
il papa dette a lui un nuovo incarico in cui lasciava all’artista la piena idea-
21
zione del programma. c’era un
Non fu un compito facile, problema da affrontare: il raggiun-
gimento del soffitto. Come fare? Per essere in grado di raggiungere il soffit-
to, Michelangelo necessitava di un'impalcatura, che permettesse anche il
contemporaneo svolgersi delle attività religiose e cerimoniali nella cappella.
I primi ponteggi furono ideati proprio dal rivale Bramante, che ideò una
speciale impalcatura, sospesa in aria per mezzo di funi, ma il Buonarroti ri-
fiuta il progetto, perché potrebbe causare dei buchi nella volta. Sceglie di
costruirsi da solo una semplice impalcatura di legno organizzata in gradoni,
una struttura pensile, un ponteggio sospeso, agganciato alle pareti, per con-
tinuare a dipingere sia la volta sia le lunette, ideò pertanto un ponte ad arco
che poggiava sulle pareti laterali e che seguiva la curvatura della volta.
21 Cfr. http://mv.vatican.va/2_IT/pages/CSN/CSN_Volta.html (consultato il 6 maggio 2013). 24
Le prime fasi della decorazione furono rese difficoltose anche da in-
convenienti di ordine tecnico, legati alla comparsa di muffe. Per riparare
l'inconveniente Michelangelo dovette rimuovere l'intonaco e ricominciare
da capo, usando però una nuova miscela creata da uno dei suoi assistenti,
Jacopo l'Indaco, su suggerimento di Antonio da Sangallo, che asciugava più
lentamente ma aveva una migliore tenuta.
Per semplificarsi il lavoro, Michelangelo utilizzò la tecnica della qua-
composizione è maestosa e sorprendente concepita entro
dratura, l’intera
una struttura di finte partizioni architettoniche dipinte, che scandiscono tutte
L’esaltazione delle mem-
le divisioni tra le singole scene della decorazione.
brature architettoniche dipinte, tramite le quali Michelangelo rinuncia al
tradizionale uso della prospettiva tipica dei canoni quattrocenteschi, produ-
ce l’effetto illusionistico di una serie di cinque archi che si susseguono lun-
go la volta, delimitati da cornici e architravi e ornati da capitelli e statue,
all’interno dei quali sono raffigurati i
collegando dodici scanni marmorei, 25
veggenti (profeti e sibille). Tale tecnica gli permise di frazionare la volta in
tre registri sovrapposti e la parte centrale in nove riquadri.
Nel primo registro abbiamo le Lunette. Nel secondo: le Vele; negli spa-
zi tra le vele compaiono, all’interno di scanni marmorei, cinque Sibille e
sette Profeti; nei quattro pennacchi angolari ci sono le Salvazioni miracolo-
22 Nel terzo registro un’opera grandiosa: le storie della genesi.
se di Israele .
Il tema generale del ciclo pittorico è stato interpretato come il racconto
dell’ascesa spirituale dell’umanità verso Dio.
1. 3. 1 Le Lunette
Nel primo registro abbiamo le Lunette esse coronano le pareti della cappella
a ridosso della volta, sono in genere assimilate alla volta negli studi, pur
non facendone fisicamente parte, poiché compresi nel medesimo program-
ma iconografico ed esecutivo.
22 Cfr. http://mv.vatican.va/2_IT/pages/CSN/CSN_Storia.html (consultato il 7 maggio 2013). 26
Michelangelo Buonarroti oltre alla famosa volta, affrescò tra il 1508 e il
1512 anche le pareti a ridosso, le lunette sopra gli archi delle finestre, che
costituiscono la parte terminale delle pareti, oltre la cornice marcapiano che
delimita in alto le nicchie con i pontefici, affrescate nel corso della prima
decorazione quattrocentensca.
Originariamente le lunette erano sedici, ma lo stesso Michelangelo ne
distrusse due poste sulla parete dell’altare per fare spazio al Giudizio Uni-
versale. Le lunette sono dedicate a quaranta generazioni di antenati di Cri-
sto, tema condiviso anche dalle vele. Michelangelo fece riferimento al-
la genealogia di Gesù descritta nel Vangelo di Matteo (Mt 1,1-17), che a
23
partire da Abramo riporta i nomi di quaranta progenitori di Cristo;
23 Cfr. http://diffusionecultura.blogspot.it/2013/01/medaglioni-della-cappella-sistina.html (consul-
tato l’8 maggio 2013). 27
realizzate a partire dalla parete opposta all’altare,
Furono vanno lette
partendo dalla parete dell’altare, alternando destra e sinistra, fino a giungere
alla parete di fondo, in cui si trovano raffigurati gli ultimi antenati.
I II 28
III IV
V VI
VII VIII 29
IX X
XI XII
XIV
XIII 30
Ciascuna lunetta è bipartita in un lato sinistro e uno destro, con al cen-
tro una targa con i nomi degli antenati scritti in maiuscolo latino, racchiusa
entro una cornice bronzea dipinta. Sono allestite in un modo molto partico-
lare, gli Avi, infatti, siedono su panche di pietra il cui schienale è un blocco
24
sporgente dall’arco della finestra. Essi sono rappresentati come figure pa-
cate, statiche e in atteggiamento di riflessione, e sono divisi per nuclei fami-
liari. Le figure delle lunette mostrano una straordinaria galleria di perso-
naggi, sempre variati nella posa, nella tipologia e nei caratteri psicologici.
Gli effetti cangianti sono appositamente inseriti per una migliore visibilità,
considerando le condizioni di semioscurità in cui le lunette vengono a tro-
varsi, essendo poste sopra le finestre.
1. 3. 2 Le Vele e i Veggenti
Nelle otto Vele sono affrescati
gruppi di figure che integrano la se-
rie degli Antenati di Cristo delle lu-
nette sottostanti. Nel vertice d'ogni
Vela e sopra i Pennacchi, vi sono
dei Nudi bronzei.
24 Cfr. http://www.ebookperlarte.com/libri/pdf/carla-mancosu-cappella-sistina1.pdf (consultato il
7 maggio 2013). 31
una vela e l’altra
Tra troviamo rappresentati i profeti e le sibille (i veg-
genti) seduti su troni monumentali, che si alternano sui lati lunghi, mentre
su quelli corti campeggiano le figure di Zaccaria e, sopra all'altare quella di
Giona cui spetta la posizione
preminente in quanto prefigura-
zione di Cristo; è Gesù stesso a
dirlo agli scribi e ai farisei che gli
chiedevano un segno: “[…] come
Giona stette tre giorni e tre notti
nel ventre del pesce, così il Figlio
dell’Uomo starà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12,38-40).
Con la sua posa virtuosistica e l’espressione estatica, Giona costituiva il
vertice espressivo del crescendo di turbamento ed emozione, manifestato
nelle figure dei veggenti, è l’unico che osi rivolgere lo sguardo in alto, ver-
so l’Eterno che separa la luce dalle tenebre.
I Veggenti sono identificati da una scrit-
ta nella targa, posta sotto la piattaforma che
fa da base al trono (con l’eccezione di Zac-
caria dove invece della targa campeggia lo
stemma Della Rovere), retta da un putto
“reggi targa”).
(detto 32
I plinti ai lati dei Troni, sono ornati invece
da Putti-cariatide, che reggono il cornicio-
ne, sostegno dei finti archi trasversi della
25
volta.
I Profeti e le Sibille sono coloro che per primi intuirono la venuta del
Redentore, testimoniano la continua attesa della Redenzione da parte
dell'umanità: i primi anticiparono, infatti, la venuta di Cristo per il popolo di
Israele; le seconde, pur appartenendo al mondo pagano, sono qui rappresen-
26
d’indovine. che tutta l’umanità fos-
tate per le loro doti Si riteneva, infatti,
se vissuta nell’attesa della “Buona novella” e che Dio, sebbene si fosse ma-
nifestato in maniera più diretta ai profeti, avesse trasmesso frammenti della
Rivelazione anche ai pagani, tramite le sibille, sacerdotesse e veggenti.
d’ingresso
Partendo dalla parete e proseguendo fino a quella dell'altare
si può osservare: I. Zaccaria; II. Gioele; III. Sibilla Delfica; IV. Sibilla Etre-
a; V. Isaia; VI. Ezechiele; VII. Sibilla Cumana; VIII. Sibilla Persica; IX.
Daniele X. Geremia; XI. Sibilla Libica; XII. Giona.
25 «Essi simulano altorilievi in marmo e sono atteggiati a reggere la cornice che inquadra tutta la
parte centrale della volta» http://it.wikipedia.org/wiki/Volta_della_Cappella_Sistina (consultato il
7 maggio 2013).
26 Cfr. http://mv.vatican.va/2_IT/pages/CSN/CSN_Volta_SibProf.html (consultato il 7 maggio). 33
I
II III
IV V
VI VII
VIII IX
X XI
XII 34
L’immagine del Profeta Geremia è situata in fondo a destra, rispetto
all’ingresso della Cappella Sistina, a fianco del profeta Giona e dunque a
ridosso della parete raffigurante oggi il Giudizio Universale. Il Profeta è in
corrispondenza della prima storia della Genesi in cui Dio separa la Luce
dalle Tenebre e di fronte alla Sibilla Libica. VII
VI II
Rispetto al ciclo di affreschi Quattrocenteschi delle pareti, è posto sopra i
primi Papi martiri e il Battesimo di Cristo dipinto dal Perugino.
Il Profeta è seduto sul trono
marmoreo, che Michelan-
gelo ha riservato alle Sibil-
le e ai Profeti, con la testa
malinconicamente china,
amareggiato e pensieroso
per la sorte del suo popolo,
con le gambe incrociate, il 35
gomito sinistro appoggiato al ginocchio e la mano che si abbandona appog-
giandosi al grembo. Anche il braccio destro è appoggiato al ginocchio e la
mano sorregge il viso coprendo il mento e la bocca. Indossa una sottoveste
bianca, che scende sopra le ginocchia, e una tunica arancio che cangia in
giallo nella parte sinistra del busto. La possente semplicità delle pieghe con-
tribuisce a intensificare la pesantezza del panneggio e ad accentuare il valo-
re plastico del corpo del Profeta. Geremia indossa, eccezionalmente nella
rappresentazione di Sibille e Profeti, un paio di calzari di pelle che pare sia-
no tipiche di Michelangelo.
La figura di Geremia, riconducibile alla tipologia dell’uomo malinconi-
co, rispetta in tal senso la tradizione iconografica precedente Michelangelo.
Geremia rispetto agli altri Profeti e Sibille del ciclo Michelangiolesco si
presenta immobile, saldamente seduto sul suo scranno, senza alcun libro o
cartiglio in mano. Tale scelta iconografica, unita alla posizione della figura,
accentua l’aspetto psicologico del personaggio.
Dunque il Geremia di Michelangelo non solo ha la funzione evocativa
ma è l’immagine di
delle sue profezie di sventura, chi, rappresentato
nell’atteggiamento addolorato e pensoso, partecipa soffrendo alle miserie
umane. A rafforzare tale caratterizzazione psicologica contribuiscono anche
le due figure poste dietro di lui, con la loro espressione malinconica. 36
Di fronte al profeta Ge-
remia ha la Sibilla Libi-
ca. La cui posa è una
delle più complesse della
volta: essa è raffigurata
nell’atto di alzarsi; i pie-
di, le gambe, il busto, la
stessa inclinazione della
testa indicano quasi una
rotazione su se stesso del
dando l’idea di una figura in atto di
corpo, levarsi. Il piede destro, infatti, in
l’appoggio, mentre il corpo sta girando col torso e con
punta per sostenere
la testa. Nel movimento, è colta nell’attimo in cui solleva il libro delle pro-
27
fezie, allargando le braccia muscolose. Esiste però anche una lettura op-
nell’atto di
posta della scena, secondo cui, essa stia invece posando il libro
sedersi: la questione tenne occupati a lungo i trattatisti cinquecenteschi. La
cromia è accordata a toni delicatissimi (violetto, rosa, giallo, grigio e ver-
de), accesi e soffusi nello stesso tempo e ricchi di cangianti, dalla studiata
luminosità.
27 Michelangelo compì numerosi studi anatomici prima di dilettarsi nella torsione dei corpi. Le a-
natomie sono perfette, ci troviamo davanti a delle vere e proprie sculture nella pittura. Lo stile di
Michelangelo è dotato di una meravigliosa forza espressiva, che è scandita in un'ampia tendenza
statuaria e un forte dinamismo. 37
Quasi nascosti, vi sono due putti che si guardano: uno, reggendo sotto un
braccio un rotolo, indica all’altro con la mano destra la sibilla. Della Libica
resta un celebre disegno preparatorio a sanguigna presso il Metropolitan
28
Museum of Art di New York.
1. 3. 3 I Pennacchi
I grandi pennacchi posti agli angoli della volta narrano quattro episodi
della miracolosa salvazione del popolo di Israele, interpretabili come prefi-
gurazioni del Messia, poiché testimoniano la costante presenza di Dio nella
vita del suo popolo e il perpetuo rinnovarsi della promessa di Redenzione.
Essi si pongono, quindi, come anello di congiunzione tra le storie della
volta e quelle delle pareti.
Iniziando dalla parte dell’ingresso si trovano:
“Giuditta
a destra, e Oloferne”
(Gdt 13,1-10)
Narra di come Giuditta Una gio-
vane ebrea salvò la sua città Be-
dall’assedio di Oloferne, ge-
tulia
nerale del re assiro Nabucodono-
sor (che aveva avuto ordine di
muovere contro l’esercito israeliano), decapitandolo dopo averlo fatto ubri-
28 Cfr. http://www.francoliva.com/sistina/sibilla-libica.html (consultato il 7 maggio 2013). 38
acare durante un banchetto e ne consegna la testa alla sua ancella. L'episo-
dio è rappresentato in tre scene: sulla sinistra sono le guardie addormentate;
al centro Giuditta e l'ancella nell'atto di coprire con un panno la testa
dell'ucciso, presunto ritratto di Michelangelo; a destra infine appare il corpo
di Oloferne mutilato. La scena è da mettere in relazione, da un punto di vi-
sta iconologico, con l'altro pennacchio di Davide e Golia: in entrambi i casi
abbiamo figure che non sembrerebbero brillare per forza (una donna e un
giovanetto) grazie alla protezione divina e al proprio coraggio, riescono a
liberare il popolo d'Israele da terribili nemici.
“Davide
a sinistra e Golia” (1Sm 17,41-54).
Durante la guerra tra Ebrei e Fi-
listei, il giovane Davide ebbe il
coraggio di battersi contro il gi-
gante Golia, che aveva giurato
che avrebbe ridotto il popolo e-
braico in schiavitù, se fosse riu-
scito a sconfiggere l’esercito giudeo. Davide è raffigurato, a cavalcioni sul
nell’atto di uccidere Go-
corpo del gigante tramortito da un colpo di fionda,
lia, la scena è ambientata in notturna, con le figure dei protagonisti al centro
che però sono rischiarati da una luce chiara e forte. Da notare la differenza
di proporzioni tra i due personaggi biblici. 39
Verso la parete del Giudizio:
“Punizione
a sinistra di Aman” (Est 7,1-10).
La scena è divisa in tre parti
nelle quali Aman è ricono-
l’abito giallo. Par-
scibile per
tendo da destra, vediamo il
re Assuero che lo invita a
prendere gli abiti regali per
Mardocheo, seduto sulla so-
glia, mentre a sinistra Ester rivela al sovrano la congiura di Aman. Al cen-
tro, Aman è punito e issato su una croce (nella storia biblica invece è impic-
cato), qui si vuole alludere alla crocifissione. Anche la scena del Serpente di
bronzo prefigura la Crocifissione, come dice Cristo stesso in un passo dei
Vangeli: “Come Mosè innalzò il serpente di bronzo nel deserto, così il fi-
glio dell’uomo sarà innalzato”. (Gv 3,14-15) “Serpente
a destra, di bronzo”
(Nm 21,1-9).
Vediamo a destra gli Israeliti rei di
aver mormorato contro Dio e con-
tro Mosè (scoraggiati dal viaggio
verso la terra promessa), vengono puniti con l'invio di serpenti velenosi.
40
Impietosito, disse dunque a Mosè di foggiare un serpente di bronzo chiun-
que, morsicato dai serpenti velenosi, si sarebbe potuto salvare solo guar-
dando verso questo.
1. 3. 4 Le Storie della Genesi
Michelangelo arricchendo ulteriormente la forma architettonica della
volta, di per sé già abbastanza complessa, con finte membrature architetto-
niche dipinte, ottenne lungo la sezione centrale del soffitto, un grande ret-
tangolo stretto e lungo, nel quale inserisce le nove scene principali del pro-
gramma iconografico della volta, tratte dal libro della Genesi.
A ciò fu costretto dai due cicli quattrocenteschi già esistenti nella Cap-
pella Sistina, che rappresentano la storia dell’umanità “sub lege” (storie di
e la storia dell’umanità “sub
Mosè) gratia (Storie di Cristo); quando dunque
Michelangelo intraprese la decorazione, non gli rimaneva che la storia
dell’umanità “ante legem” (la Genesi). Il ciclo fu visto come una complessa
29
figurazione a completamento dell'intera decorazione della Cappella.
Le storie della Genesi si susseguono in ordine cronologico, partendo
dall’altare e andando verso l’ingresso, il ciclo iconografico inizia dal fondo
della cappella e termina sulla porta d’entrata. Michelangelo però cominciò a
dall’ingresso
dipingere con le storie di Noè: ossia partì dalla fine.
29 Enciclopedia Universale dell’arte,
Cfr. C. T , «Michelangelo Buonarroti», in IX, Fi-
DE OLNAY
renze 1963, 281-282. 41
Le scene hanno dimensioni differenti, alternandosi una grande e una
piccola, sono contornate dagli Ignudi, straordinarie figure maschili, dalla
possente corporatura, che forse al-
ludono alla bellezza dell’uomo, cre-
ato a immagine e somiglianza di
Dio: seduti sopra su plinti di mar-
mo, con pose "avvitate", mentre
reggono ghirlande di foglie o fronde
di quercia, (che di religioso ovviamente non hanno nulla, essendo soltanto
42
forme di ostentazione, provocatorie al casato Della Rovere di Sisto IV e
Giulio II) o tendono nastri cui sono legati grandi medaglioni di bronzo, con
30
dall’Antico Testamento.
scene ancora tratte Notevole è la loro funzione
compositiva, perché interrompono la continuità delle membrature e legano i
31
diversi riquadri della Genesi.
Percorrendo con lo sguardo tutta la volta ci si accorge di un’evoluzione
stilistica dell’autore. L’esecuzione è iniziata dal fondo e quindi dalle ultime
l’Ebbrezza di Noè, il Diluvio Universale e il Sacrificio di Noè. Que-
scene:
sti affreschi sono gremiti di personaggi dalle dimensioni ridotte ed è presen-
te ancora l’ambientazione. Nelle scene successive, invece, le figure iniziano
a ingrandire e lo sfondo si evolve e scompare, come nel Peccato Originale,
nella Cacciata dal Paradiso Terrestre e nella Creazione di Eva; anche i gesti
si semplificano. Gli affreschi, infatti, furono eseguiti in due metà, ciò fu ne-
cessario poiché il ponteggio copriva solo metà della cappella. A metà del
lavoro, nell’agosto 1511, il ponteggio fu smontato nella prima metà della
cappella e ricostruito, entro l’autunno, nell’altra metà. Michelangelo così
ebbe modo di vedere dal basso gli affreschi e verificare l’effetto raggiunto e
quando riprese a dipingere, il suo linguaggio si era trasformato sensibilmen-
preferisce rappresentare i personaggi accentuandone l’essenzialità e la
te;
30 Per affrescare i medaglioni Michelangelo usò colori come l’ocra e la terra bruciata di Siena, per
simulare l’effetto del bronzo.
31 Cfr. http://it.art.wikia.com/wiki/Cappella_sistina (consultato il 10 maggio 2013). 43
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