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PROPOSTA DEFINITIVA

ISTITUZIONE AMP

Figura 1.5 Iter istitutivo AMP, fonte ISPRA Ambiente, elaborazione personale

27

Tra i vincoli previsti dalla L. 394/91 troviamo:

• cattura, raccolta e danneggiamento delle specie animali e vegetali nonché

l'asportazione di minerali e di reperti archeologici;

• alterazione dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e

idrobiologiche delle acque;

• svolgimento di attività pubblicitarie;

• introduzione di armi, di esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di cattura;

• navigazione a motore;

• ogni forma di discarica di rifiuti solidi e liquidi.

1.5.2 AMP e Sviluppo del Turismo

L’analisi dell’istituzione di una AMP richiede una necessaria considerazione sulla

relazione tra valorizzazione delle aree protette e promozione e diffusione di forme di

attività economica, tra cui un ruolo importante può essere svolto dal turismo sostenibile,

quale espressione di una armonica integrazione tra uomo e ambiente [Bimonte, 2002,

pp 13-35]. Questo perché se da un lato il turismo è volano dell’economia e dei risvolti

occupazionali, dall’altro può generare problemi ambientali e sociali, che non solo

minacciano le risorse naturali, ma arrivano a danneggiare il turismo stesso [Bimonte,

2003]. Il turismo, infatti, come ogni attività economica si basa sull’uso di risorse scarse e

quindi poggia su un trade- off tra qualità ambientale e sfruttamento di beni e servizi, che

deve essere gestito in modo ottimale ed oculato per ridurre l’intensità di questa

relazione, e quindi il degrado delle risorse a fronte dell’aumento dell’attività economica.

L’esperienza turistica, quindi, reinterpretandosi attraverso la valorizzazione e non

sfruttamento delle risorse del territorio, può configurarsi come un tassello di una politica

di “marketing territoriale” che promuove il territorio in modo sostenibile. Secondo uno

studio condotto sul turismo e la valorizzazione delle aree protette, «la protezione di

un’area diventa una sorta di marchio di qualità territoriale con forte potere attrattivo e

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con ricadute positive per l’immagine dell’intero sistema economico e produttivo locale

coinvolto. È in grado di attivare un processo moltiplicativo per unità monetaria

consumata più intenso rispetto a quello attivato dai flussi legati ad altre forme di

turismo» [Bimonte, 2003].

Su queste considerazioni, negli ultimi anni hanno trovato finalmente impulso nuove

forme di turismo, in cui da un sistema economico lineare (take-make-dispose), si passa

ad un modello di tipo circolare [Pearce e Turner, 1990]. Questa nuova concezione di

“turismo sostenibile” (Figura 1.6) si sviluppa attraverso diverse declinazioni [Simone,

2021]:

• ecoturismo: mira alla protezione delle aree naturali e rurali attraverso la

valorizzazione dell’esperienza educativa in chiave ecologica;

• geoturismo: rafforza capitale naturale, storia, cultura e tradizioni di un territorio;

• comunità̀

turismo di comunità: la locale è responsabile di sviluppare iniziative e

attività̀

gestire l'itinerario delle turistiche;

• turismo culturale: è incentrato sulla conoscenza e sulla protezione del patrimonio

naturale (vegetazione, fauna selvatica, idrologia ecc.) e culturale (riti,

artigianato, musica, beni storici immobili e mobili) [Simone, 2021].

Queste nuove forme di economia riescono da un lato a soddisfare le esigenze dei turisti,

opportunità̀

dall’altro offrono nuove di sviluppo in chiave ambientale, sociale,

economico e culturale per il territorio [Simone, 2021], e ben si inseriscono all’interno di

una pianificazione strategia territoriale basata sulle aree protette.

Figura 1.6 Turismo sostenibile, fonte Shu Yuan Pan et.al., 2018

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Capitolo 2

Analisi area di studio: Taranto, città di mare

«Quell'angolo di mondo più d'ogni altro m'allieta…»

Quinto Orazio Flacco - A Settimio - Odi, II, 6, 10

Aspetti storici ed ecologici

La città di Taranto, secondo

quanto riportato dalle fonti,

storiche, rappresenta l’unica

colonia spartana della Magna

Grecia e la sua fondazione

risale al 706 a.C. La sua

provincia deriva dalla

provincia di Terra di Otranto -

antica circoscrizione

amministrativa appartenente Figura 2.1 Terra d’Otranto, mappa antica, fonte Archivio di Stato

prima al Regno di Sicilia, poi al

Regno di Napoli e successivamente al Regno delle due Sicilie, smembrato

definitivamente nel 1927 [Colamonico - Enciclopedia Italiana Treccani, 1937] - di cui

costituiva un importante circondario, con Brindisi, Gallipoli e Lecce (Figura 2.1). La città,

da un punto di vista geografico, è composta da due penisole ed un’isola: da una parte vi

è la penisola in cui è collocato il quartiere Tamburi, il cui nome deriva dal termine

“tamburo”, per indicare il recipiente che veniva utilizzato per la raccolta dell’acqua. In

questa zona, infatti, oltre ad essere presente un antico acquedotto romano, nel 1543 fu

costruito l’Acquedotto del Triglio, fonte di approvvigionamento per l’intera città. Il

quartiere fu edificato agli inizi del XX secolo, per la folta vegetazione e salubrità dell’aria,

aspetti oggi dissipati poiché l’attuale condizione del sito è ben più nota per la vicinanza

all’acciaieria ex Ilva ed i problemi ambientali ad essa collegati. L’altra penisola è

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rappresentata dal Borgo Umbertino, che ospita il centro cittadino. Tra queste due

penisole è collocato il Borgo Antico (denominato dai tarantini “Città Vecchia”), isola

fortificata, unita alle due penisole dai Ponte di Pietra e Ponte Girevole. La Città Vecchia

rappresenta un luogo di grande pregio storico, artistico e culturale, per la presenza di

una serie di siti che ne fanno una delle mete più visitate della Puglia. Oltre al Castello

Aragonese, risalente al 916 d.C., attualmente gestito dalla Marina Militare, sono infatti

presenti i resti di un Tempio Dorico (risalente al V secolo a.C.) e numerosi palazzi nobiliari

del 1500 e 1700 e la Cattedrale di San Cataldo, costruita nel X secolo dai Bizantini.

L’area marina di Taranto ha una geomorfologia complessa, costituita da 4 bacini molto

diversi per caratteristiche biotiche e abiotiche: il Golfo, la rada del Mar Grande e i due

seni del Mar Piccolo. Il Golfo di Taranto è un’area di mare biologicamente importante,

con una conformazione dei fondali molto complessa e articolata. Ha una ampiezza di 60

miglia marine, i cui estremi sono compresi tra Capo S. Maria di Leuca e Punta Alice

(Calabria) e con un decreto legislativo degli anni ’70 fu definito “Baia Storica”. La parte

centrale è occupata da una depressione detta “Valle di Taranto”, un imponente canyon

che sprofonda sino a 2.200 m e assolve alla funzione di habitat per numerose specie di

mammiferi marini (capodogli, balene e delfini). La rada del Mar Grande e il Mar Piccolo

costituiscono un sistema che rappresenta un unicum ben definito della città e

costituiscono importanti patrimoni di biodiversità marina. Il territorio è arricchito inoltre

dalla presenza di due isole, le Isole Cheradi (S. Pietro e S. Paolo), a sud-ovest del Mar

Grande, distanti circa 6 km. In passato era presente una ulteriore isoletta poco più a nord,

San Nicolicchio, oggi non più visibile. Nell’evoluzione storico- socioeconomica della città,

due eventi sono significativi, nel contributo che questi poi hanno avuto sull’impatto

ambientale della città, ovvero la costruzione dell’Arsenale Militare Marittimo nel 1889 e

del centro siderurgico nel 1965 - ex Italsider, ex Ilva - a ridosso del quartiere Tamburi

[Portacci, 2019]. L’elevata industrializzazione sviluppatasi nel corso degli ultimi 60 anni

ha infatti determinato un livello di inquinamento tale da far includere il comune tra i Siti

di Interesse Nazionale Italiani (SIN), che necessitano urgentemente di un intervento di

bonifica ambientale. A tali cause si aggiungono gli scarichi incontrollati nelle baie dei

rifiuti sia industriali che urbani [Valenzano et al., 2018].

31

2.1 Mar Grande e Isole Cheradi

Il bacino del Mar Grande (Figura 2.2) è collocato nella costa esterna della città, delimitata

a nord- ovest da Punta Rondinella, a sud da Capo San Vito e dalle isole S. Pietro e Paolo.

Secondo i numerosi studi sulla genesi e morfologia del territorio [De Giorgi 1897; Verri

& De Angelis D’Ossat 1899; Parenzan 1960], la sua forma deriva da sprofondamenti

carsici dei calcari mesozoici [Mastronuzzi, 1998], che toccano profondità fino a 1000 m.

Comunica col Mar Piccolo attraverso due canali, il canale artificiale Navigabile - costruito

130 anni fa - ed il canale di Porta Napoli, mentre è collegato al mare aperto (Golfo di

Taranto) attraverso un passaggio largo circa 1500 m fra la Secca di S. Vito e l'isolotto di

S. Paolo. La profondità massima è di circa 40 m, raggiungendo i 44 m nel solco da cui

convenzionalmente inizia il Golfo. È presente una risorgiva sottomarina, denominata

Anello/ Occhio/ Citro di San Cataldo, in prossimità della città Vecchia. L’area è sottoposta

ad una rilevante pressione antropica per una serie di aspetti, in primis la presenza

dell’agglomerato urbano. Sono però soprattutto le attività economiche e militari ad

avere il maggior peso sull’ecosistema marino e costiero. Nella zona infatti convivono la

più grande acciaieria d’Europa, una raffineria, un grande porto commerciale, mercantile

e militare, attività di pesca, maricoltura, mitilicoltura, nautica da diporto e cantieristica,

che causano riversamenti di inquinanti organici e inorganici, sia nella colonna d’acqua

che nei sedimenti [Notarnicola et al., 2020].

Figura 2.2 Mar Grande, Taranto, fonte Archivio di Stato

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Le isole Cheradi hanno una formazione ben più recente rispetto al territorio che le ospita

[Mastronuzzi- Sansò, 1998 pp 131-138]: esse rappresentano l’evoluzione

geomorfologica iniziata circa 20.000 anni fa e conclusasi 4.000 anni fa, passando da

colline prima e isole poi. Fanno parte del demanio militare e soggette pertanto a specifici

limiti e vincoli: sbarco e navigazione sono vietati a S. Paolo, mentre S. Pietro solo

recentemente è diventata raggiungibile attraverso un servizio idrovia pubblico, a seguito

dell’apertura anche ai civili dello stabilimento balneare presente, sempre di proprietà

della Marina Militare. È presente una elevata biodiversità e specie faunistiche di elevato

pregio (praterie di zostera e posidonia

Dettagli
A.A. 2021-2022
122 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gladys.spiliopoulos di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e politica dell'ambiente e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Bimonte Salvatore.