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Proposta definitiva istituzione AMP

Vincoli previsti dalla legge 394/91

Tra i vincoli previsti dalla legge 394/91 troviamo:

  • Cattura, raccolta e danneggiamento delle specie animali e vegetali nonché l'asportazione di minerali e di reperti archeologici.
  • Alterazione dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e idrobiologiche delle acque.
  • Svolgimento di attività pubblicitarie.
  • Introduzione di armi, di esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di cattura.
  • Navigazione a motore.
  • Ogni forma di discarica di rifiuti solidi e liquidi.

AMP e sviluppo del turismo

L'analisi dell'istituzione di una AMP richiede una necessaria considerazione sulla relazione tra valorizzazione delle aree protette e promozione e diffusione di forme di attività economica, tra cui un ruolo importante può essere svolto dal turismo sostenibile, quale espressione di una armonica integrazione tra uomo e ambiente [Bimonte, 2002, pp 13-35]. Questo perché se da un lato il turismo è volano dell'economia e dei risvolti occupazionali, dall'altro può generare problemi ambientali e sociali, che non solo minacciano le risorse naturali, ma arrivano a danneggiare il turismo stesso [Bimonte, 2003].

Il turismo, infatti, come ogni attività economica si basa sull'uso di risorse scarse e quindi poggia su un trade-off tra qualità ambientale e sfruttamento di beni e servizi, che deve essere gestito in modo ottimale ed oculato per ridurre l'intensità di questa relazione, e quindi il degrado delle risorse a fronte dell'aumento dell'attività economica.

L'esperienza turistica, quindi, reinterpretandosi attraverso la valorizzazione e non sfruttamento delle risorse del territorio, può configurarsi come un tassello di una politica di "marketing territoriale" che promuove il territorio in modo sostenibile. Secondo uno studio condotto sul turismo e la valorizzazione delle aree protette, «la protezione di un'area diventa una sorta di marchio di qualità territoriale con forte potere attrattivo e con ricadute positive per l'immagine dell'intero sistema economico e produttivo locale coinvolto. È in grado di attivare un processo moltiplicativo per unità monetaria consumata più intenso rispetto a quello attivato dai flussi legati ad altre forme di turismo» [Bimonte, 2003].

Su queste considerazioni, negli ultimi anni hanno trovato finalmente impulso nuove forme di turismo, in cui da un sistema economico lineare (take-make-dispose), si passa a un modello di tipo circolare [Pearce e Turner, 1990]. Questa nuova concezione di "turismo sostenibile" (Figura 1.6) si sviluppa attraverso diverse declinazioni [Simone, 2021]:

  • Ecoturismo: mira alla protezione delle aree naturali e rurali attraverso la valorizzazione dell'esperienza educativa in chiave ecologica.
  • Geoturismo: rafforza capitale naturale, storia, cultura e tradizioni di un territorio.
  • Turismo di comunità: la comunità locale è responsabile di sviluppare iniziative e gestire l'itinerario turistico.
  • Turismo culturale: è incentrato sulla conoscenza e sulla protezione del patrimonio naturale (vegetazione, fauna selvatica, idrologia ecc.) e culturale (riti, artigianato, musica, beni storici immobili e mobili) [Simone, 2021].

Queste nuove forme di economia riescono da un lato a soddisfare le esigenze dei turisti, dall'altro offrono nuove opportunità di sviluppo in chiave ambientale, sociale, economica e culturale per il territorio [Simone, 2021], e ben si inseriscono all'interno di una pianificazione strategica territoriale basata sulle aree protette.

Capitolo 2: Analisi area di studio: Taranto, città di mare

Aspetti storici ed ecologici

«Quell'angolo di mondo più d'ogni altro m'allieta...» Quinto Orazio Flacco - A Settimio - Odi, II, 6, 10

La città di Taranto, secondo quanto riportato dalle fonti storiche, rappresenta l'unica colonia spartana della Magna Grecia e la sua fondazione risale al 706 a.C. La sua provincia deriva dalla provincia di Terra di Otranto - antica circoscrizione amministrativa appartenente prima al Regno di Sicilia, poi al Regno di Napoli e successivamente al Regno delle Due Sicilie, smembrato definitivamente nel 1927 [Colamonico - Enciclopedia Italiana Treccani, 1937] - di cui costituiva un importante circondario, con Brindisi, Gallipoli e Lecce (Figura 2.1).

La città, da un punto di vista geografico, è composta da due penisole ed un'isola: da una parte vi è la penisola in cui è collocato il quartiere Tamburi, il cui nome deriva dal termine "tamburo", per indicare il recipiente che veniva utilizzato per la raccolta dell'acqua. In questa zona, infatti, oltre ad essere presente un antico acquedotto romano, nel 1543 fu costruito l'Acquedotto del Triglio, fonte di approvvigionamento per l'intera città. Il quartiere fu edificato agli inizi del XX secolo, per la folta vegetazione e salubrità dell'aria, aspetti oggi dissipati poiché l'attuale condizione del sito è ben più nota per la vicinanza all'acciaieria ex Ilva ed i problemi ambientali ad essa collegati.

L'altra penisola è rappresentata dal Borgo Umbertino, che ospita il centro cittadino. Tra queste due penisole è collocato il Borgo Antico (denominato dai tarantini "Città Vecchia"), isola fortificata, unita alle due penisole dai Ponte di Pietra e Ponte Girevole. La Città Vecchia rappresenta un luogo di grande pregio storico, artistico e culturale, per la presenza di una serie di siti che ne fanno una delle mete più visitate della Puglia. Oltre al Castello Aragonese, risalente al 916 d.C., attualmente gestito dalla Marina Militare, sono infatti presenti i resti di un Tempio Dorico (risalente al V secolo a.C.) e numerosi palazzi nobiliari del 1500 e 1700 e la Cattedrale di San Cataldo, costruita nel X secolo dai Bizantini.

L'area marina di Taranto ha una geomorfologia complessa, costituita da 4 bacini molto diversi per caratteristiche biotiche e abiotiche: il Golfo, la rada del Mar Grande e i due seni del Mar Piccolo. Il Golfo di Taranto è un'area di mare biologicamente importante, con una conformazione dei fondali molto complessa e articolata. Ha un'ampiezza di 60 miglia marine, i cui estremi sono compresi tra Capo S. Maria di Leuca e Punta Alice (Calabria) e con un decreto legislativo degli anni '70 fu definito "Baia Storica".

La parte centrale è occupata da una depressione detta "Valle di Taranto", un imponente canyon che sprofonda sino a 2.200 m e assolve alla funzione di habitat per numerose specie di mammiferi marini (capodogli, balene e delfini). La rada del Mar Grande e il Mar Piccolo costituiscono un sistema che rappresenta un unicum ben definito della città e costituiscono importanti patrimoni di biodiversità marina. Il territorio è arricchito inoltre dalla presenza di due isole, le Isole Cheradi (S. Pietro e S. Paolo), a sud-ovest del Mar Grande, distanti circa 6 km. In passato era presente un'ulteriore isoletta poco più a nord, San Nicolicchio, oggi non più visibile.

Nell'evoluzione storico-socioeconomica della città, due eventi sono significativi, nel contributo che questi poi hanno avuto sull'impatto ambientale della città, ovvero la costruzione dell'Arsenale Militare Marittimo nel 1889 e del centro siderurgico nel 1965 - ex Italsider, ex Ilva - a ridosso del quartiere Tamburi [Portacci, 2019]. L'elevata industrializzazione sviluppatasi nel corso degli ultimi 60 anni ha infatti determinato un livello di inquinamento tale da far includere il comune tra i Siti di Interesse Nazionale Italiani (SIN), che necessitano urgentemente di un intervento di bonifica ambientale. A tali cause si aggiungono gli scarichi incontrollati nelle baie dei rifiuti sia industriali che urbani [Valenzano et al., 2018].

Mar Grande e Isole Cheradi

Il bacino del Mar Grande (Figura 2.2) è collocato nella costa esterna della città, delimitata a nord-ovest da Punta Rondinella, a sud da Capo San Vito e dalle isole S. Pietro e Paolo. Secondo i numerosi studi sulla genesi e morfologia del territorio [De Giorgi 1897; Verri & De Angelis D'Ossat 1899; Parenzan 1960], la sua forma deriva da sprofondamenti carsici dei calcari mesozoici [Mastronuzzi, 1998], che toccano profondità fino a 1000 m.

Comunica col Mar Piccolo attraverso due canali, il canale artificiale Navigabile - costruito 130 anni fa - ed il canale di Porta Napoli, mentre è collegato al mare aperto (Golfo di Taranto) attraverso un passaggio largo circa 1500 m fra la Secca di S. Vito e l'isolotto di S. Paolo. La profondità massima è di circa 40 m, raggiungendo i 44 m nel solco da cui convenzionalmente inizia il Golfo. È presente una risorgiva sottomarina, denominata Anello/Occhio/Citro di San Cataldo, in prossimità della città Vecchia.

L'area è sottoposta ad una rilevante pressione antropica per una serie di aspetti, in primis la presenza dell'agglomerato urbano. Sono però soprattutto le attività economiche e militari ad avere il maggior peso sull'ecosistema marino e costiero. Nella zona infatti convivono la più grande acciaieria d'Europa, una raffineria, un grande porto commerciale, mercantile e militare, attività di pesca, maricoltura, mitilicoltura, nautica da diporto e cantieristica, che causano riversamenti di inquinanti organici e inorganici, sia nella colonna d'acqua che nei sedimenti [Notarnicola et al., 2020].

Le isole Cheradi hanno una formazione ben più recente rispetto al territorio che le ospita [Mastronuzzi- Sansò, 1998 pp 131-138]: esse rappresentano l'evoluzione geomorfologica iniziata circa 20.000 anni fa e conclusasi 4.000 anni fa, passando da colline prima e isole poi. Fanno parte del demanio militare e soggette pertanto a specifici limiti e vincoli: sbarco e navigazione sono vietati a S. Paolo, mentre S. Pietro solo recentemente è diventata raggiungibile attraverso un servizio idrovia pubblico, a seguito dell'apertura anche ai civili dello stabilimento balneare presente, sempre di proprietà della Marina Militare. È presente una elevata biodiversità e specie faunistiche di elevato pregio (praterie di zostera e posidonia).

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Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gladys.spiliopoulos di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e politica dell'ambiente e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Bimonte Salvatore.
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