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STORIA DELLA MONETA
Università degli Studi di Milano-Bicocca
Dipartimento di Giurisprudenza
Tesi di: Davide Meroni
Matr. N. 764070
Anno Accademico 2017/2018
Capitolo 1: Il dono e l'indennizzo
Lo scambio nacque prima della moneta ed è antichissimo. Possiamo dire che esso nacque con l'uomo; si trattava, però, di un tipo di scambio molto diverso da quello che conosciamo al giorno d'oggi in quanto aveva poco a che fare con l'economia, trattandosi principalmente di un rito sociale.
Gli antropologi, come Malinowski e Mauss, lo hanno definito economia del dono (un dono per modo di dire, perché esige rigorosamente una restituzione).
Il lavoro di maggior importanza di Mauss è sicuramente il "Saggio sul dono", opera divenuta celebre e vera pietra miliare della antropologia culturale. In questo saggio Mauss, rifacendosi agli studi di Franz Boas sul rituale del potlàc e di Bronislaw Malinowski sul kula,
descrive la socialità del dono nelle società arcaiche e primitive. Da questa ricerca Mauss ricava alcune tesi fondamentali sulla natura del dono:- il dono è socialità obbligatoria;
- il dono non è quindi pratica disinteressata;
- il dono crea, rafforza e conserva i legami sociali e comunitari;
- il dono, "come prestazione totale", unisce gli aspetti sociali ed economici, ed è pertanto rudimento economico, cioè è parte di una economia primitiva indissolubilmente legata alla socialità e alla vita.
chi non è nella capacità di reperire e possedere oggetti da immettere nel circolo del dono, è soggetto alla esclusione dal gruppo. Se si si rifiuta un dono, o non si ricambia in modo congruo, si incrinano i rapporti tra la famiglia del donatore e quella del donatario, si rompono legami di parentela, si creano rancori che possono durare tutta una vita.
Ma alla imposizione sociale si aggiunge la spinta al dono determinata dall'animismo dei primitivi, che spiritualizzano gli oggetti e li credono provvisti di un'anima. Nelle tribù studiate dall'antropologo francese gli uomini vedono negli oggetti una forza magica, un "mana" che li lega indissolubilmente al donatore. Gli oggetti donati e ricevuti presentano caratteristiche magiche, simboliche, mitiche, religiose, immaginarie, che vincolano e influenzano la persona che le dona o le riceve. L'oggetto ricevuto possiede un'anima e incorpora l'identità del donatore; il
donare è un atto fondamentale che ha implicazioni profonde. Secondo Mauss, se un donatario non si libera del dono e non lo ricambia, sarà colpito e danneggiato dall'influsso dello spirito contenuto nell'oggetto. Pertanto, donare diventa necessario per evitare conflitti con lo spirito della cosa. Mauss cita la credenza degli indigeni nell'anima delle cose e indica come nelle tribù primitive le cose abbiano un valore estremamente elevato, quasi pari a quello degli uomini. L'animismo delle tribù primitive attribuisce agli oggetti inanimati uno spirito e una volontà. Sulla base di questa duplice fondazione (il forte legame tra uomini e cose e l'importanza stessa delle cose), Mauss spiega come le cose possedute (e quindi donate) determinino il valore degli individui all'interno della tribù: maggiore è il prestigio degli oggetti posseduti e donati, maggiore è il valore dell'uomo. Nel "Saggio sul dono" si dimostra, quindi, che nelle società primitive studiate, il donare ha un ruolo cruciale nel determinare il valore sociale degli individui.Ma anche nelle società antiche come quella romana, le cose, le "res", possedessero un valore più alto, un'importanza maggiore di quella che gli oggetti possiedono nel mondo contemporaneo. Scrive Mauss a proposito della società romana: "In origine le cose possedevano una personalità e una virtù proprie. Le cose non sono quegli esseri inerti che il diritto Giustinianeo e il nostro intendono. Innanzitutto fanno parte della famiglia: la familia romana comprende le res, oltre che le persone...". Questa grande importanza che le cose rivestivano nel passato arcaico è in qualche modo sorprendente e contro il senso comune. Si può affermare che la communis opinio interpreta il moderno come un'epoca in cui si attribuisce eccessiva importanza alle cose a discapito delle persone. Mauss ci rivela come questa prospettiva sia in qualche modo falsa, mostrando come nel passato si concedesse maggiore e non minore valore alle cose.
3L'autore indica questa enorme importanza attribuita alle res come aspetto comune a molte società arcaiche o primitive da lui studiate e fenomeno presente in grandi civiltà antiche come quella romana. Il dono descritto da Mauss nelle società primitive non è quindi gratuito e disinteressato ma instaura un ricircolo dei beni cui tutti hanno interesse nel farne parte. Mauss nota che l'obbligatorietà al restituire è una forma rudimentale di credito, ed affermando ciò l'autore porta una critica alla "sociologia inconsapevole", cioè a quella sociologia colpevole di riconoscere il solo baratto, cioè lo scambio simultaneo di beni, come forma economica di commercio delle società antiche. Nelle società arcaiche esiste anche un "termine", un tempo stabilito, entro il quale il dono deve essere ricambiato, entro il quale cioè il debito deve essere risarcito. Entro questo termine ildonatario è colpito dalla influenza negativa della cosa donata. Entro questo tempo il donatario diviene soggetto al giudizio negativo della comunità. Il dono diviene quindi un baratto a scadenza, uno scambio ricambiato a termine, e rientra a tutti gli effetti in una dinamica economica primitiva.
Dice l'autore nel Saggio sul dono: "…il dono si porta dietro necessariamente la nozione di credito. L'evoluzione non ha fatto passare il diritto all'economia del baratto alla vendita, e la vendita da quella in contanti a quella a termine. E' da un sistema di doni, dati e ricambiati a termine, che sono sorti, invece, da una parte, il baratto, per semplice avvicinamento di tempi separati, e dall'altra, l'acquisto e la vendita, quest'ultima a termine ed in contanti, ed anche il prestito".
Nel tracciare una sorta di genealogia della prassi economica della vendita, il dono verrebbe prima del baratto per l'etnologo francese. Il
baratto sarebbe originato dal dono come avvicinamento dei tempi di ricambio della cosa donata; dal baratto si sarebbe poi passati alla vendita. All'interno di questa interpretazione del dono come economia rudimentale, possiamo anche dire che questo "obbligo della reciprocità", al corrispondere sempre più di quanto si sia ricevuto, si presenta come una spinta, come una fonte di dinamismo di questa "economia primitiva e premoderna". Il donatario, costretto al ricambio del dono pena la scomunica sociale, si vede nella necessità di ricevere, produrre e possedere una quantità crescente di oggetti, aumentando così la quantità di beni circolanti. Il fondamento economico del dono delle società arcaiche è però nettamente differente dalla concezione economica moderna che scinde abissalmente gli aspetti materiali-produttivi da quelli etici-affettivi. Il dono rientra in quello che Mauss definisce il "sistema delle prestazioni totali".
quel sistema che coinvolgendo, oltre a tutte le classi sociali, anche tutte le forme della vita comunitaria, è sistema sociale ed economico nel contempo. Il dono quindi occupa tutti gli aspetti della vita della comunità, sia quelli economici che quelli sociali. La dimostrazione che nelle società arcaiche non vige la separazione tipica del moderno, trasfera economica e sfera sociale-affettiva, è un importante lascito dell'antropologia culturale proposta da Mauss. Coerente con la dimostrazione della ricerca dell'interesse e dell'utile come fondamento di tutte le socialità basate sul dono, nelle conclusioni del Saggio sul dono, Marcel Mauss deriva una interessante interpretazione dell'Homo oeconomicus. Il carattere distintivo dell'Homo oeconomicus moderno, la differenza di esso se rapportato all'uomo arcaico, non consisterebbe appunto nella ricerca dell'utile e dell'interesse, che già era presente nelle.può rivestire anche, però, concretamente, la funzione di indennizzo. È il caso del dono di Agamennone ad Achille nel