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CAPITOLO III
3.1 Epidemiologia
3.1.1 Incidenza
In USA i dati sull’incidenza della FASD derivano da una rete di 1500 ospedali
partecipanti al progetto “Birth defect Monitoring Program” del Centers for Disease
Control, CDC. Questi dati rilevano un’incidenza nazionale di FAS di 1-3 per 1000
nati vivi e per FASD di 9.1 per 1000 nati vivi (Abel EL, 1987) (Little BB, 1990)
(Sokol RJ, 1989).
Molti studi hanno stimato che il 25-40% delle donne alcoliste darà alla luce un
bambino affetto da FASD se continueranno a bere durante la gravidanza (Stratton
K, 1996). Il rischio di FASD sembra aumentare nelle alcoliste che continuano a bere
nel corso del periodo fertile, ossia è probabile che il figlio affetto da FASD sia
l’ultimogenito, sebbene i figli più grandi possano mostrare segni più sfumati della
malattia.
3.1.2 Unità alcolica
A tal fine sono stati varati i consigli sul bere con moderazione dall’OMS: Il NIAA
(National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism) definisce il bere moderato
come la “quantità media di consumo alcolico giornaliero che si associa al minor
rischio per il soggetto di comparsa di problemi alcol-correlati”.
Da una parte, infatti, gli esperti dell’OMS affermano che non esiste un limite
minimo sotto il quale l’alcol può essere consumato senza alcun rischio, che è
insostenibile e non saggio promuovere il concetto del bere moderato e che la
nozione di dose soglia è del tutto discutibile, perché non tiene conto dei fattori 15
individuali di tolleranza o sensibilità agli effetti dannosi dell’alcol (Streissguth AP,
1977). Per quantificare la quantità di alcool ingerito, vi sono 2 modalità di calcolo:
- la quantità di grammi di alcool al giorno (gr/die);
- le unità alcoliche (UA) alla settimana (UA/sett).
L’unità alcolica è un’unità di misura introdotta a livello internazionale per poter
confrontare tra loro alcolici a diversa gradazione e 1 UA si definisce come “ 1
bevanda alcolica contenente 12 gr di alcool puro a prescindere dalla quantità di
liquido in cui sono disciolti”. Equivalgono ad 1 UA, e quindi si equivalgono quanto
a tasso alcolico: 1 bicchiere di birra, 1 bicchiere di vino, 1 aperitivo e 1 bicchierino
di superalcolico (25 ml).
MASCHI FEMMINE
Non più di 40 gr/die Non più di 20-25 gr/die
(2-3 bicchieri di vino, 4-6 (1-2 bicchieri di vino, 2-3
bicchieri di birra) bicchieri di birra)
Tab. 1 Livelli soglia per il bere moderato (adulti) in grammi alcolici giornalieri
Le quantità sono differenziate per maschi e femmine perché le donne raggiungono
prima lo stato di ebbrezza (Abel EL,1987).
Nel corpo femminile la percentuale di alcol-deidrogenasi (enzima che metabolizza
l’alcol) è presente in misura inferiore della metà rispetto al sesso maschile e quindi,
per una donna, a parità di consumo, la tossicità diventa doppia. L’OMS, inoltre,
considerando come unità di misura l’unità alcolica, definisce 4 livelli di rischio:
- 0 UA/sett: sicurezza;
- 0-14 UA/ sett: rischio basso;
- 15-21 UA/sett: rischio medio;
- oltre 22 UA/sett: rischio elevato, danno alcol-correlato. 16
Un discorso a parte va fatto per i giovani, per i quali tali limiti dovrebbero essere
ulteriormente ridotti in ragione dell’incompletezza di alcune funzioni fisiologiche.
Prima dei 15 anni, infatti, l’apparato digerente non ha ancora terminato la
maturazione del sistema enzimatico che metabolizza l’alcol, quindi qualsiasi
bevanda alcolica espone l’organismo a un maggiore rischio. La precocità etilica, tra
l’altro, sembra produrre delle conseguenze fisiche negative non solo
nell’immediato, ma anche a lungo termine: una ricerca prospettica dell’Università di
Washington (Schwarz, 2004) ha dimostrato come coloro che a 13 anni hanno avuto
almeno un episodio di binge drinking a 24 anni hanno un rischio maggiore di
obesità e ipertensione.
Gli effetti deleteri dell’alcol sui bambini, meno studiati rispetto agli adolescenti,
sono oggetto di una recente rivalutazione; i contatti del bambino con l’alcol di solito
seguono 2 vie differenti: l’esposizione legata al consumo personale o l’esposizione
ambientale (con riferimento alla famiglia e alla comunità) da un lato, e l’esposizione
in utero dall’altro. Nel primo caso, si tratta di consumo diretto da parte del bambino:
è noto il maggior rischio familiare subito da quei bambini i cui genitori (soprattutto
la madre) bevono di frequente o non sono percepiti come modelli positivi. Nel
secondo caso, il consumo è indiretto e avviene per esposizione del feto all’alcol
ingerito dalla madre (FAS). I figli di donne bevitrici hanno un rischio di anomalie
congenite 2 volte superiore rispetto ai figli di non bevitrici, poiché all’etanolo è
riconosciuta la proprietà di alterare il patrimonio genetico. Proprio per questo,
soprattutto per le donne in gravidanza, il livello soglia del bere moderato dovrebbe
essere azzerato.
3.1.3 Prevalenza
La prevalenza della FASD varia tra 0.2 e 1.5 casi su 1.000 nati vivi in varie
popolazioni. Altri studi che hanno utilizzato metodiche di accertamento variabili
hanno messo in evidenza tassi di prevalenza compresi tra 0.2 e 2 casi su 1.000 nati
vivi. Questi sono dati comparabili o superiori a quelli di altre comuni patologie
come la sindrome di Down o la Spina bifida. 17
Si può stimare che in USA circa 4 milioni di nati ogni anno da 1.000 a 6.000
bambini nascono con quadri di FASD.
Alla luce di tali dati il consumo di alcol in gravidanza, qualsiasi sia la sua frequenza
o quantità deve essere considerato rischioso.
E’ allarmante notare che in USA il 50% delle donne in età fertile assume alcol, gran
parte di loro solo occasionalmente, il 15% del campione ha dichiarato consumi
eccessivi, il 13% ha affermato di aver consumato 5 u.a./die o più di alcol in almeno
un’occasione nel mese precedente l’intervista. Da questi dati si è stimato che il 2%
delle donne americane abbia una gravidanza a rischio di FASD, a causa del bere. Da
questi studi sono emersi numerosi fattori di rischio tra cui: continuare ad assumere
alcol durante la gravidanza, la frequenza del consumo di alcol, la dipendenza o la
polidipendenza da alcol, aver assunto alcol nelle gravidanze precedenti, l’abuso di
alcol da parte di un convivente.
Come detto in precedenza non esistono dei livelli di alcol definiti sicuri. Si è
calcolato che il 32% dei neonati di madri forti bevitrici (>5 u.a./die) presenta
anomalie congenite, contro il 9% dei figli di madri astemie e il 14% dei figli di
madri che bevono con moderazione (<3u.a./die).
L’ASTENSIONE APPARE L’UNICO COMPORTAMENTO SICURO.
3.2 Meccanismi del danno da alcol sul feto 18
Gli effetti devastanti esercitati dall’esposizione prenatale all’alcol sull’embrione e
sul feto in via di sviluppo possono essere rappresentati come un continuum di
anomalie fisiche e di deficit neuro cognitivi e comportamentali.
La consapevolezza che l’alcol possa essere dotato di un effetto teratogeno sul
prodotto del concepimento è di recente acquisizione (Chavez GF, 1988) (Sampson
PD, 1994). Questo a causa della grande variabilità degli effetti che l’esposizione
prenatale può indurre e che impedisce una facile e immediata correlazione con uno
specifico meccanismo. Diversi studi hanno evidenziato come alterazioni in
particolar modo a carico del SNC ricorrano con elevata frequenza nei soggetti con
FASD (Yelin R, 2005) (Agarwal DP, 2001).
Sono vari i meccanismi di danno indotti dall’alcol sull’embrione/feto,si possono
riassumere come danni in grado di poter interferire con la neurogenesi, la
migrazione neuronale, l’adesione cellulare attraverso diversi meccanismi quali:
alterazione dell’espressione di geni regolatori, la distruzione della sinaptogenesi,
l’interferenza con i segnali molecolari che regolano la morte e la sopravvivenza
cellulare.
Sono stati proposti vari meccanismi teratogeni dell’alcol tra i quali: 19
ridotta sintesi delle prostaglandine;
- ridotto trasporto placentare di glucosio, amminoacidi e ipossia;
- Ridotta sintesi dell’insulin-like growth factor;
- alterazioni della trasmissione cellulare IL1-mediata;
- induzione dell’apoptosi neuronale;
- aumento dello stress ossidativo;
- disturbo sviluppo recettore GABA, NMDA and GABA/A durante la
-
sinaptogenesi;
downregulation di reti funzionali di geni dello sviluppo (Shh, Pax6, Fgf
-
8); inibizione DNA-metiltransferasi à EPIGENETICA.
-
PAX6: danno da radicali liberi
Pax6 è un fattore di trascrizione, importante per lo sviluppo di cervello, midollo
spinale, occhi, naso, ipofisi e pancreas.
Nel SNC è coinvolto nell’organizzazione del cervello, nella specificazione e
migrazione neuronali (Marcucio RS, 2005), e nell’estensione assonale; controlla lo
switch della differenziazione gliale-neuronale. Topi con mutazioni omozigoti di 20
Pax6 hanno gravi anomalie del SNC, come difetti di organizzazione del cervello
anteriore e della corteccia.
Lo stress ossidativo è il danno maggiormente compreso fino ad oggi. L’alcol
incrementa la formazione di radicali liberi dell’ossigeno attraverso la respirazione
mitocondriale con produzione di superossido e radicali idrossilici, o attraverso
l’ossidazione dell’etanolo da parte dell’isoforma 2E1 del citocromo P450 che
genera il radicale idrossietile o superossido durante l’ossidazione dell’acetaldeide ad
acetato. Il perossido induce a sua volta danni cellulari sufficienti a produrne la
morte su cellule quali astrociti, neuroni corticali, cellule della cresta neurale,
neuroni cerebellari tramite l’induzione dell’apoptosi. L’encefalo è la struttura
cerebrale più suscettibile al danno ossidativo per relativa carenza dell’attività della
catalasi che è pari al 10% rispetto a quella epatica e per l’elevato consumo di
ossigeno. Inoltre a livello cerebrale è rilevante la presenza di acidi grassi polinsaturi
che sono i principali bersagli della perossidazione lipidica. Da ciò si deduce come
l’assunzione di alcol durante la gestazione determini la comparsa di alterazioni
cranio-facciali nel feto.
Le strutture cerebrali maggiormente colpite dal danno alcolico sono state studiate
tramite RMN e sono soprattutto il corpo calloso, i nuclei della base, il verme
cerebellare e alcune aree associative corticali (Jeret JS, 1986) (MC, 1975).
I problemi neurocognitivi e comportamentali espressi costantemente in questi
bambini sono il risultato di precise alterazioni embriogenetiche in queste strutture