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ORIGINI DEI FIORILLO
Primo esordio di Silvio Fiorillo della Commedia dell'Arte del XVII secolo una delle famiglie più importanti da ricordare sia per quanto riguarda la recitazione, sia per quanto pertiene la drammaturgia è la famiglia Fiorillo di Napoli. Le notizie a noi giunte per poter ricostruire la loro biografia risultano assai scarse e frammentarie, con incertezze anche riguardo alle date di nascita dei vari componenti della famiglia. Tuttavia partendo dalle città e dalle date di pubblicazione delle opere di Silvio, che interessano gli anni tra il 1604 e il 1632 è stato possibile ricostruire almeno in parte gli spostamenti sia suoi che dei sui figli durante il primo trentennio del Seicento. Entrambi i figli furono precoci nell'intraprendere il mestiere paterno, con la differenza che il figlio maggiore Giovan Battista recitò spesso assieme al padre, mentre invece Tiberio abbandonò molto presto l'ambito familiare.
tentando la sorteInizialmente vi erano stati dubbi circa l'effettiva parentela tra Tiberio e Silvio. Luigi Rasi affermava al riguardo:
Per un panorama complessivo sul fenomeno della Commedia dell'Arte si veda soprattutto FERRONE 2014 e relativa bibliografia.
COSTANTINI 1695. CECCHI 1986. FERRONE 2011. FERRONE 2014, pp. 285-290.
RASI 1897, vol II, p. 925.
Cfr. CROCE 1899, p. 65.
Ma quel che maggiormente avvalora il dubbio si è che nelle tantissime lettere esistenti, Tiberio e Isabella son sempre firmati Fiorilli, mentre Silvio e Giovan Battista son sempre firmati Fiorillo.
Alcuni studiosi furono poi influenzati dalle conclusioni errate di Rasi, mentre altri supponevano fossero parenti ma non avevano compreso il giusto grado di parentela.
Anche Benedetto Croce considerava Silvio marito di Beatrice Fiorillo, che era invece la moglie di Giovan Battista. I lasciti testamentari di Tiberio e di alcuni suoi familiari, dichiarano però la sua
Diretta discendenza da Silvio. Si suppone che Silvio sia nato a Capua, intorno al 1565, poiché il Fiorillo scrive nel L'amor giusto frontespizio della sua prima opera, (1604): "Silvio Fiorillo da Capua", ed inoltre: "Et io Signore ho lasciato occasione di ammogliarmi con la figiuola del Sig. Pandolfo de gli Honorati da Siena, della sorella del Sig. Mutio Fiorillo Capuano" in seguito si trasferirà a Napoli e qui secondo Angelo Costantini, di cavalleria nell'esercito del Regno di Napoli. Le prime notizie sull'attività artistica di Fiorillo risalgono al 1589, in un documento è infatti testimoniata la sua attività in un locale di proprietà dell'ospedale degli Incurabili. Abbiamo nuovamente notizie di Fiorillo nel 1594, anno in cui si trova a Milano con la compagnia degli Uniti. La compagnia degli Uniti era conosciuta anche come la compagnia del Serenissimo Duca di Mantova, capeggiata
da Drusiano Martinelli eda sua moglie. Oltre a Silvio Fiorillo era composta da: Tristano Martinelli nel ruolo di Arlecchino, da Giovanni Pellesini nel ruolo di Pedrolino, e da Jacopo Braga nei panni di Pantalone. Attorno a questi anni risale la nascita del primogenito di Silvio, GiovanBattista Fiorillo, anche se non vi è certezza riguardo alla data precisa. Oltre a Tiberio, Silvio avrà un altro figlio di nome Girolamo che fu probabilmente il più giovane, ed una figlia di cui le uniche notizie a noi pervenute sono in una lettera scritta dal Fiorillo in data 11 maggio 1621 per il Duca Ferdinando Gonzaga di Napoli: "Son tornato, Altezza Serenissima, alla mia casa sì per obbligo de cristiano, come ancora per vedere e riconoscere mio genero, poiché mia moglie et i miei parenti havevano di già maritata una mia figliola, mentre io sono stato in Lombardia". Risale al 1599 una lettera di Silvio per il Duca Vincenzo I Gonzaga, la quale ci dà il Fiorillo nonaveva potuto rispettare l'obbligo da lui assunto modo di vedere come nell'anno comico 1599-1600. di servire il duca Da questa lettera si può notare come Silvio fosse al servizio dei Gonzaga già da qualche tempo, e come parlasse dei suoi problemi personali in maniera molto esplicita, ciò induce a credere che probabilmente avesse con il duca un rapporto privilegiato; ma soprattutto è una lettera importante poiché compare per la prima volta il nome del Capitan Matamoros. Di seguito sono riportate le sue esatte parole: Ancora che non occorra che io con questa mia dico la cagione perché questa Pasqua non sono conforme all'obbligo, venuto a servirla, poiché Sua Altezza Serenissima lo deve molto ben sapere, che per la cagione dell'infermità per quanto le avesse fatto intendere il signor. Dott. Pompeo Grassi, di mia socera, mancai, e con tutto ciò iodissi al signor Pompeo che io se mi voleva dare i danari, che Vostra Altezza haveva ordinato, che io le havrei dato qui bonissima sicurtà, più che la metà de iet l'altra metà a me sariano denari havrei lassato a casa che era in gran bisogno, serviti per il viaggio; et lui mi disse che lui non havea tal ordine, si che fui forzato a mio malgrado restare, condove che la mia fortuna me l'ha privato di questa speranza, intentione venire questo carnevale, poiche mi è sopraggiunta una infermità di febre maligna, che me ha tenuto doi mesi in letto et in fine di morte, et me ha lasciato poco sano et con oppilazione, si che non essendo padrone di me stesso, non posso per questo anno servirla: dove che la prego dignarsi di perdonarme, serbando questa servitù a maggior comodità, et mantenerme nella sua bona gratia, pregandoli a favorirme di farme dare risposta, acciò io sia sicuro essere in sua gratia, che venendo occasione, possaritornare alla sua servità. Non altro: resto pregando il Signor che gli dia il complimento di tutti i suoi honesti desideri. Di vostra Serenissima Altezza fedelissimo et perpetuo servitore Silvio Fiorillo detto il Cap.8Mattamoros comico». 2. Il personaggio del Capitan Mattamoros nella Commedia dell’Arte, sia nelLa figura del militare è presente fin dalle origini suo ruolo “serio” sia in quello buffonesco. L’origine di questo personaggio risale contrapponendosi invece all’idea di9 secondo Senigaglia al Miles Gloriosus di Plauto; Scherillo che difende l’influenza del più vicino 10 teatro erudito. Il capitano divenne uno dei ruoli tragicomici della Commedia dell’Arte, a metà tra il militare spaccone e l’innamorato sdolcinato, un personaggio ibrido che divertiva molto il pubblico, specialmente per i toni caricaturali decisamente antimilitaristici. In un breve saggio di S. Ferrone viene spiegato come venne costruito ilpersonaggio del Capitano; tra lasalita al potere di Carlo V e la Pace di Westfalia, che pose fino alla guerra deiTrent’anni, il modello culturale e sociale del Capitano s’impose al centro della culturadell’Europa cristiana. Da una parte come fondamento per la restaurazione degliOrdini Cavallereschi, dall’altra come incarnazione del rinnovato spirito crociato eantislamico. Alcuni scrittori traevano spunto dalle gesta dei militari per reinventare ilpassato come ad esempio Torquato Tasso, altri invece annettevano alla loro biografiaCOMICI DELL’ARTE 1993, vol II, p. 321.89 Cfr. SENIGAGLIA 1899.10 Cfr. SCHERILLO 1884. 7quella campagna di guerra per cavarne in un modo o nell’altro un sostentamentoquotidiano o una gloria letteraria. Se dunque il Tasso era riuscito a restaurarel’estremo monumento di una virtù guerriera in via di dissoluzione, molti altritestimoni denigravano per via parodica e comica quello stesso monumento. E proprionel teatro
Della Commedia dell'Arte, luogo supremo di ogni forma di parodia, si celebrò il più efficace rovesciamento, è necessario fare riferimento alla campagna editoriale "seria" messa in atto dai moralisti, impiegati proprio nell'opera di ripristino del perduto valore militare cristiano, consultando questi testimoni si possono identificare i tratti pertinenti che furono alla base della costruzione parodica del Capitano. Le fonti prendevano di mira i vuoti simulacri di un prestigio militare presunto e vedono questi rappresentanti, uomini in realtà imbelli, buoni solo a dare spettacolo di sé nelle cerimonie di corte. Parallelo a questo giudizio figura quello dedicato agli spadaccini dei duelli praticati per motivi privati, un genere di combattimento di cui erano protagonisti proprio i soldati in licenza o i veterani, tanto capaci di inventarsi mirabolanti imprese mai compiute in terre d'oltremare quanto pronti ad esibire la propria divisa.
davanti al popolo e ai borghesi di città. In realtà costoro erano dei veri e propri spostati: popolani, incapaci di adattarsi ai mestieri servili, si erano arruolati spontaneamente per sottrarsi alle gerarchie sociali. Tra gli attori più celebri del tempo, che interpretarono il ruolo del capitano, vanno ricordati Francesco Andreini (Capitan Spavento), Girolamo Garavini (Capitan Rinoceronte) e Silvio Fiorillo nei panni di Capitan Matamoros. Fiorillo si distinse per essere un comico italiano che indossava i panni di un personaggio spagnolo. Come già accennato precedentemente secondo Angelo Costantini, Fiorillo sarebbe stato un militare prima di intraprendere la sua attività artistica e per questo motivo decise di interpretare un personaggio come il Capitano, nel quale era per lui facile immedesimarsi, fece una buona scelta poiché infatti il Capitan Mattamoros fu suo cavallo di battaglia per molti.anni.12castigliano il verbo matar avrebbe la stessa radice del termine mattus, cioè matto. Il Capitano aveva infatti delle caratteristiche di un disordine mentale, era un personaggio bizzarro che vive tutto nel suo mondo ma è ancora legato al concetto cavalleresco d’onore. Questo personaggio vive al di fuori della realtà, è incapace di provare sentimenti profondi, di avere contatti normali con gli altri personaggi, forse11 Cfr. COSTANTINI 1695, p. 4.12 COROMINAS 1954, pp. 290-293.13 Cfr. FIORILLO 1621. 8anche a causa delle differenze linguistiche. Ama raccontare le sue imprese, ma non si vede mai vincitore neanche quando gli viene offerta l’opportunità di battersi in duello. Il Fiorillo con la maschera del Capitano non ebbe successo solo nel Regno di Napoli ma soprattutto nelle città del nord e centro Italia; la sua comicità era apprezzata ovunque.