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CH
funzione è costante, quale che siano H e C. Casi particolari di funzioni di utilità di tipo CES sono la
funzione di utilità Cobb Douglas (σ =1), i beni perfetti complementi (σ =0), i beni perfetti sostituti (σ
= +∞). Difatti, una riduzione del costo dei beni, indurrà un aumento sia di C che di H nel caso di beni
complementari, oppure aumenterà C e ridurrà H in caso di beni sostituti.
σ
Prendiamo il caso in cui C e H siano poco sostituibili, quindi <1. Nella Figura 6a possiamo
CH
π
analizzare il fenomeno. L’aumento di comporta un aumento del reddito di dotazione, a meno che
H=1 (niente lavoro, solo tempo libero), con il conseguente spostamento della retta di bilancio. Un
aumento di produttività fa sì che il costo opportunità del tempo libero divenga più elevato. A parità
di reddito monetario, siccome il tempo libero è un bene normale, un aumento di salario comporta una
riduzione di tempo libero e perciò un aumento dell’offerta di lavoro. Nel caso in esame, tuttavia, il
π
reddito monetario non è dato, in quanto l’aumento provoca un ‘effetto reddito di dotazione’.
Siccome siamo nella situazione in cui vi sia una bassa sostituibilità del tempo libero col consumo,
l’aumento del valore della dotazione farà aumentare il benessere delle persone perché i consumi e il
tempo libero aumentano. Il paradosso non viene quindi spiegato sulla base dell’ipotesi qui utilizzata
sulla elasticità di sostituzione. 14
Figura 6°. Variazione di Benessere con <1
σ CH
Fonte: Pugno, M. (2006), Economia e benessere individuale. Appunti,
Dipartimento Scienze Economiche Università di Cassino, Cassino.
Un aumento del costo opportunità del tempo libero induce una sostituzione di H con C, tanto
maggiore quanto più elevata è l’elasticità di sostituzione.
I Paesi sviluppati si trovano nella situazione in cui il tempo libero non stia aumentando. Per rispettare
questa anomalia, possiamo andare a modificare la condizione sulla elasticità di sostituzione,
σ
ipotizzando >1 e sufficientemente elevata. La situazione è rappresentata nella Figura 6b. In tal
CH
caso, sia C che H si presentano come sostituti. Un aumento della produttività, genera un aumento del
prezzo relativo del tempo libero rispetto al consumo, portando ad un aumento del reddito (di
dotazione). Siccome però adesso l’elasticità è elevata, il maggior costo opportunità del tempo libero
provoca una riduzione di H*, e un forte aumento di C*. Quindi, servendosi di questa ipotesi sulla
elasticità di sostituzione, si riuscirebbe a spiegare la mancata crescita del tempo libero nei paesi
sviluppati, ma non si riesce a spiegare comunque il paradosso, dato che la funzione di utilità cresce,
in quanto dipendente dai parametri C e H.
Figura 6b. Variazione di Benessere con 1
σ CH>
Fonte: Pugno, M. (2006), Economia e benessere individuale. Appunti,
Dipartimento Scienze Economiche Università di Cassino, Cassino.
15
Sulla base del principio della utilità marginale decrescente del reddito, abbiamo visto che sopra un
certo limite l’aumento dei consumi non produce un aumento della felicità. In conseguenza di ciò,
Pugno (2006) prova dunque a spiegare il paradosso, servendosi del modello tradizionale e adattandolo
sulla base di una ulteriore assunzione:
= 0 per C> C
(f) U’
C max
Questa ipotesi si basa sull’idea che la felicità degli individui derivi da qualcosa di diverso rispetto ai
consumi, e che il reddito non dia la felicità sopra un certo livello. Quindi, sulla base di tale assunzione,
π,
una crescita della produttività non causerebbe un aumento di U* ma soltanto della variabile C*.
Qusesto perché, sopra il livello di consumi raggiunto (C ), l’utilità diventa costante. Servendosi
max
del modello tradizionale e ragionando bene, se l’utilità marginale del reddito è pari a zero, le persone
non sarebbero più incentivate ad aumentare i consumi, anzi diminuirebbero. Di conseguenza, gli
individui destineranno gli incrementi di produttività alla riduzione del tempo di lavoro. Inoltre, in
alcuni Paesi, il benessere non è costante, bensì diminuisce. In sintesi, anche se prendiamo in
considerazione quest’ultima ipotesi, non si riesce a spiegare il paradosso. Per far ciò, dovremmo
altresì ipotizzare che le persone aumentino ugualmente i consumi, nonostante non abbiano da questi
più giovamenti in termini di utilità (U’ =0). Questa ultima estrema ipotesi renderebbe inoltre
c
inutilizzabile il modello tradizionale.
Quindi le spiegazioni qui illustrate non riescono a spiegare il paradosso, neppure con le tre ipotesi
adottate per modificare il modello-base.
2.3. Le aspirazioni sul consumo futuro (Easterlin)
Una interessante spiegazione sul paradosso della felicità è stata fornita da Easterlin (2001), il quale
ha imputato la causa del mancato aumento della felicità alle aspirazioni sui consumi.
Easterlin (1974, 2001), ha riscontrato una prima regolarità: in un determinato momento del tempo,
coloro che hanno un reddito più elevato sono, in media, più felici di coloro che hanno un reddito più
basso. La Figura 7, è stata elaborata dal noto demografo, nonché economista, per meglio capire la
paradossale situazione. Essa descrive come il benessere U varia in funzione del reddito y e del livello
di aspirazioni A, cioè U = U(y, A). Nel breve periodo le aspirazioni sono date, ed un aumento di
reddito determina uno spostamento verso destra lungo una data curva, che rappresenta il grafico della
funzione U(y, A), per un dato A. Nel lungo periodo, A non è dato, ma dipende dal reddito. Un
aumento di A determina uno spostamento verso il basso del grafico della funzione. All’inizio del
16
ciclo di vita, ogni individuo appartenente a diversi ambienti socio-economici si trova sul medesimo
livello di aspirazioni, detto A1. Quindi, a parità di aspirazioni, i soggetti con reddito più elevato
riusciranno a soddisfare in misura maggiore le proprie aspirazioni e avranno livelli di benessere più
elevati (punti 1, 2, 3 sulla funzione di utilità A1). Ipotizzando un aumento del reddito e la costanza
delle aspirazioni, gli individui si sposterebbero lungo la funzione di utilità A1, conseguendo livelli di
benessere crescenti (spostandosi per esempio dal punto 2 al punto 3, con relativo aumento di
benessere da U a U ). Nel corso della vita, tuttavia, le aspirazioni non sono date, ma aumentano in
m 2
proporzione al reddito, determinando lo spostamento verso il basso del grafico di U(y,A). Può quindi
accadere che incrementi di reddito provochino uno spostamento dal punto 2 al punto 5, senza generare
effetti positivi sul benessere.
Figura 7. Benessere Soggettivo (U) come funzione del reddito (y) e livello di aspirazioni (A)
Fonte: Easterlin, R. A. (2001), Income and Happiness: Towards a Unified Theory. The
Economic Journal, 111: 465–484. doi: 10.1111/1468-0297.00646
Durante il corso della vita, la crescita del reddito degli individui non genera un incremento di felicità
perché viene conseguentemente prodotto un aumento delle aspirazioni materiali, il quale va a
compensare l’effetto positivo del reddito. Le persone possono avere di più, ma in realtà vogliono
anche di più!
Easterlin (2001), prova poi a spiegare l’assunzione secondo cui le aspirazioni materiali, all’inizio del
ciclo di vita, sono simili tra tutti i gruppi di reddito. Ciò è confermato da un sondaggio (Bachman et
al, 1980) sui desideri riguardanti gli oggetti di alto valore, effettuato tra i ragazzi dell’ultimo anno
delle superiori e divisi in due gruppi a seconda della intenzionalità di andare al college o meno. Dal
questionario sono emersi risultati simili per questi due gruppi. Per spiegare il fenomeno, Easterlin
17
(2001) prova a formulare una teoria, basata su due determinanti delle aspirazioni: le simili influenze
(o confronto sociale) e la propria esperienza passata. La prima ha la capacità di generare una
comunanza delle aspirazioni dei giovani provenienti dai diversi contesti socio – economici. Infatti, in
età pre-adulta, i soggetti suddividono in modo simile il proprio tempo in varie attività, sport e
frequenza scolastica, originando una somiglianza di aspirazioni rispetto allo status socio-economico
familiare. L’importanza delle simili influenze (o confronto sociale) cambia durante il corso della vita.
Nell’età adulta, accedendo al mondo del lavoro o al college, le esperienze personali passate (ovvero
la seconda determinante) diventano più importanti, divenendo la maggior forza di traino delle
aspirazioni. Questo ragionamento, in economia, può essere legato alla più generale letteratura teorica
sulla formazione delle preferenze: i modelli di adattamento, di formazione degli stili di vita, e la teoria
delle preferenze interdipendenti (Day, 1986; Duesenberry, 1949; Frank, 1985, 1997; Modigliani,
1949; Pollak, 1970, 1976; Tomes, 1985)
La seconda regolarità osservata da Easterlin è che, in un determinato momento, gli intervistati hanno
riportato un miglioramento di benessere rispetto al passato, e presumono di sviluppare un benessere
ancora maggiore nel futuro. Si osserva quindi una contraddizione fra i risultati delle rilevazioni sul
benessere raccolte ad un dato istante nel tempo, e nel corso del tempo. Quando i dati sul livello di
felicità sono raccolti mediante interviste nel corso del tempo, essi rimangono costanti lungo tutto il
ciclo di vita. La spiegazione del paradosso può ancora essere illustrata mediante la Figura 7. Un
aumento di reddito determina uno spostamento dal punto 2 al 5; con il maggior reddito y si viene a
2
determinare, nel lungo andare, un più alto livello di aspirazione A La risposta del soggetto
2.
intervistato alla domanda “Stavi meglio in passato o adesso?” dipenderà quindi dal nuovo livello di
aspirazione A . Essendo le aspirazioni cresciute, il suo precedente livello di reddito y , sulla nuova
2 m
funzione di utilità A , produce un livello di benessere U inferiore rispetto all’attuale U . In realtà,
2 1 m
l’intervistato, quando si trovava ad un livello di reddito inferiore possedeva anche minori aspirazioni,
godendo perciò dello stesso livello di benessere U . Procedimento analogo è riscontrabile anche per
m
quanto riguarda la stima sul benessere futuro. Quindi, le persone tendono associare ai bassi redditi
passati un benessere inferiore rispetto a quello presente, nonostante il livello di benessere fosse, nel
passato, identico