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EPP
San Lucifero,
arcivescovo 242
.
Entrambi le lapidi sono custodite nel Santuario dei Martiri della Cattedrale di
Cagliari.
L'analisi paleografica ha suscitato forti dubbi sulla loro autenticità. Alcuni
caratteri presentano una grafia particolare che con rare eccezioni non trovano
riscontro nelle epigrafi paleocristiane in Sardegna . Il Mommsen le giudica
243
entrambe false e fraudolente . Ad oggi si pensa ad una nuova traslazione del
244
corpo di San Lucifero a cui sarebbero state aggiunte queste iscrizioni tardo
medioevali .
245
Ricostruire la vita di San Lucifero, a cui è dedicata la cappella, è molto difficile.
Ignoti il luogo e la data di nascita, la sua infanzia e la sua formazione. Unica
fonte circa le sue origini sarde sono Faustino e Marcellino i quali dichiararono
che Lucifero nacque in Sardegna .
246
La prima data sicura della vita di Lucifero è il 354; è già vescovo di Cagliari e
241 Le abbreviazioni della terza riga furono lette come: CARISSISUM FILIUS SANCTAE
ROMANAE ECCLESIAE.
242 Esquirro 1624.
243 Pani Ermini 1981 pag. 72
244 Mommsen 1883.
245 Piseddu 1990 pag. 161.
246 Faustino e Marcellino Libellus Precum, Cap. XXV (III-IV sec.). «Apostolicus vir Lucifer de
Sardinia calaritanae civitatis episcopus».
66
viene inviato da papa Liberio come legato, insieme col presbitero Pancrazio e
247
il diacono Ilario, all’imperatore Costanzo II per trattare la questione ariana:
248
frutto di questa missione fu la convocazione del sinodo di Milano del 355.
Nel sinodo, tenuto nel 355 a Milano, non volle sottoscrivere la condanna di
Atanasio, e fu esiliato: viene inviato a Germanicia di Commagene, poi a
Eleuteropoli di Palestina, finalmente nella Tebaide. Qui si trovava, allorché
l'editto di Giuliano gli permise di tornare in patria. Non partecipò di persona al
sinodo di tendenze concilianti convocato da S. Atanasio ad Alessandria; ma si
recò ad Antiochia, dove la sua intransigenza aggravò lo scisma meleziano.
Ritornato poi nella sua sede, vi morì nel 370 o 371.
Il centro del culto di Lucifero è la Sardegna, dove rimane circoscritto a Cagliari
e al suo circondario. Ciò si deduce dalle chiese a lui dedicate. Di queste
attualmente ne sussistono due: una a Cagliari, riedificazione seicentesca di una
precedente chiesa romanica, l’altra a Vallermosa. I monumenti letterari sono
tardivi e per di più poco attendibili: il suo nome non appare nel Martirologio
Geronimiano e nemmeno nel Martirologio Romano.
247 Liberio (... – 24 settembre 366) 36º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica.
248 Costanzo II (Sirmio, 7 agosto 317 – Cilicia, 3 novembre 361), è stato un imperatore
romano della dinastia costantiniana.
67
6 Il quartiere di Stampace e le sue chiese
L'origine del nome Stampace è incerto. Secondo il canonico Spano è di origine
pisana, forse a riproporre un toponimo della città pisana . Un detto popolare
249
senza alcun fondamento deriverebbe dalla frase “Stai in pace”. Con queste
parole, probabilmente pronunciate in latino dove “pace” diventa e quindi in
pax
campidanese durante la dominazione aragonese di Cagliari nel XIV
Stampaxi,
secolo, i boia accompagnavano le loro esecuzioni. Dopo queste venivano
gettate dal Bastione di Santa Croce e dalla sottostante Fossa di San Guglielmo
le teste e i corpi dei malcapitati, sardi, sorpresi a girovagare per le strade di
Castello dopo il tramonto. Pare improbabile che gli spagnoli usassero formule
latine.
Il quartiere era già abitato in età romana come dimostrano le molte strutture
romane rinvenute. La maggior parte non sono visitabili come il foro romano, il
tempio di Via Malta, altre fruibili in parte come l'anfiteatro romano e la Villa di
Tigellio.
Sino all'Unità d'Italia il quartiere era protetto dalle mura pisane. Le mura
furono completamente abbattute, oggi ne rimane traccia solo con la torre dello
sperone.
Durante i bombardamenti del 1943 il quartiere venne raso al suolo.
Testimonianza del periodo sono i rifugi antiaerei. Il 17 febbraio 1943
all'ingresso del rifugio di Santa Restituta morirono quasi 200 persone, in
quanto non si trovò chi fosse in possesso delle chiavi.
Gli abitanti di Stampace sono noti come «teste calde» . L'origine del
250
soprannome è discusso, secondo alcuni rappresenta il carattere fumantino
degli abitanti che spesso in preda ai fumi dell'alcool si lasciavano andare a risse
e dispute in una tante bettole del quartiere. Secondo altri si può tradurre in
«teste dure» e rappresenterebbe la testardaggine degli abitanti, che
nonostante il divieto di accedere al Castello di Cagliari lo violassero
sistematicamente a rischio della priopria vita.
Il percorso partirà da Viale Sant'Ignazio da Laconi dove si troverà l'anfiteatro
249 Spano 1861, pag. 127.
250 In dialetto campidanese Cuccurus Cottus.
68
romano, scendendo lungo il viale si visiterà la chiesa di Sant'Antonio da Padova
e la Chiesa dei Santi Lorenzo e Pancrazio. Si proseguirà, quindi per via
Ospedale, dove troveremo la chiesa di San Michele Arcangelo. Imboccando la
via Sant'Efisio troveremo la chiesa e la cripta di Santa Restituta.
Successivamente sempre nella stessa via il carcere e la chiesa di Sant'Efisio.
Ritornando indietro verso via Azuni troveremo la chiesa Collegiata di
Sant'Anna. Attraversando la piazza Yenne e salendo verso le scalette di Santa
Chiara, la Chiesa di Santa Chiara. Proseguiremo per piazza del Carmine e per
Corso Vittorio Emanuele II per visitare nell'ordine la Chiesa di Nostra Signora
del Carmine e la Chiesa della Santissima Annunziata.
6.1 Chiesa di Sant'Antonio da Padova
Nella zona sottostante la cima del colle di Buoncammino, zona che in origine
era un area adibita ad orti e vigna nella valle di Palabanda, si trova la chiesa
dei cappuccini. Benchè dedicata a Sant'Antonio da Padova, la chiesa è nota ai
cagliaritani come santuario di Sant'Ignazio da Laconi , e del beato Nicola da
251
Gesturi, che qui vissero. La chiesa conserva relique di altri santi. Fu uno dei
252
primi conventi dei cappuccini fondati in Sardegna e la prima pietra fu posta nel
1591.
La facciata ha subito nel tempo diversi rimaneggiamenti. L'ultimo nel 1963,
quando fu rivestita di pietra calcarea bianca e liscia.
A metà del '700 la chiesa venne arrichita di altari in stile barocco, con marmi
policromi intarsiati.
Tra le opere degne di nota il quadro seicentesco di Pantaleone Calvo 253
raffigurante i santi Felice da Cantalice e San Lucifero vescovo. Nel convento
negli ultimi decenni sono vissuti frati carismatici come fra Lorenzo da Sardara e
fra Nazareno da Pula. Tra i fedeli di tutta la Sardegna è nota la loro santità.
251 Ignazio da Làconi, al secolo Vincenzo Peis (1701–1781) dichiarato beato nel 1940 da papa
Pio XII che poi lo dichiarò santo nel 21 ottobre 1951.
252 Giovanni Medda (1882–1958) è stato un religioso italiano, appartenente all'ordine dei frati
Cappuccini e conosciuto come fra' Nicola da Gesturi beatificato nel 1999 da papa Giovanni
Paolo II. Matta 2016 pag. 17
253 Modesto pittore genovese, che operò in Sardegna nel sec. XVII, identificato erroneamente
con l'omonimo manierista genovese, fratello di Lazzaro Calvi.
69
6.2 Chiesa dei Santi Lorenzo e Pancrazio e della Madonna del
Buoncammino
La piccola chiesa medioevale dedicata ai santi Lorenzo e Pancrazio si affaccia
sulla via omonima, a pochi passi dal viale Buonacammino. La sua costruzione,
in stile romanico, risalente al XII secolo, si deve ai monaci Vittorini di Marsiglia
e l'edificio era talmente importante che anche la porta vicina, che consentiva
l'ingresso al quartiere di Castello, fu ribattezzata con il nome porta di San
Pancrazio. La chiesa ampliata nel XVI secolo, durante la dominazione spagnola,
diventò la chiesa della Madonna di Buoncammino, in augurio a tutti coloro che
si sarebbero messi in cammino. L'intitolazione al santo Lorenzo avvenne in età
sabauda nel XVIII per una richiesta della famiglia Sanjust. Della originaria
chiesa romanica si conservano ancora diversi elementi.
Il primo santo a cui la chiesa è dedicata è San Pancrazio, un giovinetto
orientale venuto a Roma e martirizzato sotto Diocleziano. Martirizzato al
secondo miglio della via Aurelia, il papa San Simmaco fece erigere una basilica.
Non è noto se la denominazione risalga alla costruzione dell'attuale chiesa o sia
precedente ad essa. È ipotizzabile che sia stata così chiamata dai Vittorini che
affianco al loro fondatore venerano anche San Vittore papa. La memoria di San
Pancrazio è fissata al 12 maggio .
254
Durante il periodo aragonese si incominciò a venerare anche la Madonna del
Buon Cammino. Il colle dove sorge la chiesa e l'ex carcere ne mantengono
ancora la denominazione. La particolare collocazione rappresentava l'ultimo
contatto del viaggiatore con la città. La Madonna del Buoncammino è, infatti, la
protettrice dei viaggiatori.
Durante il periodo spagnolo San Pancrazio venne sostituito da San Lorenzo. Si
può ipotizzare che la guarnigione spagnola abbia voluto onorare il santo in cui
in patria era stato dedicato l'Escurial, la famosa residenza reale di Madrid
costruita nel 1500. San Lorenzo è noto per il suo martirio. Un’antica passione,
raccolta da sant’Ambrogio , afferma che fu arrostito su una graticola. Un
255
254 Martirologio Romano 2004, 15 maggio, nr. 10, pag. 394.
255 Ambrogio, De officiis ministrorum, nr. 207 (1977, p. 151): E anch'egli, tre giorni dopo,
mentre, beffato il tiranno, veniva bruciato su una graticola: "Questa parte è cotta, disse, volta
70
supplizio che ispirerà opere d’arte e detti popolari per secoli. Ma gli studi
dichiarano leggendaria questa tradizione. Valeriano non ordinò torture.
Possiamo ritenere che Lorenzo sia stato decapitato. La memoria è fissata per il
giorno 10 Agosto .
256
Sino agli anni 50 durante la festa di San Lorenzo e della Madonna del
Buoncammino si svolgeva il rito, probabilmente di origine pagana,
dell'ascolto . Alcune donne salivano verso il colle e ascoltavano le parole della
257
gente e cercavano di metterle assieme e si sforzavano di trarre auspici.
6.3 Chiesa di San Michele.
La Chiesa, situata nel lato occidentale di Stampace, sorge sopra il precedente
oratorio di San Michele e Sant'Egidio e venne costruita a fine Seicento, grazie
ai lasciti di Francesco Angelo Dessì, noto e facoltoso avvocato operante a
Cagliari ma originario di Bortigali, per ospitare la sede del