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INDICE
STRUTTURA DELLA TESI………………...………………................................1
1 STATO DELLE CONOSCENZE…………………................................................2
Cos’è la Biodiversità……………………………………………….............….....2
1.1
1.2 Il biomonitoraggio quale strumento per la conservazione della
forestale………………………………………….……………...….5
biodiversità della biodiversità……………………………...........................5
1.2.1 La conservazione e biomonitoraggio ……………...............................6
1.2.2 Definizione di monitoraggio
Il biomonitoraggio forestale……….......................................................................9
1.2.3 biologici……..……………….………………………......10
1.2.4 Bioindicatori e indici il biomonitoraggio……............................13
1.3 La fauna edafica quale strumento per
edafica…………………..………………...........................13
1.3.1 Definizione di fauna nel suolo………………………………………….…...18
1.3.2 Il ruolo della pedofauna
edafici………………………………………..………….….....19
1.3.3 I microartropodi del suolo……………………….........................20
1.3.4 Bioindicatori e indici biologici
2 INDICE DI QUALITÁ BIOLOGICA DEL SUOLO (QBS-ar) E SUE
APPLICAZIONI………………………………………………………..................23
DELL’INDICE DI QUALITÁ
3 CASO DI STUDIO: APPLICAZIONE ALL’IMPIANTO
BIOLOGICA DEL SUOLO (QBS-ar) IN RELAZIONE
DI BORDI CAMPO MULTIFUNZIONALI……………………………………30
Premessa: l’impianto di multifunzionali………………………….30
3.1 bordi campo
Materiali e Metodi………………………………………..…..............................33
3.2 Area di Studio…………………………...……………………………………....33
3.2.1
3.2.2 Procedimento…………………………………...…………………………….…36
Risultati……………………………………………………………...………….41
3.2.3
4 DISCUSSIONE E CONCLUSIONE…………………..………………...…....….44
BIBLIOGRAFIA……………………………………………………………….…45
ALLEGATI………………………………………………….………………….…51
Allegato 1 Chiave dicotomica per il riconoscimento dei microartropodi
edafici........................................................................................52
Microartropodi edafici………….…………...57
Allegato 2 Schede dei principali
2
3
STRUTTURA DELLA TESI
Nella prima parte della tesi (capitolo 1 - Stato delle conoscenze) vengono introdotti i
concetti di Biodiversità, monitoraggio, biomonitoraggio, indici, indicatori,
bioindicatori e indici biologici, prima in generale e poi in riferimento alla matrice
suolo. Per quel che riguarda il suolo la maggiore attenzione è rivolta al ruolo della
pedofauna ed in particolar modo a quello dei microartropodi edafici. Nell’ultima
parte del primo capitolo vengono illustrati alcuni bioindicatori usati per il
biomonitoraggio dei suoli. alla descrizione dell’Indice della Qualità Biologica del
Il secondo capitolo è dedicato
Suolo (QBS-ar) utilizzato in questo studio e i suoi ambiti di applicazione.
Nel terzo capitolo sono invece illustrati gli obiettivi di questo studio legati a fornire
informazioni sull’effetto dell’impianto di bordi campo multifunzione e multiessenza
(siepi), attraverso l’Indice QBS-ar.
Il quarto capitolo è dedicato alla discussione dei risultati ottenuti confrontandoli con i
valori dati dalla letteratura a disposizione; vengono enunciate le considerazioni a cui
l’utilità
si è potuti arrivare dopo questo studio e si valuta del biomonitoraggio
attraverso indici sintetici per comprendere la complessità dell’ecosistema agro-
nell’ottica di
forestale una gestione sostenibile.
Infine, in allegato sono riportati: una chiave dicotomica utilizzata per il
riconoscimento dei microartropodi edafici (allegato 1); le descrizioni e le illustrazioni
dei microartropodi edafici maggiormente presenti nei campionamenti (allegato 2).
Le attività destinate al lavoro di questa tesi sono state svolte presso il Dipartimento di
Scienze dell’Univesrsità degli Studi della Basilicata, sotto la supervisione della
Professoressa Patrizia Falabella e della Professoressa Donatella Battaglia. Hanno
–
collaborato inoltre il Dottor Mario Campana (ALSIA Agenzia Lucana per lo
Sviluppo e Innovazione in Agricoltura), il Dottor Vincenzo Trotta (Dipartimento di
Scienze dell’Univesrsità degli Studi della Basilicata) e la Dottoressa Rosanna Salvia
(Dipartimento di Scienze dell’Univesrsità degli Studi della Basilicata).
1
1 STATO DELLE CONOSCENZE
Cos’è la Biodiversità
1.1
La biodiversità, o diversità biologica, è definita dalla Conferenza dell'ONU su
ambiente e sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 (art. 2 della Convenzione sulla
diversità biologica) "ogni tipo di variabilità tra gli organismi viventi, compresi, tra gli
altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi
sono parte; essa comprende la diversità entro specie, tra specie e tra ecosistemi". La
‒ genetica,
Convenzione riconosce, quindi, tre ordini gerarchici di diversità biologica
specifica ed ecosistemica ‒ che rappresentano aspetti abbastanza differenti dei sistemi
viventi.
La diversità genetica si riferisce alla variazione dei geni entro la specie, ossia entro e
tra popolazioni della stessa specie. Essa è alla base e garantisce la diversità agli altri
due livelli, in quanto consente la perpetuazione della vita, ossia il superamento delle
avversità ambientali a cui un organismo o una popolazione possono trovarsi esposti. A
ogni generazione, grazie alla fecondazione e alla ricombinazione, si ha la nascita di
nuovi individui, un certo numero dei quali sarà in grado di rispondere ai cambiamenti
ambientali e assicurare la continuità della popolazione. È classico il caso della
sopravvivenza della farfalla Biston betularia nei bacini minerari della Gran Bretagna a
partire dalla seconda metà del XIX secolo. La sostituzione della forza idrica con quella
a vapore, prodotta col carbone, che costituiva anche il combustibile domestico,
determinò l'accumularsi, sulle costruzioni e sulla vegetazione, di uno strato di polvere
scura, contro cui spiccava il colore chiaro con punti scuri della farfalla, che divenne
così facile preda degli uccelli. La presenza di variabilità per la colorazione delle ali
nell'ambito delle popolazioni di B. betularia consentì agli esemplari più scuri di
sfuggire agli uccelli, di moltiplicarsi e di diventare dominanti.
La diversità specifica si riferisce alla presenza di specie diverse in un territorio e alle
relazioni tra di esse. La ricchezza di specie rappresenta l'indicatore più immediato per
valutare la diversità specifica. La diminuzione numerica e poi la scomparsa di una
specie, cioè l'erosione della variabilità, sono eventi ampiamente divulgati e quelli
contro i quali più facilmente si mobilita l'opinione pubblica. La diversità ecosistemica
si riferisce alla differenziazione di ambienti fisici, di raggruppamenti di organismi,
piante, animali e microrganismi e di processi e interazioni che si stabiliscono tra loro.
La comunità biologica dell'ecosistema si conserva nel tempo, nello spazio e nella
2
funzione, rimpiazzando con nuovi individui e nuove specie gli individui che muoiono
e le specie che scompaiono.
La diversità biologica è di fondamentale importanza per la continuità della vita; essa
consente agli ecosistemi, alle specie e alle popolazioni di adattarsi, superando i
cambiamenti che gli eventi impongono. È una risorsa insostituibile per il genere
umano. Eclatante esempio dell'utilità della diversità biologica sono le foreste tropicali,
ricche di biodiversità e delle quali è nota soprattutto la capacità di assorbire anidride
carbonica e di emettere ossigeno, due gas la cui concentrazione relativa nell'atmosfera
è oggetto di continua e preoccupata attenzione perché influenza grandemente le
caratteristiche atmosferiche. Ma queste foreste rendono all'umanità altri numerosi e
importanti servizi. Un'essenziale funzione della vegetazione, sia naturale che coltivata,
consiste, in effetti, nel restituire all'atmosfera, sotto forma di vapore, acqua che
altrimenti confluirebbe in mare, regolando allo stesso tempo la temperatura ambientale
nel corso di questo ciclo continuo. Una coltura di mais che produca 14 t/ha di
biomassa secca trasferisce dal suolo all'atmosfera nei pochi mesi del suo ciclo oltre
4500 t/ha di acqua; un sin