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“Sì.”

“È in vendita? Cosa vorresti in cambio?”

“Sei disposto a darmi quello che ti chiederò?” chiese il giovane.

Il re rispose di sì e il giovane chiese in cambio sua moglie, sua figlia e suo figlio. Il cuore del

re era profondamente addolorato così come lo erano quelli della moglie e dei figli quando

scoprirono che avrebbero dovuto separarsi da lui. Tuttavia Cormac scosse il ramo davanti a

loro e quando ne ascoltarono la musica si dimenticarono completamente della loro sofferenza

e delle loro preoccupazioni, raggiunsero il giovane, si salutarono e se ne andarono. Quando la

notizia si diffuse, grande fu il dolore in tutta l’Irlanda. Cormac, però, scosse il ramo e il dolore

e la tristezza scomparvero dal cuore di tutti.

Dopo un anno, Cormac disse: “Oggi è un anno esatto da quando mia moglie, mio figlio e mia

figlia mi sono stati portati via. Li seguirò ripercorrendo il loro stesso cammino.”

Cormac partì e una magica nebbiolina scura si alzò tutt’intorno a lui. Si ritrovò in una

meravigliosa pianura: c’erano dei cavalieri che stavano costruendo il tetto di una casa con le

piume di uccelli esotici. Quando una parte del tetto era finita, andavano a cercare altre piume

ma al loro ritorno dovevano ricominciare tutto da capo perché tutte le piume erano svanite.

Cormac li osservò per un po’ e poi si allontanò. 218

Vide un giovane che trascinava un albero per accendere un fuoco ma prima che facesse in

tempo a trovarne un altro, il primo era già completamente bruciato. A Cormac questo sembrò

un lavoro senza fine.

Continuò a camminare fino a quando non vide tre grandi fonti al limitare della pianura.

Ognuna di esse era costituita da una testa: dalla bocca della prima fuoriuscivano due ruscelli e

ne entrava uno; dalla bocca della seconda fuoriusciva un ruscello e ne entrava un altro mentre

tre ruscelli fuoriuscivano dalla bocca della terza testa. Cormac ne rimase colpito e disse: “In

teoria dovrei rimanere qui a contemplare queste fonti visto che non trovo nessuno che me ne

spieghi il significato” Ma alla fine si rimise in cammino e raggiunse una casa in un campo.

Entrò e salutò i presenti. All’interno c’era seduta un’alta coppia vestita con indumenti colorati

che salutò il re e lo invitò a restare per la notte.

La donna ordinò al marito di andare a prendere del cibo. L’uomo si alzò e ritornò con un

grosso maiale appoggiato sulla schiena e con un pezzo di legno che teneva con un braccio.

Appoggiò le cose per terra e disse: “Ecco la carne. Cucinatevela da soli.”

“Come posso farlo?” chiese Cormac.

“Te lo insegnerò io” rispose la donna. “Taglia a metà questo pezzo di legno e poi ricavane

quattro pezzi. Ora taglia in quattro il maiale e metti sotto ogni pezzo di carne un pezzo di

legno. Infine racconta una storia: se è vera la carne si cuocerà.”

“Racconta tu la prima storia” disse Cormac.

“Ho sette maiali come questo che potrebbero sfamare il mondo intero perché se ne uccido

uno, mi basterà buttare di nuovo le sue ossa nel porcile e lo ritroverò in vita il giorno

seguente.”

La storia era vera perché un quarto del maiale si era cotto.

Cormac pregò la donna di raccontare un’altra storia.

“Ho sette mucche bianche che mi riempiono ogni giorno sette contenitori di latte. Giuro che il

latte che producono potrebbe sfamare tutti gli uomini del mondo se fossero in quella pianura

laggiù disposti a berlo.” 219

La storia era vera perché un secondo quarto del maiale si era cotto.

Cormac fu costretto a raccontare una storia per far cuocere il suo pezzo di carne e raccontò

loro il fatto che fosse alla ricerca di sua moglie, suo figlio e sua figlia che gli erano stati

portati via un anno prima da un ragazzo con un ramo magico.

“Se quello che dici è vero” disse il padrone della casa, “allora tu saresti Cormac, figlio di Art,

a sua volta figlio di Conn delle Cento Battaglie.”

“Sì” rispose Cormac.

La storia era vera perché un altro quarto del maiale si era cotto.

“Adesso puoi mangiare” disse il padrone della casa.

“Non ho mai mangiato con solo due persone a tavola con me” disse Cormac.

“Vorresti aggiungerne altre tre?”

“Se mi fossero care, sì” rispose Cormac.

A quel punto la porta si aprì ed entrarono la moglie con i figli di Cormac: grande fu la sua

gioia nel vederli.

Quindi apparve davanti a lui e nella sua vera forma Manannan mac Lir, signore del mare, che

gli disse: “Sono stato io, Cormac, a separare loro tre da te così come sono stato io a darti quel

bastone e a portarti qui. Ora mangia e bevi.”

“Lo farò ma prima vorrei sapere il significato di quello che ho visto oggi” disse Cormac.

“D’accordo” disse Manannan. “I cavalieri che ricoprono il tetto con le piume rappresentano

quelle persone che viaggiano per tutto il mondo in cerca di ricchezze e fortuna: quando

ritornano nelle loro case, queste sono spoglie e andranno avanti così per sempre. Il giovane

che trascina gli alberi per accendere il fuoco rappresenta coloro che lavorano per gli altri:

hanno molti problemi ma non riescono mai a riscaldarsi davanti al fuoco. Le tre teste nelle

fonti rappresentano tre tipi di uomini: quelli che donano molto quando ricevono molto, quelli

che donano molto anche se ricevono molto meno, quelli che ricevono molto e donano poco

che, Cormac, sono i peggiori di tutti.” 220

Al termine della spiegazione Cormac e la sua famiglia si misero a tavola e venne messa una

tovaglia.

“Questa tovaglia è molto preziosa: qualunque pietanza le chiederai, anche la più raffinata, lei

te la darà” disse Manannan.

“Questa è una bella cosa” rispose Cormac.

Successivamente Manannan si mise la mano nel busto, tirò fuori un calice che appoggiò sul

palmo della sua mano e disse: “Questo calice ha tale virtù: quando una storia falsa viene

raccontata davanti a lui, si rompe in quattro pezzi; se, invece, la storia è vera allora tornerà di

nuovo intero.”

“Hai davvero delle cose preziose, Manannan” disse il re.

“Ora sono tue: il calice, il ramo e la tovaglia” disse Manannan.

Consumarono il loro pasto, un magnifico pasto: grazie alla tovaglia, infatti, qualsiasi tipo di

carne volessero, compariva all’istante e qualsiasi bevanda desiderassero, il calice si riempiva.

Per questo, ringraziarono molto Manannan.

Una volta finito di mangiare, i loro letti furono preparati, si distesero e si addormentarono

profondamente.

Quando si svegliarono la mattina successiva, si ritrovarono tutti a Tara e al loro fianco c’erano

la tovaglia, il calice e il ramo.

Così Cormac raggiunse la corte di Manannan ed è così che ricevette il ramo magico. 221

Bibliografia

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- Boase-Beier, J. (2006). Stylistic approaches to translation. Manchester, UK &

Kinderhook, USA: St. Jerome Publishing.

- Calvino, I. (2002). Sulla fiaba. Milano: Oscar Mondadori.

- Cambi, F. (2001). Itinerari nella fiaba. Autori, testi, figure. Pisa: Edizioni ETS.

- Carrassi, V. (2008). Il fairy tale nella tradizione narrativa irlandese. Un itinerario

storico e culturale. Bari: Mario Adda Editore.

- Cronin, M. (1996). Translating Ireland. Translation, languages, cultures. Cork: Cork

University Press.

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- Jacobs, J. (2001). Irish fairy tales. Hertfordshire: Wordsworth Editions.

- Lathey, G. (2016). Translating children’s literature. Oxon: Routledge.

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- Propp, V. Ja. (2012). Le radici storiche dei racconti di fate. Torino: Bollati

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Méthode de traduction. Paris: Didier.

- Wall, R. (1995). A dictionary and glossary for the Irish literary revival.

Buckinghamshire: Colin Smythe. 223

Appendice

Irish Fairy Tales

Joseph Jacobs 224

Connla and the Fairy Maiden

Connla of the Fiery Hair was son of Conn of the Hundred Fights. One day as he stood by the

side of his father on the height of Usna, he saw a maiden clad in strange attire coming towards

him.

"Whence comest thou, maiden?" said Connla.

"I come from the Plains of the Ever Living," she said, "there where there is neither death nor

sin. There we keep holiday always, nor need we help from any in our joy. And in all our

pleasure we have no strife. And because we have our homes in the round green hills, men call

us the Hill Folk."

The king and ail with him wondered much to hear a voice when they saw no one. For save

Connla alone, none saw the Fairy Maiden.

"To whom art thou talking, my son? " said Conn the king.

Then the maiden answered, "Connla speaks to a young, fair maid, whom neither death nor old

age awaits. I love Connla, and now I call him away to the Plain of Pleasure, Moy Mell, where

Boadag is king for aye, nor has there been complaint or sorrow in that land since he has held

the kingship. Oh, come with me, Connla of the Fiery Hair, ruddy as the dawn with thy tawny

skin. A fairy crown awaits thee to grace thy comely face and royal form. Come, and never

shall thy comeliness fade, nor thy youth, till the last awful day of judgment."

The king in fear at what the maiden said, which he heard though he could not see her, called

aloud to his Druid, Coran by name.

"Oh, Coran of the many spells," he said, " and of the cunning magic, I call upon thy aid. A

task is upon me too great for all my skill and wit, greater than any laid upon me since I seized

the kingship. A maiden unseen has met us, and by her power would take from me my dear, my

comely son. If thou help not, he will be taken from thy king by woman's wiles and witchery."

Then Coran the Druid stood forth and chanted his spells towards the spot where the maiden's<

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
421 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/12 Lingua e traduzione - lingua inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher _Flavia_91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Traduzione inglese - italiano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Internazionali di Roma - UNINT o del prof Bartocci Maurizio.