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TO TT
«Quando era pequenino o meu pai «Quando ero piccolino mio padre mi
mandava-me à merda; agora que sou mandava a quel paese; adesso che sono
grande ele manda-me é pro caralho!» grande mi manda proprio a fanculo!».
Immediatamente precedente alla frase riportata in tabella ne troviamo un’altra con fun-
zione introduttiva “que quando com uns vinhos gostava de cantar”:
TO TT
que quando com uns vinhos gostava de che quando beveva qualche bicchiere di
cantar vino amava cantare
Ho utilizzato come scelta traduttiva di “com uns vinhos” “beveva qualche bicchiere di
vino” in quanto la traduzione letterale non sarebbe stata possibile: ho preferito ampliare
la frase al fine di renderla più chiara e comprensibile al lettore d’arrivo utilizzando come
strategia traduttiva l’esplicitazione .
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Spesso le frasi sono marcate e l’ordine delle parole alterato rispetto al solito SVO:
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non è raro trovare frasi segmentate e scisse utilizzate principalmente con lo scopo di
mettere in evidenza una parte dell’enunciato o un’informazione in particolare. Per ri-
portare un esempio, il racconto inizia proprio con una costruzione marcata: “Foi quando
frequentava a 4. ° classe da instrução primária que fiquei a saber que além de cabo-
verdiano da Boa Vista também era português de Portugal”. Si tratta di una frase scissa
L’esplicitazione è un caso particolare di amplificazione, in base al quale nel testo d’arrivo vengono in-
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trodotte, per maggiore chiarezza o a causa dei vincoli imposti dalla lingua d’arrivo, precisazioni che non
sono contenute nel testo di partenza, ma che si evincono dal contesto cognitivo ossia dalla situazione de-
scritta nel testo.
Delisle, Jean; Lee-Jahnke, Hannelore; Cormier, Monique. “Terminologia della traduzione”. Traduzione di
Caterina Falbo e Maria Teresa Musacchio; a cura di Margherita Ulrych; Titolo originale: Terminologie de
la traduction. Ulrico Hoepli Editore, 2002, Milano, p. 82.
Le frasi marcate segnalano la tematicità o rematicità di un elemento della frase. Le costruzioni marcate
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tematizzanti servono a evidenziare il tema e sono: la dislocazione a sinistra; a tema sospeso; la disloca-
zione a destra. Le costruzioni marcate focalizzanti sono quelle che evidenziano il rema (o focus): l’ante-
posizione contrastiva di un complemento; la frase scissa; le frasi pseudoscisse; posposizione al verbo.
Palermo, Massimo. “Linguistica testuale dell’italiano”. Ed. il Mulino, 2013, Bologna, pp. 143-150.
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Capo Verde attraverso la narrativa di Germano Almeida | Chiara Torre
in cui la frase non marcata viene divisa in due proposizioni, la prima caratterizzata dal
verbo essere + l’elemento focalizzato, la seconda dal “che” + il resto della frase. In
questo caso si pone il focus sul periodo in cui l’azione è avvenuta (la frase non marcata
avrebbe potuto essere “Fiquei a saber que além de cabo-verdiano da Boa Vista também
era português de Portugal quando frequentava a 4. ° classe da instrução primária”) .
Frase marcata (TO) Frase non marcata TT
Foi quando frequentava a Fiquei a saber que além Fu mentre frequentavo la
4. ° classe da instrução de cabo-verdiano da Boa quarta classe della scuola
primária que fiquei a sa- Vista também era portu- primaria che venni a sa-
ber que além de cabo-ver- guês de Portugal quando pere che oltre ad essere
diano da Boa Vista tam- frequentava a 4. ° classe capoverdiano di Boa Vi-
bém era português de Por- da instrução primária. sta ero anche portoghese
tugal. del Portogallo.
I molteplici segnali discorsivi mandano avanti il discorso connettendo gli elementi nella
frase e tra le frasi: sono congiunzioni, avverbi, forme verbali, clausole intere. Hanno un
ruolo fondamentale dal punto di vista pragmatico, se durante il processo di traduzione
venissero eliminati si modificherebbe il valore complessivo dell’enunciato. Sono stret-
tamente correlati alla situazione enunciativa, cioè al momento in cui ci si trova nella
conversazione, soprattutto nel parlato (e questi racconti hanno come principale caratte-
ristica l’oralità, l’autore li ha scritti come se stesse raccontando a voce una storia a qual-
cuno). Possono essere usati come riempitivi, meccanismi di cortesia, demarcativi, foca-
lizzatori, indicatori di riformulazione, etc. La loro ripetitività dipende da preferenze in-
dividuali. I più usati durante la narrazione di questo racconto sono: mas, em primeiro
lugar, em segundo lugar, quer dizer, mesmo, é certo que, também, pois, por isso, justa-
mente, de modo que, é que, ora, assim, sem dúvida, logo.
I tempi verbali sono principalmente tempi narrativi coniugati al passato: in lingua origi-
nale al pretérito imperfeito e pretérito perfeito corrispondenti in italiano all’imperfetto
e al passato remoto del modo indicativo (talvolta al passato prossimo considerando che
ormai il passato remoto è in disuso soprattutto nel linguaggio colloquiale); pretérito
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Capo Verde attraverso la narrativa di Germano Almeida | Chiara Torre
mais-que-perfeito composto che ho reso con il trapassato prossimo indicativo; e i tempi
presenti e passati del congiuntivo.
Il lessico usato dal narratore rispecchia l’autore considerando che a scrivere è un avvo-
cato, quindi istruito e con buona dialettica. La narrazione è in prima person a ma ogni
personaggio ha la sua voce, infatti, il lessico è relazionato alle caratteristiche psicologi-
che e culturali delle voci dei personaggi. Durante la lettura del testo è possibile notare
che l’autore usa termini appartenenti alla forma precedente all’accordo ortografico en-
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trato in vigore in un periodo posteriore alla pubblicazione dei racconti.
Parole come:
Acção → ação;
activa →ativa;
caracterizar → caraterizar (permesse entrambe le forme); etc.
Nell’opera non mancano termini in creolo, nello specifico in questo racconto compaiono
due termini particolari:
- “maçongos”, in portoghese “maçons” e che nella traduzione ho deciso di adat-
tarlo come “massoni” neutralizzando il riferimento al creolo;
- “mondrongos”, parola creola di tipo dispregiativo per indicare i portoghesi, che
nella traduzione ho deciso di mantenere lasciandola tra virgolette, esattamente
come nell’originale, in modo da lasciare al lettore d’arrivo degli elementi cultu-
rali capoverdiani disseminati per il testo.
In passato, nell’ambito della traduttologia vi era la tendenza a tradurre tutto pensando
che il lettore d’arrivo non capisse o non si sentisse in un “ambiente familiare”, compresi
gli antroponimi; ultimamente, invece, in un mondo sempre più globalizzato, si tende a
Il 16 dicembre del 1990 venne firmato a Lisbona l’Acordo Ortográfico da Língua Portuguesa. Tuttavia,
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l’accordo entrò in vigore in un secondo momento mantenendo un periodo di transizione abbastanza
lungo: Portogallo, Brasile e tutti gli altri paesi lusofoni hanno adottato l’accordo a partire dal 2009 con un
periodo di transizione fino al 2015.
Cruz, Ana; Garvão Conceição; Costa, Laura; Araújo, Maria Da Luz; Diogo, Teresa; De Almeida, Zara So-
ares. “Guia para a nova ortografia da língua portuguesa. Assembleia da República ”, Palácio de S.
Bento, 2011, Lisboa. 66
Capo Verde attraverso la narrativa di Germano Almeida | Chiara Torre
mantenere i nomi propri, così come altri elementi culturali o toponimi, in lingua origi-
nale. Personalmente sono d’accordo con quest’ultima tendenza, infatti, credo che porre
degli elementi appartenenti alla cultura originale arricchisca il testo e di conseguenza il
patrimonio delle conoscenze del lettore d’arrivo. Nella traduzione ho tenuto in lingua
originale l’elenco di elementi identitari della cultura capoverdiana: la morabeza, la
morna, il grogue, la cachupa, etc. Premettendo che tali elementi sono già stati menzio-
nati e opportunamente contestualizzati e definiti nei capitoli precedenti di questa tesi,
mi piace l’idea del lettore curioso che abbia voglia di ampliare le proprie conoscenze.
In altri casi, è stato necessario utilizzare diverse microstrategie traduttive, modulate in
base alla parola o frase di partenza.
In uno dei passaggi riportati precedentemente all’interno di questo paragrafo, nello spe-
cifico quello sull’arrivo del Presidente della Repubblica portoghese Craveiro Lopes di
cui ne riporterò il breve frammento interessato, il narratore cita due volte il termine ta-
mareira:
[…] mesmo a rua por onde o cortejo deveria passar estava já toda engalanada com
ramos de tamareira […] escrita em enormes letras negras numa grande tira de pano
branco esticada entre dois postes enfeitados com ramos de tamareira […]
La tamareira è il nome specifico della palma da dattero: visto che il lessico di una lingua
si sviluppa in base alla cultura di un popolo e che la palma da dattero è una pianta poco
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diffusa in Italia ma lo è molto nei paesi caldi dell’Africa e prossimi a essa, in italiano
colloquiale non viene fatta distinzione tra i tipi di palme. Quindi, sarebbe stato riduttivo
tradurre “tamareira” con “palma” e poco opportuno usare la dicitura scientifica “Phoe-
nix dactylifera” considerando che il testo è pensato come un racconto orale. Ho tradotto,
allora, con “palma da dattero” servendomi della strategia traduttiva della diluizione .
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Tra i realia presenti, uno in particolare ha necessitato di maggiore attenzione e ricerca:
La palma da dattero è tipica delle regioni del nord Africa e generalmente viene piantata in ambienti
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caldi in quanto per la maturazione del frutto è necessaria una temperatura di circa 40°. In Italia la pianta
non è molto diffusa tranne in Sicilia, dove si possono trovare moltissime coltivazioni ma nessuna a uso
alimentare.
Fonte: https://www.ecoidee.it/palma-dattero-origine-caratteristiche-fiori/
La diluizione è un caso particolare di espansione nella lingua d’arrivo legato all’esistenza di una corri-
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spondenza che si contraddistingue per un numero di elementi superiore a quello della lingua di partenza.
Delisle, “Terminologia della traduzione”, 2002, p. 71
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Capo Verde attraverso la narrativa di Germano Almeida | Chiara Torre
Porque nós sabíamos de ouvir contar as negras do que acontecia por toda essa
África: