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POSIZIONI DEGLI STATI E RISULTATI ATTESI

75

3.1 - L’efficacia delle nuove forme di regolamentazione.

Le varie iniziative di regolamentazione strutturale intraprese presentano

vantaggi evidenti e possono considerarsi utili per la stabilità finanziaria solo tenendo

conto che le banche universali in caso di fallimento comportano maggiori costi per il

sistema economico, per le loro maggiori dimensioni e per la complessità

organizzativa. Proprio a causa di tale grandezza infatti le banche universali vengono

implicitamente garantite dagli Stati in tutte le attività che svolgono - anche quelle

più speculative e rischiose – in accordo con il già menzionato criterio del “Too big to

fail”. E’ proprio per questo motivo che, con le nuove riforme presenti nella “Regola

di Volcker”, nel “Rapporto Vickers” e in quello “di Liikanen” si vuole dare inizio a

una compartimentazione delle diverse attività svolte dalla banca, in modo da

diminuire i costi sostenuti dalla comunità e mantenere la stabilità del sistema

finanziario; l’idea di fondo è infatti “che, una volta attuata la separazione, i rami

della banca che non rivestono funzioni di pubblico interesse possono essere lasciati

al loro destino in caso di difficoltà, spezzando il ricatto che è stato alla base dei

76

salvataggi di massa cui abbiamo assistito negli ultimi anni” .

Si è tuttavia ben lontani dalle regolamentazioni adottate dopo la crisi del

1929, come il “Glass Steagall Act”, o dall’idea di eliminare completamente il

modello di banca universale dallo scenario finanziario mondiale, attraverso una

separazione in maniera definitiva in banca di deposito e banca di affari. Le nuove

75 Nella stesura di questo paragrafo si è preso spunto da Gambacorta e Van Rixtel (2013),

BIS (2013), Borsa Italiana (2013), e da alcuni interventi pubblicati sul Sole24Ore negli

ultimi anni.

76 Riportato da Il Sole 24Ore Onado (2014). 25

misure di regolamentazione strutturale bancaria, infatti, presentano proposte parziali

e forse inadeguate, che avranno una efficacia limitata, in quanto non è prevista

alcuna misura decisa e vincolante, dopo la violenta reazione manifestata da parte

77

della lobby bancaria.

D’altro canto, bisogna tenere in considerazione che la concentrazione di

attività di trading in entità separate non necessariamente migliorano la stabilità

finanziaria: infatti si “possono avere strutture di finanziamento basate sul mercato

all’ingrosso che è meno stabile, ed essendo altamente interconnesse con altre parti

del sistema finanziario globale possono dare luogo ad un significativo rischio di

78

contagio” ; l’attività di trading, inoltre, non è l’unica causa che genera rischi

eccessivi.

Queste nuove regolamentazioni proposte risultano ancora molto frammentate e

la loro applicazione si prospetta problematica a causa della complessità dei campi di

intervento e dell’articolazione dei mercati su scala globale, in quanto si rende

79

necessaria una sempre maggiore collaborazione fra soggetti internazionali distinti.

Si osserva, inoltre, il continuo intervento della giustizia ordinaria nell’applicare

sanzioni nei casi di illegalità finanziaria, alimentati dalla eccessiva propensione al

rischio.

Ciò sta a significare che la regolamentazione e la sorveglianza devono essere

ancora riformate, in quanto attualmente non si sono ancora ripristinate condizioni

ordinarie nella gestione della politica monetaria. Infatti l’eccesso di propensione al

rischio, stimolato da interventi di salvataggio bancario e finanziario intrapresi dai

paesi avanzati, si spinto fino alla violazione delle “leggi, spinto dalla ricerca di quei

80

profitti che i tassi di interesse piatti e stabili non possono assicurare” . Tuttavia tali

sanzioni “difficilmente saranno efficaci per ridurre i rischi di instabilità sistemica,

77 Ripreso da Il Sole 24Ore Onado (2014).

78 Riportato da Gambacorta e Van Rixtel (2013), p.4.

79 Ripreso con adattamenti da Borsa Italiana (2013).

80 Riportato da Il Sole 24Ore Masciandaro(2013).

26

contro cui sarebbe molto meglio, invece, rinforzare la regolamentazione bancaria

81

strutturale” . Tali elevate sanzioni pecuniarie, che in totale si aggirano intorno a 150

miliardi di dollari, nei primi mesi del 2014 hanno colpito le banche inglesi, francesi,

tedesche e svizzere, dando luogo a una vera e propria “quarantena finanziaria” che ha

82

inibito temporaneamente l’azione su alcuni mercati o valute.

Le sanzioni pecuniarie, inflitte dagli autorità statunitensi alle banche che

hanno adottato pratiche illegali, possono avere tre possibili obiettivi. Il primo

obiettivo segue l’idea che “sanzioni e quarantena possono colpire in modo efficace

gli incentivi di amministratori ed azionisti al fine di evitare la ripetizione, oppure il

diffondersi, di comportamenti devianti, soprattutto attraverso il meccanismo

reputazionale che passa attraverso i mercati. … Il secondo obiettivo … è di calcolare,

e quindi prevenire, l’eccesso di assunzione del rischio da parte delle banche. … E il

terzo effetto delle multe … è legato alla discriminazione attuata a danno delle banche

83 84

non americane” . Infatti, oggi, oltre alle due tipiche forme di sanzioni - nazionale

85 86

e internazionale - se ne è aggiunta una terza, quella unilaterale . I primi due

obiettivi tuttavia sembrano ben lontano dall’essere raggiunti in quanto, innanzitutto,

i mercati non danno molta importanza a tali sanzioni pecuniarie e perché si continua

a preferire l’approccio alla sola regolamentazione prudenziale per prevenire

l’eccesso di assunzione del rischio, invece di utilizzarlo congiuntamente alle altre

81 Riportato da Il Sole 24Ore Masciandaro(2014b).

82 Ripreso con adattamenti da Il Sole 24Ore Masciandaro(2014b).

83 Riportato da Il Sole 24Ore Masciandaro (2014b).

84 Le sanzioni nazionali sono “definite dalla propria autorità di controllo” (Il Sole 24Ore

Masciandaro (2014b)).

85 Le sanzioni internazionali sono “definite da organismi internazionali” (Il Sole 24Ore

Masciandaro (2014b)).

86 “Le sanzioni unilaterali sono definite dalla autorità di un Paese estero a danno di

banche nazionali” (Il Sole 24 Ore Masciandaro (2014b)).

27 87

due vie di gestione del rischio sistemico che sono la tassazione sistemica delle

88

attività bancarie e finanziare e la regolamentazione strutturale .

Dalla fine degli anni ottanta si continua ad utilizzare unicamente la

regolamentazione prudenziale, per motivi che sono sia di natura economica che

politica: le istituzioni bancarie la preferiscono in quanto, la regolamentazione

strutturale è contraria agli interessi dell’industria bancaria, perché impedisce alle

banche di compiere con la massima libertà scelte in materie di affari; mentre la

tassazione sistemica non trova applicazione, in quanto impone di pagare

anticipatamene il costo dell’assunzione del rischio.

La regolamentazione prudenziale, al contrario, consente alle banche di

decidere autonomamente forme di ponderazione del rischio, disegnandosi “le regole

89

a propria immagine e somiglianza” ed è per questo che pur essendo stati già

evidenziati dalla crisi finanziaria scoppiata nel 2008 gli effetti fallimentari della

regolamentazione prudenziale applicata senza l’ausilio delle altre due misure di

90

gestione del rischio, si continua a utilizzarla da sola. 91

3.2 – Le posizioni dei Governi e degli organismi interessati.

87 La tassazione sistemica consiste in “una politica della tassazione delle attività bancarie

e finanziarie che tenga conto di come la dimensione e la composizione di un certo

portafoglio possa modificare il rischio sistemico” cioè il rischio sistemico deve essere

internalizzato. (Il Sole 24 Ore Masciandaro 2014a).

88 La regolamentazione strutturale ho l’obiettivo di vietare che la banca, unica impresa

privata che può usare i debiti come mezzo di pagamento, operi in mercati finanziari a più

alto rischio.

89 Riportato da Il Sole 24Ore Masciandaro(2014b).

90 Ripreso da Il Sole 24Ore Masciandaro (2014a).

91 Nella stesura di questo paragrafo si è preso spunto da Borsa Italiana (2013), Borsa

Italiana (2014), Economy 2050 (2011), Camera dei deputati (2013), Repubblica (2011),

Rivista Orizzonti del diritto commerciale (2013), Sia partners (2013), Mensile Dircredito

Incontri idee & fatti (gennaio 2014) p.16 e da alcuni interventi pubblicati sul Sole24Ore

negli ultimi anni. 28 92

Il mondo della finanza americana, le lobby bancarie, il partito repubblicano

e quello democratico nonché i principali attori dell’industria finanziaria globale,

inizialmente riuscirono a fare accantonare la “Regola di Volcker” e a limitarne la

messa in pratica da parte del Governo degli Stati Uniti; tale obiettivo fu realizzato

intraprendendo, con grande determinazione, una pressante campagna denigratoria

determinata dal fatto che questi gruppi di interesse non apprezzavano l’introduzione

di tale regola.

Essi ritenevano, infatti, che la “regola di Volcker” fosse una proposta

disastrosa in un momento in cui le banche erano già in crisi ed era in atto un

processo di ridimensionamento degli addetti nel settore del credito; inoltre, gli stessi

soggetti stimavano elevate perdite nelle entrate e prevedevano la diminuzione della

liquidità dei mercati, con conseguente diminuzione degli investimenti e riduzione

delle disponibilità di credito all’economia. A causa di questo atteggiamento

dichiaratamente ostile, gli intenti di tale riforma sono state fortemente

ridimensionate e la sua concreta attuazione è stata rinviata per anni.

Le banche americane hanno avuto in genere reazioni negative nei confronti

della possibile applicazione di tale norma: “la Zions Bancorporation , istituto di

credito con sede nello Utah, ha stimato ad esempio una perdita da 387 milioni di

dollari, [ - più di tutti gli utili della banca stessa - ] legata alle svalutazioni e alle

93

cessioni dei Cdo , strumenti derivati troppo rischiosi, così come imponevano le

nuove disposizioni. L’American Bankers Association, [un associazione di banchieri,]

ha presentato il primo ricorso formale contro la norma, … [in quanto questa non ha

tenuto in considerazione gli elevati] costi e ha stimato in 600 milioni [di dollari] le

perdite che potrebbero subire molti istituti di credito, soprattutto locali; anche

Standard & Poor’s, [un’agenzia di rating,] ha elaborato una stima delle perdite

92 Le lobbies sono un gruppo di

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Publisher
A.A. 2014-2015
39 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Memy_92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia monetaria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Bonaiuti Gianni.