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POSIZIONI DEGLI STATI E RISULTATI ATTESI
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3.1 - L’efficacia delle nuove forme di regolamentazione.
Le varie iniziative di regolamentazione strutturale intraprese presentano
vantaggi evidenti e possono considerarsi utili per la stabilità finanziaria solo tenendo
conto che le banche universali in caso di fallimento comportano maggiori costi per il
sistema economico, per le loro maggiori dimensioni e per la complessità
organizzativa. Proprio a causa di tale grandezza infatti le banche universali vengono
implicitamente garantite dagli Stati in tutte le attività che svolgono - anche quelle
più speculative e rischiose – in accordo con il già menzionato criterio del “Too big to
fail”. E’ proprio per questo motivo che, con le nuove riforme presenti nella “Regola
di Volcker”, nel “Rapporto Vickers” e in quello “di Liikanen” si vuole dare inizio a
una compartimentazione delle diverse attività svolte dalla banca, in modo da
diminuire i costi sostenuti dalla comunità e mantenere la stabilità del sistema
finanziario; l’idea di fondo è infatti “che, una volta attuata la separazione, i rami
della banca che non rivestono funzioni di pubblico interesse possono essere lasciati
al loro destino in caso di difficoltà, spezzando il ricatto che è stato alla base dei
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salvataggi di massa cui abbiamo assistito negli ultimi anni” .
Si è tuttavia ben lontani dalle regolamentazioni adottate dopo la crisi del
1929, come il “Glass Steagall Act”, o dall’idea di eliminare completamente il
modello di banca universale dallo scenario finanziario mondiale, attraverso una
separazione in maniera definitiva in banca di deposito e banca di affari. Le nuove
75 Nella stesura di questo paragrafo si è preso spunto da Gambacorta e Van Rixtel (2013),
BIS (2013), Borsa Italiana (2013), e da alcuni interventi pubblicati sul Sole24Ore negli
ultimi anni.
76 Riportato da Il Sole 24Ore Onado (2014). 25
misure di regolamentazione strutturale bancaria, infatti, presentano proposte parziali
e forse inadeguate, che avranno una efficacia limitata, in quanto non è prevista
alcuna misura decisa e vincolante, dopo la violenta reazione manifestata da parte
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della lobby bancaria.
D’altro canto, bisogna tenere in considerazione che la concentrazione di
attività di trading in entità separate non necessariamente migliorano la stabilità
finanziaria: infatti si “possono avere strutture di finanziamento basate sul mercato
all’ingrosso che è meno stabile, ed essendo altamente interconnesse con altre parti
del sistema finanziario globale possono dare luogo ad un significativo rischio di
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contagio” ; l’attività di trading, inoltre, non è l’unica causa che genera rischi
eccessivi.
Queste nuove regolamentazioni proposte risultano ancora molto frammentate e
la loro applicazione si prospetta problematica a causa della complessità dei campi di
intervento e dell’articolazione dei mercati su scala globale, in quanto si rende
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necessaria una sempre maggiore collaborazione fra soggetti internazionali distinti.
Si osserva, inoltre, il continuo intervento della giustizia ordinaria nell’applicare
sanzioni nei casi di illegalità finanziaria, alimentati dalla eccessiva propensione al
rischio.
Ciò sta a significare che la regolamentazione e la sorveglianza devono essere
ancora riformate, in quanto attualmente non si sono ancora ripristinate condizioni
ordinarie nella gestione della politica monetaria. Infatti l’eccesso di propensione al
rischio, stimolato da interventi di salvataggio bancario e finanziario intrapresi dai
paesi avanzati, si spinto fino alla violazione delle “leggi, spinto dalla ricerca di quei
80
profitti che i tassi di interesse piatti e stabili non possono assicurare” . Tuttavia tali
sanzioni “difficilmente saranno efficaci per ridurre i rischi di instabilità sistemica,
77 Ripreso da Il Sole 24Ore Onado (2014).
78 Riportato da Gambacorta e Van Rixtel (2013), p.4.
79 Ripreso con adattamenti da Borsa Italiana (2013).
80 Riportato da Il Sole 24Ore Masciandaro(2013).
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contro cui sarebbe molto meglio, invece, rinforzare la regolamentazione bancaria
81
strutturale” . Tali elevate sanzioni pecuniarie, che in totale si aggirano intorno a 150
miliardi di dollari, nei primi mesi del 2014 hanno colpito le banche inglesi, francesi,
tedesche e svizzere, dando luogo a una vera e propria “quarantena finanziaria” che ha
82
inibito temporaneamente l’azione su alcuni mercati o valute.
Le sanzioni pecuniarie, inflitte dagli autorità statunitensi alle banche che
hanno adottato pratiche illegali, possono avere tre possibili obiettivi. Il primo
obiettivo segue l’idea che “sanzioni e quarantena possono colpire in modo efficace
gli incentivi di amministratori ed azionisti al fine di evitare la ripetizione, oppure il
diffondersi, di comportamenti devianti, soprattutto attraverso il meccanismo
reputazionale che passa attraverso i mercati. … Il secondo obiettivo … è di calcolare,
e quindi prevenire, l’eccesso di assunzione del rischio da parte delle banche. … E il
terzo effetto delle multe … è legato alla discriminazione attuata a danno delle banche
83 84
non americane” . Infatti, oggi, oltre alle due tipiche forme di sanzioni - nazionale
85 86
e internazionale - se ne è aggiunta una terza, quella unilaterale . I primi due
obiettivi tuttavia sembrano ben lontano dall’essere raggiunti in quanto, innanzitutto,
i mercati non danno molta importanza a tali sanzioni pecuniarie e perché si continua
a preferire l’approccio alla sola regolamentazione prudenziale per prevenire
l’eccesso di assunzione del rischio, invece di utilizzarlo congiuntamente alle altre
81 Riportato da Il Sole 24Ore Masciandaro(2014b).
82 Ripreso con adattamenti da Il Sole 24Ore Masciandaro(2014b).
83 Riportato da Il Sole 24Ore Masciandaro (2014b).
84 Le sanzioni nazionali sono “definite dalla propria autorità di controllo” (Il Sole 24Ore
Masciandaro (2014b)).
85 Le sanzioni internazionali sono “definite da organismi internazionali” (Il Sole 24Ore
Masciandaro (2014b)).
86 “Le sanzioni unilaterali sono definite dalla autorità di un Paese estero a danno di
banche nazionali” (Il Sole 24 Ore Masciandaro (2014b)).
27 87
due vie di gestione del rischio sistemico che sono la tassazione sistemica delle
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attività bancarie e finanziare e la regolamentazione strutturale .
Dalla fine degli anni ottanta si continua ad utilizzare unicamente la
regolamentazione prudenziale, per motivi che sono sia di natura economica che
politica: le istituzioni bancarie la preferiscono in quanto, la regolamentazione
strutturale è contraria agli interessi dell’industria bancaria, perché impedisce alle
banche di compiere con la massima libertà scelte in materie di affari; mentre la
tassazione sistemica non trova applicazione, in quanto impone di pagare
anticipatamene il costo dell’assunzione del rischio.
La regolamentazione prudenziale, al contrario, consente alle banche di
decidere autonomamente forme di ponderazione del rischio, disegnandosi “le regole
89
a propria immagine e somiglianza” ed è per questo che pur essendo stati già
evidenziati dalla crisi finanziaria scoppiata nel 2008 gli effetti fallimentari della
regolamentazione prudenziale applicata senza l’ausilio delle altre due misure di
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gestione del rischio, si continua a utilizzarla da sola. 91
3.2 – Le posizioni dei Governi e degli organismi interessati.
87 La tassazione sistemica consiste in “una politica della tassazione delle attività bancarie
e finanziarie che tenga conto di come la dimensione e la composizione di un certo
portafoglio possa modificare il rischio sistemico” cioè il rischio sistemico deve essere
internalizzato. (Il Sole 24 Ore Masciandaro 2014a).
88 La regolamentazione strutturale ho l’obiettivo di vietare che la banca, unica impresa
privata che può usare i debiti come mezzo di pagamento, operi in mercati finanziari a più
alto rischio.
89 Riportato da Il Sole 24Ore Masciandaro(2014b).
90 Ripreso da Il Sole 24Ore Masciandaro (2014a).
91 Nella stesura di questo paragrafo si è preso spunto da Borsa Italiana (2013), Borsa
Italiana (2014), Economy 2050 (2011), Camera dei deputati (2013), Repubblica (2011),
Rivista Orizzonti del diritto commerciale (2013), Sia partners (2013), Mensile Dircredito
Incontri idee & fatti (gennaio 2014) p.16 e da alcuni interventi pubblicati sul Sole24Ore
negli ultimi anni. 28 92
Il mondo della finanza americana, le lobby bancarie, il partito repubblicano
e quello democratico nonché i principali attori dell’industria finanziaria globale,
inizialmente riuscirono a fare accantonare la “Regola di Volcker” e a limitarne la
messa in pratica da parte del Governo degli Stati Uniti; tale obiettivo fu realizzato
intraprendendo, con grande determinazione, una pressante campagna denigratoria
determinata dal fatto che questi gruppi di interesse non apprezzavano l’introduzione
di tale regola.
Essi ritenevano, infatti, che la “regola di Volcker” fosse una proposta
disastrosa in un momento in cui le banche erano già in crisi ed era in atto un
processo di ridimensionamento degli addetti nel settore del credito; inoltre, gli stessi
soggetti stimavano elevate perdite nelle entrate e prevedevano la diminuzione della
liquidità dei mercati, con conseguente diminuzione degli investimenti e riduzione
delle disponibilità di credito all’economia. A causa di questo atteggiamento
dichiaratamente ostile, gli intenti di tale riforma sono state fortemente
ridimensionate e la sua concreta attuazione è stata rinviata per anni.
Le banche americane hanno avuto in genere reazioni negative nei confronti
della possibile applicazione di tale norma: “la Zions Bancorporation , istituto di
credito con sede nello Utah, ha stimato ad esempio una perdita da 387 milioni di
dollari, [ - più di tutti gli utili della banca stessa - ] legata alle svalutazioni e alle
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cessioni dei Cdo , strumenti derivati troppo rischiosi, così come imponevano le
nuove disposizioni. L’American Bankers Association, [un associazione di banchieri,]
ha presentato il primo ricorso formale contro la norma, … [in quanto questa non ha
tenuto in considerazione gli elevati] costi e ha stimato in 600 milioni [di dollari] le
perdite che potrebbero subire molti istituti di credito, soprattutto locali; anche
Standard & Poor’s, [un’agenzia di rating,] ha elaborato una stima delle perdite
92 Le lobbies sono un gruppo di