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Tutte le fazioni politiche di orientamento progressista si erano espresse pubblicamente e
stavano cercando di evolversi in organizzazioni di ampio respiro. I tempi della clandestinità
rivoluzionaria erano ormai finiti. In un primo momento, ad avere il maggiore successo furono
i socialisti-rivoluzionari (esery), con le loro tradizioni di azione diretta e di appelli alla
mobilitazione dei contadini. Per la prima volta, riuscirono effettivamente a cooptare nella loro
organizzazione di partito un numero significativo di contadini, senza contare l'enorme seguito
di cui già godevano tra gli operai. Avevano tuttavia un serio problema da affrontare: la guerra.
Anche prima del 1917 alcuni socialisti-rivoluzionari si erano pronunciati contro il conflitto,
assumendo una posizione molto vicina ai bolscevichi i di Lenin, ma si erano poi attenuti alla
linea generale del partito. Con l'aggravarsi della crisi durante l'estate del 1917, tuttavia, la
frattura all'interno degli esery si era fatta più profonda. I menscevichi, sempre con la speranza
58 Liguori, G. (2017). Gramsci 1917: la rivoluzione della volontà. Gramsci 1917: la rivoluzione della volontà,
pp. 189-196. 40
di creare un partito di massa in condizioni di maggiore libertà, beneficiarono enormemente della
nuova situazione. Quando nel mese di giugno i soviet tennero il loro primo congresso con
delegati provenienti da tutta la Russia, la formazione dei socialisti-rivoluzionari e quella
menscevica potevano contare ciascuna su quasi trecento deputati, mentre ii bolscevichi ne
avevano poco più di un centinaio. Sembrava che dovessero trionfare le posizioni più moderate,
59
ma gli umori mutarono molto rapidamente.
59 Carpi, G. (2016). I marxisti russi nel 1917 (dal Febbraio all'Ottobre). Annali Fondazione Ugo La Malfa, (31),
pp. 54-78. 41
Capitolo III
La continuità della Rivoluzione
III.1. Il governo provvisorio e la Duma di Stato: il ruolo dei Soviet
Prima dell'abdicazione di Nicola II, a Pietrogrado stavano emergendo due nuovi organismi
governativi. Non appena il regime zarista arrivò al collasso, i leader del parlamento diedero vita
a un governo provvisorio guidato dal principe Georgij Evgen'evič L'vov, un gentiluomo di
campagna liberale, presidente del Vserossijskij zemskij sojuz (Unione panrussa degli zemstvo),
laureato in legge e con una lunga presenza nei consigli locali e nella Duma. Il ministero degli
Esteri fu affidato al leader del Partito costituzional-democratico (Cadetti), lo storico Pavel
Miljukov. L'unica voce più o meno radicale all'interno del governo era quella di Aleksandr
Fëdorovič Kerenskij, un noto avvocato difensore in numerosi processi politici e deputato del
Partito del lavoro, formazione di socialisti agrari vicini alla destra dei socialisti-rivoluzionari.
Il padre aveva ricoperto il ruolo di preside presso il liceo di Simbirsk durante il periodo in cui
Lenin frequentava la scuola. Questi uomini erano il fior fiore della Russia liberale, intesa in
senso lato, ma, come gruppo politico, non avevano idea di come guidare le masse e
trascorrevano gran parte del tempo a preoccuparsi delle reazioni degli alleati della Russia: Gran
60
Bretagna, Francia e, di lì a poco, Stati Uniti. La risposta adottata per risolvere tutte le difficoltà
che colpivano la Russia consisteva nel convocare un'Assemblea costituente, con il compito di
redigere la costituzione di una repubblica democratica in grado di soddisfare sia il desiderio dei
60 Moschitta, M., & Mancini, U. (2009). La rivoluzione russa. Firenze: Emmebi, pp. 1000-1012.
42
contadini di possedere le terre che coltivavano, sia le esigenze degli operai. Nel frattempo, si
sarebbe continuata la guerra, nella speranza di una vittoria alleata sulla Germania.
L'altro «governo» era rappresentato dal Soviet di Pietrogrado. Su pressante invito dei
menscevichi, gli operai di quasi tutte le fabbriche della città elessero dei delegati al Soviet della
città, che contava circa un migliaio di membri. Il suo primo atto, denominato Ordine n. 1,
precisava che: a dirigere l'esercito dovevano essere i i soviet eletti dai soldati, mentre gli ufficiali
mantenevano solo il comando durante le operazioni militari. Mentre i partiti rivoluzionari
uscivano allo scoperto per la prima volta nella storia russa, ad affermare rapidamente la loro
supremazia nel Soviet di Pietrogrado e nella maggior parte delle città non furono i bolscevichi
bensì i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari. La strategia dei menscevichi consisteva nel
negare qualsiasi forma di appoggio al governo provvisorio, spingendolo contemporaneamente
verso provvedimenti più radicali, di fatto, una posizione di compromesso senza alcuna
61
speranza. Fin da subito, infatti, il vero problema da risolvere era la guerra.
Benché i menscevichi russi, a differenza della maggior parte dei socialisti europei,
sostenessero che alla guerra si doveva porre fine senza alcuna vittoria da ambo le parti, essi non
avevano alcun piano realizzabile per fermare il conflitto, né tanto meno auspicavano
un'immediata rivoluzione socialista. La loro posizione rifletteva in effetti l'ostilità popolare alla
guerra, tanto che a maggio Miljukov e altri dovettero abbandonare il governo provvisorio a
causa della loro ferma intenzione di spingere la guerra fino a una fine vittoriosa. Il principe
L'vov organizzò un nuovo governo con diversi socialisti moderati, incluso Kerenskij, il quale,
posto a capo dell'esercito e della marina, iniziò una nuova offensiva sul fronte. Altri soviet si
erano intanto formati a Mosca e in altre città, nell'esercito e perfino in alcune zone rurali, in
rappresentanza di operai, soldati e contadini ma non delle classi medie o alte. Rieletti ogni
poche settimane, i soviet locali riflettevano chiaramente lo stato d'animo popolare.
61 Tufarelli, F. (2017). Cosa e quanto della rivoluzione russa hanno compreso i quotidiani italiani. Cosa e quanto
della rivoluzione russa hanno compreso i quotidiani italiani, pp. 417-432.
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Anche i bolscevichi stavano diventando per la prima volta un partito di massa. Al posto delle
poche migliaia di rivoluzionari di professione, il partito raggiunse rapidamente oltre
duecentomila iscritti, per lo più concentrati nelle grandi città e, in particolare, a Pietrogrado.
Questi nuovi membri erano in misura schiacciante giovani operai, la maggior parte dei quali
non aveva ancora 25 anni. Mentre un numero sempre maggiore di rivoluzionari rientrava in
patria dall'estero, i bolscevichi iniziarono anche ad attirare nelle loro file i menscevichi
dissidenti, primo fra tutti Trockij, la cui opposizione alla guerra lo aveva avvicinato per la prima
volta a Lenin. Come ricordato, Lev Trockij era un grande oratore, e i suoi discorsi si rivelarono
un'arma importante per attrarre le masse al bolscevismo. I recenti membri introdussero
cambiamenti significativi nel partito bolscevico, soprattutto a livello della sua base, il cui
radicalismo emerse chiaramente all'inizio di luglio. A quel tempo, i bolscevichi di Pietrogrado
organizzarono una dimostrazione armata che sembrava potesse sfociare in un vero e proprio
tentativo di prendere il potere. Grazie all'appoggio del Soviet cittadino, il governo provvisorio
riuscì a disperdere la manifestazione e ad arrestare molti dirigenti bolscevichi. Lenin si nascose
in Finlandia mentre Trockij finì in carcere. In risposta agli eventi, Kerenskij nominò un nuovo
62
primo ministro al posto del principe L'vov.
Per un paio di settimane l'ondata rivoluzionaria sembrò placarsi ma non era così. Con la
guerra che proseguiva inesorabilmente, il malcontento dei soldati aumentò fino a portare al
crollo graduale della disciplina; in seguito a questo Kerenskij rimpiazzò il comandante in capo
Kornilov nella speranza
esautorando Brusilov e sostituendolo con il generale Lavr Georgievič
che quest'ultỉmo riportasse l'ordine nell'esercito. Tale compito, tuttavia, era ben al di là dei suoi
poteri. La rete dei trasporti, già indebolita dalla guerra, cominciò a collassare del tutto, come
accadde a molte industrie e servizi essenziali. Nelle aree urbane, i soviet formarono le Guardie
Rosse, le quali ebbero un ruolo significativo sia nel mantenere l'ordine che nel generare caos.
62 Macrì, P. (2016). Gli Stati Uniti ei governi rivoluzionari russi tra il 1917 e il 1918: iniziative diplomatiche
straordinarie e soccorso umanitario. Eunomia. Rivista di Studi su Pace e Diritti Umani, (2), pp. 225-250.
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Organizzazioni e gruppi rivoluzionari «espropriavano» interi edifici per uso proprio, e
l'esempio più famoso fu senza dubbio il sequestro dell'Istituto Smol'nyj, l'aristocratica scuola
femminile fondata da Elizaveta Petrovna, da parte del Soviet di Pietrogrado. Da quel momento,
lo Smol'nyj divenne il quartier generale dei bolscevichi. Per le classi medie e alte fu l'inizio
dell'anarchia; per i lavoratori era l'alba di un nuovo mondo, caotico ma che apparteneva a loro.
Discussioni e riunioni senza fine interrompevano di continuo il lavoro nelle fabbriche,
contribuendo però a formare gruppi di opinione pronti ad avanzare richieste sempre più radicali
La vita a Pietrogrado era febbrile, e solo un po' più tranquilla nelle province. Mosca, come ogni
altra città e insediamento dove vi fossero stabilimenti industriali, ribolliva di riunioni, comizi e
dimostrazioni. Alla periferia del paese i movimenti nazionalisti iniziarono a presentare richieste
di autonomia. A Kiev, gruppi di intellettuali e attivisti nazionalisti proclamarono la nascita della
Rada (Consiglio) dell'Ucraina, che avrebbe operato a fianco del governo provvisorio e dei
soviet locali. Altri gruppi si formarono nel Baltico e nel Caucaso, anche se nessuno di essi
reclamava al momento un'effettiva indipendenza.
Le giornate di luglio portarono ulteriori simpatizzanti al movimento bolscevico,
consolidandone la sua posizione di predominio tra gli operai. Successivamente, verso la fine di
agosto, il generale Kornilov mosse le sue truppe verso la capitale con il III Corpo d'Armata di
cavalleria, composto principalmente da musulmani provenienti dal Caucaso settentrionale,
inclusi ceceni e circassi, al fine di ripristinare l'ordine nel Paese. Affrontando questa minaccia,
Kerenskij si rivolse al Soviet di Pietrogrado, che armò gli operai in risposta. I bolscevichi, la
cui forza era enormemente cresciuta dalle giornate di luglio, erano ora di vitale importanza per
sconfiggere Kornilov e i loro leader uscirono nuovamente dal carcere.
45
III.2 La Rivoluzione d'ottobre 1917 e la caduta della Russia Zarista
La famiglia imperiale fu confinata in una sorta di prigionia nel palazzo di Tsarskoye Selo.
Quando vide sua moglie, Nicola crollò e appoggiò la testa in grembo ad Alessandra, pia