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Estratto del documento

...E

torchio, ditele in cuore: “Anche io sarò vigna; ogni mio frutto verrà

botti eterne”. E quando nell’inverno

colto; il mio vino conservato in

berrete il nostro vino, per ogni coppa versata il vostro cuore innalzi un

Questo sia il ricordo dei giorni dell’autunno, della vigna e del

canto.

vostro torchio, e mentre amate l’uva necessaria alla vita, voi ne

cogliete il più profondo dei segreti 5

Marika Farsigi, matricola 04102, Laurea magistrale in Competenze Testuali, Corso di Semiotica, a.a. 2015-2016

Come possiamo constatare, questo enogramma pone in secondo piano la descrizione di tutte le

proprietà organolettiche che il vino possiede e preferisce richiamare l’attenzione del consumatore

attraverso questo breve (in realtà fin troppo lungo come testo enogrammatico) passo in prosa in cui

si manifesta l’amore che si può provare nella coltivazione della vite. Inoltre l’immagine di un

“nonno” un “nipote” suggerisce l’idea della

e trasmissione di generazione in generazione del valore

della famiglia, di cui la nostra cultura è sicuramente portatrice.

Dal confronto italo-tedesco concludiamo pertanto che, nonostante entrambi gli enogrammi cerchino

in modi differenti di recuperare quei valori simbolici insiti di ogni cultura, mantengano intatta la

loro funzione principale: la funzione fàtica è messa particolarmente in rilievo dall’uso di scelte

linguistiche, verbali e non verbali, con l’obiettivo di stabilire un contatto fra Emittente e

Quest’ultimo, infatti, non diventa

Destinatario. un fruitore del prodotto qualsiasi, ma va ad inoltrarsi

in un segmento di pubblico specifico, in grado di identificarsi con la scelta del vino attraverso il

un’identità

legame socio-culturale che si viene a stabilire. Il fatto illusorio di possedere infine

comune viene suggerito attraverso l’eleganza delle scelte, della cultura, della storia e delle abitudini.

3. Tra la forma e il contenuto: Italia e Germania a confronto

Gli enogrammi delle bottiglie di vino rappresentano una parte importante del mix promozionale su

cui far leva per incrementare le vendite. L’etichetta ha lo scopo di focalizzare velocemente

l’attenzione del consumatore su un determinato marchio. Nei supermercati, nelle enoteche, il

consumatore si trova di fronte a centinaia se non migliaia di etichette differenti, di conseguenza la

scelta potrebbe essere ardua anche per una persona comune. Nonostante sia il gusto a rendere

giustizia al vino, laddove il diritto dell’etichetta non arriva, è importante essere coscienti del fatto

che gli enogrammi sono quel passepartout necessario per entrare in contatto con il vino, con la sua

storia e la sua produzione. Abbiamo già convenuto con il realizzare che la loro funzione non sia

meramente informativa, ma che si collochi in un continuum linguistico che ne mette in risalto la

funzione persuasiva, attraverso il ricorso a tutti i meccanismi linguistici semiotici di seduzione,

convincimento, rafforzamento di identità e così via. Tali meccanismi, a loro volta, si delineano in

che coinvolge le forme dell’espressione e del contenuto dei testi

un rapporto reciproco

enogrammatici, in una dialettica constante tra precisione e vaghezza, dalla quale il vino ricava e

rinnova continuamente la propria identità. In questo paragrafo prenderemo in esame le forme

dell’espressione, vale a dire le modalità di organizzazione della massa fonica da cui si generano i

tratti pertinenti del testo enogrammatico, analizzando la componente linguistico verbale

dell’enogramma e il rapporto che si viene a creare tra il lessico comune e quello specialistico legato

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Marika Farsigi, matricola 04102, Laurea magistrale in Competenze Testuali, Corso di Semiotica, a.a. 2015-2016

al settore vinicolo, il quale a sua volta si mette in rapporto con le competenze linguistiche degli

utenti che usufruiscono del prodotto. Questo tipo di analisi lessicale semantica mette in luce una

l’uso appropriato del lessico specialistico dell’enologia che ne esalta la valenza

fluttuazione fra dei termini e l’uso generico dello stesso lessico tecnico,

tecno-specialistica un uso che recupera la

genericità dei termini specialistici, mettendo in evidenza il principio della vaghezza semantica

(Vedovelli 2003). Inoltre una volta presentata questa analisi dal punto di vista della lingua italiana

degli enogrammi in questione, confronteremo la stessa con la lingua tedesca e verificheremo il

grado di somiglianza o di disparità che se ne deduce.

Sulla stessa scia, analizzeremo e confronteremo le forme del contenuto degli enogrammi in rapporto

con quelle dell’espressione, vale a dire le modalità di organizzazione della massa semantica del

tematiche al suo interno. Dato che l’etichetta deve

testo enogrammatico e le principali sedurre e

invogliare all’acquisto prova, a volte, a mettere da parte la mera parte informativa per portare ad

immergerci in un mondo remoto, farci conoscere le leggende più antiche, descriverci un territorio

incontaminato dalla natura più fertile, e poterci infine raccontare la storia di un personaggio storico

gustato (secoli prima) lo squisito frutto del vigneto dell’azienda.

che ha già

In realtà, come Vedovelli stesso afferma, tutte queste informazioni “storiche” servono piuttosto a

produrre nel destinatario un effetto cultura rassicurante, gratificante e rafforzato dalla scelta di quel

particolare vino.

Le forme dell’espressione

3.1.

Normalmente nell’uso quotidiano, al linguaggio è affidato il compito di trasmettere elementi di

ciò comporta che l’attenzione sia

contenuto: rivolta ad aspetti quali la non ambiguità dei termini, o

dell’espressione. In altri casi, invece, si

la precisione, mentre poco rilievo hanno le qualità estetiche

chiede alle parole qualcosa di più e di diverso che di essere il semplice veicolo di un significato e di

presentarlo non solo all’intelletto ma anche alla sensorialità. Il linguaggio del vino, che assumiamo

sia un tipo di linguaggio pubblicitario, per le sue finalità persuasorie, per la necessità di colpire

l’attenzione del pubblico ed essere allettante, non può che ricorrere a tutti gli artefici

dell’espressività verbale, utilizzando con disinvoltura tanto il linguaggio “normale” che quello

“espressivo”. Tutto questo avviene in funzione di uno scopo ben preciso: la finalità ultima di questo

tipo di comunicazione linguistica non è altro che quella economica. Di conseguenza, ciò che conta

in questo tipo di linguaggio, è il rapporto tra il produttore del messaggio, il messaggio e il

decodificatore, rapporto che spesso è indipendente dalla quantità effettiva di informazione

veicolata. La lingua del vino, nel suo essere anche pubblicitaria, si configura come un mezzo per

mettere semplicemente a contatto un produttore, nel nostro caso non di una semplice bevanda, ma

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Marika Farsigi, matricola 04102, Laurea magistrale in Competenze Testuali, Corso di Semiotica, a.a. 2015-2016

di un prodotto culturale, e un pubblico consumatore. E poiché questo contatto è tanto più efficace

attenzione data all’aspetto formale del

quanto il messaggio è ben costruito, ecco allora la grande

testo ed alla sua costruzione retorica.

L’enogramma, quindi, nel suo essere testo seduttivo, utilizza tutta una serie di elementi stilistici,

come la sinestesia, la metonimia, gli usi aggettivali surdeterminati, i tecnicismi propri e collaterali

che si trasformano in metaforici per il loro impiego fuori dall’uso comune, con la funzione di

attuare tecniche di persuasione per creare “effetti speciali di una lingua”, attraverso discorsi adatti

alle diverse circostanze e finalizzati ad ottenere i risultati voluti (Casini 2014).

In questa parte del contributo, analizzeremo quindi tutte le scelte linguistiche effettuate sul piano

dell’espressione, mettendo a confronto gli enogrammi italiani con quelli tedeschi. Una volta

individuati i tratti pertinenti della lingua del vino, cercheremo di analizzare le possibili analogie o

differenze che possono scaturire dal confronto italo tedesco.

E’ necessario ricordare, infine, che l’analisi che proponiamo è frutto di una procedura che prende in

esame tutti gli enogrammi che costituiscono il nostro corpus, ma per ovvie ragioni, ci limiteremo ad

l’oggetto

approfondire singole occorrenze enogrammatiche, in grado di mostrare elementi utili per

di questo elaborato.

Tecnicismi propri e forestierismi

3.1.1.

Un uso lessicale riscontrato all’interno del corpus è dato dai tecnicismi propri. Si tratta di parole

provenienti da una gamma di ambiti tecnico-specialistici, spesso inseriti in funzione discorsiva con i

tratti della neutralità informativa e argomentativa del discorso scientifico (ibid.2003). I casi più

esemplari di tali termini li riscontriamo in enogrammi italiani con occorrenze quali vinificazione (in

acciaio), botti di rovere, ripasso, appassimento, pigiatura, essicazione, invecchiamento,

maturazione in Barriques; e in enogrammi tedeschi con occorrenze quali Bukett, im Barrique

4

gereift, Eichenholzfässer, Reifeprozess, Pressen, im Holzfass gereift .

Fig.4 Fig.5

4 In italiano: “Bouquet”, “matura in Barriques”, “maturato in botti di rovere”, “macerazione”, “pigiatura”, “maturato in botti di

legno”. 8

Marika Farsigi, matricola 04102, Laurea magistrale in Competenze Testuali, Corso di Semiotica, a.a. 2015-2016

Come possiamo constatare, l’uso di tecnicismi ha una duplice funzione. Da un lato fa prefigurare al

ricevente mondi di conoscenze scientifiche retrostanti al testo, alla bottiglia, al vino per indicargli

un’immagine del produttore/imbottigliatore; dall’altro, tale richiamo alle scienze ha la funzione di

ammiccamento, di segnale fàtico al ricevente che in tal modo si sente invitato a condividere le

conoscenze scientifiche fatte balenare dagli usi linguistico testuali, nonostante non sia un esperto

all’interno del corpus risiede proprio

(ibid. 2003). Tuttavia una delle maggiori differenze riscontrate

nell’uso diverso che entrambi gli enogrammi fanno dei tecnicismi. Nella fattispecie, gli enogrammi

tedeschi utilizzano i tecnicismi propri, privi di carichi di senso aggiuntivi e inoltre con una

frequenza poco rilevante. Al contrario, gli enogrammi italiani fanno un forte uso non solo di

tecnicismi propri, ma di quelli che vengono considerati esotici. Termini come “Bouquet”

“Barriques”, “Tonneaux” pullulano nelle etichette italiane con lo scopo fondamentale di creazion

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Publisher
A.A. 2017-2018
16 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marikafarsigi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Semiotica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università per stranieri di Siena o del prof Vedovelli Massimo.