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Diccionari ortogràfic
parola secondo le norme stabilite: stabilire regole di ortografia non è la funzione di un dizionario
però bisognava avere una forma grafica concreta per ogni parola. Inoltre, bisognava fissare tra le
diverse varianti formali con la stessa etimologia o base lessicale quale doveva essere corretta.
Un altro aspetto rilevante del lessico era depurare la lingua dai castiglianismi. Inoltre, Fabra lottava
contro i perché volevano evitare e sostituire qualsiasi parola che
Descastellanitzadors a ultrança
14 Pompeu Fabra. Converses filològiques 26
Modelli normativi dell’italiano e del catalano| Chiara Torre
15
sembrasse castigliana.
(J. Ginebra, 2018: 7-30)
Il 18 aprile del 1983 venne approvata la (7/1983).
Llei de Normalització lingüística a Catalunya
Questa prima legge di normativizzazione aveva come obiettivo prioritario il recupero della lingua
negli usi ufficiali, nel sistema educativo e nei media pubblici, oltre a rendere esplicito il sostegno
istituzionale all'uso sociale. Per quanto riguarda la regolamentazione degli usi ufficiali, ha stabilito
il consueto uso del catalano come lingua propria delle diverse amministrazioni catalane, ha dato
validità giuridica ai testi scritti in questa lingua e ha accettato il catalano come lingua di relazione
del cittadino con le diverse amministrazioni catalane. Inoltre, stabilì che le forme toponimiche
catalane sarebbero state le uniche valide nel territorio. Per quanto riguarda il sistema educativo,
ha gettato le basi per il consueto uso veicolare della lingua catalana, ha esplicitamente impedito la
segregazione degli studenti sulla base della lingua e ha fatto del catalano la lingua del sistema
educativo, in cui garantiva la presenza dello spagnolo e la conoscenza di entrambe le lingue
ufficiali da parte di tutti gli studenti una volta terminata la scuola dell'obbligo.
Nel novembre 1983 è stata approvata la legge sull'uso e l'insegnamento del valenciano e nel 1986
è stata approvata la legge di normativizzazione linguistica delle Isole Baleari.
La legge del 1983 venne sostituita poi con la legge 1/1998 del 7 gennaio sulla politica linguistica. La
legge è suddivisa in diversi capitoli, che trattano i seguenti argomenti: uso istituzionale,
onomastica, insegnamento, industrie mediatiche e culturali, attività socioeconomica e impulso
istituzionale.
Aquesta Llei de política lingüística, aprovada pel Parlament de Catalunya, significa un pas important en el
procés de recuperació de la llengua catalana forjada originàriament en el territori de Catalunya, i és, alhora,
un gran instrument de cohesió social.
La Llei defineix els conceptes jurídics de llengua pròpia i de llengua oficial que s'enuncien a l'Estatut
d'autonomia de Catalunya. Com s'afirma en el text introductori, "el concepte de llengua pròpia, aplicat a la
catalana, compromet els poders públics i les institucions de Catalunya a protegir-la, a usar-la de manera
general i a promoure'n l'ús públic a tots els nivells. El concepte de llengua oficial, aplicat al català i al
castellà, garanteix als ciutadans i ciutadanes els drets subjectius, que són proclamats explícitament, a
aprendre les dues llengües i a poder usar-les lliurement en totes les seves activitats públiques i privades
16
amb plena validesa i eficàcia jurídica". (Quaderns de Legislació, 1998)
2.3 La situazione di diglossia e l’interferenza con lo spagnolo
Con gli anni il sistema delle relazioni sociali sono cambiati in maniera radicale e con essi il
funzionamento e la forma delle lingue implicate in queste relazioni. La lingua catalana è stata
esclusa dagli ambiti d’uso più attivi nel processo di cambio sociale, uno di questi i mass media. Il
catalano possiede un’ortografia riconosciuta e una varietà normativa, però quest’ultima era
pressoché sconosciuta dalla maggior parte dei parlanti: in altre parole, i catalanofoni non
sapevano fare scelte stilistiche e se lo sapevano fare con limitazioni o interferenze molto forti.
15 GINEBRA, Jordi, Pompeu Fabra i la codificació del català, cit., pp 7-30
16 Quaderns de Legislació, 1998 27
Modelli normativi dell’italiano e del catalano| Chiara Torre
En etnologia i en sociologia es parla d'enculturació o de socialització per a referir-se al procés complex i
sovint contradictori que porta els membres d'una societat a integrar-s'hi, a adquirir els models de
comportament que la caracteritzen. En l'aspecte lingüístic, cal veure, simplificant, un doble procés
d'adquisició de la/les llengua/llengües i dels models de comportament que en regeixen l'ús. A més, cal
advertir, i això és molt important, que el comportament social - i lingüístic - és regulat per un sistema de
connotacions que el reforça i el justifica: un determinat gest, una paraula determinada són considerats
propis d'una situació concreta o generalment inconvenients i, doncs, evoquen elements situacionals i
17
susciten actituds d'adhesió o de rebuig (Xavier Lamuela 1982: 12-13).
Una minore esposizione alla lingua, la scarsità relativa di occasioni di parlarla, l'esperienza nulla o
quasi nulla di contatto con determinati registri o con determinate varietà, sono fattori che
spiegano le gravi difficoltà linguistiche della maggior parte dei catalanofoni. Però questa difficoltà
non rappresenta solo il disconoscimento di determinati termini, si riferisce soprattutto alla poca
disponibilità delle risorse conosciute all'inizio, la poca capacità di comprensione dei registri e delle
varietà diverse da quella a cui si appartiene, e alla fine l'incapacità di utilizzare la lingua come
strumento efficace di conoscenza, di relazione e di elaborazione culturale. Inoltre, in molti luoghi
del dominio linguistico l'uso del Catalano è considerato in posizione subalterna da parte dei
parlanti. In una situazione di diglossia classica, la lingua utilizzata per l'amministrazione e l'alta
cultura è la lingua più prestigiosa, invece la lingua delle relazioni familiari è la lingua meno
valutata.
Il sistema di connotazioni che regola l'uso di una lingua si traduce in norme che stabiliscono la
accettabilità delle forme linguistiche nel suo complesso o in un determinato registro o stile. In
quegli ambiti in cui l'uso del catalano è tradizionale, cioè in quelli che corrispondono a registri
colloquiali, fino a poco tempo fa la norma implicita nei parlanti era sicura: questi identificavano
senza vacillazioni ciò che faceva parte o no della propria lingua e sapevano adeguare i termini e le
forme grammaticali alle situazioni in cui erano usate. Non è necessario dire che la pressione più
forte la esercita la lingua spagnola. Infatti, tradizionalmente ha rappresentato il modello
disponibile per l'uso formale e la via d'accesso per le parole straniere, dei termini
dell'amministrazione e dei neologismi tecnici e scientifici che sono poi passati al linguaggio
colloquiale e a fare parte della vita quotidiana. Attualmente, l'immigrazione stabilitasi, il
bilinguismo generalizzato dei catalani e l'influenza dei mezzi di massa hanno fatto in modo che si
mettesse fine all'equilibrio tradizionale e che i catalanofoni si trovassero di fronte a una situazione
di interferenza linguistica persistente. La loro capacità linguistica è perturbata in maniera abituale
dalla presenza dello spagnolo. Le norme sintattiche dell'attuale catalano normativo si basano sulla
volontà di sfuggire all' influenza spagnola e di trovare un criterio autonomo di costruzione del
testo attraverso l'adozione di soluzioni della lingua antica, della promozione di soluzioni che sono
state progressivamente messe da parte nella lingua viva e della mimesi rispetto alle soluzioni più
generali nelle lingue romanze moderne. Queste tre linee di lavoro sono tendenzialmente
confluenti.
L'elaborazione di una proposta normativa è il frutto della decisione politica di incorporare una
lingua in usi sociali che tradizionalmente erano stati vietati. Per accentuare il particolarismo di una
lingua propria di fronte a quella dominante bisogna orientarsi in tre sensi: la depurazione dalle
17 LAMUELA, Xavier, La llengua catalana entre la codificació i l’estandardització, Els Marges, N° 25, L’Avenç, 1982, pp
12-13 28
Modelli normativi dell’italiano e del catalano| Chiara Torre
influenze esterne; il ricorso all'arcaismo; e l'enfasi nell'uso delle forme grammaticali, di termini ed
espressioni che sono sentiti come caratteristici. Nel caso del catalano l'adesione alla propria
lingua ha cercato una giustificazione ideologica nel prestigio della sua storia e ciò ha fatto in modo
che l'arcaismo acquisisse il carattere di mezzo per ritrovare la dignità perduta. Probabilmente è
con lo stabilirsi di criteri di depurazione sistematica che si manifesta la volontà di competere con la
lingua dominante nel suo stesso territorio.
È importante assicurare alla lingua l'autonomia indispensabile perché diventi uno strumento di
conoscenza e di attività sociale senza mediazioni e perché possa innovare sé stessa. Per essere
diffusa dai mezzi di massa una lingua deve essere unitaria perché deve seguire un principio di
efficacia. La proliferazione di più varietà è materialmente antieconomica e provoca la perplessità
dei parlanti al momento dell'uso. D'altra parte, si ha la volontà legittima dei parlanti di identificarsi
in gruppi più piccoli rispetto al gruppo nazionale e di mantenere e potenziare l'originalità culturale
degli ambiti di referenza corrispondenti a questo gruppo. Bisogna avere una varietà che sia
riconosciuta con valore d'uso generale e rigiri a suo favore il proprio problema di concorrenza di
forme. Questa potrebbe essere la definizione di lingua standard.
Infine, una lingua che deve essere utilizzata senza restrizioni come di una determinata società
deve disponere della selezione di risorse che faccia in modo che sia capace di operare come
strumento di comprensione e di cambiamento di questa società e del carattere di unità e di
coerenza che gli permetta di farlo con la massima efficacia.
La relazione tra varietà normativa e varietà dialettali non è una relazione di opposizione netta:
tutte le varietà di una lingua hanno molto in comune e le differenze tra registri sono dello stesso
tipo delle differenze tra varietà geografiche.