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spaziature. Il carattere viene messo in evidenza anche dal chiaroscuro sapientemente ricercato da
Bodoni e creato attraverso la variazione dei corpi e delle larghezze delle aste.
In termini di qualità, Bodoni migliorò i mezzi strumentali della stampa, come il torchio o le presse
per lisciare la carta e suggerì ai produttori di carta come Miliani nuove forme per la fabbricazione
della velina. Per ottenere un inchiostro che soddisfacesse le sue esigenze di contrasti, invece, il
tipografo era solito amalgamarlo lui stesso, facendolo cuocere con del nero di carbone e infine
aggiungendo dell’olio di lino molto chiaro: in questo modo il nero risultava intenso e vellutato che
esaltava i suoi caratteri.
Riguardo ai caratteri, Bodoni effettuò un lavoro di perfezionamento di punzoni e matrici, ricercando
una lega metallica ideale per la fusione dei caratteri, e contribuì alla diffusione dei caratteri di
Fournier facendoli acquistare alla stamperia di palazzo del duca di Parma. Le innovazioni
introdotte da Fournier nel campo dei caratteri, infatti, furono di fondamentale importanza. Partendo
dal punto tipografico, si arrivò in primo luogo alla possibilità di definire la dimensione dei caratteri di
stampa e quella dell’interlinea e a stabilire rapporti matematici tra i vari corpi: questo voleva dire
poter disporre di caratteri facilmente inseribili nella stessa pagina o riga; inoltre, insieme alla
misura dei caratteri venne standardizzata anche quella degli spazi, che prima variavano in base a
ogni tipografia o persino alle esigenze di ogni manufatto. In questo modo, le proporzioni
risultavano più facili da rispettare, rendendo così più facile il lavoro alle tipografie. Intorno al 1798
Bodoni disegnò un suo carattere che significò una rivoluzione per la comunità tipografica e che
costituì il punto di partenza dei caratteri “moderni". Egli voleva qualcosa di più dell’eleganza:
desiderava conferire alle lettere contrasti di luce e di forma. Al suo font, perciò, conferì grazie
sottili, una struttura solida e stabile e un accostamento di bianchi e neri tale da creare un equilibrio
grafico: un font quindi semplice, elegante e molto efficace.
Un’altra invenzione di Bodoni fu quella del “foglio volante” o “foglio sciolto”: si trattava di un foglio di
un libro non rilegato con le altre pagine, che poteva essere un annuncio pubblicitario, un sonetto o
un avviso, commissionato da enti pubblici o privati; in alternativa poteva trattarsi di un omaggio ai
potenti da cui Bodoni dipendeva o una pubblicità per le sue stesse pubblicazioni. Attraverso questi
fogli, il tipografo amava sfoggiare i suoi caratteri e ornamenti e nel frattempo aveva la possibilità di
utilizzarli come strumento di ricerca o esercizio per svilupparli.
Oltre alle innovazioni di Bodoni è bene ricordare anche la sua ultima, grande opera: il Manuale
Tipografico, pubblicato nel 1818 dopo la sua morte dalla moglie. Esso racchiude i principi che egli
considerava fondamentali per la bellezza di un carattere: l’uniformità del disegno, ovvero il
mantenimento degli elementi comuni di un carattere per ogni lettera; l’eleganza e la nitidezza,
conferite dalla perfezione del taglio dei punzoni; l’incanto, ossia dall’impressione che i caratteri
siano stati creati con cura; il buon gusto, cioè la semplicità e l’accenno alle lettere del passato. Il
valore del Manuale consiste nel catalogo di tipi di carattere che seguono questi principi e nel