Andando contro il diritto di natura, contro i diritti soggettivi (quindi indirettamente
contro il disegno divino) il governante ingiusto attenta alla libertà e alla proprietà
degli individui, arrivando perfino a rischiare di distruggere, in ultima istanza, lo
stesso popolo.
Per questi motivi egli si è degradato al rango delle bestie (dello stesso genere citato in
precedenza) deponendosi da ruolo di autorità superiore. 22
J. Locke, op cit. pp 324-325
19 Robert Filmer (1588-1653) fu un filosofo inglese, teorico del Diritto divino del re e
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sostenitore della monarchia assoluta. La sua opera il "Patriarca o il potere naturale dei
re"(1680) divenne famosa soprattutto perché fu oggetto di pesante critica e confutazione
da parte di John Locke. Infatti il Primo Trattato sul Governo risulta come un’ obiezione ai
concetti espressi da Filmer nel Patriarca, il cui testo per intero è riportato alla fine dei Due
Trattati.
Paternalismo: forma di governo in cui i provvedimenti presi in favore del popolo sono
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affidati alla benevolenza del sovrano e non si basano sui diritti del popolo stesso. Implica
che i cittadini non partecipino in modo diretto alla politica, in aperto contrasto con la
dottrina del socialismo (da “Gedea, Grande Enciclopedia” Istituto Geografico De Agostini
Novara, 2003)
Gabriella Silvestrini, op. cit. pp 447-448
22 7
È a questo punto che per Locke entra in gioco il diritto di resistenza: il popolo, di
fronte alle malvagità del principe iniquo, ha diritto di resistere, di opporsi e di punirlo
con la vita sacrificando l’ordine costituito dallo stato di società. 23
Tale diritto però non scatta in modo immediato, poiché, fino a che “il male non
diventi evidente” e “le malvagie intenzioni del tiranno non divengano manifeste”
24 25 26
il popolo è disposto più a sopportare che a farsi giustizia.
Nel pensiero Lockiano quindi la disobbedienza civile, la resistenza al sovrano, la
rivolta sono peculiarità necessarie ai popoli che vedano messe in pericolo le proprie
prerogative (ossia il già citato diritto di natura, i diritti soggettivi, la libertà e la
proprietà individuali) ma sono anche considerate dagli stessi cittadini come un’
“extrema ratio” poiché purtroppo essi sono, come dice Norberto Bobbio, “più inclini
alla sopportazione che alla sedizione” .
27
Nei capitoli finali del “Secondo Trattato” l’autore specifica che il diritto a resistere
non coincide con la ribellione; il ribelle infatti non è il popolo ma il principe ingiusto
che abusa del proprio potere andando contro la legge naturale, e la resistenza ad esso
non è “ribellione, ma risposta di una forza giusta ad una forza ingiusta”.
Tutto ciò fa si che il potere torni al popolo, che ha il diritto di ripristinare la sua
libertà originaria garantita nello stato di natura, per poi istituire un nuovo governo.
L’insurrezione vale quindi come una sorta di “reset” che cancella l’ordine dello stato
civile tramite la guerra, in favore di un ritorno allo stato di natura : coincide quindi
28
con l’autoconservazione e con l’autodeterminazione dei popoli che fanno uso della
forza in opposizione ad un aggressore ed è proprio per questo motivo che Locke
29
Infatti, come afferma John Dunn ne “Il pensiero politico di John Locke”( 1979, il
23
Mulino, trad. di B. Fontana e P.Pasquino) deponendo il sovrano e rivoltandosi, il popolo
esce dalla stabilità giuridica della società civile per gettarsi in uno stato di guerra, che, alla
fine, riconduce allo stato di natura.
Per Locke la ricerca della giustizia ha assolutamente il primato sull’ordine.
J. Locke, op cit, p 425
24 Per Locke il tiranno in senso stretto è colui che “ha avuto il potere legittimamente (non
25
è un usurpatore), ma lo esercita non per il bene del popolo ma per il proprio vantaggio
personale” di fronte al quale è legittima la resistenza
J. Locke, op. cit, Ibidem
26 Norberto Bobbio, “Locke e il diritto Naturale” pp 280-281, Giappichelli editore, coll.
27
Corsi Universitari ,Torino, 1987
Come sostiene Bobbio in “Locke e il diritto Naturale”(vedi nota precedente) “ Se la
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crisi dello Stato di Natura spinge gli uomini a riunirsi in comunità e ad entrare nella società
civile, allora la crisi dello Stato di società riporterà allo stato di natura”
Una sorta di “Right to Punish” esteso a tutto il popolo
29 8
considera e configura il diritto di resistenza come un diritto di guerra rendendolo un
punto cardine della sua tesi del “Bellum Iustum”.
Sempre le parti conclusive del “Secondo Trattato” racchiudono gran parte del
pensiero politico lockiano, soprattutto in materia di difesa e di guerra, che secondo
questa concezione diviene “giusta” perché giustificata dalla lotta contro un
oppressore: qui infatti Locke si fa portatore di ideali di disobbedienza, proclama il
primato della libertà e della giustizia sull’ordine e afferma che la sovranità risiede nel
popolo.
Queste pagine, più di tutte, divennero un manifesto per ogni movimento
rivoluzionario, (a partire da quelli del XVIII secolo) e dalla lettura di esse si può ben
capire perché John Locke sia considerato come il padre del liberalismo moderno e
perché le sue teorie ebbero così vasta diffusione.
L’influenza Lockiana è chiara, per esempio, nel caso della Rivoluzione francese
(prototipo delle rivoluzioni liberali) del 1789: per le scelleratezze della monarchia il
popolo insorse abbattendo i privilegi aristocratici e mettendo un bavaglio al potere
del re (per poi deporlo definitivamente), tramite la stesura di una prima costituzione.
Questo non è altro che il “diritto di resistenza” applicato alla storia, infatti il “Terzo
Stato” Francese (che rappresentava il 98% della popolazione totale) messo in
ginocchio dalla pesante tassazione, dalle carestie e dalle pretese che i nobili
avanzavano attraverso i diritti feudali non poté far altro che rivoltarsi a Luigi XVI,
deporlo e punirlo con la ghigliottina, poiché egli, nelle vesti del principe ingiusto,
aveva violato la fiducia dei cittadini e messo in pericolo l’esistenza del popolo stesso.
Tale descrizione delle ragioni e delle caratteristiche della Rivoluzione Francese è
sicuramente molto semplificativa, ma combacia bene con la teoria di Locke.
Oltre ad aver influenzato il movimento in sé, il suo pensiero ricorre nei testi derivati
dalla Rivoluzione Francese, su tutti la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del
Cittadino stilata il 26 Agosto 1789 dall’Assemblea Costituente Francese.
Tutti i 17 Articoli della prima versione della Dichiarazione sembrano infatti un inno
30
al Liberalismo:
Art. 1, Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le
• distinzioni sociali non possono essere fondate che sull'utilità comune.
Art. 3, Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione.
• Nessun corpo o individuo può esercitare un'autorità che non emani
espressamente da essa.
Consultazione online il 10 giugno 2011 dal sito
30
http://france2008.jrc.it/documents/Dichiarazione_diritti_uomo.pdf 9
Nei vari articoli, i diritti naturali imprescrittibili sono individuati nella libertà
• della persona, nel diritto inviolabile e sacro di proprietà, nel diritto alla
sicurezza, e nel diritto di resistenza all’oppressione
La Dichiarazione sembra quasi nascere direttamente dal Secondo Trattato, se non
fosse per il principio di sovranità, che secondo la concezione dell’Assemblea
Costituente non appartiene al popolo come somma dei cittadini ma risiede in
un’entità superiore. 31
Un perfetto calco del pensiero di Locke è riscontrabile pure nella Dichiarazione dei
Diritti del Buon Popolo della Virginia (1776), precedente di qualche anno quella
Francese e stilata in piena Rivoluzione Americana :
32
- Art. 1, Tutti gli uomini sono per natura egualmente liberi e indipendenti e hanno
alcuni diritti innati, di cui, entrando nello stato di società, non possono, mediante
convenzione, privare o spogliare la loro posterità; cioè, il godimento della vita e
della libertà, mediante l’acquisto ed il possesso della proprietà, e il perseguire e
ottenere felicità e sicurezza
-Art. 2, Tutto il potere è nel popolo, e in conseguenza da esso è derivato ; i
magistrati sono i suoi fiduciari e servitori, e in ogni tempo responsabili verso di
esso.
-Art. 3, Il governo è, o deve essere, istituito per la comune utilità, protezione e
sicurezza del popolo, della nazione o della comunità. Di tutti i diversi modi e
forme di governo, il migliore è quello che è capace di produrre il maggior grado
di felicità e di sicurezza, ed è di fatto il più sicuro contro il pericolo di cattiva
amministrazione. Quando un governo appaia inadeguato o contrario a questi
scopi, la maggioranza della comunità ha un sicuro, inalienabile e indefettibile
diritto a riformarlo, mutarlo o abolirlo, in quella maniera che sarà giudicata
meglio diretta al bene pubblico
Per quanto riguarda l’idea di uguaglianza, l’art. 1 esprime la concezione di
un’uguaglianza “sostanziale”, ovvero che tutti gli individui nascano con gli stessi
A dire la verità, il testo della Dichiarazione subì modifiche in base ai cambiamenti di
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rotta dell’Assemblea costituente, portandola nella, versione finale, ad essere composta da
35 articoli.
Solo durante la Seconda Repubblica, di stampo Giacobino, la sovranità sarà dichiarata
appartenente al Popolo.
Questo testo ebbe davvero una pesante influenza per la Prima Costituzione Francese
32
del 1791 e per l’intero movimento rivoluzionario. 10
diritti , il che si avvicina alla concezione di leggi e libertà innate per natura teorizzata
33
da John Locke.
In secondo luogo, dall’art. 2 si evince che la sovranità sia nelle mani del
popolo(differentemente da quanto contenuto nell’art. 3 della Dichiarazione Francese)
e che i magistrati siano quei “gendarmi”, quei giudici comuni, che mancavano nel
quadro internazionale descritto da Locke e ai quali i cittadini potevano appellarsi.
Infine l’art. 3 appare davvero come un manifesto del Diritto di Resistenza (già più
volte citato in questa tesi), poiché prevede che il popolo scelga quale tipo di governo
sia più conforme alla comunità, ma dispone anche che