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UNA SOLUZIONE A TALE DISPARITÀ È POSSIBILE?

................................................................................................................................................................................. 443.1 P ?ERCHÉ RIDURRE LA DISUGUAGLIANZA ........................ 463.2 I L RUOLO DELLO STATO E COME DOVREBBE INTERVENIRE PER RIEQUILIBRARE LA SOCIETÀ.................................................................................................................................................. 48CONCLUSIONI ................................................................................................................................................. 50BIBLIOGRAFIA 34

INTRODUZIONE

Lo scopo di questo elaborato è quello di analizzare e spiegare che cos’è la disuguaglianza, quali sono le principali cause da cui deriva e l’effetto che ha sullacrescita economica dei paesi. C’è chi sostiene che la

un paese, come il PIL pro capite, l'indice di Gini e l'indice di sviluppo umano. Inoltre, verranno presentati alcuni studi e ricerche che hanno analizzato l'effetto della disuguaglianza sulla crescita economica e sul benessere sociale. Nel terzo capitolo verranno esaminati alcuni strumenti e politiche utilizzati per ridurre la disuguaglianza, come la tassazione progressiva, la redistribuzione dei redditi e le politiche sociali. Saranno presentati anche alcuni esempi di paesi che hanno adottato politiche di ridistribuzione e i risultati ottenuti. Infine, nel quarto capitolo verranno esposte alcune critiche e dibattiti riguardo alla questione della disuguaglianza, come ad esempio la teoria dell'efficienza economica e la questione della meritocrazia. Saranno presentate anche alcune proposte alternative per affrontare il problema della disuguaglianza, come ad esempio l'economia del dono e l'economia solidale. In conclusione, il presente lavoro si propone di fornire una panoramica completa sulla questione della disuguaglianza economica, analizzando le sue cause, le sue conseguenze e le possibili soluzioni.individui e famiglie. Vedremo poi che la famiglia è ritenuta l'unità di riferimento più adeguata per valutare il tenore di vita individuale e capiremo quanto e come contano le condizioni economiche ai fini della mobilità sociale intergenerazionale. Infine, forniremo una descrizione del coefficiente di Gini, indice attraverso cui si misura la concentrazione della ricchezza. Nel terzo, ed ultimo, capitolo si spiega perché la disuguaglianza andrebbe ridotta, proponendo delle conclusioni fornite da istituzioni ed esperti. Si parla brevemente del ruolo dello Stato e del potere/dovere del governo di arginare questa disparità, in quanto, una società più equa sarà possibile solo con un suo intervento nell'economia. Come vedremo, solo istituzioni forti possono "permettersi" di contrastare una tematica così complessa come quella della disuguaglianza, al contrario, istituzioni deboli sono vittime di corruzione ed.

incapaci di farsi carico del problema dell'iniquità.

CAPITOLO 1

PRINCIPI GENERALI

1.1 Il concetto di disuguaglianza

Il termine disuguaglianza identifica tutte le differenze dei livelli di benessere derivanti principalmente dalle disparità nel livello dei redditi, dei consumi, nell'accesso all'assistenza sanitaria, nell'istruzione e nella speranza di vita. La disuguaglianza che affrontiamo oggi nonostante sia diversa, di per sé non è qualcosa di inedito, in quanto, la concentrazione di potere economico e politico raggiungeva picchi estremi nelle società occidentali precedenti allo sviluppo del capitalismo. In quei tempi, la spiegazione e giustificazione della disuguaglianza era di natura religiosa ovvero chi si trovava in cima alla scala sociale era lì per volere divino. Obiettare ciò significava mettere in discussione l'ordine sociale, se non addirittura il volere di Dio. Non appena il concetto di diritto divino fu disapprovato,

chi deteneva il potere cercò altre basi in grado di giustificare la propria posizione, tentando di conformare il modo di pensare generale, per rendere plausibili disparità di reddito che altrimenti sarebbero risultate antipatiche. Tra le varie spiegazioni fornite dagli economisti, la teoria economica che finì per prevalere a partire dalla seconda metà del XIX secolo fu definita teoria marginalista della produzione. Secondo tale spiegazione, le ricompense di ciascuno venivano calcolate in proporzione ai contributi individuali apportati alla società. Possibilità di impiego di risorse e tecnologia influenzavano ovviamente la produttività dei singoli individui favorendo chi, con il tempo, aveva acquisito abilità rare e preziose, rispetto a coloro che non disponevano di capacità specifiche alcune. Questa teoria, da sempre, ha avvantaggiato i ricchi. Le prove della sua legittimità, tuttavia, rimangono deboli. Prendendo a riferimento

gli States, notiamo che, nonostante le difficoltà e le restrizioni cui l'America era sottoposta, i dirigenti aziendali sono riusciti incredibilmente a mantenere elevati i loro salari indipendentemente dal livello dei servizi offerti, mentre una fetta significativa della popolazione è piombata nella nuova povertà. Al contrario, quanti hanno apportato novità positive per il progresso della nostra società, tra cui pionieri della comprensione genetica e pionieri dell'era dell'informazione, hanno ricevuto una miseria rispetto ai responsabili delle innovazioni finanziarie che hanno spinto l'economia globale sull'orlo della rovina. Il motivo principale per cui il fulcro dell'attuale dibattito sulla disuguaglianza è rappresentato dall'accesso alle 'risorse economiche' (disuguaglianza economica), più che dall'accesso alle risorse sociali e naturali, consta nel fatto che in un mondo dominato dalla "moneta".l’accesso alle risorse materiali (di lusso e basilari) e immateriali (servizi come quelli per l’educazione, il divertimento, l’istruzione) dipende fortemente dall’accesso e disponibilità di risorse economiche. I caratteri della disuguaglianza sono molti, diversi e rado isolati tra loro: situazione economica e geografica, religione, razza, genere, concentrazione della ricchezza e delle risorse finanziarie nelle mani di pochi. La crisi economica e finanziaria ha inflazionato l'utilizzo del termine "disuguaglianza"; in linea generale quello che viene percepito è che il suo eccessivo accrescimento è un processo da limitare, poiché promotore di profonde tensioni sociali. Trattando la questione in questo modo, però, il concetto di disuguaglianza va a combaciare con il diverso peso del portamonete nelle tasche di ciascuno riducendo il tutto ad una questione unicamente economica. Il che è da considerare riduttivo inquanto non tutti i tipi di disuguaglianza possono essere ricondotti alla disponibilità di moneta, né tutte rappresentano un qualcosa di negativo ma, al contrario, sono tasselli rilevanti tipici della natura umana che permettono di definirci come individui. Quello che ostacola il progresso economico non sono le disuguaglianze in se, ma quelle ritenute infondate, ingiuste ed eccessive. Una certa misura di disuguaglianza è necessaria per premiare le capacità, il talento, la responsabilità di assumersi i rischi d'impresa e la volontà di innovare; ma i livelli estremi a cui assistiamo oggi minano lo sviluppo e il progresso senza investire nel potenziale di milioni di persone. La disuguaglianza estrema impedisce lo sviluppo economico, paralizza la mobilità sociale, corrompe la politica, incita conflitti e violenza, spreca talenti, soffoca le potenzialità e mina le fondamenta stesse della società. Il peggioramento repentino della

La disuguaglianza economica contrasta l'eliminazione della povertà globale, ragione per cui il futuro si restringe doppiamente per chi è "disuguale". Al giorno d'oggi troppe persone non hanno accesso all'acqua potabile pulita e non hanno cibo a sufficienza per le proprie famiglie; molti si ammazzano di lavoro per riuscire appena a sopravvivere. Appartenendo a gruppi sociali meno avvantaggiati, con progetti di vita ridotti, la risorsa più a rischio per tali persone diviene la capacità di aspirare a un futuro migliore, una capacità individuale le cui caratteristiche risultano invece come difetti o mancanze da chi detiene il potere sociale e l'accesso all'opinione pubblica. Questo divario che si è creato tra le varie componenti della società sfocia nella disuguaglianza generalizzata e nell'instabilità che dall'economia si ripercuote sull'intera struttura sociale. Le conseguenze sono

deleterie per tutti. Solo contrastando l'esasperata concentrazione di ricchezza e potere nelle mani dei super ricchi è possibile migliorare le condizioni di vita della maggioranza della popolazione. Evidente è, infatti, la disuguaglianza tra chi detiene il potere e quanti sono tenuti a conformarsi così come la tendenza, sempre più marcata, di distribuire le risorse, di cui una società dispone, in maniera fortemente disomogenea. Le risorse sociali disponibili, corrispondono a diversi tipi di ricchezza che la società produce: da quella economica, culturale alla ricchezza in termini di prestigio e di potere sugli altri. Non esiste, di fatto, una società in cui l'accesso e la pronta rintracciabilità delle risorse sia garantita equamente a tutti gli individui. L'impossibilità di eliminare fenomeni di potere e di autorità nella società rende la disuguaglianza un elemento costantemente presente e che

Il testo fornito riguarda la distribuzione della ricchezza nel mondo e in Italia. Secondo i dati di Oxfam, negli ultimi trent'anni la parte di ricchezza detenuta da pochi è aumentata ovunque, insieme all'aumento della quota di povertà distribuita tra il resto della popolazione. Secondo Oxfam, ottantacinque persone possiedono una ricchezza pari a quella di tre miliardi e mezzo di individui. La ricchezza globale è fortemente concentrata al vertice della piramide distributiva: l'1% più ricco detiene più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. In Italia, una persona su quattro è a rischio povertà. Oltre 5 milioni di persone vivono in uno stato di povertà assoluta, senza cibo sufficiente, riscaldamento, abiti adeguati, mezzi per curarsi, informarsi e istruirsi. Inoltre, in Italia il 5% più ricco della popolazione possiede quanto il 90%.

più povero. Nel 2017 il 12,1% dei minori ha vissuto in povertà assoluta (Oxfam, 2020). Ne deriva che
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Publisher
A.A. 2020-2021
53 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sara.df92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Raitano Michele.