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IBRE DI VETRO ED UTILIZZI NEL SETTORE AUTOMOTIVE
5.3 F ......................................... 49
IBRE DI CARBONIO E LORO UTILIZZO NEL SETTORE AUTOMOTIVE
5.4 F ............................................. 56
IBRE NATURALI E LORO UTILIZZO NEL SETTORE AUTOMOTIVE
6 CONCLUSIONI E PREVISIONI FUTURE ...................................................................... 60
7 BIBLIOGRAFIA ....................................................................................................... 63
Relazione: Lightweighting nell’industria automobilistica: impiego dei materiali compositi
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Scuola di Ingegneria
Triennale
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica
Candidato: R. Recchia
Relatori: M. Delogu, F. Del Pero
Relazione: Lightweighting nell’industria automobilistica: impiego dei materiali compositi
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Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica
Candidato: R. Recchia
Relatori: M. Delogu, F. Del Pero
Introduzione
1 L’industria dei trasporti investe da sempre nella ricerca di nuovi materiali e nuove
tecnologie di sviluppo al fine di ottimizzare i prodotti già esistenti e progettarne di
nuovi. Il miglioramento delle prestazioni, la riduzione del peso, dell’impatto ambientale
e dei costi sono al centro dell’attenzione delle aziende ormai da anni. Con questo
elaborato si è voluto effettuare una ricerca sullo stato attuale degli studi
sull’alleggerimento nei trasporti, e in specifico nel settore automobilistico. Viene messo
in primo piano l’alleggerimento in quanto questo è legato all’impatto ambientale e alle
prestazioni dei vari mezzi. Tra tutti i materiali che permettono una riduzione di peso, la
trattazione si concentra sui compositi, analizzandone le varie tipologie, applicazioni e
problematiche che seguono il loro utilizzo. Per la ricerca bibliografica, necessaria ad
affrontare i vari capitoli del seguente elaborato, è stato fatto uso di banche dati online
come Science Direct e Scopus. La ricerca online è sempre stata anticipata da una scelta
delle parole chiave che ha permesso di restringere il campo dei testi scientifici utili;
successivamente sono stati analizzati gli Abstract degli articoli più inerenti al fine di
scremarli ulteriormente. Sono stati analizzati più di cento testi al fine di poter definire
un trend più attendibile possibile.
Per la completa comprensione dello stato dell’arte inerente all’alleggerimento nel
settore automotive viene inizialmente introdotto il concetto di materiale composito, di
fibra e di matrice, analizzando poi in dettaglio anche i comuni rinforzi impiegati.
Vengono quindi catalogate le varie tipologie di compositi utilizzati in funzione della
resistenza che garantiscono e in funzione del tipo di matrice scelta. L’introduzione
generale si conclude con la descrizione dei principali metodi di fabbricazione,
distinguendo tra processi manuali e automatizzati. Il passo successivo è quello di fornire
un’infarinatura generale sul lightweighting nel settore nautico ed aereonautico al fine di
avere una visione più generale possibile su tale applicazione. Si procede con
l’argomento centrale della tesi, in cui inizialmente verranno descritti gli avvenimenti
chiave che hanno permesso ai compositi di affermarsi nel settore automotive.
Successivamente verranno analizzate le tre tipologie di fibre maggiormente usate in
questo campo prestando attenzione ai pregi e ai difetti che le possibili scelte comportano
dando anche uno sguardo agli sviluppi futuri.
Nelle conclusioni finali è stato definito un andamento sull’interesse che hanno
mostrato le aziende dei trasporti riguardo alle applicazioni dei compositi in termini di
alleggerimento. In particolare, è stato messo al centro dell’indagine il settore
automobilistico. Gli andamenti analizzati sono stati ricavati con l’ausilio del software
Excel, in cui sono stati inseriti i vari articoli in base all’argomento che trattavano al fine
di ottenere i grafici necessari alla definizione del trend. In seguito, è stata presentata una
previsione su quelle che possono essere le scelte future delle aziende nel settore
automobilistico, basandosi sui risultati precedentemente ottenuti.
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I materiali compositi
2 Generalità
2.1 I primi utilizzi dei materiali compositi risalgono all’antichità dove era uso
miscelare della paglia all’argilla per ottenere mattoni più resistenti rispetto a quelli
composti dal solo fango. L’avvento dei compositi come categoria di materiali a sé stante
inizia alla metà del ventesimo secolo con la produzione di materiali multifasici come i
polimeri rinforzati con fibre di vetro [41].
Un composito è un materiale ottenuto artificialmente tramite la combinazione di
due o più fasi, differenti in termini di forma e/o composizione chimico-fisica, al fine di
ottenere un miglioramento delle proprietà rispetto ai singoli costituenti. I materiali
compositi si distinguono dalle leghe metalliche in quanto, oltre ad avere una
combinazione di materiali chimicamente differenti, questi possono essere identificati al
livello macroscopico; non ho dunque dissolvenza o fusione completa di uno nell’altro
[4]. La combinazione così ottenuta può vantare proprietà non riscontrabili nei singoli
materiali che la compongono.
I materiali che compongono il composito vengono definiti costituenti o fasi. La
maggior parte dei compositi sono formati da due fasi soltanto:
• Il legante o matrice, cioè il costituente continuo che ha il compito di contenere il
rinforzo trasferendogli il carico esterno e proteggendolo dai fattori ambientali e
dall’usura.
• Il materiale di rinforzo o fase dispersa, il quale viene aggiunto all’interno della
matrice sotto forma di fibre o particelle.
Figura 2.1 Struttura composito
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Le proprietà finali del composito dipendono fortemente da quelle dei costituenti,
dalle loro quantità relative e dalla geometria delle fasi disperse (forma, dimensione,
distribuzione ed orientazione della fase dispersa all’interno della matrice) come è
possibile vedere in Figura 2.1. I compositi trovano largo utilizzo nel settore aeronautico,
aereospaziale, navale ed automobilistico poiché, grazie alle varie combinazioni dei
costituenti, si riesce ad ottenere proprietà fondamentali per l’ingegneria come un alto
rapporto resistenza/peso o un adeguato isolamento termico ed elettrico o ancora una
buona resistenza alla corrosione e agli agenti chimici [2].
Classificazione in base alla resistenza
2.2 La classificazione dei materiali compositi viene effettuata suddividendoli in
funzione alla caratteristica di resistenza meccanica (massimo sforzo che un generico
materiale è in grado di sopportare prima che sopraggiunga la sua rottura), in quanto
strettamente legata alla forma e all’orientamento della fase dispersa.
Figura 2.2 Classificazione schematica dei materiali compositi
-
Come da Figura 2.2 vengono previsti tre suddivisioni principali, rappresentate dai
compositi rinforzati con particelle, compositi fibro-rinforzati e compositi strutturali. Nel
caso dei particellari la fase dispersa risulta equiassiale (dimensioni particelle uguali in
tutte le direzioni), nei fibro-rinforzati invece la fase dispersa presenta un elevato
rapporto lunghezza-diametro, mentre la categoria degli strutturali indica quelli ottenuti
come combinazione di materiali compositi e materiali omogenei [41].
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Compositi particellari
2.2.1
Nei compositi particellari vengono sfruttate delle particelle di dimensioni variabili
per migliorare la resistenza all’usura, la durezza superficiale, le dilatazioni termiche e la
lavorabilità. La presenza del rinforzo sferico di elevata durezza in una matrice fragile
può generare una concentrazione locale delle tensioni compromettendo la resistenza
meccanica del composito.
Come da Figura 2.2 il gruppo dei particellari può essere ulteriormente suddiviso in
due sottoclassi che distinguono le grandi particelle dalle piccole. La classe dei rinforzati
con particelle di grandi dimensioni viene trattata su scala macroscopica e le relative
interazioni matrice-rinforzo studiate tramite la meccanica del continuo. È di uso comune
scegliere un rinforzo più duro e rigido della matrice, il quale avrà lo scopo di limitare i
movimenti di quest’ultima in prossimità di ogni particella; la matrice ha dunque lo
scopo di trasferire una parte dello sforzo a cui è sottoposta alle particelle. Il
miglioramento delle proprietà meccaniche dipende dunque dalla forma del legame
presente all’interfaccia tra matrice e rinforzo. Le particelle, oltre ad avere le medesime
dimensioni lungo tutte le direzioni devono essere omogeneamente distribuite in tutta la
matrice. È quindi utile definire la frazione volumetrica del particolato come il
rapporto tra il volume della fase dispersa e quello del composito (matrice e fase
dispersa). Le frazioni volumetriche delle due fasi influenzano il comportamento del
composito le cui proprietà meccaniche migliorano con il tenore di particolato; per
valutarne l’influenza sul modulo elastico di un composito viene usata la regola delle
miscele. Si prevede dunque un valore di modulo elastico compreso fra un limite
superiore ed uno inferiore [2].
() ()
()
= ∗ + ∗
∗
()
=
∗ + ∗
Tutte e tre le classi di materiali, cioè metalli, polimeri e ceramici possono formare
compositi rinforzati con grandi particelle se combinati tra loro. Un esempio è il
“cermet” nel quale trovo particelle estremamente dure di carburo di titanio o carburo di
tungsteno immerse in una matrice metallica di nichel. Questa categoria è sfruttata negli
utensili da taglio per acciai induriti in quanto le particelle dure costituiscono un’ottima
superficie di taglio e, graz