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AP ROGRESSO
Molte opere mazziniane ripetono che ogni grande sviluppo morale, ogni grande
vittoria dello “spirito d’associazione e di amore” hanno portato, presto o tardi, nella
storia del genere umano anche un miglioramento delle condizioni materiali. “Non
trascuriamo gli interessi materiali: respingiamo al contrario come imperfetta e
inconciliabile coi bisogni dell’epoca ogni dottrina che non li comprendesse in sé o li
riguardasse come meno importanti di quel che veramente sono: crediamo che ad ogni
grado di progresso debba corrispondere un miglioramento positivo nelle condizioni
materiali del popolo; e questo successivo miglioramento è in certo modo per noi una
verificazione del progresso operato ”
29
Gli esseri umani sono giudicati dal Mazzini come esseri progressivi; il
significato della loro vita è compiere la missione di perfezionamento a livello
spirituale, sociale e politico. Come la politica e la società, anche la religione ha il suo
sviluppo necessario: “le forme si modificano e si dissolvono. Le religioni si
estinguono. Lo spirito umano le abbandona, come il viaggiatore abbandona i fuochi
che lo scaldano nella notte, e cerca altri Soli. Ma la Religione rimane: il pensiero è
immortale, sopravvive alle forme e rinasce dalle proprie ceneri. L’idea si svolve dal
simbolo attenuata; s’emancipa dall’involucro ond’era ricinta e che l’analisi consunse;
e raggiungia pura e brillante, stella aggiunta all’altre nel cielo dell’umanità. Quante
dovrà la fede aggiungerne ancora, perché s’illumini tutta quanta la via del futuro?
Chi può dirci quante stelle, pensieri secolari liberi da ogni nube, dovranno salendo
collocarsi nel cielo dell’Intelletto, perché l’uomo, fatto compendio vivente del Verbo
”
terrestre possa dire a se stesso: io ho fede in me: i miei fati sono compiti? 30
29 Interessi e principii, Scritti politici,
G. Mazzini, in Utet - Libreria, Torino, 2011, pp. 502-503.
30 Fede e Avvenire, Scritti politici,
G. Mazzini, in Utet - Libreria, Torino, 2011, p. 458 26
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Giuseppe Mazzini sente che è necessario non tanto definire “la forma del
progresso futuro, quanto aprire con un’educazione veramente religiosa, la via d’ogni
progresso agli uomini e renderli capaci a compirlo ”. Pur credendo nella legge del
31
progresso, egli non rivela mai nei suoi scritti quale sia il termine ultimo degli esseri
umani; afferma piuttosto che non vi è un limite prefissato al loro cammino di
perfezionamento, ma sostiene che ogni periodo, ogni grado di coscienza e di cultura
da loro percorso allarga la consapevolezza del loro fine. Ciascun momento della vita,
nella concezione mazziniana, ha una funzione propedeutica: ogni sviluppo
momentaneo è parte essenziale dello sviluppo continuo della vita immortale. Lo
spirito buono e operoso riuscirà nella sua realizzazione in questa vita terrena o in
quella che verrà dopo: ogni passaggio lo condurrebbe ad una più sublime esistenza, e
la velocità del progresso dipende dal suo grado originario di purezza. Come
l’individuo, allora, ha il proprio cammino di purificazione, così l’umanità avanzerebbe
attraverso la successione delle generazioni umane. Il periodo che gli esseri umani
sono destinati a vivere su questa terra è in verità una parte fondamentale al cammino
ascendente dell’umanità. Mazzini pone dunque la dimensione del progresso umano al
di là della dimensione terrena: per lo spirito individuale il perfezionamento continua
oltre il tempo della sua vita su questa terra. L’Apostolo professa infatti l’immortalità
dello spirito: l’esperienza fatta in questo mondo è troppo breve e piena di errori perché
ognuno riesca a realizzarsi arrivando in cima alla montagna che porta a Dio. Il
credente, lo spirito che ha fede e che si batte per essa, arriverà, tuttavia, un giorno, in
un luogo o nell’altro, alla meta, e il Mazzini ne è ciecamente convinto. Egli crede
31 Dei Doveri dell’Uomo, Scritti politici,
G. Mazzini, in Utet - Libreria, Torino, 2011, p. 955 27
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nella vita immortale, e in ogni momento porta con sé il ricordo dei suoi cari defunti,
pensando a loro che vegliano su di lui, facendoli i giudici del suo operato. Come
prove circa l’immortalità dell’anima vengono presentate: la memoria, concepita come
coscienza di una vita precedente; l’unione della razza umana, che nel suo pensiero
implica il collegamento tra i vivi e i morti; la scienza, la quale insegna che non c’è
distruzione, bensì soltanto trasformazione; l’amore, perché triste ed effimero sarebbe
questo sentimento se non durasse oltre l’esistenza terrena.
Gli scritti mazziniani di filosofia e religione ci parlano di un’evoluzione
progressiva in ogni campo, nella sfera individuale così come in quella collettiva
dell’umanità, nella coscienza morale come nella vita materiale. Nella storia degli esseri
umani è scritta la parola progresso: la sua attuazione, lenta o rapida, tuttavia, dipende
dalla nostra volontà: “Il mondo della storia si svolge lentamente tra l’azione continua di
due elementi: l’opera degli individui e il disegno provvidenziale. […] Il tempo e lo
spazio son nostri: noi possiamo ritardare o accelerare il progresso, ma non impedirlo ”.
32
Nel credo mazziniano il principio della legge di progresso non può che essere
Dio, che ha donato la vita agli uomini e dunque ha dato loro una legge di vita: una
legge valida per tutti ha il suo fondamento in Dio, padre degli esseri umani. La
Giovine Italia innalza in nome di Dio la sua santa crociata per la resurrezione della
patria e il miglioramento di tutta l’umanità. Dell’esistenza di Dio il Mazzini non
dubita, anzi ammonisce dal farlo, presentandone i segni nella perfezione
dell’Universo che ci circonda, nella coscienza che ognuno ha del suo nome e nella
coscienza storica di Dio, presente in tutto il cammino della civiltà. L’umanità ha
32 Il Cesarismo, Scritti editi e inediti, Mazzini,
G. Mazzini, in XIV, p. 113, cit. da Bolton King, G.
Barbera Editore, Firenze, 1922, p. 244. 28
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potuto certo mutare il concetto di Dio, talvolta guastarlo, ma non cancellarne il santo
nome. Mazzini critica quanti avrebbero insinuato tra la gente, tramite le loro
filosofie, l’ateismo: si presenta qui tutta la visione metafisica della sua concezione
politica, in base alla quale egli ritiene assai debole quell’idea che cerchi di imporsi,
senza apportare l’entusiasmo, la dedizione ai grandi principi, a una credenza comune.
È necessario, secondo il suo giudizio, credere in Dio Padre e fare in modo che tutti
gli uomini in Dio Padre credano. Allo stesso modo, poi, Mazzini biasima quelle
moltitudini che hanno denunciato, a causa della loro povertà, delle sciagure e dei
soprusi, l’idea divina, ritenendola uno strumento di tirannia nelle mani di una casta di
sfruttatori. “Colui che può negar Dio davanti una notte stellata, davanti alla sepoltura
de’ suoi più cari, davanti al martirio, è grandemente infelice o grandemente
colpevole. Il primo ateo fu senz’alcun dubbio un uomo che avea celato un delitto agli
altri uomini e cercava, negando Dio, liberarsi dall’unico testimonio a cui non poteva
celarlo, e soffocare il rimorso che lo tormentava: forse un tiranno che avea rapito
colla libertà metà dell’anima a’ suoi fratelli e tentava sostituire l’adorazione della
forza brutale alla fede nel dovere e nel diritto immortale. Dopo di lui, vennero qua e
là, di secolo in secolo, uomini che per aberrazione di filosofia insinuarono l’ateismo;
ma pochissimi e vergognosi: vennero, in momenti non lontani da noi, moltitudini che
per un’irritazione contro un’idea di Dio falsa, stolta, architettata a proprio benefizio
da una casta o da un potere tirannico, negarono Dio medesimo; ma fu un istante, e in
quell’istante adorarono, tanto avevano bisogno di Dio, la dea Ragione, la dea
Maestro
Natura ”. Il si fa critico verso quanti detestano ogni credo religioso solo
33
33 Dei Doveri dell’Uomo, Scritti politici,
G. Mazzini, in Utet - Libreria, Torino, 2011, pp.865-866. 29
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perché ne riscontrano la corruzione attuale senza accorgersi, tuttavia, della purezza
dei culti futuri. A quest’ultimi, e a tutti noi, solo questo domanda: “Ma perché la luce
del sole ci viene spesso offuscata e guasta da sozzi vapori, negheremo il sole o la
potenza vivificatrice del suo raggio sull’universo? ”.
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Giuseppe Mazzini, in verità, non si dilunga troppo sull’esistenza di Dio: ciò
che gli sta a cuore è rivelare il modo in cui adorarlo e rendergli onore. Ammonisce,
anzitutto, di non commettere il grave errore di dividere le questioni divine da quelle
umane, di separare il Cielo dalla Terra sopra la quale gli esseri umani sono chiamati a
svolgere un periodo della loro vita. Per il Genovese sono parimenti in errore sia
coloro che sminuiscono il legame tra il divino e l’umano affermando che tale legame
non potrebbe essere in nessun modo provato e comunque risulterebbe di nessuna
utilità alla vita su questa terra; sia quanti sostengono che bisogna distaccarsi dalle
cose mondane, disprezzarle addirittura, perché quella terrena è vita d’esilio.
Mazzini ritiene che Terra e Cielo, la base della piramide e il vertice, l’inizio
della salita e l’arrivo siano complementari, abbiano la medesima importanza. La terra,
nel suo pensiero, è opera di Dio: “La terra non è soggiorno di espiazione o di
tentazione: è il luogo del nostro lavoro per un fine di miglioramento, del nostro
sviluppo verso un grado di esistenza superiore. Dio ci creava non per la
contemplazione ma per l’Azione; ci creava ad immagine sua , ed egli è Pensiero e
Azione, anzi non v’è in lui pensiero, che non si traduca in azione ”. Il Paradiso in
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terra: ognuno dovrebbe operare qui e subito per migliorare se stesso e gli altri suoi
34 G. Mazzini, op. cit., p. 866
35 G. Mazzini, op. cit., p. 870 30
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fratelli, per quanto sia nelle proprie possibilità; ognuno dovrebbe impegnarsi a edificare
il regno di Dio sulla terra, con spirito di sacrificio e di altruismo. Come dice il Mazzini,
la Terra non dovrebbe essere né un soggiorno, il cui significato consisterebbe nel
godere dell’attimo; né tanto meno un momento passivo di penitenza: la vita è missione,
missione di progresso affidata da Dio