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Platone bandisce le arti
Platone bandisce le arti, in particolare tratta di poesia e pittura, dal suo stato ideale; le arti, infatti, sono lontane ditre gradi dalla verità dato che imitano ciò che appare come appare, esse sono copia degli oggetti che, a loro volta, erano già copia delle idee. Nulla sanno gli artisti di verità e virtù, ma solo di imitazione.
L'educazione estetica, Schiller, cit., decima lettera, p. 45. 13 falsificare la verità e la saggezza e la virtù vennero considerate quasi offensive. Sembra allora chiaro che, in un quadro del genere, tutti sceglierebbero di fare a meno della bellezza piuttosto che subirne i terribili effetti, ma, interviene Schiller, la bellezza di cui parliamo non è la stessa contro la quale depongono questi esempi. Quello di cui stiamo parlando è un concetto razionale di bellezza, un concetto di bellezza cioè che ha una fonte diversa dall'esperienza. Per dare vita a questo concetto di bellezza, dunque,
non possiamo partire dal reale, ma piuttosto deve essere cercato per la via dell'astrazione e deve poter essere dedotto dalla possibilità della natura sensibile-razionale; in altre parole la bellezza dovrebbe poter essere presentata come una condizione necessaria all'umanità. Dobbiamo, dunque, occuparci del concetto astratto di umanità. Facendo astrazione perveniamo a due concetti ultimi che ci portano a distinguere nell'uomo qualcosa che permane, la persona; e qualcosa che muta incessantemente, il suo stato. La persona deve essere il fondamento di se stessa, perché ciò che permane non può procedere da ciò che muta e così abbiamo l'idea dell'essere assoluto, fondato in se stesso, cioè la libertà. Al contrario, lo stato deve avere un fondamento, non è assoluto e deve derivare da qualcosa e così avremo la condizione di ogni essere o divenire. Entrambi gli aspetti sono necessari.all'uomo: "Percondizionato, ossia il tempo. non esseresemplicemente mondo egli deve conferire una forma alla materia, per non essere solo forma29che reca in sé",deve dare realtà alla predisposizione dove la forma corrisponde alla personae alla libertà (ciò che permane) e la materia allo stato e al tempo (ciò che muta). Da quiderivano per l'uomo due esigenze contrapposte, le due leggi fondamentali della natura"eglisensibile-razionale. La prima tende alla realtà assoluta: deve trasformare in mondo ciò27 Cfr. ibidem.28 Cfr. I. Kant, Kritik der Urteilskraft (1790), trad. a cura di L. Amoroso, Critica della capacità di giudizio,Milano, Rizzoli, 1995, par. 5, p. 165. La bellezza necessità di entrambe le nature, sensibile e razionale; perquesto riguarda solo l'uomo, l'unico in cui sono presenti in unità. In questo Schiller segue Kant ed è lacaratteristica della bellezza cheMolto interessa Heidegger.29 L'educazione estetica, Schiller, cit., undicesima lettera, p. 48. 1430 che è soltanto forma ed estrinsecare tutte le sue predisposizioni", ossia esteriorizzare tutto "egliciò che è interiore. La seconda tende alla formalità assoluta: deve estirpare da sé tutto 31 ciò che è soltanto mondo e creare un accordo fra tutti i suoi mutamenti", ossia deve dare forma a tutto ciò che è esteriore. "Per assolvere questo duplice compito, dare realtà al necessario che è in noi e 32 sottomettere il reale fuori di noi alla legge della necessità", siamo guidati da due forze L'impulso sensibile riguarda l'esistenza fisica e fenomenica contrapposte, dette impulsi. dell'uomo e si occupa, dunque, di porlo nei limiti del tempo e trasformarlo in materia. L'impulso formale, invece, riguarda la natura razionale e si occupa della libertà.
Dell'uomo e del persistere della sua personalità, nonostante i mutamenti dell'esistenza fisica. Il primo, caratterizzato com'è dal mutamento, decide caso per caso in base a bisogni e circostanze (si parla, infatti, di inclinazione), il secondo, invece, è fermo nel giudizio e stabilisce leggi valide universalmente e sempre (si parla di sentimento morale). Questi due impulsi, allora, sono evidentemente opposti nelle loro tendenze, dato che quello sensibile spinge al mutamento, mentre quello razionale spinge all'immutabilità. In realtà è proprio in questi due impulsi che si esaurisce il concetto di umanità, ma come ricostruire l'unità della natura umana se si fonda su questa radicale opposizione? In realtà, è vero che essi si contraddicono nella tendenza, la loro opposizione, però, non riguarda gli "estessi oggetti ciò che non entra in contatto non può scontrarsi".
Infatti, l'impulso sensibile esige sì mutamento, ma nello stato, mentre l'impulso razionale esige sì immutabilità, ma nella persona. Viene qui utilizzata la nozione di azione reciproca: senza forma non vi è materia, senza materia non vi è forma. Non deve prevalere né la sensibilità, né la razionalità, entrambe infatti nel caso prevalgano sull'altra hanno un cattivo influsso. In entrambi i casi l'uomo non sarà nulla: se è solo contenuto del tempo egli non è nulla e non ha contenuto alcuno, insieme alla sua personalità viene annullato anche il suo stato poiché si tratta di concetti reciprocamente connessi; e se la persona si sostituisce allo stato, spostandosi al posto degli oggetti, perde il suo essere soggetto e dunque non appena l'uomo è soltanto forma nonha più forma e di conseguenza con lo stato è annullata anche la persona. Entrambi gli impulsi, dunque, necessitano di limiti ed è la cultura che deve vigilare e garantire questi confini, difendere la sensibilità dagli attacchi della libertà e la personalità dal potere delle sensazioni. Ma il rilassamento dell'impulso sensibile non deve essere incapacità fisica, quanto piuttosto azione della libertà, e così il rilassamento dell'impulso formale non deve essere incapacità spirituale. In questa azione reciproca dell'impulso sensibile e dell'impulso razionale risiede l'idea dell'umanità; l'uomo, infatti, deve essere contemporaneamente persona e stato, forma e materia. Ecco che allora, affinché l'uomo possa avere l'intuizione completa della sua umanità, occorre che siano possibili nell'esperienza casi in cui l'uomo fa esperienza contemporaneamente con
entrambi gli impulsi. Il presupposto dell'esistenza di questi casi è la suscitazione di un nuovo impulso, in cui i due agiscono in connessione, impulso che viene denominato da Schiller l'impulso al gioco. Questo nuovo impulso, dunque, contenendo in sé il fondamento dell'intera dottrina della scienza, riprende, appunto, la nozione di azione reciproca: i due impulsi sono al tempo stesso reciprocamente subordinati e coordinati. Schiller, come fa con Kant, riprende Fichte per poi superarlo: educatore dell'uomo non è il filosofo, bensì l'artista.
L'educazione estetica, cit., tredicesima lettera, p. 52.
"Nome giustificato dall'uso linguistico che è solito indicare col termine gioco tutto ciò che non è vincolante né interiormente né esteriormente".
quello sensibile che quello razionale, eserciterà allora sull'animo una costrizione al tempo stesso morale e fisica; ma, allora, l'una annullerà l'altra, e nell'impulso al gioco sarà eliminata ogni costrizione e sarà data all'uomo una libertà sia fisica che morale.
“L'oggetto dell'impulso sensibile è la vita, che significa tutto l'essere materiale e tutto ciò che è immediatamente presente nei sensi”. L'oggetto dell'impulso formale è la forma, che sussume tutte le caratteristiche formali delle cose e tutte le forze intellettuali.
Il rapporto con l'oggetto dell'impulso al gioco lo si potrà allora chiamare forma vivente, concetto che designa la bellezza che è forma perché la contempliamo e vita perché la sentiamo. La ragione pone l'esigenza dell'esistenza di un elemento
comune, cioè un impulso al gioco, perché solo l'unità di realtà e forma, di contingenza e necessità, di passività e libertà porta a perfezione il concetto di umanità; e la ragione pone questa esigenza perché, in quanto ragione, tende alla perfezione e all'eliminazione di tutte le limitazioni, limitazioni che possono essere eliminate solo eliminando l'attività esclusiva di uno dei due impulsi e quindi attraverso un terzo che, contenendoli entrambi, ne annulla le costrizioni.
Dunque, non appena si pone all'esistenza l'umanità, si pone all'esistenza la bellezza. Il gioco, "l'uomo allora, è ciò che rende completo l'uomo e con la bellezza deve solo giocare", ossia "deve sospendere ogni interesse, deve giocare solo con la bellezza". Infatti l'uomo gioca solo quando è uomo nel senso pieno del termine ed è interamente uomo.
sola via per raggiungere questa perfezione è attraverso il gioco. Solo nel gioco l'uomo può coinvolgere se stesso completamente. La bellezza è indivisibile solo nell'idea, perché solo nell'idea si mantiene una perfetta armonia tra realtà e forma. Nella realtà, il miglior risultato che può essere ottenuto è l'oscillazione tra i due principi, in un equilibrio che verrà via via turbato dalla preponderanza dell'uno o dell'altro elemento. La perfezione dell'uomo risiede nell'armonia tra forze sensibili e forze spirituali, dunque, potrà mancare questa perfezione o per una carenza di energia o per una carenza di rilassamento; la sola via per raggiungere questa perfezione è attraverso il gioco.bellezza allorado