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°C
agosto, mentre quella piu bassa e di 5 °C per il mese di gennaio.
La temperatura media annua e 12,8 °C, la media annua delle massime e di 19,46 °C
e quella media delle minime e di 6,17 °C.
Questa stazione, con precipitazioni medie piu abbondanti e freddo meno intenso
da novembre ad aprile, presenta un termotipo inferiore/superiore, un ombrotipo
umido superiore/iperumido inferiore e ricade nella regione temperata
mesaxerica (sottoregione ipomesaxerica).
Figura 3: Diagramma ombrotermico della stazione termopluviometrica di Balsorano
(400 m s.l.m.) per il periodo 1951-2000.
4.5 Inquadramento vegetazionale
Studi floristici e vegetazionali sono di vitale importanza poiche permettono,
tramite considerazioni ecologiche e fitogeografiche, di trarre informazioni utili ai
fini della protezione e conservazione (Ceschin et al., 2009) dei pochi ecosistemi
naturali non ancora toccati dalla mano dell’uomo.
Allo stesso tempo devono essere tenuti in conto se si vuole studiare l’equilibrio
idrogeologico di un bacino e indicare la pericolosita delle aree sulla base del
rapporto struttura della vegetazione – grado di erosione riscontrato (Accordi et
al., 1969). 37
Proprio queste motivazioni ci portano a intendere il concetto di vegetazione non
solo come caratterizzazione delle formazioni vegetali, ma anche come grado di
copertura totale, dinamismo degli aggruppamenti e definizione di strati erbacei,
arbustivi e arborei che compongono ciascuna formazione.
Il grado di copertura vegetale di una determinata area e un importante indice del
livello di antropizzazione ed erosione del suolo.
Infatti da questo tipo di analisi si puo osservare che le categorie fisionomiche di
copertura del suolo piu diffuse sono i seminativi e le aree boschive; i boschi di
latifoglie prevalgono rispetto alle conifere e ai boschi di tipo misto.
La vegetazione dell’alta Valle del Liri si estende lungo i versanti incassati della
valle e lungo un transetto ideale, che parte dal fondovalle e arriva fino in quota, e
possibile ritrovare:
- seminativi e coltivi
- bosco di leccio
- bosco di roverella con presenza di carpino nero e leccio
- faggeta, con un grado di copertura molto alto, circa il 90%, con un sottobosco
ben sviluppato e anch’esso con una copertura alta
- praterie di altitudini, festuceti e seslerieti sia naturali che artificiali.
Il bosco di Faggio (Fagus sylvatica) e l’elemento piu rappresentativo del paesaggio
vegetale montano dell’Abbruzzo.
Questo tipo di bosco succede, superiormente, ai boschi di querce e chiude la
zonazione altitudinale della vegetazione forestale.
La faggeta e generalmente sovrastata dalla fascia degli arbusti contorti che
costituisce un’ampia zona ecotonale, i cui rappresentanti piu frequenti sono il
ginepro nano (Juniperus communis subsp. nana) e l’uva orsina (Arctostaphylos
uva-ursi) (Console et al., 2012). Spesso pero
, come conseguenza delle attivita
antropiche (specialmente il pascolo) il passaggio dal bosco alle praterie di
altitudine e quasi netto, con sporadici esemplari di specie arbustive.
Esso e la formazione forestale piu vasta e importante, occupando il 25,1% dell’alto
bacino del Liri e risulta meglio conservato e meno antropizzato nel versante
destro, con esposizione N, NE (Accordi et al., 1969). 38
Altitudinalmente e compreso fra 800 e 1.900 m, anche se in qualche settore il
limite inferiore si abbassa fino a circa 600 m.
Nella Val Roveto, si individuano varie tipologie di faggeto (associazioni), a seconda
delle condizioni ecologiche. Nei settori a maggiore altitudine, piu freddi e con
rocciosita elevata, prevale il Polysticho-Fagetum (faggeta microtermica), nelle
zone intermedie, fresche, il Digitali-Fagetum; negli orizzonti a minor altitudine e
con esposizione a sud, l’Aquifolio-Fagetum (faggeta con agrifoglio) (Tammaro,
1998).
Il limite superiore della faggeta (circa 1800 m) e in collegamento dinamico con i
pascoli di altitudine e formazioni erbacee, quali sopportano luzulo-festuceti,
brachipodieti e seslerieti (Tammaro, 1998), che occupano il 3,9% della superficie
dell’alto bacino del Liri (Accordi et al., 1969). Qui si assiste ad una interruzione
della vegetazione arborea dal momento che le condizioni ambientali molto ostili,
quali le forti escursioni termiche giornaliere, i lunghi periodi di innevamento, le
intense radiazioni solari, ne impediscono lo sviluppo.
L’Antoxanto-Brachipodieto e un pascolo mesofilo compatto, formazione tipica
delle radure piu o meno vaste, con i suoi rappresentati principali Brachypodium
rupestre e Anthoxantum odoratum.
Altri pascoli, ma ad impronta maggiormente xerica, sono il Seslerieto nitido-
Brometo ed il Kelerio-Brometo (Tammaro, 1998).
Con gli strati inferiori (circa 800 m) la faggeta e in collegamento con la serie dei
querceti xerofili a roverella (Quercus pubescens).
Questi tipi di boschi sono raramente ben sviluppati poiche
, data la vicinanza nel
piano collinare con i maggiori insediamenti umani, sono stati quasi del tutto
eliminati ed i pochi rimasti sono dei cedui molto aperti e degradati.
Il Bosco di Roverella dell’area studiata si distribuisce lungo il versante sinistro sul
fondovalle argilloso-arenaceo, con esposizione S, SW, occupando circa il 13,4%
dell’intera area (Accordi et al., 1969).
Tra le specie arboree dei querceti figurano, oltre a Quercus pubescens, Carpinus
orientalis, Acer campestre, Fraxinus ornus, fra le arbustive Cornus mas, C.
sanguinea, Clematis vitalba, Crataegus oxyacantha, ecc.
Nel sottobosco dei querceti lo strato erbaceo e caratterizzato dalla nettissima
dominanza di Brachipodium rupestre e di Sesleria autumnalis. 39
Nei settori piu caldi e aridi, specialmente nelle zone con elevata rocciosita
, si
accentua l’impronta mediterranea con l’ingresso di specie tipiche della macchia
quali il leccio (Quercus ilex), la rosa di S. Giovanni (Rosa sempervirens), l’asparago
pungente (Asparagus acutifolius), la robbia selvatica (Rubia peregrina), ecc
(Console et al., 2012).
Nonostante sia ampiamente diffuso, il leccio e distribuito in modo discontinuo ed
e notevolmente disturbato dall’azione antropica. Esso occupa solo l’1,6% dell’area
totale del bacino (Accordi et al., 1969). La sua presenza in questo settore
dell’Appennino abruzzese-laziale e dovuta sia a correnti tirreniche, che risalgono
lungo la valle del Liri, sia alla presenza di rocce calcaree, ben esposte, da cui il
leccio trae condizioni termiche favorevoli alla sua persistenza anche in luoghi
interni, distanti dal mare (Tammaro, 1998).
Le cause antropiche sono il motivo principale per cui il 50,2% di tutta l’area
esaminata e costituita da coltivi. Cio indica una forte alterazione del dinamismo
naturale della valle a causa di eventi di disboscamento estensivo, soprattutto
presso quelle zone, argillose o di accumulo delle conoidi, il cui substrato si
prestava meglio ad essere utilizzato per scopi industriali (Accordi et al., 1969).
5. Materiali e metodi
Le linee guida che hanno portato alla scelta di queste stazioni di campionamento,
oltre alle motivazioni precedentemente spiegate nel capitolo introduttivo, sono
state quelle di ricercare corsi d’acqua con un grado di naturalita abbastanza
elevato e che allo stesso tempo non presentassero un regime idrico irregolare.
Influente e stata anche la raggiungibilita effettiva della sorgente; risulta infatti piu
appropriato che essa sia non lontano da strade sterrate o asfaltate, soprattutto a
causa del trasporto della strumentazione necessaria alla raccolta dei dati.
Per facilitare tutte queste operazioni iniziali vengono effettuate varie
consultazioni tramite l’ausilio di carte topografiche I.G.M., immagini satellitari,
ricerche bibliografiche e, se necessario, anche di carte di uso del suolo e di
manufatti.
Successivamente si fanno dei sopralluoghi e delle visite di ricognizione in modo
da individuare le stazioni le cui condizioni ambientali e di naturalita siano le piu
adatte allo scopo dello studio che si vuole avviare. 40
E’ preferibile effettuare almeno due raccolte di dati durante il periodo di tempo
compreso tra aprile e ottobre in modo da poter permettere alla maggior parte
delle specie vegetali, in particolar modo le alghe, di arrivare alla fase riproduttiva,
avendo quindi maggiori probabilita di raccogliere individui completi di tutti quei
caratteri sistematici necessari per l’identificazione e di formare un elenco
floristico il piu completo possibile; e inoltre importante per osservare possibili
variazioni stagionali nella comunita macrofitica e del livello trofico.
Le metodiche di prelevamento di campioni adoperate ai fini di una raccolta dati
funzionale al computo dell’indice macrofitico IBMR hanno seguito le direttive
descritte dal protocollo del Manuale APAT: “Metodi biologici per le acque. Parte I”,
in cui sono raccolte le procedure standard di campionamento inerenti ai diversi
bioindicatori da utilizzare (APAT, 2007).
I campionamenti sono stati condotti durante i mesi di giugno e luglio dell’anno
2017 in due serie successive.
Escursioni preventive hanno permesso di scegliere le stazioni in base alla loro
posizione lungo il fiume, presenza di vegetazione, basso grado di disturbo ecc.
Secondo il protocollo sopra menzionato le stazioni da analizzare devono
estendersi in lunghezza, a seconda dell’ampiezza dell’alveo, non meno di 50 m e
non piu di 100 m, l’ombreggiamento deve essere omogeneo e devono essere prese
in esame eventuali porzioni lentiche laterali.
In seguito all’approvazione dell’idoneita sul campo delle stazioni, sono state
calcolate ed annotate le coordinate geografiche UTM e la quota altimetrica tramite
un GPS (Tabella 5); questa procedura e importante nel caso in cui in un futuro
prossimo sia necessario tornare per valutare potenziali cambiamenti nella
comunita macrofitica. Coordinata UTM Coordianta UTM
Stazione Zona Quota altimetrica
Easting Northing
Lacerno 33T 391679.71 4624005.81 673 m
Sponga 33T 366963.03 4642539.63 840 m
Tabella 5: Stazioni di campionamento. 41
Sul campo e necessario essere preparati e attrezzati per una raccolta dati
completa ai fini di indagine sia della componente biologica macrofitica che
chimico-fisica delle acque della stazione di campionamento.
Gli strumenti necessari alla raccolta dei dati sono:
- quaderno di campo
- stivali ascellari
- buste trasparenti
- barattolini da laboratorio a doppia tenuta, con il controtappo
- cancelleria varia, pennarelli indelebili
- vaschette
- pinzette e un coltellino
- macchina fotografica
- contenitori in polipropilene, Falcon, da 50 ml e da 15 ml
- bottiglia in polipropilene da 1 l
- una siringa munita di filtro di cellulosa da 0,45 µm
- rilevatore multiparametrico da campo con diverse sonde misuratrici:
pHmetro, ossimetro, conduttimetro, termometro.
Si iniziano i rilevamenti descrivendo la stazione trami