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L SAGGITTARIUS
II.VIII L’ …….……………………………………………………………………………………...........…………….21
ESSEDARIUS
II.IX I …………………………….……..……………………………………………………..........……………..21
LCRUPELLARIUS
II.X I ….……….…………………………………………………………………………………….……….........……….22
L VELITES
II.XI I , , …………..…….…………..……………,……….........………22
SECUTORES I PROVOCATORES I CONTRORETIARII
II.XII G .……………….…………………………………..…………………………………….……………...........22
LI SPATHARII
II.XIII I ………………………………………..……………………………………….………………..............22
L DIMACHAERUS
II.XIV L’ ….………………….…………………………………………………………….……………..……...........23
ANDABATA
II.XV L ……………………………………..……….……………………………………….………..…………...........23
O SCISSOR
II.XVI I ……………………………….……………………..….……………………….…………..……...........….23
L PONTARIUS
II.XVII I ………………………………………………………………………………….……………………..........….21
LAQUEARII
II.XVIII I ……………….…………………………………………………….…….………………………..........…...24
L VENATOR
II.XIX L …………………….……….……………………………………………………………….........…..…......24
E FOEMINAE
C III C …………………………………………………………..……………………………………..……………...26
APITOLO ATALOGO
III.I G S ……………………………………………………………………………………………………………………..…..27
LI CUDI
III.II G S ………………………………………………………………………………………………………………….....28
LI CHINIERI 2
III.III I G ……………………………………………………………………………………………………………………….....37
ALERI
III.IV G E ……………………………………………………………………………………………………………………..……40
LI LMI
B …………………………………………………………………………………………………………………………..…….49
IBLIOGRAFIA 3
INTRODUZIONE
Gli spettacoli gladiatori, così detti (dal latino = dono), a partire dalla loro
munera munus 1
introduzione a Roma, che la letteratura fissa nel 264 a.C. , furono una delle
manifestazioni di intrattenimento pubblico più amate dai Romani. Oltre a quanto ci
riferiscono le fonti letterarie ed epigrafiche e alle strutture espressamente dedicate ai
munera (anfiteatri, ludi), ce ne danno testimonianza i mosaici pavimentali, le decorazioni
parietali e i rilievi che ritraevano i diversi momenti delle pugnae, cui si aggiungono le
numerose immagini di gladiatori che ornavano oggetti di uso quotidiano.Oggetto
d’interesse fin dal Rinascimento, le notizie e i documenti archeologici sul mondo
gladiatorio hanno suscitato, e suscitano tuttora, reazioni contrastanti: al fascino
esercitato da queste manifestazioni cruente e all’interesse antiquario più tradizionale si è
contrapposta nei secoli una riprovazione morale che ha radici profonde; alla base di
questa contrapposizione sono il favore e il dissenso che già si registravano nell’epoca
antica tra gli intellettuali, nonostante fosse un uso ormai consolidato nel tessuto sociale
romano quello di assistere agli spettacoli gladiatori.
2
Tra i favorevoli si ricorda, ad esempio, Cicerone , il quale sosteneva che i gladiatori venissero
addestrati efficacemente a sopportare il dolore e a non avere paura della morte.Anche Plinio il
Giovane, come Cicerone, difende in più momenti tali spettacoli, ritenendoli utili, nei periodi in cui
Roma non era impegnata in guerra, a diffondere nei cuori dei cittadini il desiderio di vittoria in
battaglia, perché ispirati dal coraggio mostrato dai gladiatori in arena. D’altra parte, ovviamente,
tra gli intellettuali romani, c’era una minoranza che osteggiava fortemente i munera. A riguardo, si
ricorda Seneca, il quale riteneva che le lotte tra gladiatori andassero condannate per due motivi:
in primo luogo perché era espressione di grande ferocia provare piacere e divertimento
nell’assistere all’uccisione dei gladiatori; in seconda istanza perché tali spettacoli facevano venir
fuori la parte bestiale, insita nella natura umana. Ragion per cui i munera, a suo dire, oltre ad
3
essere crudeli e feroci, risultavano dannosi. Ciò, in virtù di un principio filosofico , promosso dallo
stesso Seneca, secondo cui qualsiasi cosa riuscisse a rafforzare la parte più nobile della natura
umana era da considerare degna di ammirazione e di lode, mentre qualsiasi cosa o evento che
rafforzasse la parte animalesca, presente nella natura umana, doveva essere condannata senza
alcuna riserva.
4
[…]Casu in meridianum spectaculum incidi lusus expectans et sales et aliquid
laxamenti, quo hominum oculi ab humano cruore adquiescant: contra est. Quicquid
ante pugnatum est, misericordia fuit; nunc omissis nugis mera homicidia sunt: nihil
1 Cfr V . M ., II, 4-7; LIV. Periochae, 16; vd Gregori, 2001; vd Vismara, 2001.
AL AX
2
C . Tusc. disp., II, 41.
IC
3
S . DeIra, I, 5,3. Trad. F. Citti, Zanichelli scuola.
EN
4
S . Epistulaead Lucilium, 7, 3-5.
EN 4
habent quo tegantur. As ictum totis corporibus expositi numquam frustra manum
mittunt. Hoc plerique ordinariis paribus et postulaticiis praeferunt. Quid niprae ferant?
Non galea, non scutumrepelliturferrum. Quo munimenta? Quo artes? Ominia ista
mortis moraesunt. Mane leonibus et ursis homines, meridie spectatoribus suis
obiciuntur. Interfectores interfecturis iubent sobici et victorem in aliam detinent
caedem; extitus pugnantium mors est: ferro et igne res geritur […]
[…] Per caso sono capitato nello spettacolo di mezzogiorno: mi aspettavo scene
scherzose e battute di spirito e un po’ di distensione con cui gli occhi si riposassero
dallo spettacolo del sangue umano. È tutto l’opposto: tutti i combattimenti precedenti
erano atti di compassione, ora, lasciando da parte gli scherzi, sono semplici omicidi.
Non hanno nulla con cui proteggersi: esposti a colpi con tutto il corpo non colpiscono
mai a vuoto. La maggior parte della gente preferisce questo alle solite coppie di
gladiatori e a quelle richieste. Perché non dovrebbero preferirli? La spada non è
trattenuta dall’elmo né dallo scudo. A che le difese? A che le abilità? Tutto ciò ritarda
la morte. Al mattino gli uomini sono esposti ai leoni e agli orsi, a mezzogiorno ai loro
spettatori. Ordinano che chi ha ucciso sia esposto a chi lo ucciderà e tengono in serbo il
vincitore per un’altra strage; la conclusione per i combattenti è la morte: si procede
con il ferro e il fuoco. […]
Con l’avvento del Cristianesimo, molti studiosi e intellettuali, nati cristiani o convertitisi,
iniziarono ad osteggiare apertamente i combattimenti gladiatori, poiché incompatibili con
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