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INQUINANTI
Si dividono in quattro famiglie:
ANIONI;
➢ CATIONI;
➢ METALLI PESANTI;
➢ COMPOSTI ORGANICI.
➢
Per ogni famiglia, si possono classificare le sostanze in:
Indesiderati (s’intende assunti in dose eccessive)
✓ Tossici (la legge accetta dei valori limitatissimi)
✓ Estremamente tossici (assolutamente da evitare perché mortali!)
✓ INQUINANTI
ANIONI
Elevata mobilità nel terreno, essendo generalmente poco absorbiti. Hanno
grande stabilità chimica in falda.
CLORURI (da liquami organici, scarichi industriali); FOSFATI
✓Indesiderati:
(liquami organici, concimi inorganici); NITRATI (ossidazione dell’azoto di
origine organica in un suolo); SOLFATI (concimi inorganici, percolato da
discariche, scarichi industriali, piogge acide).
BORATI (detergenti e scariche industriali); FLUORURI (scarichi
✓Tossici:
industriali); NITRITI (forma ridotta dell’azoto organico: instabili in ambiente
aerobio, la loro presenza indica un processo ossidativo ancora in atto ed un
inquinamento assai vicino e massiccio).
Tossici: ARSENICO (processi lavorazione di pigmenti e leghe
✓Estremamente
metalliche, insetticidi ed erbicidi). 6
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INQUINANTI
CATIONI
Sono facilmente bloccabili dai granuli dei terreni (adsorbimento o scambio
cationico). In ambiente acido (pH < 7) ne viene aumentata la mobilità.
CALCIO e MAGNESIO (aumento indiretto della concentrazione
✓Indesiderati:
per alto tenore di CO2 originato da processi fermentativi di materia
organica; dunque è associato ad inquinamenti organici massicci e
percolazione da discariche); SODIO e POTASSIO (scarichi industriali e di
fonderia, liquidi organici, dilavamento strade trattate per scongelamento).
ALLUMINIO; AMMONIO (alte concentrazioni corrodono le tubazioni e
✓Tossici:
causa la proliferazione di micro-organismi); BARIO (scarichi industriali).
Tossici: CROMO (scarichi di concerie).
✓Estremamente INQUINANTI
METALLI PESANTI
Cationi con peso specifivo maggiore di 5 g/cmc. Hanno solubiltà variabile in
acqua. Generalmente hanno mobilità elevata in condizioni acide;
precipitano in condizioni basiche. In relazione della specie chimica che
formano in soluzione, varia la capacità di assimilazione dell’organismo e la
tossicità. FERRO e MANGANESE (bassissima solubilità: colorazione dell’acqua a
✓Tossici:
causa dei precipitati, assieme a cattivo odore e torbidità; favorisce la
formazione di colonie ferro-batteri che possono otturare i tubi); ZINCO e
RAME (deiezioni animali da allevamenti, poiché massicciamente
concentrati nei mangimi)
Tossici: MERCURIO, PIMBO, SELENIO (scarichi industriali);
✓Estremamente
CADMIO (scarichi industrie galvaniche, ceramiche e conciarie). 7
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CAPACITÀ DI CAMPO
FOCUS
Immaginiamo di inumidire un terreno a grana fine
completamente secco.
Vediamo che la prima acqua infiltrata tende ad
avvolgere tutti i granuli di una sottile pellicola
(acqua di adsorbimento).
Successivamente l’acqua comincia a saturare i
pori, a partire da quelli più piccoli, via via
riempiendo quelli più grandi. In quelli più piccoli
l’acqua si dispone in maniera particolare: forma
cunei ed anelli sospesi entro il granulo (acqua
capillare). I piccoli pori saturi non sono
interconnessi dal punto di vista idraulico, per cui il
mezzo poroso non è ancora conduttivo; l’acqua
non si sposta verso livelli più profondi ma rimane
ferma nello strato inumidito attratta dalla matrice
solida. CAPACITÀ DI CAMPO
FOCUS
Perdurando ulteriormente l’inumidimento, vengono saturati pori e canalicoli di
dimensioni via via maggiori; si viene a formare un reticolo di canalicoli saturi
intercomunicanti ed il mezzo poroso diviene idraulicamente conduttivo
(anche se con permeabilità inferiore a quella massima possibile,
corrispondente alla condizione di completa saturazione). L’acqua è
comunque ancora soggetta al fenomeno della capillarità. Questa condizione
è quella tipica di un terreno alla capacità di campo. Sono rimasti vuoti i pori e
i canali di dimensione maggiori (macropori).
Aggiungendo altra acqua, anche i macropori si saturano ed il terreno
raggiunge la massima capacità conduttiva. L’acqua contenuta nei
macropori è da considerarsi acqua di gravità, non più soggetta alla
capillarità: essa percola liberamente verso il basso. 8
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MOVIMENTO DELL’ACQUA IN
ZONA NON SATURA
Il comportamento dell’acqua nel mezzo poroso è diverso a seconda che
quest’ultimo abbia i pori completamente saturi oppure no. La «tavola
d’acqua», il limite superiore della zona di saturazione, separa due «mondi»
molto diversi dal punto di vista idrogeologico.
Il suolo e i sedimenti posti al di sopra della tavola d’acqua costituiscono la
zona non satura. È molto importante dal punto di vista idrogeologico poiché
questa zona fa da filtro-protezione nei confronti dell’inquinamento ed ha un
ruolo essenziale per determinare l’entità dell’infiltrazione efficace che
alimenta le falde.
Il flusso idrico in condizioni non sature (infiltrazione) è di più difficile
comprensione del flusso in condizioni sature. Senza entrare troppo nel merito,
consideriamo il movimento dell’acqua (abbondante precipitazione
meteorica) in tre tipi di terreno.
MOVIMENTO DELL’ACQUA IN
ZONA NON SATURA
TERRENO SABBIOSO
Si ha una saturazione completa dei livelli più superficiali e si ha un flusso saturo verso il
basso (k max = k alla saturazione).
Cessata la precipitazione il flusso eventualmente procede, ma progressivamente
tende a ritirarsi dai pori più grandi (con una caduta abbastanza brusca di k dato che
la maggior parte dei pori in una sabbia sono grandi). Rimane uno scorrimento di
acqua lungo le superfici dei granuli e nei pori più piccoli. Tale flusso è controllato dal
gradiente gravitazionale e dal gradiente capillare; quest’ultimo fa muovere l’acqua
verso il basso (zone più profonde meno umide) o verso l’alto (evapotraspirazione dal
suolo successiva alla pioggia porta ad una diminuzione del contenuto idrico in
superficie).
Dato il basso valore della capacità di campo in un terreno sabbioso (acqua che il
terreno può trattenere per forze di adsorbimento e capillari), un’abbondante porzione
di acqua, espulsa dai pori più grandi, dreno verso il basso e può eventualmente
raggiungere la falda. 9
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MOVIMENTO DELL’ACQUA IN
ZONA NON SATURA
TERRENO ARGILLOSO
Dato l’elevato valore della capacità di campo, la maggior parte dell’acqua è
trattenuta da forze di adsorbimento e capillari. L’acqua non drena verso il basso con
facilità, si ha soltanto un flusso capillare assai lento (k basso), verso il basso o verso
l’alto come descritto nel caso precedente.
Durante la stagione estiva, il terreno si fessura in superficie; a seguito di piogge
l’acqua infiltra velocemente in tali fratture (che comunque si richiudono durante la
stagione umida). MOVIMENTO DELL’ACQUA IN
ZONA NON SATURA
STRATI A DIVERSA GRANULOMETRIA
Se l’acqua incontra un orizzonte più grossolano (provenendo da un orizzonte fine) è
probabile che si trovi ad un valore di pressione idrostatica ancora troppo basso per
poter saturare i pori grandi. Per cui l’acqua tende ad accumularsi all’interfaccia dei
due strati fino a quando il carico idraulico supera la soglia necessaria a penetrare nel
mezzo sottostante.
Se invece l’acqua incontra un orizzonte più fine, essa inizia a filtrare verso il basso,
assai lentamente data la bassa permeabilità: se l’alimentazione è superiore alla
capacità di infiltrazione, si forma un ristagno d’acqua (falde sospese). 10
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MOVIMENTO DELL’ACQUA IN
ZONA NON SATURA
In generale, indipendentemente dal tipo di terreno, un soluto sparso sulla
superficie impiega, per arrivare in falda, un tempo ben maggiore rispetto al
flusso verticale in condizioni sature; soprattutto nei primi 2-3 m di terreno,
spesso avvengono spostamenti verso l’alto (cioè, i fenomeni capillari
prevalgono su quelli gravitazionali).
Poiché il contenuto idrico è (in ultima analisi) funzione del tasso di infiltrazione
dalla superficie e quindi della piovosità, un clima arido creerà le condizioni
per tempi di arrivo estremamente alti (e viceversa, se il clima è molto piovoso).
E dunque, un clima piovoso comporterà non solo una maggiore quantità
d’acqua per traportare l’inquinante ma anche un maggior effetto diluente
delle concentrazioni con cui l’inquinante arriva in falda.
POTERE AUTODEPURANTE DEL TERRENO
Un inquinante reale non si comporta in modo inerte rispetto al sistema in cui
fluisce, ma interagisce sia con l’acqua (e sostanze ad esse disciolte), sia con
la matrice solida del mezzo poroso, sia con i micro-organismi, sia con la fase
gassosa. L’effetto complessivo di queste interazioni comporta ad un
rallentamento/degradazione della molecola inquinante, con l’effetto finale di
ritardare l’arrivo alla falda.
Poiché molte interazioni, soprattutto quelle che si sviluppano con i granuli,
necessitano di un certo intervallo di tempo per raggiungere l’equilibrio
termodinamico, esse sono favorite nel caso di flussi lenti, dove maggiore è il
tempo di contatto tra fare solida e liquida. Sono sfavorite, invece, nel caso del
flusso in falda, data la maggiore velocità di scorrimento dell’acqua, o nel
caso di flusso in fratture (vere e proprie macroporosità). 11
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POTERE AUTODEPURANTE DEL TERRENO
FATTORI DA CONSIDERARE
Fattori Fisici:
• FILTRAZIONE. Azione di vagliatura meccanica, efficace solo per particelle
• inquinanti di dimensioni maggiori dei pori del terreno; ha la massima efficacia
nei depositi argillosi.
DIFFUSIONE MOLECOLARE. Un soluto tende a diffondersi in tutto il volume
• d’acqua; nei terreni argillosi, può capitare che la velocità di diffusione
dell’inquinante sia maggiore della velocità di infiltrazione dell’acqua (proprio
per questo è un fattore da non trascurare).
SOLUBILITÀ. Un inquinante poco solubile in acqua, se sversato alla superficie del
• terreno in quantità sufficiente, può infiltrarsi nella falda come fase a sé.
TRASPORTO IN FASE GASSOSA. Una sostanza volatile può passare in fase gassosa
• attraverso i pori non saturati