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POLITECNICO DI MILANO
Facoltà di Ingegneria dell’Edilizia
A.A. 2012-2013
Andrea Orlando
Matr. 757072
Relatore: Enrico Sergio Mazzucchelli
Impianti Ibridi – Pompe di Calore e Caldaie Tradizionali
Indice:
1. Introduzione pag. 3
2. Impianti Ibridi pag. 3
3. Tipologia di Impianti Ibridi
pag. 5
4. Componenti Principali pag. 8
5. Protezione Antigelo
pag. 9
6. Costi Termici dell’Energia Elettrica e Gas Metano pag. 10
7. Dimensionamento PdC – Impianti Ibridi Nuovi
pag. 11
8. Dimensionamento PdC – Impianti Ibridi Esistenti pag. 12
9. Energia Rinnovabile Prodotta da una PdC pag. 13
10.Esempio di Dimensionamento Impianto Ibrido
pag. 15
11.Schemi di Impianti Ibridi pag. 17
12.Conclusioni pag. 21
13.
Politecnico di Milano Impianti Ibridi – Pompe di Calore e Caldaie
Tradizionali
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1. Introduzione:
Dal 31 maggio 2012 è in vigore il D.L. 03-03-2011 N° 28 che stabilisce le percentuali
minime di energia rinnovabile in relazione al fabbisogno termico dell’edificio
(climatizzazione invernale ed estiva, produzione di acqua calda sanitaria).
Prima di tale data il minimo imposto era pari al 50 % del fabbisogno termico annuo per
la produzione di ACS; attualmente, invece, è necessario garantire una copertura del 20
% del fabbisogno termico totale (valore che nel 2017 verrà portato ad un limite pari al
50 %).
Questa richiesta, ben più esigente e restrittiva rispetto al passato, obbliga i progettisti
a ricercare soluzioni differenti, più performanti e convenienti economicamente.
Per poter rispettare quanto imposto dal suddetto decreto è necessario, pertanto,
incentrare la ricerca e lo sviluppo sulla massimizzazione delle prestazioni ottenibili
dagli impianti, nonché sul contenimento dei costi, facilità di realizzazione e di
gestione.
A tal proposito, si intende evidenziare l’introduzione di impianti, i quali prevedono
l’utilizzo combinato di due fonti d’energia, i cosiddetti sistemi ibridi (in ambito
tecnico questo termine indica proprio l’uso di due differenti tecnologie perseguenti lo
stesso obiettivo).
Gli impianti ibridi più diffusi funzionano con caldaie a combustibili tradizionali e
pompe di calore (PdC) aria-acqua: in particolare, per quanto concerne queste
ultime, si trasferisce l’energia termica dell’aria esterna all’acqua (fluido termovettore
dell’impianto).
2. Impianti Ibridi:
I sistemi ibridi vengono introdotti per sopperire ad un limite di utilizzo delle PdC,
legato a variazioni di temperatura dell’aria esterna rilevanti.
In presenza di temperature molto basse, infatti, le PdC lavorano con COP ridotti,
comportando alti costi di funzionamento e scarsa convenienza economica.
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Per queste ragioni, valutando approfonditamente il contesto climatico in cui sarà
collocato l’impianto, è possibile prevedere l’affiancamento di caldaie tradizionali il cui
intervento avverrà nel momento in cui il costo del calore producibile dalle PdC non
risulti più conveniente, ovvero in condizioni in cui il COP < 3.
Di seguito si riportano diversi esempi di funzionamento, a seconda degli impianti
previsti:
• Impianti monoenergetici senza integrazione elettrica:
La PdC è dimensionata per coprire totalmente il fabbisogno termico dell’impianto; la
soluzione risulta conveniente solo in contesti climatici le cui temperature non siano
eccessivamente rigide (T > 5°C);
• Impianti monoenergetici con integrazione elettrica:
La PdC è dimensionata per coprire il 70-80 % del fabbisogno energetico totale
dell’impianto; l’energia mancante è fornita da resistenze elettriche. Anche in questo
caso la soluzione è conveniente solo temperature non troppo penalizzanti per i COP;
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• Impianti ibridi con PdC e caldaia in parallelo:
La PdC è dimensionata per coprire il fabbisogno energetico totale fino ad una
determinata temperatura dell’aria esterna (temperatura di alternanza); per
temperature inferiori PdC e caldaia funzionano contemporaneamente. Questa
soluzione, pertanto, ha lo svantaggio di far funzionare la PdC anche in condizioni di
basso COP;
• Impianti ibridi con PdC e caldaia in alternativa:
La PdC è dimensionata per coprire il fabbisogno energetico totale fino ad una
determinata temperatura dell’aria esterna (temperatura di alternanza); per
temperature inferiori è previsto il funzionamento della sola caldaia. In questo modo la
PdC lavora sempre con elevati COP con conseguente massimizzazione del rendimento.
3. Tipologia di Impianti Ibridi:
Il mercato offre diverse soluzioni in modo da poter personalizzare e adattare al meglio
l’impianto alle esigenze dell’utenza:
• Sistemi ibridi preassemblati (o sistemi “tutto in uno”): racchiudono in un solo
contenitore tutti gli elementi di base dell’impianto, compresi quelli atti alla produzione
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di calore e ACS, alla sicurezza, alla gestione e alla regolazione del funzionamento delle
diverse fonti di calore. Pertanto la fase di installazione è particolarmente facilitata, in
quanto questa si limita al solo collegamento dei terminali esterni ed interni
(limitazione della possibilità di installazione non corretta).
• Gruppi ibridi preassemblati: a differenza dei sistemi “tutto in uno”, questi sono
elementi idraulici che consentono il collegamento e l’interazione tra PdC, caldaia e
terminali. Inoltre, provvedono alla gestione del funzionamento delle fonti di calore,
nonché alla loro regolazione.
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In particolare, tali componenti idraulici comprendono una centralina di regolazione
ed un kit di deviazione: il primo, mediante la rilevazione della variabile fisica in
ambiente, assicura il funzionamento automatico alternato della PdC e della caldaia
(previa impostazione della temperatura di alternanza); il secondo è costituito da una
valvola deviatrice a 3 vie ed un raccordo comunicante PdC, caldaia e circuito di
distribuzione.
Rispetto ai sistemi ibridi preassemblati, questa soluzione permette di convertire
impianti tradizionali esistenti in impianti ibridi; inoltre, in caso di malfunzionamento di
una delle due fonti di calore, non sarebbe necessario interrompere totalmente il
circuito di riscaldamento.
Vi è la possibilità di far funzionare il sistema ibrido sia in fase di riscaldamento sia in
fase di produzione ACS: a tal proposito, è necessario prevedere un bollitore per la
produzione e l’accumulo di ACS, un kit di deviazione di diversa tipologia ed un sistema
di regolazione relativo alla produzione di ACS. Si sottolinea come quest’ultima funzione
ha la precedenza rispetto al riscaldamento.
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Per quanto concerne la fase di raffrescamento, è fondamentale che la PdC sia di
tipo reversibile, ovvero includa un commutatore estate/inverno che sia in grado di
invertire il ciclo termofrigorifero.
4. Componenti Principali:
Come visto in precedenza, gli elementi idraulici e gli accessori costituenti i gruppi
ibridi preassemblati risultano di fondamentale importanza per il corretto
funzionamento dell’impianto; è possibile, ora, analizzarli più dettagliatamente:
• Kit di deviazione: è costituito da una valvola deviatrice a 3 vie, da un
raccordo speciale che consente l’attacco diretto di 3 circuiti (PdC,
caldaia e impianto) e da una coibentazione preformata a guscio.
In particolare, il raccordo speciale e la coibentazione preformata
servono a facilitare la realizzazione dell’impianto e ad ottenere
soluzioni esteticamente valide e compatte.
Nel caso di impianti con fase di raffrescamento la coibentazione preformata impedisce
la formazione di
condensa;
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• Valvola deviatrice a 3 vie: è impiegata per deviare il fluido proveniente dalla PdC o
dalla caldaia verso i terminali dell’impianto. In fase di dimensionamento si consiglia di
adottare valvole le cui perdite di carico non risultino eccessive in relazione alle portate
di progetto;
• Centralina di regolazione: è un dispositivo elettronico atto a
gestire i comandi di funzionamento dell’impianto. È dotata di
morsettiera (con 6 attacchi per consentire il collegamento con i
diversi componenti dell’impianto) e di display (interfaccia con
l’utenza) con cui è possibile impostare la temperatura di alternanza o
rilevare la temperatura esterna;
• Sonda esterna: è costituita da un sensore termico per la rilevazione della variabile
fisica in questione; questo è alloggiato all’interno di un apposito
involucro di protezione.
È importante posizionare la sonda sulla parete più fredda
dell’edificio, ad un’altezza minima di 2,5 m, facendo attenzione a
non esporla all’irraggiamento solare, espulsioni d’aria o flussi di
calore (alterazione del rilevamento).
5. Protezione Antigelo:
Analizzando attentamente le caratteristiche delle PdC è possibile riscontrare un
disagio di non poco conto: il gelo.
In presenza di PdC esterne, in particolare, le tubazioni sono esposte alle condizioni
termiche esterne.
Per evitare tale pericolo si possono adottare i seguenti sistemi di protezione:
• Fluidi antigelo: vengono aggiunti al fluido dell’impianto in modo da abbassare il
punto di congelamento di questo stesso. Tale soluzione, però, comporta l’aumento
sensibile delle perdite di carico; inoltre, sono necessari costanti controlli per evitare
che il fluido dell’impianto subisca un degrado chimico, incremento del pH e
conseguente aumento della corrosività;
• Cavi elettrici: è un impianto articolato secondo più c