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Importanza del movimento e dell'attività fisica nell'infanzia
Secondo diversi studi, il movimento e l'attività fisica sono fondamentali per lo sviluppo dei bambini. Come affermato da Romagialli (2012, p.28), il movimento è una "necessità dello sviluppo", soprattutto durante l'infanzia e l'adolescenza. Con l'avvento delle nuove tecnologie, i bambini svolgono meno attività fisica rispetto a cinquant'anni fa. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda almeno sessanta minuti di attività fisica al giorno per promuovere lo sviluppo delle capacità relazionali, cognitive, morali e di autocontrollo nei bambini.
L'apprendimento delle attività acquatiche avviene attraverso diverse fasi propedeutiche per le successive. La prima fase, chiamata "di ambientamento", permette al bambino di acquisire gradualmente agilità e destrezza nel muoversi in acqua e di trovare soluzioni per adattarsi "a un sistema di forze che agiscono sul corpo umano in acqua".
modalità interpretative estremamente particolari e specifiche” (Invernizzi, Romagialli, 2012,p.25). La seconda fase prevede esercizi generali di movimento e giochi per stimolare la percezione del corpo a contatto con l'acqua. Tale fase è propedeutica alle varie specialità acquatiche che il bambino apprenderà in seguito, poiché ha l'obiettivo di motivarlo a risvegliare la sua abilità innata di stare nell'acqua presente sin dalla vita intrauterina. Il contatto e la presenza dell'adulto durante queste prime fasi è molto importante per creare un ambiente sereno e tranquillo per il bambino. Nella fase di ambientamento è importante che il bambino, qualora avesse paura dell'acqua, sia aiutato a superarla. Alcuni manuali in questo contesto consigliano l'uso di metafore perché i bambini riescono a capire meglio le spiegazioni se attingono alle esperienze del quotidiano. Dopo aver insegnato le basi,
l'istruttore di nuoto deve focalizzare l'attenzione sugli obiettivi dell'apprendimento di questa disciplina che sono rivolti all'efficacia e all'economia dei movimenti. "Utilizzando un'allegoria, possiamo rappresentare le diverse fasi dell'apprendimento del nuoto con l'immagine di un corso d'acqua che nasce come piccola sorgente dalla cima di un monte innevato; nel suo tragitto si arricchisce dell'acqua proveniente dai fiumi, si adagia in un piccolo bacino formando un lago e poi continua il suo corso fino ad affluire nel mare" (Invernizzi, Romagialli, 2012, p.49). La sorgente esprime il concetto di scoperta dell'ambiente acquatico; gli affluenti le leggi fisiche del galleggiamento e dello spostamento di un corpo immerso in un fluido; il fiume il bagaglio di conoscenze acquisite delle tecniche grezze; il lago le tecniche natatorie più specifiche per il nuoto; il mare rappresenta il nuoto sportivo e le tecniche più avanzate.et al, 2019, p.45). In altre parole, il movimento è influenzato dall'ambiente circostante e dalle interazioni con esso. Questa teoria mette l'accento sull'apprendimento attraverso l'esplorazione e l'interazione con l'ambiente, piuttosto che sulla divisione dell'azione in parti separate. Entrambe le teorie hanno i loro punti di forza e di debolezza e possono essere utilizzate in modo complementare per insegnare il nuoto. La teoria prescrittivo-cognitivista si concentra sull'apprendimento di abilità specifiche attraverso l'analisi e la ripetizione di movimenti, mentre la teoria ecologico-dinamica mette l'accento sull'apprendimento attraverso l'esplorazione e l'interazione con l'ambiente. In conclusione, l'insegnamento del nuoto può avvenire utilizzando diverse metodologie, ma è importante considerare sia gli aspetti cognitivi che quelli ambientali per favorire un apprendimento completo e efficace.1989, citato in Invernizzi et al, 2019, p. 38.). Infatti molti bambini imparano per "prove ed errori" senza aver bisogno di seguire un metodo altamente prescrittivo come quello cognitivista. Molti nuotatori, principianti ed atleti, hanno imparato a nuotare in laghi, fiumi e mari con il semplice aiuto delle varie figure educative che avevano accanto in quel momento. L'obiettivo di tale metodologia è basato sull'esecuzione e la ripetizione di un intero movimento. Durante l'apprendimento, il discente svilupperà le sue capacità in relazione alle sue capacità psico-motorie.
2.1 Le tecniche natatorie
Nelle scuole nuoto dopo le fasi iniziali, l'apprendimento dei vari stili avviene gradualmente. Le tecniche insegnate per nuotare più comuni sono dorso, crawl, rana ed elfino. Il dorso e il crawl sono le prime tecniche che vengono insegnate. "Non si diventa esperti di rana o crawl a sei mesi. Ma a sei mesi si galleggia, si gioca, si russa,
Perché l'acqua è l'elemento naturale. Dalla pancia della mamma direttamente invasca […]. Perché il nuoto, iniziato fin da piccolissimi, aiuta il fisico a crescere bene, dritto, sano [” (Gobbi cit. in Broglio, 2005, p. 182).
Il dorso.
- È una tecnica natatoria facile da imparare per via dell'assenza di difficoltà respiratorie. La respirazione deve avvenire fuori dall'acqua a ritmo regolare evitando apnee; uno dei prerequisiti essenziali è infatti galleggiare supini e non avere problemi di orientamento o di mobilità a livello scapolo-omerale. La posizione del capo deve essere flessa in avanti affinché l'inclinazione del corpo sia corretta (135 gradi). Gli occhi devono essere aperti. Il movimento è cilclico e alternato ed ha inizio sott'acqua, si consiglia durante le bracciate di sfiorare con il braccio teso in linea con la spalla, orecchie e capo; il movimento del corpo in acqua è
reso possibile dalla spinta della mano aperta verso ilgambe che devono battere in linea diagonale.basso durante le bracciate e dalle“Le braccia sono in opposizione: mentre un braccio effettua la trazione l'altro è inrecupero eareo […]. Considerando il braccio destro, alla fase di presa-appoggiocorrisponde la battuta della gamba dentra; alla fase di trazione è associata la battuta18della gamba sinistra e alla fase di spinta corrisponde la battuta della gamba destra”Romagialli, 2012, p. 86-94).(Invernizzi,Essendo il corpo disposto sul dorso orizzonatlmente rispetto all'acqua con la testarivolta in alto, la respirazioe è frontale.
2) Il “Crawl”La traduzione letterale in inglese è strisciare. È considerata la nuotata più veloce.Comunemente usata durante le gare agonistiche in “stile libero”, ha caratteristiche etecniche particolari. L'allievo deve trovarsi in posizione prona ed orizzontale
Con la pancia rivolta verso il basso; il capo è la parte più alta del corpo con lo sguardo rivolto in avanti, mentre i piedi la più bassa; l'azione della gambata avviene ad arto teso ed è continua ed alternata; si consiglia di non fare uscire il piede completamente dall'acqua per non spreare forze energetiche. Nei due stili di cui ho parlato finora, il movimento della gambata è simile. Si consiglia di tenere il capo in profondità, e di "guardare i piedi" che devono essere in superficie. Il movimento degli arti superiori è ciclico e alternato. L'"azione aerea" ha inizio sott'acqua; durante la bracciata esce prima il gomito e poi la mano, con il palmo rivolto verso i piedi che rientra in acqua (il pollice entra per primo). La logica generale dell'efficacia nel sincronismo tra le braccia "[...] è quella di evitare i "tempi morti" nella propulsione alternando le azioni propulsive.
Con allievidebuttanti è possibile insegnare un sincronismo in "opposizione" dove le azioni delle due braccia sono contrapposte" (Invernizzi, Romagialli, 2012, p.128). Ogni ciclo di bracciata è detto rollio. Per ogni bracciata corrisponde una gambata; quando il braccio sinistro sta terminando la fase di spinta sott'acqua, la gamba sinistra termina di affondare nell'acqua affinché il bacino non affondi. La respirazione avviene lateralmente e si compone di tre fasi: ispirazione, apnea ed espirazione. → Ispirazione: si effettua velocemente, ruotando il capo lateralmente durante il rollio del braccio che fuoriesce dall'acqua; tendenzialmente si ispira ogni due o tre bracciate. → Apnea: Avviene quando il capo è immerso nell'acqua tra una bracciata e l'altra, facilita il galleggiamento e la diffusione dell'ossigeno dagli alveoli al sangue. → Espirazione: Avviene quando il capo è rientrato in acqua, sieffettua sia con il naso che con la bocca.
3) Diversi stili di rana
Rana tradizionale o classica: il corpo dell'allievo deve essere in posizione orizzontale affinché riscontri meno resistenza possibile da parte dell'acqua; il baricentro deve essere sempre alla stessa altezza. La bracciata che dà propulsione è laterale e le braccia muovendosi in avanti dovrebbero formare come un cuore, mentre le gambe un cerchio (i piedi seguono una traiettoria a parabola schiacciata). "È la tecnica che si insegna nella scuola nuoto ed è molto usata anche in ambito terapeutico, con anziani, persone portatrici di handicap e menomati fisici [...]. La rana pur prevedendo movimenti simmetrici e simultanei, che sono semplici da imparare, presenta alcune difficoltà nel movimento degli arti inferiori [...]. Ci sono comunque soggetti che hanno una predisposizione particolare per la gambata a rana, e sono in grado di riprodurla istintivamente in acqua."
in modo naturale e spontaneo: vengono definiti ranisti naturali” (Invernizzi, Romagialli, 2012, p. 157-167).
Rana naturale o europea: la specificità di questo stile rispetto a quello tradizionale è: - la posizione del baricentro in quanto si muove in modo naturale su e giù e la posizione delle spalle che emergono in superficie durante la respirazione.
Rana moderna: è caratterizzata dal movimento ondulatorio del bacino al fine di rendere la nuotata più continua. Tale stile si differenzia a sua volta in due categorie: agonistica e pausata. Quest'ultima consente di fare una pausa tra una bracciata e l'altra mantenendo il corpo in posizione idrodinamica; è insegnata tendenzialmente a principianti e anziani. La rana agonistica non prevede pause dopo l'effetto propulsivo, il quale termina quando braccia e gambe sono distese e i piedi uniti. La fase di spinta (attiva) si verifica a partire da un movimento energico di distensione.
degli arti inferiori in cui italloni