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D
28 Ivi, p. 339
29 Ibid
30 O. Cecchi, I racconti, in I Per Tozzi, cit., p. 23
D., 42
ragione dominante›› e, pur non essendo streghe o fantasmi, infrangono le leggi
naturali e sociali che le vogliono caste e sottomesse. È la loro natura
trasgressiva, spiega Cecchi, a generare nei personaggi tozziani un ‹‹paura della
donna›› che è anche paura della liberazione dei sentimenti; per questo,
sottolinea il critico, spesso Tozzi uccide le donne dei suoi romanzi.
I protagonisti maschili preferiscono una donna ideale, ‹‹sottomessa,
31
obbediente, servizievole (la donna della ragione di padri)›› è un rapporto
amoroso che si realizza ‹‹solo nell’essenza››.
Teorizzando un ‹‹misoginismo›› tozziano, la posizione di Getrevi è del tutto
opposta a quella di altri critici. Egli afferma che le metafore botaniche e
minerali presenti nei testi sono espressione della paralizzazione del
32
personaggio maschile, ‹‹un uomo del tutto calcificato›› che rimane irretito e
attonito di fronte alla presenza della donna. Secondo il critico il vero elemento
castrante dei protagonisti tozziani è la donna, ‹‹ una donna che solo per il fatto
33
di esistere […] letteralmente sfascia l’essere che le sta di fronte››, una donna
che, essendo legata alla propagazione della specie e quindi all’eros, inibisce i
personaggi. Tale misoginismo specifica Getrevi non è volgare
antifemminismo, ma consapevolezza della forza dell’eros che la donna riesce a
manifestare soprattutto nell’ambito dei rapporti privati e familiari, un eros in
contrasto con la conoscenza:
I legami e le oppressioni del sesso saranno sempre usati dai protagonisti maschili
come alibi dei loro fallimenti, politici, letterari e conoscitivi. […] Un ostacolo carnale
31 Ivi, p. 25
32 P. GETREVI, Nel prisma di Tozzi. La reazione, il sangue, il romanzo, Napoli, Liguori Editore, 1983 cit.,
p. 136
33 Ibid. 43 34
[…] che si frappone come legame e velo fra l’io e la realtà.
Cannella non concorda con questa tesi e preferisce vedere nel rapporto dei
personaggi con la donna, il rapporto di Tozzi con il fantasma materno e il
complesso rapporto uomo-donna. Dall’analisi di Novale il critico ricava due
figure antitetiche di donna. Isola ed Annalena-Emma: la prima tanto sensual
quanto corrotta, la seconda casta e materna. Così il critico paragona il rapporto
puro e ideale che il giovane Federigo avrebbe voluto con Emma a quello che il
35
bambino intrattiene con la madre.
Quindi, opponendosi all’interpretazione getreviana, Cannella dichiara che lo
scrittore senese idealizza la donna e la associa all’immagine protettiva e
rassicurante della madre, la quale come nella mente di un bambino, è lontana
dalle Corruzioni del mondo adulto:
il problema non è tanto quello della donna che non deve emanciparsi perché deve
mantenere un ruolo materno, quanto quello del rifiuto di divenire adulto, anzi
addirittura del desiderio inconscio di non venire alla luce, per sottrarsi all’angoscia
36
persecutoria.
3.3 Analisi delle descrizioni
34 Ivi, p. 147
35 Cannella cita come esempio di rimozione dei connotati sessuali la lettera in cui Tozzi reagisce alla richiesta
della fidanzata di avere un figlio: «Ti dirò che quest'idea non mi ha fatto piacere, perché io ti concepisco
vergine».
36 A. CANNELLA, Introduzione a F. TOZZI, Con gli occhi chiusi e altro, Milano, Principato,1988. cit., XXI
44
Lo studio delle descrizioni tozziane investe un’importanza particolare nelle
recenti indagini critiche. Nelle tre giornate di studio organizzate ad Assisi nel
2001 l’intervento di Michele Dell’Aquila è rivolto proprio a indagare la
Toscana e Siena viste dagli occhi di Tozzi:
Di questa Toscana povera ed aspra, di travagliata esistenza, vogliamo parlare
discorrendo di Tozzi [..]. Di questa Toscana di rapporti difficili, di angusto orizzonte,
di irridente crudeltà, metafora anche figurale di un male assoluto, che s’accanisce sul
destino di ognuno, sentito come unica irrimediabile realtà. Tozzi ne fu toccato come
37
uomo prima ancore che come scrittore.
Le descrizioni tozziane, spiega lo studioso, sono contraddistinte da un forte
espressionismo e dall’insistenza sui particolari , spinta fino all’esasperazione.
Analizzando il paesaggio di Tre croci il critico ne mette in evidenzia il
risentimento, la violenza e la grettezza, sentimenti che caratterizzano anche i
tre protagonisti: ‹‹un orizzonte basso e fangoso da girone infernale […] quelle
colline senesi così schiette, in altre opere consegnate all’ammirazione degli
sguardi, si offrono arruffate e selvatiche, ostili nei calanchi di terra scura,
funebri nelle cime affilate dei cipressi e tuttavia assai più congeniali alla
38
rappresentazione di quei “misteriosi atti nostri”››. La scontrosità e la durezza
del paesaggio corrisponde alla scontrosità umana anche ne Il Podere, dove
Dell’Aquila sottolinea che la bruttezza esteriore dei personaggi e ‹‹il fetore di
37 M. Dell’Aquila, La Toscana povera e aspra nella narrativa di Federigo Tozzi, in I Federigo Tozzi fra
D.,
tradizione e modernità, cit., p. 39
38 Ivi, p. 43 45
putrefazione e di morte, quel sentore di cloroformio e di chiuso›› (ricordiamo
che il romanzo si apre con la rappresentazione del padre del protagonista
immobile sul suo letto di morte con una cancrena al piede) corrisponde alla
bruttezza morale dei personaggi:
Ritroviamo anche la deformità dei personaggi via via introdotti e descritti dall’autore
con intenzionale cura nell’individuazione di difetti fisici, delle connotazioni
sgradevoli, dei visi, dei corpi, dei gesti, quasi un paesaggio delle fisionomica umana,
una costante bruttezza che sembra connaturata a tutto questo mondo […] è il
39
corrispettivo figurale di una angustia morale.
Durante il convegno senese del 2002 anche le indagini di Marina Fratnik,
Riccardo Castellana, Franco Petroni, Antonio Prete sono destinate allo studio
delle descrizioni tozziane. 40
Lo studio della Fratnik si concentra sul ruolo delle ‹‹finestre di Tozzi››.
Come spiega la studiosa, la finestra tozziana ha una funzione molto diversa da
quella panoramica dei romanzi realisti, in quanto il suo compito è , al
contrario, quello di circoscrivere il campo visivo, offuscare la visione del
mondo (spesso infatti tali finestre sono appannate o socchiuse) e frantumare i
paesaggi. La critica ne mette in luce la realtà e afferma che la finestra diventa
l’equivalente del motivo centrale degli ‹‹occhi›› che, come sottolinea la
41
Fratnik, sono ‹‹finestre dell’anima, il più delle volte chiusi o socchiusi››. Ma
la studiosa evidenzia anche il rapporto ambivalente intrattenuto dal soggetto
39 Ivi, p. 48
40 M. FRATNIK, Le finestre di Tozzi, in ID., Tozzi: la scrittura crudele, cit.
41 Ivi, p.48 46
con la finestra, la quale se da un lato assolve un compito protettivo di
‹‹rifugio›› dalle minacce del mondo esterno, dall’altro è vista come una
42
‹‹prigione››, in quanto ‹‹ l’esterno è tanto un oggetto di paura quanto di
43
desiderio››.
Castellana, affronta il discorso delle descrizioni tozziane partendo dalla
considerazione che ognuna di esse ‹‹sarà sempre improntata ad una visione del
mondo, a una ideologia; ogni descrizione lascia sempre intravedere, in
controluce anche l’occhio di chi descrive››.
Lo studioso evidenzia che la descrizione di Tozzi si evolve progressivamente
dalla forma ‹‹analoga›› delle prime prove (influsso della cultura giovanile
simbolista e decadente dello scrittore) a costruzioni fondate sul ‹‹correlativo
44
oggettivo›› teorizzato da Eliot, sottolineando che una delle maggiori
conquiste di Tozzi consiste ‹‹nel rifiuto del paesaggio stato d’animo
simbolista›› e nella capacità di ottenere il senso di vaghezza dall
caratterizzazioni psicologiche dei protagonisti e della loro percezione alterata
della realtà. In tal modo, spiega il critico, nelle rappresentazioni di Siena non si
45
incontrano mai persone e la città sembra una ‹‹natura morta››, una città
spettrale che corrisponde alla ‹‹disumanizzazione dell’uomo nelle descrizioni
di coloro che la abitano: mendicanti, matti, prostitute, figure che vivono ai
42 .
Ivi, p 49
43 Ibid.
44 Castellana coglie in questo modo la graduale trasformazione della descrizione tozziana: se nella novella In
campagna essa è ancora finalizzata a «ricreare una dimensione panteistica e idillica», sfumando in una
dimensione «sovrasensibile» di partecipazione delle cose «al grande mistero dell'essere», già in Bestie si
avverte il segno di una «crisi», la contraddizione tra aspirazione all'assoluto e lo scacco causato dalla ricaduta
nella modernità presente, nella «“disumanità” dell'umano» per via dell'apparizione della bestia che infrange
l'armonia dell'anima con il cosmo; infine in Con gli occhi chiusi la descrizione, pur avendo ancora una
struttura di tipo analogico spesso segnata dal «come», non è finalizzata alla sintonia tra io e mondo, bensì a
rimarcare l'estraneità della natura al soggetto, la frattura tra io e mondo (Cfr. R. CASTELLANA,
Procedimenti analogici e costruzione del “correlativo oggettivo” nelle descrizioni tozziane, in ID., Tozzi: la
scrittura crudele, cit. pp. 68-74).
45 Ivi, p. 67. 47
margini della società e della vita stessa, espressionisticamente deformate e
46
imbruttite››. Secondo Castellana l’immagine, ricorrente in Tozzi, del tronco
di albero tagliato da cui nascono le fogli dimostra bene l’evoluzione che porta
dall’analogismo al correlativo oggettivo: mentre nelle prime opere predomina
una tendenza al cromatismo, in quelle successive avvien una diminuzione
dell’elemento cromatico e un aumento del movimento e dei particolari
dell’albero, fino al caso esemplare de Gli egoisti dove alle immagini positive e
47
vitali legato al verbo succhiare si contrappongono, con una alternanza
48
bilanciata, le immagini negative di morte, per concludersi con l’immagine del
legno secco dal quale spunta u