Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 42
Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 1 Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 42.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 42.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 42.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 42.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 42.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 42.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 42.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 42.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mercato del lavoro come istituzione sociale Pag. 41
1 su 42
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

E

REALTA’ OSSERVATA

Se nella teoria tradizionale la disoccupazione persistente può

essere solo volontaria, nella realtà le cose appaiono molto

diverse. In molte epoche storiche, infatti, la disoccupazione

osservata è risultata tanto elevata e prolungata nel tempo da

far dubitare seriamente che essa derivi dall’indisponibilità

degli individui a lavorare al salario vigente. Le fasi di elevata

e durevole disoccupazione osservate nella realtà sembrano

piuttosto corrispondere a persistenti squilibri tra domanda e

offerta di lavoro, in contrasto con le conclusioni

dell’impostazione tradizionale. Molti economisti hanno

ricercato le cause di questo contrasto tra teoria e realtà e le

hanno individuate in circostanze che creano ‘rigidità’ del

15

salario: circostanze, cioè, che tendono a mantenere il salario

E e danno luogo così a

reale a un livello più alto di (W/p)

situazioni di permanente eccesso di offerta sul mercato del

lavoro (FIGURA 3). Alcune spiegazioni recenti di queste

rigidità salariali sottolineano che, per vari motivi, le imprese

stesse possono avere convenienza a tenere i salari a un livello

maggiore di quello corrispondente all’equilibrio di domanda

e offerta. In quel che segue ci soffermeremo brevemente su

due di queste spiegazioni teoriche: la teoria dei ‘salari di

3 e la teoria fondata sulla segmentazione del

efficienza’ 4

mercato del lavoro tra ‘Insider e Outsider’.

3 N. Acocella, Fondamenti di Politica Economica, Carocci, 1999, p. 260.

4 Ibidem, p.261. 16

2.1 La teoria dei salari di efficienza

Questa prima teoria si basa sull’idea che il livello del

salario corrisposto al lavoratore influenzi la sua produttività,

nel senso che un più alto salario induce il lavoratore a non

perdere tempo sul lavoro ‘scansando’ le mansioni assegnate.

D’altra parte, le imprese hanno spesso il problema di

assicurarsi che i dipendenti lavorino seriamente, in

condizioni in cui il controllo diretto dell’impegno è molto

costoso. In questa circostanza, una soluzione conveniente per

l’impresa potrebbe essere quella di corrispondere al

lavoratore un salario più alto di quello pagato dalle altre

imprese. Questo indurrebbe il lavoratore a impegnarsi

davvero, perché se venisse scoperto a perder tempo e

licenziato, egli sarebbe consapevole che resterebbe

disoccupato o, al più, potrebbe impiegarsi altrove a un salario

inferiore. Questa soluzione risulterà tanto più efficace quanto

più è alta la disoccupazione vigente, perché il lavoratore si

17

renderebbe conto di aver minore probabilità di trovare un

impiego alternativo e di conseguenza presterebbe più

attenzione a non perdere quello che già possiede. Nel caso

poi che una simile strategia sia adottata da molte imprese,

avremmo che il salario prevalente sarebbe maggiore di quello

associato all’equilibrio tra domanda e offerta di lavoro e

l’economia sperimenterebbe una situazione di disoccupazione

involontaria permanente.

2.2 Segmentazione tra Insider e Outsider

5 attribuisce le situazioni di elevata

Questa teoria

disoccupazione all’alto salario “imposto” dai lavoratori già

impiegati (Insider). Secondo la teoria, i lavoratori impiegati

possono imporre saggi di salario maggiori di quello di

equilibrio per due motivi. Primo, la loro sostituzione con i

disoccupati esistenti (Outsider) può comportare costi di

licenziamento, assunzione e addestramento che le imprese

5 Ibidem, p. 261. 18

non sono disposte a sostenere poiché sono molto alti.

Secondo, gli Insider possono compiere attività concordate di

‘disturbo’ nei confronti degli Outsider che venissero

eventualmente assunti a un salario inferiore per sostituire

parte degli Insider stessi. In entrambi i casi le imprese

rinuncerebbero ad assumere nuovo personale a un salario

inferiore a quello richiesto dagli Insider.

Come nella teoria dei salari di efficienza, perciò, le imprese

non sono in condizione di assumere disoccupati a un salario

inferiore a quello prevalente e, in presenza di questa rigidità

del salario verso il basso, impiegheranno nel complesso un

numero di individui minore di quelli che sarebbero disposti a

lavorare al salario vigente . 19

SEZIONE 3

IL CONTRIBUTO DI SOLOW (1990)

3.1 Perché Solow scrive questo libro

Le teoria dei Salari di efficienza e il modello

Insider/Outsider spiegano come le imprese possano aver

convenienza a praticare salari più alti di quello dell’equilibrio

tradizionale generando così disoccupazione involontaria

permanente. Nel libro Il mercato del lavoro come istituzione

sociale (1985), Robert Solow osserva però che queste

spiegazioni sono incomplete e non danno conto di un altro

fenomeno comunemente osservato sul mercato del lavoro. In

accordo con l’impostazione tradizionale, infatti, sarebbe

plausibile ritenere che quando il salario è maggiore di quello

associato all’equilibrio di domanda e offerta, e c’è elevata

disoccupazione involontaria, i disoccupati competeranno al

ribasso sul salario per tentare di assicurarsi i posti di lavoro

20

esistenti. In fondo, nota Solow, “tentare non costerebbe loro

nulla e in ipotesi di assunzione, il guadagno che ne

6 . Nella realtà, invece, si

trarrebbero sarebbe notevole”

osserva normalmente che i disoccupati sono assai restii a

intraprendere una concorrenza al ribasso sul salario. Perché

accade questo? Nel suo libro, Solow si propone di fornire

alcuni elementi per una risposta a questa domanda; nelle

sezioni seguenti vedremo gli aspetti essenziali della sua

argomentazione.

3.2 Perché i disoccupati non competono al ribasso?

L’ipotesi di esistenza di una “Norma Sociale”

Secondo Solow, un modo di spiegare l’opposizione

alla concorrenza al ribasso sul salario da parte dei disoccupati

sta nell’ipotizzare l’esistenza di una “Regola sociale” che

inibisca l’offerta della propria forza lavoro a un salario

6 R.M. Solow, The Labour Market as a Social Institution, Cambridge, Mass., Blackwell, 1985,

p. 46. 21

inferiore a quello corrente. Di per sé, osserva Solow,

l’esistenza di una simile norma appare realistica: basta

considerare che il posto di lavoro, oltre a essere fonte di

guadagno, comporta anche un definito Status sociale, per

che offrirsi a un salario minore di quello

comprendere 7 .

corrente può essere visto come un’umiliazione per chi lo fa

Inoltre i disoccupati che si offrissero a salari più bassi

innescherebbe un processo di caduta generalizzata del salario

che risulterebbe socialmente distruttiva e perciò

8

condannabile .

Solow, però, ritiene che l’ipotesi di esistenza di una simile

“Regola sociale”, per essere realmente convincente, debba

essere rafforzata mostrando che, una volta che la regola sia

introdotta, risulti individualmente conveniente rispettarla.

Come vedremo nei paragrafi seguenti, Solow dimostra che

esistono condizioni tali che, quando tutti i disoccupati si

7 Ibidem, p. 47.

8 M.A. De Francesco, Norme sociali, rigidità dei salari e disoccupazione involontaria,

ECONOMIA POLITICA/ a. X, n. 1, Aprile 1993, p. 15.

22

attengono alla regola di non competere al ribasso sul salario,

allora a ciascun singolo individuo conviene effettivamente

rispettare la regola stessa: nel linguaggio della teoria dei

giochi, la situazione in cui tutti si attengono alla regola si

9

configura dunque come un Equilibrio di Nash.

3.3 Il modello di Solow

Solow suppone l’esistenza di un mercato del lavoro

concorrenziale caratterizzato da un'unica impresa che

domanda lavoro; a questo proposito va precisato che egli non

pensa a un’impresa monopolistica, ma semplicemente ritiene

che le conclusioni raggiunte per la singola impresa si

estendano immediatamente a un mercato concorrenziale del

lavoro con molteplici imprese.

Solow suppone poi che nell’economia esista un dato numero

di potenziali lavoratori, tutti egualmente produttivi e tutti

L

con le medesime preferenze. Egli ipotizza inoltre che per

9 L’equilibrio di Nash è la situazione nella quale la strategia adottata da ciascun individuo

risulta la migliore date le strategie adottate dagli altri individui

23

ciascuno di questi individui esista uno stesso livello del

salario W* , al di sotto del quale si preferirebbe non lavorare

e in corrispondenza del quale si sarebbe indifferenti tra

lavorare e rimanere disoccupati; infine, egli suppone che a

individui siano

qualunque salario maggiore di W* tutti gli L

disposti a lavorare. In quel che segue denomineremo W* con

l’espressione “salario di riserva”: per rendere più plausibile

la sua esistenza, immagineremo che nell’economia esista un

sussidio di disoccupazione il cui ammontare è b, e che il

salario di riserva W* coincida proprio con esso. Sotto queste

ipotesi la curva di Offerta di Lavoro (in blu) ha l’andamento

che si vede dal grafico seguente:

24

FIGURA 4. 10

Così, per un salario minore di W* la curva di Offerta di

Lavoro parte verticalmente dall’origine degli assi e il numero

di individui che offrono lavoro è pari a 0. Per un salario pari a

W*, la curva di Offerta di Lavoro assume un andamento

orizzontale e la quantità di lavoro offerta può assumere un

Infine, per ogni salario maggiore

qualunque valore tra 0 ed L.

di W* la curva di Offerta di Lavoro assume un andamento

.

verticale e la quantità di lavoro offerta è sempre L

10 M.A. De Francesco, Norme sociali, rigidità dei salari e disoccupazione involontaria,

ECONOMIA POLITICA/ a. X, n. 1, Aprile 1993, p. 14.

25

Dall’altro lato del mercato del lavoro c’è poi la curva di

Domanda di Lavoro, che Solow suppone decrescente come

nella teoria tradizionale. Nelle ipotesi di Solow, questa

interseca la curva di Offerta di Lavoro nel suo tratto

Vediamo perciò che, in corrispondenza

orizzontale .

dell’equilibrio tradizionale di domanda e offerta

corrispondente al punto E, l’impresa non è disposta ad

assumere tutti i potenziali lavoratori ma solo una quantità pari

a L*: notiamo però che, per l’ipotesi fatta sul salario di

riserva, la disoccupazione in corrispondenza di E è

interamente volontaria.

3.4 Il “gioco” immaginato da Solow

Stanti le ipotesi elencate nel paragrafo precedente,

Solow immagina che, all’inizio di un generico anno,

Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
42 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher paolopac di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Microeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ravagnani Fabio.