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E
REALTA’ OSSERVATA
Se nella teoria tradizionale la disoccupazione persistente può
essere solo volontaria, nella realtà le cose appaiono molto
diverse. In molte epoche storiche, infatti, la disoccupazione
osservata è risultata tanto elevata e prolungata nel tempo da
far dubitare seriamente che essa derivi dall’indisponibilità
degli individui a lavorare al salario vigente. Le fasi di elevata
e durevole disoccupazione osservate nella realtà sembrano
piuttosto corrispondere a persistenti squilibri tra domanda e
offerta di lavoro, in contrasto con le conclusioni
dell’impostazione tradizionale. Molti economisti hanno
ricercato le cause di questo contrasto tra teoria e realtà e le
hanno individuate in circostanze che creano ‘rigidità’ del
15
salario: circostanze, cioè, che tendono a mantenere il salario
E e danno luogo così a
reale a un livello più alto di (W/p)
situazioni di permanente eccesso di offerta sul mercato del
lavoro (FIGURA 3). Alcune spiegazioni recenti di queste
rigidità salariali sottolineano che, per vari motivi, le imprese
stesse possono avere convenienza a tenere i salari a un livello
maggiore di quello corrispondente all’equilibrio di domanda
e offerta. In quel che segue ci soffermeremo brevemente su
due di queste spiegazioni teoriche: la teoria dei ‘salari di
3 e la teoria fondata sulla segmentazione del
efficienza’ 4
mercato del lavoro tra ‘Insider e Outsider’.
3 N. Acocella, Fondamenti di Politica Economica, Carocci, 1999, p. 260.
4 Ibidem, p.261. 16
2.1 La teoria dei salari di efficienza
Questa prima teoria si basa sull’idea che il livello del
salario corrisposto al lavoratore influenzi la sua produttività,
nel senso che un più alto salario induce il lavoratore a non
perdere tempo sul lavoro ‘scansando’ le mansioni assegnate.
D’altra parte, le imprese hanno spesso il problema di
assicurarsi che i dipendenti lavorino seriamente, in
condizioni in cui il controllo diretto dell’impegno è molto
costoso. In questa circostanza, una soluzione conveniente per
l’impresa potrebbe essere quella di corrispondere al
lavoratore un salario più alto di quello pagato dalle altre
imprese. Questo indurrebbe il lavoratore a impegnarsi
davvero, perché se venisse scoperto a perder tempo e
licenziato, egli sarebbe consapevole che resterebbe
disoccupato o, al più, potrebbe impiegarsi altrove a un salario
inferiore. Questa soluzione risulterà tanto più efficace quanto
più è alta la disoccupazione vigente, perché il lavoratore si
17
renderebbe conto di aver minore probabilità di trovare un
impiego alternativo e di conseguenza presterebbe più
attenzione a non perdere quello che già possiede. Nel caso
poi che una simile strategia sia adottata da molte imprese,
avremmo che il salario prevalente sarebbe maggiore di quello
associato all’equilibrio tra domanda e offerta di lavoro e
l’economia sperimenterebbe una situazione di disoccupazione
involontaria permanente.
2.2 Segmentazione tra Insider e Outsider
5 attribuisce le situazioni di elevata
Questa teoria
disoccupazione all’alto salario “imposto” dai lavoratori già
impiegati (Insider). Secondo la teoria, i lavoratori impiegati
possono imporre saggi di salario maggiori di quello di
equilibrio per due motivi. Primo, la loro sostituzione con i
disoccupati esistenti (Outsider) può comportare costi di
licenziamento, assunzione e addestramento che le imprese
5 Ibidem, p. 261. 18
non sono disposte a sostenere poiché sono molto alti.
Secondo, gli Insider possono compiere attività concordate di
‘disturbo’ nei confronti degli Outsider che venissero
eventualmente assunti a un salario inferiore per sostituire
parte degli Insider stessi. In entrambi i casi le imprese
rinuncerebbero ad assumere nuovo personale a un salario
inferiore a quello richiesto dagli Insider.
Come nella teoria dei salari di efficienza, perciò, le imprese
non sono in condizione di assumere disoccupati a un salario
inferiore a quello prevalente e, in presenza di questa rigidità
del salario verso il basso, impiegheranno nel complesso un
numero di individui minore di quelli che sarebbero disposti a
lavorare al salario vigente . 19
SEZIONE 3
IL CONTRIBUTO DI SOLOW (1990)
3.1 Perché Solow scrive questo libro
Le teoria dei Salari di efficienza e il modello
Insider/Outsider spiegano come le imprese possano aver
convenienza a praticare salari più alti di quello dell’equilibrio
tradizionale generando così disoccupazione involontaria
permanente. Nel libro Il mercato del lavoro come istituzione
sociale (1985), Robert Solow osserva però che queste
spiegazioni sono incomplete e non danno conto di un altro
fenomeno comunemente osservato sul mercato del lavoro. In
accordo con l’impostazione tradizionale, infatti, sarebbe
plausibile ritenere che quando il salario è maggiore di quello
associato all’equilibrio di domanda e offerta, e c’è elevata
disoccupazione involontaria, i disoccupati competeranno al
ribasso sul salario per tentare di assicurarsi i posti di lavoro
20
esistenti. In fondo, nota Solow, “tentare non costerebbe loro
nulla e in ipotesi di assunzione, il guadagno che ne
6 . Nella realtà, invece, si
trarrebbero sarebbe notevole”
osserva normalmente che i disoccupati sono assai restii a
intraprendere una concorrenza al ribasso sul salario. Perché
accade questo? Nel suo libro, Solow si propone di fornire
alcuni elementi per una risposta a questa domanda; nelle
sezioni seguenti vedremo gli aspetti essenziali della sua
argomentazione.
3.2 Perché i disoccupati non competono al ribasso?
L’ipotesi di esistenza di una “Norma Sociale”
Secondo Solow, un modo di spiegare l’opposizione
alla concorrenza al ribasso sul salario da parte dei disoccupati
sta nell’ipotizzare l’esistenza di una “Regola sociale” che
inibisca l’offerta della propria forza lavoro a un salario
6 R.M. Solow, The Labour Market as a Social Institution, Cambridge, Mass., Blackwell, 1985,
p. 46. 21
inferiore a quello corrente. Di per sé, osserva Solow,
l’esistenza di una simile norma appare realistica: basta
considerare che il posto di lavoro, oltre a essere fonte di
guadagno, comporta anche un definito Status sociale, per
che offrirsi a un salario minore di quello
comprendere 7 .
corrente può essere visto come un’umiliazione per chi lo fa
Inoltre i disoccupati che si offrissero a salari più bassi
innescherebbe un processo di caduta generalizzata del salario
che risulterebbe socialmente distruttiva e perciò
8
condannabile .
Solow, però, ritiene che l’ipotesi di esistenza di una simile
“Regola sociale”, per essere realmente convincente, debba
essere rafforzata mostrando che, una volta che la regola sia
introdotta, risulti individualmente conveniente rispettarla.
Come vedremo nei paragrafi seguenti, Solow dimostra che
esistono condizioni tali che, quando tutti i disoccupati si
7 Ibidem, p. 47.
8 M.A. De Francesco, Norme sociali, rigidità dei salari e disoccupazione involontaria,
ECONOMIA POLITICA/ a. X, n. 1, Aprile 1993, p. 15.
22
attengono alla regola di non competere al ribasso sul salario,
allora a ciascun singolo individuo conviene effettivamente
rispettare la regola stessa: nel linguaggio della teoria dei
giochi, la situazione in cui tutti si attengono alla regola si
9
configura dunque come un Equilibrio di Nash.
3.3 Il modello di Solow
Solow suppone l’esistenza di un mercato del lavoro
concorrenziale caratterizzato da un'unica impresa che
domanda lavoro; a questo proposito va precisato che egli non
pensa a un’impresa monopolistica, ma semplicemente ritiene
che le conclusioni raggiunte per la singola impresa si
estendano immediatamente a un mercato concorrenziale del
lavoro con molteplici imprese.
Solow suppone poi che nell’economia esista un dato numero
di potenziali lavoratori, tutti egualmente produttivi e tutti
L
con le medesime preferenze. Egli ipotizza inoltre che per
9 L’equilibrio di Nash è la situazione nella quale la strategia adottata da ciascun individuo
risulta la migliore date le strategie adottate dagli altri individui
23
ciascuno di questi individui esista uno stesso livello del
salario W* , al di sotto del quale si preferirebbe non lavorare
e in corrispondenza del quale si sarebbe indifferenti tra
lavorare e rimanere disoccupati; infine, egli suppone che a
individui siano
qualunque salario maggiore di W* tutti gli L
disposti a lavorare. In quel che segue denomineremo W* con
l’espressione “salario di riserva”: per rendere più plausibile
la sua esistenza, immagineremo che nell’economia esista un
sussidio di disoccupazione il cui ammontare è b, e che il
salario di riserva W* coincida proprio con esso. Sotto queste
ipotesi la curva di Offerta di Lavoro (in blu) ha l’andamento
che si vede dal grafico seguente:
24
FIGURA 4. 10
Così, per un salario minore di W* la curva di Offerta di
Lavoro parte verticalmente dall’origine degli assi e il numero
di individui che offrono lavoro è pari a 0. Per un salario pari a
W*, la curva di Offerta di Lavoro assume un andamento
orizzontale e la quantità di lavoro offerta può assumere un
Infine, per ogni salario maggiore
qualunque valore tra 0 ed L.
di W* la curva di Offerta di Lavoro assume un andamento
.
verticale e la quantità di lavoro offerta è sempre L
10 M.A. De Francesco, Norme sociali, rigidità dei salari e disoccupazione involontaria,
ECONOMIA POLITICA/ a. X, n. 1, Aprile 1993, p. 14.
25
Dall’altro lato del mercato del lavoro c’è poi la curva di
Domanda di Lavoro, che Solow suppone decrescente come
nella teoria tradizionale. Nelle ipotesi di Solow, questa
interseca la curva di Offerta di Lavoro nel suo tratto
Vediamo perciò che, in corrispondenza
orizzontale .
dell’equilibrio tradizionale di domanda e offerta
corrispondente al punto E, l’impresa non è disposta ad
assumere tutti i potenziali lavoratori ma solo una quantità pari
a L*: notiamo però che, per l’ipotesi fatta sul salario di
riserva, la disoccupazione in corrispondenza di E è
interamente volontaria.
3.4 Il “gioco” immaginato da Solow
Stanti le ipotesi elencate nel paragrafo precedente,
Solow immagina che, all’inizio di un generico anno,