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RADDRIZZATORE A PONTE MONOFASE
Il raddrizzatore a ponte, noto anche come ponte di Graetz, è un componente
essenziale per la conversione della corrente alternata (AC) in corrente continua (DC)
nell'elettronica di alimentazione.
Analizzando uno dei suoi simboli, figura 1, si evidenzia
che il ponte raddrizzatore non è un singolo componente,
ma ne rappresenta in realtà un aggregato. La sua
struttura è costituita da quattro diodi interconnessi,
motivo per cui è noto anche come ponte di diodi.
Il diodo è un bipolo polarizzato, che conduce corrente
solo in una direzione. In polarizzazione diretta, ovvero con tensione positiva
sull'anodo, il diodo conduce; in polarizzazione inversa, ovvero con tensione positiva
sul catodo, agisce come un circuito aperto, interrompendo il flusso di corrente.
Tuttavia nel ponte di Graetz l’alimentazione d’ingresso è una tensione alternata,
ovvero una grandezza caratterizzata da un valore che oscilla ciclicamente tra un
massimo positivo e un massimo negativo, invertendo il suo segno ad ogni
semiperiodo. Sintetizzando quanto precedentemente esposto, procediamo a
delineare il funzionamento del raddrizzatore a ponte. Infatti se applichiamo una
tensione alternata all'anodo del diodo, esso conduce solamente durante il
semiperiodo in cui la tensione è positiva. Appena la tensione attraversa lo zero e si
dirige verso il massimo negativo, il diodo cessa di condurre. In questa
configurazione, il diodo consente il passaggio solo delle semionde positive,
impedendo il flusso delle negative. Questo comportamento illustra la capacità del
diodo di agire come un interruttore controllato dalla polarità della tensione applicata,
consentendo la conduzione
solo in presenza di tensioni
positive e bloccando quelle
negative. Come si può
vedere dalla figura 2.
Al contrario, se al diodo viene applicata una tensione alternata al suo catodo, si
verifica il caso opposto; le semionde negative riescono ad attraversare il diodo,
mentre quelle positive vengono bloccate. Come si può vedere dalla figura 3. 1
Simone Cornacchini matricola: 0001069729 Ingegneria dell'automazione
Si deve poi prestare particolare attenzione in fase di progetto al picco di tensione
inversa (PIV), ovvero la massima tensione inversa che deve sostenere il diodo prima
di rompersi. Sarà compito del progettista dimensionare adeguatamente i diodi
presenti nel ponte per evitare il breakdown. L'alimentazione avviene tramite due
conduttori, indipendentemente dalla natura della tensione. Nella tensione alternata,
entrambi i conduttori presentano un segnale alternato con una sfasatura di 180
gradi. Collegando ciascun conduttore
all'anodo di un diodo, se ne ottengono due
che permettono il passaggio solo delle
semionde positive. Unendo le uscite dei due
diodi, si genera un segnale consolidato
contenente tutte le semionde positive.
Utilizzando altri due diodi orientati in modo
opposto, ovvero collegando la tensione
alternata ai loro catodi, si consente il
passaggio esclusivo delle semionde negative
di entrambi i segnali. Questi fenomeni sono rappresentati nella figura 4.
Dall'uscita del ponte raddrizzatore si ottengono solo le semionde positive, ma con
una frequenza raddoppiata e un valore medio di tensione inferiore. Nonostante il
raddoppio della frequenza degli impulsi, si verifica un breve intervallo tra una
semionda e l'altra in cui la tensione raggiunge circa 0 Volt prima di risalire al valore
ottimale. Questa discrepanza,
solitamente senza perdite significative
nei circuiti, può essere mitigata con un
condensatore elettrolitico noto come
condensatore di livellamento. Tale
condensatore va collegato in parallelo
alla tensione continua in uscita dal
ponte raddrizzatore (figura 6, schema
circuitale raddrizzatore a ponte).
Il condensatore di livellamento, con una
capacità adeguata, incrementa il valore medio della tensione, eliminando le
pulsazioni della corrente alternata, come si può notare dalla figura 5. Durante il
funzionamento, il diodo rimane attivo per un periodo ∆T in cui avviene la carica del
condensatore di livellamento; il quale si scaricherà quando la tensione di uscita
passerà dal suo valore massimo a quello minimo. Un raddrizzatore efficace cerca di
minimizzare l'oscillazione residua, nota come tensione di ripple, per garantire il
corretto funzionamento del carico in uscita. Per poter dimensionare il condensatore,
conoscendo V (ondulazione massima della tensione), I (corrente di uscita
rpp lmax
massima) e la f (frequenza della tensione alternata) possiamo usare la seguente
formula: = /2 2
Simone Cornacchini matricola: 0001069729 Ingegneria dell'automazione
Dopo l'analisi dettagliata del funzionamento dei raddrizzatori monofase, è doveroso
citare che ne esistono anche altre tipologie, tra cui per esempio quelli trifase. Questi
ultimi, a differenza dei monofase, sono impiegati sia in applicazioni a media
tensione, dove possono essere utilizzati
singolarmente, sia in applicazioni ad alta
potenza, dove vengono collegati tra loro
per formare raddrizzatori a 12, 18 o 24
impulsi. Il concetto di "impulsi" è legato
al numero di diodi impiegato nel
raddrizzatore. Tuttavia tali raddrizzatori,
pur soddisfacendo la semplicità
circuitale, richiedono filtri onerosi a
tensioni elevate. Infatti nell'ottica di
ridurre i costi, si cerca di eliminare l'uso
del condensatore di livellamento per
ridurre il ripple in uscita. Uno schema
semplificato del raddrizzatore trifase può essere il seguente, come nella figura 7,
dove le tensioni Va(t)=Vsin(ωt), Vb(t)=Vsin(ωt – 2π/3), e Vc(t)=Vsin(ωt – 4π/3), sono
quelle di fase al secondario di un trasformatore trifase.
Finora, ci siamo concentrati sull'analisi
dei raddrizzatori "non controllati", sia
monofase che trisare, ovvero quelli per i
quali non è possibile cambiare a proprio
piacimento il valor medio della tensione
in uscita. Un’altra categoria di
raddrizzatori monofase è quella
"controllata" (figura 8), che può
modificare il suo valore medio grazie ai
tiristori o SCR (Silicon Controlled
Rectifier). Questi componenti, equivalenti ai diodi, richiedono l'applicazione di un
opportuno segnale di innesco su un terzo terminale denominato “gate” per poter
essere attraversati dalla corrente. Questo ci permette, tramite un apposito circuito di
controllo, di accendere o spegnere i tiristori per raggiungere il valore medio di
tensione desiderato. 3