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COSTITUZIONALIZZAZIONE DEL DIRITTO AL LAVORO.
26 V S L., Opere scelte, Giuffrè, Milano, 1986.
ON TEIN
27 De Boni Claudio (a cura di), Lo stato sociale nel pensiero politico contemporaneo: 1. l’Ottocento, ISBN
978-88-8453-565-4 (online), ISBN 978-88-8453-566-2 (print), © 2007 Firenze University Press. 30
2.1 – L ’ -
E ELEZIONI E L INSTABILITÀ POST ELETTORALE
Il 19 gennaio 1919, pochi giorni dopo la sanguinosa repressione dell'insurrezione
spartachista di Berlino, si svolsero senza incidenti le elezioni per l'assemblea
costituente. L'80% dell'elettorato si recò alle urne. Per la prima volta le donne poterono
esprimersi politicamente in piena parità con gli uomini. Il limite di età per l'esercizio
del diritto di voto fu fissato a vent'anni, al di sotto della maggiore età prevista dal diritto
civile. L'adozione del sistema elettorale proporzionale, consentendo di registrare senza
distorsioni gli orientamenti politici del popolo tedesco, chiarì i reali rapporti di forza tra
i partiti, al di là delle mistificazioni della propaganda, dei tumulti di piazza e dei
proclami rivoluzionari. I due partiti socialisti, il maggioritario e l'indipendente, che dal
novembre 1918 avevano monopolizzato la scena politica, non raggiunsero la
maggioranza assoluta. In particolare, gli indipendenti che si erano schierati su posizioni
rivoluzionarie, in aperta polemica con il moderatismo di Ebert, raccolsero appena il
7,6% dei voti e 22 deputati. Il partito socialdemocratico maggioritario si affermò invece
come il primo partito tedesco, ottenendo il 37,9% dei voti e 163 seggi sul totale di 421,
ma non riuscì a conquistare la fiducia di larghi settori della borghesia cattolica e
progressista che preferirono orientarsi rispettivamente verso il partito di Centro, che
ebbe il 19,7% dei voti ed 88 deputati, e verso il partito democratico, che conquistando il
18,6% dei voti e 75 deputati fu la vera rivelazione della consultazione. L'unica
formazione dichiaratamente monarchica, cioè il partito tedesco-nazionale, si attestò al
10,3% dei voti con 42 seggi. Il partito popolare tedesco, fondato da Stresemann su
posizioni liberali moderate, scontò le sue incertezze tra monarchia costituzionale e
31
28
repubblica, ottenendo solo il 4,4% dei voti e 21 seggi . Per scongiurare il pericolo di
colpi di mano rivoluzionari, il governo dei commissari del popolo convocò, il 6
febbraio 1919, la neoeletta assemblea nazionale non a Berlino, ma a Weimar, la capitale
della Turingia che aveva dato i natali a Johann Wolfgang Goethe. Benché nei discorsi
parlamentari gli oratori non perdessero occasione per celebrare il grande poeta, nella
scelta di Weimar le considerazioni di ordine pubblico pesarono ben più dei motivi
simbolici. Il testo di tale legge era stato già predisposto da una conferenza svoltasi il 25
gennaio, tra il governo dei commissari e i rappresentanti dei governi dei singoli stati. Il
timore che potessero prevalere le spinte accentratrici presenti nel progetto di
costituzione elaborato da Hugo Preuss, su incarico dell'esecutivo guidato da Ebert,
aveva spinto i vari stati tedeschi, primi fra tutti la Prussia e la Baviera, a dare battaglia
cercando di assicurarsi l'ultima parola in materia di rapporti tra governo centrale e stati
e di definizione dei confini degli stati stessi. Superata la posizione estremista del leader
bavarese Kurt Eisner, che avrebbe voluto subordinare l'entrata in vigore della
costituzione all'approvazione degli stati, si era giunti a un compromesso. Si era
affermato il diritto dell'Assemblea Nazionale di decidere senza alcuna interferenza sulla
costituzione del Reich, ma si era vincolato il resto della sua attività all'approvazione
29
della commissione interstatale, Staatenausschuss. Erano stati inoltre delineati gli
organi del Reich: un presidente, eletto dall'assemblea nazionale, e un consiglio dei
ministri. L'assemblea approvò senza modifiche il progetto di legge sui poteri provvisori
28
Holborn Hajo, Storia della Germania moderna (1840-1945) - Milano, Rizzoli, 1973.
29
Anschütz Gerhard, Die Verfassung des Deutschen Reichs vom 11. August 1919. Ein Kommentar für
Wissenschaft und Praxis, Berlin 14. Auflage 1933. 32
del Reich, poi procedette all'elezione del presidente della repubblica. Risultò eletto a
larga maggioranza Friedrich Ebert che si era distinto per le sue doti di equilibrio,
moderazione, lealtà e onestà. Nonostante il suo sincero patriottismo, Ebert fu nel corso
degli anni oggetto di una spietata campagna denigratoria da parte della stampa di
destra. Oltre alle sue umili origini, prima di occuparsi di politica Ebert era stato un
sellaio: i nazionalisti gli rimproveravano la mancanza di una dignitosa presenza da capo
di stato e facevano leva sulla sua immagine ordinaria per attribuirgli comportamenti
avidi e meschini che secondo loro rispecchiavano la sciatteria e il degrado morale della
repubblica. Le pubblicazioni scandalistiche della destra diffamarono senza ritegno il
presidente, associando il suo nome a numerosi scandali finanziari, generando una teoria
interminabile di querele e di processi. Il consiglio dei commissari del popolo, cioè
l'esecutivo, e il comitato di controllo su di esso, detto Zentralrat, ovvero consiglio
centrale dei consigli degli operai e dei soldati, che avevano gestito la difficile
transizione dal regime monarchico a quello repubblicano, trasmisero i propri poteri
all'Assemblea Nazionale che si affrettò ad approvare una legge sui poteri provvisori del
30
Reich . Il rancore verso la più alta carica dello stato trovò occasionali sostenitori anche
nella magistratura. In un processo del 1924, in cui l'imputato era accusato di
diffamazione per aver definito Ebert un traditore del paese, il tribunale condannò
l'uomo a pagare una multa simbolica di 10 marchi, perché, secondo le conclusioni della
corte, Ebert si era effettivamente comportato da traditore, avendo avuto contatti con gli
operai di una fabbrica di munizioni di Berlino che erano scesi in sciopero durante
l'ultimo anno di guerra. La corte non volle in alcun modo considerare che tali contatti
30
Evans Martin, La nascita del Terzo Reich - Milano, Mondadori, 2005. 33
avessero avuto il solo scopo di favorire una rapida conclusione dello sciopero. Il primo
compito del neoeletto presidente Ebert fu la nomina del presidente del Consiglio dei
ministri. La scelta del socialdemocratico Scheidemann, sostenuto da una ampia
maggioranza in seno all'Assemblea Nazionale che comprendeva oltre ai
socialdemocratici i cattolici del centro e i democratici, fu obbligata. Sul piano numerico
le forze borghesi coalizzate avrebbero potuto raggiungere la maggioranza, costringendo
la sinistra all'opposizione, ma non esistevano i presupposti politici per una tale
operazione. Questo era il clima di estrema instabilità politico- sociale all’alba della
creazione della Costituzione di Weimar.
2.2 – L’A C
SSEMBLEA NAZIONALE OSTITUENTE ED IL DURO COMPITO DI DAR
.
RILEVO ALLE ISTANZE SOCIALI
Sciolti i nodi della presidenza della repubblica e del governo, l'Assemblea Nazionale
affrontò il tema della costituzione avendo due importanti punti di riferimento: la legge
sui poteri provvisori del Reich e il progetto di costituzione elaborato dal giurista Hugo
Preuss, su incarico di Ebert, tra il novembre 1918 e il gennaio 1919. In un primo tempo
i commissari del popolo avevano preso in esame la candidatura di Max Weber per
l'incarico di redigere il progetto di costituzione, ma poi avevano preferito Preuss,
docente di diritto costituzionale all'Istituto superiore di commercio e discepolo di Otto
Gierke, che conoscevano meglio e che nei giorni della caduta della monarchia si era
segnalato per i suoi appelli alla collaborazione tra liberali e socialdemocratici per
l'edificazione di una Germania democratica. Dal momento che, per l'opposizione degli
34
stati nella conferenza del 25 gennaio 1919, la velata ipotesi di smembrare la Prussia al
fine di creare unità statali più omogenee e superare la parziale sovrapposizione tra
governo prussiano e governo del Reich era stata già eliminata, l'Assemblea Nazionale
passò senza modifiche il progetto Preuss a una commissione di 28 membri, incaricata di
stendere il testo definitivo della costituzione. La commissione dei 28, composta da
giuristi di grande competenza, lavorò da marzo a luglio del 1919, apportando modifiche
significative al documento originario, pur senza stravolgerlo. In particolare, rimase
inalterata l'idea fondamentale di Preuss, cioè creare uno stato liberaldemocratico retto
da un governo parlamentare, affiancato da un presidente eletto, sul modello
statunitense, direttamente dal popolo per un periodo di sette anni. Anche al di là delle
strategie politiche delle coalizioni che guidarono la repubblica di Weimar,
l'interpretazione restrittiva e conservatrice della costituzione del 1919 fu incoraggiata
dalla persistenza nell'amministrazione dello stato del personale burocratico formatosi
durante il periodo monarchico. Pur essendo dotati di indubbia competenza tecnica e di
un alto senso del dovere, molti funzionari non superarono mai la loro nostalgia per il
Kaiser, assunsero un atteggiamento ambiguo verso la repubblica, interpretarono il loro
ruolo come un argine contro una eventuale deriva bolscevica, frenando l'edificazione di
una compiuta democrazia e ancor più ogni fuga in avanti sul terreno sociale. Maggiore
incidenza pratica ebbero invece gli articoli della costituzione relativi alla protezione del
lavoro. L'articolo 157 contemplava l'emanazione di un codice che avrebbe dovuto
31
comprendere tutta la legislazione sul lavoro. La Repubblica di Weimar non mantenne
mai l'impegno, tuttavia adottò numerose norme tese a migliorare le condizioni di lavoro
31 Flenley Robert, Storia della Germania. Dalla riforma ai giorni nostri - Milano, Garzanti, 1972. 35
e favorire l'intervento pubblico a sostegno delle fasce sociali più deboli. Anche su
questo terreno il riformismo socialdemocratico prevalse sulle suggestioni di matrice
marxista. A frenare ogni tentazione estremista contribuì anche l'articolo 164, che
indicava una delle finalità della repubblica nella tutela della classe media contro il
pericolo di una eccessiva pressione fiscale e di un conseguente declassamento. Se gli
impegni assunti verso la classe media furono sostanzialmente rispettati, l'obiettivo,
sancito dall'articolo 165, di valorizzare il ruolo degli operai e degli impiegati nella
gestione delle problematiche economiche e sociali, ebbe invece una realizzazione
32
soltanto parziale. Infatti il corollario della complessa architettura istituzionale della
repubbli