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Dunque, se la decodificazione di un testo è alla base del lavoro attoriale, sarà
sicuramente uno step obbligatorio durante i corsi di teatro con i ragazzi:
DS << Io ho imparato da Luca Ronconi a decifrare, a decodificare ed
interpretare un testo. Luca era il “signore del linguaggio”, aveva un’attenzione
alla scrittura di tipo maniacale, lavorava sulla battuta in maniera ossessionante.
Rompeva il testo e lo riassemblava: i suoi attori diventavano dei veri e propri
atleti della parola e del testo. Per stare con lui dovevi sviluppare una tecnica
vocale, ritmica, di intenzioni e di accentazioni oltre ogni limite. Per Ronconi
tutto era stabilito, studiato, controllato: l’attore era una macchina meravigliosa.
Dunque, l’attore deve essere uno scienziato del linguaggio, deve avere una
capacità di controllo assoluta altrimenti se ogni sera che va in scena fa una cosa
diversa …Questo autocontrollo, questa scoperta di sé va effettuata
singolarmente, è un lavoro personale non a livello collettivo. Le mie lezioni
sono basate su un lavoro quotidiano, laddove è possibile, concepito con un
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training di riscaldamento, respirazione, ascolto e utilizzo dei risuonatori,
esplorazione della potenzialità sonora.
2.2 Il fattore del ritmo
Aristotele nella Poetica, focalizza con precisione un punto importante
nell’evoluzione diacronica del dramma tragico: il momento dell’introduzione del
ritmo giambico come ritmo proprio del “parlato”. Il ritmo giambico, in quanto ritmo
naturale del discorso, e nello stesso tempo ritmo più serio, meno “orchestico” del
trocheo, si sarebbe sostituito al precedente come ritmo del parlato della tragedia.
L’alternarsi non rigoroso delle lunghe e brevi è statisticamente simile al ritmo del
parlato: sempre più frequentemente i poeti tragici utilizzarono la sostituzione di due
sillabe brevi in luogo di una sillaba lunga prevista dallo schema. Ciò contribuì
notevolmente a rendere meno cadenzato e più sciolto, più simile al linguaggio della
prosa, il ritmo delle parti dialogate delle opere teatrali. Tutto ciò cosa comporta
quando si affronta la lettura di un testo dal punto di vista ritmico?
DS << Tutto ciò ha a che fare con la quantità delle sillabe e la loro tipologia: il
controllo deve essere millimetrico. Occorre un’ottima capacità di produrre
ritmi diversi. È fondamentale, ma ci riporta al nostro ritmo di vita. Nella vita di
tutti i giorni noi non parliamo utilizzando sempre lo stesso ritmo. Purtroppo, a
nostro sfavore, abbiamo una grande diseducazione che ci proviene dalla scuola
dell’obbligo, nel momento in cui ci insegnano a leggere in maniera uniforme,
sempre con lo stesso ritmo che diventa un condizionamento percettivo. I
giovani che si accostano al teatro hanno difficoltà serie nel superare questo
scoglio e nell’arrivare al controllo preciso del ritmo. Quando poi devono
addirittura recitare su musica allora gli ostacoli aumentano.>>
La ben nota incuria della voce parlata e cantata si riversa come prima tappa sulle
scuole. Infatti, nessuno più del maestro di scuola dovendo usare per molte ore al
giorno la voce e non sempre in forma sommessa, ha bisogno di conoscere anche in
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pratica l’esatto funzionamento dell’organo vocale, non solo per educare le laringi
ancora fragili e in pieno sviluppo degli allievi, ma ancor più per non rovinarle quando
essi abbiano la fortuna di possedere un’emissione naturalmente corretta. In vari paesi
stranieri sono obbligatori corsi di fonetica e di pronuncia per chi voglia intraprendere
la carriera da insegnante così come in Argentina, non può proseguire il corso delle
magistrali chi non abbia una voce resistente determinata da un uso corretto
dell’organo vocale e da una chiara pronuncia.
<< La pronuncia si renderà ancor più necessaria […] la voce ben articolata
corre e viene udita da molto lontano procurando un gradevole effetto
all’ascoltatore in quanto una voce non storpiata apparirà notevolmente
arricchita di armonici. […] Per esagerazione non s’intende ricercatezza,
affettazione, eccessive e leziose moine labiali, bensì limpidezza e prontezza già
nell’attacco della parola, pronuncia ben scandita sulle labbra, che sono il nostro
megafono, anche nelle sillabe finali, troppo spesso trascurate e addirittura
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tralasciate. >>
Il testo ha un suo respiro, una sua musica, un suo ritmo, non scritto nelle battute del
pentagramma, ma spalmato tra le righe, tra le parole, tra le sillabe. La pretesa da parte
di un regista di una dizione pulita con sonorità irreprensibile ha come obiettivo
l’eliminazione di quella monotonia e inespressività di cui parlava Daniele Salvo. La
monotonia della voce che accomuna la stragrande maggioranza delle persone è in
realtà dovuta all’incapacità di usare la voce in maniera consapevole. La monotonia è
davvero uno dei nemici più temibili per gli attori perché la comunicazione viene
completamente interrotta. Tutto ha a che fare con il significato tradizionale di
prosodia, cioè lo studio delle regole metriche, specialmente greco-latine.
I fenomeni prosodici costituiscono la base naturale su cui si inseriscono le
manipolazioni stilistico-strutturali del metro e del ritmo poetici e in generale le
articolazioni melodiche della scrittura letteraria. 25
24. Oskar Schindler e Nanda Mari, Il canto come tecnica la foniatria come arte, G. Zanibon, Padova, 1986
<< I fenomeni prosodici, nella linguistica moderna, dice Angelo Marchese,
sono il timbro dei suoni, l’altezza, l’intensità, la durata e soprattutto
26
l’intonazione e l’accento.” >>
Il concetto di prosodia classica così ampliato può essere applicato al lavoro di
scrittura interpretativa svolto dall’attore sul testo originale. Quindi la partitura
prosodica è in definitiva quella trascrizione che presenta didascalie e segni
convenzionali, di un testo scritto in testo orale, che è composta da varie partiture
sovrapposte: intenzionale, timbrica, tonale, testuale, ritmica, dinamica. Le partiture
derivano dalle varie indicazioni di carattere, qualità vocali, altezza dei suoni, elementi
di dizione, ritmo e intensità che si attribuiscono ai vari elementi del testo, cioè la
frase, il verso, la parola, la sillaba o il fonema. La stratificazione di partiture
corrisponde alla lettura verticale del testo, cioè alla lettura armonica, che si somma
alla lettura orizzontale, quella melodica e ne ingrandisce le potenzialità espressive.
<< Ho lavorato per tanti anni con Marco Podda, otorinolaringoiatra, foniatra,
compositore e direttore d’orchestra e questo mi ha permesso di integrare,
all’aspetto artistico del mio lavoro, un fondamento scientifico e medico. Il
contributo di Marco ha permesso di costruire tutto un percorso sulla vocalità e
sul suono che passa da tecniche foniatriche complesse a tecniche riabilitative e
rieducative del linguaggio. Quindi quando inizio un corso con dei ragazzi ho
già predisposto un programma ben preciso: parto con un training completo di
respirazione e di riscaldamento accompagnato ad una buona igiene vocale; poi
passo all’esplorazione delle potenzialità non conosciute e quindi inespresse
attraverso la ricerca di suoni e di sensazioni; infine, si va all’approccio con il
testo con l’utilizzo del ritmo nella lingua italiana, l’accentazione delle sillabe
per l’uso espressivo nella voce parlata. Un lavoro che consta di totale impegno,
dedizione e pazienza.>> 26
25 Angelo Marchese, Dizionario di retorica e stilistica, Mondadori, Milano, 1978
2.3 La psico-acustica
Funzione di raccordo accanto al ritmo del testo e alla phonè dell’attore è la musica
che costituisce la trama della dimensione sonora di uno spettacolo teatrale. La musica
viene messa in moto per far risuonare situazioni, emozioni ed eventi e dati ineffabili,
che si vogliono trasmettere al pubblico, che neppure l’evidenza visiva è in grado di
esprimere a pieno. In considerazione di ciò ho chiesto a Daniele Salvo quanto fosse
importante per lui la musica e che ruolo avesse nei suoi spettacoli.
DS << La musica nei miei lavori ha un peso importante. Con l’aiuto di vari
collaboratori, Marco Podda in primis, siamo arrivati per alcuni spettacoli, ad
analizzare i suoni prodotti nelle sedute di trance regressiva nelle danze tribali e
soprattutto gli effetti delle frequenze sonore sul cervello umano, cioè il lavoro
della psicoacustica. Tutto questo ha a che fare con la ricerca di suoni
significanti, ma non utilizzati nel quotidiano, suoni che fanno parte di una
vocalità antica: suoni di false corde, falsetti estremi, (…). In America, quando
girano un film, sono presenti dei team di psicoacustica che lavorano sulla
musica in base alle frequenze per ottenere un effetto emotivo sullo spettatore in
sala. La stessa cosa abbiamo cercato di fare noi: Marco ha composto le
musiche di scena pensando a questo. Dunque, non è solo il ritmo delle battute,
il ritmo della parola, ma anche la relazione con il ritmo della musica. È un
discorso, perciò, che tocca tutti i fronti e che ha a che fare con l’assoluto
controllo tecnico che l’attore deve avere.>>
Una frase di Roland Barthes offre un’intuizione cardine, netta ed elementare:
<< Udire è un fenomeno fisiologico, ascoltare è un atto psicologico. L’ascolto è
in fondo come un piccolo teatro. Un teatro di percezione, immateriale.>> 27
26. Roland Barthes, L’ovvio e l’ottuso, Einaudi, Torino, 1985
Barthes, sottolinea la profonda e totale differenza di esperienza tra l’udire e
l’ascoltare: il primo fenomeno è di ordine fisico, quindi descrivibile grazie alle
scienze come l’acustica e la fisiologia dell’udito; il secondo, l’ascolto, non è ambito
empirico, impossibile da poter cogliere attraverso un approccio scientifico. Il primo
sottostante a leggi ben definite, il secondo legato all’interiorità del soggetto. Quindi
il suono deve rappresentare nello spettacolo, il sottotesto sensoriale, l’ordito sul quale
si tesse la l’azione scenica. L’immagine e il suono si uniscono per arrivare
all’emotività di cui si fa portavoce Daniele Salvo. L’emotività profondamente
necessaria per rendere possibile ancora oggi la fruizione del tragico. Diventa
indispensabile, dunque, per i giovani che si avvicinano alla tragedia greca lavorare
per raggiungere temperature emotive elevatissime, arrivare a compromissioni estreme
della voce e del corpo per sfidare l’essere e andare oltre