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CAPITOLO II: CYBERBULLISMO E BULLISMO:

CONFRONTO

1. Definizione di bullismo.

Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo basato su uno

squilibrio di potere tra due o più persone e caratterizzato dalla

ripetizione nel tempo. Si presenta pertanto come un comportamento

che si manifesta più di una volta e che è agito da una persona più forte

contro una più debole; una relazione caratterizzata da continue

aggressioni, da un’asimmetria di potere e da atti di prevaricazione che

possono apparire ingiusti a chi osserva, e che possono avere seri effetti

per coloro che ne sono vittime .

brevi del fenomeno “abuso sistematico di potere”

Tra le definizioni

rispecchia le caratteristiche essenziali e include l’abuso familiare, il

54

bullismo sul posto di lavoro e il bullismo tra i compagni di scuola .

di cui l’italiano “bullismo” è la traduzione

Il termine inglese bullying,

letterale, è quello comunemente usato nella letteratura internazionale

sull’argomento. La parola usata in Scandinavia per riferirsi a bullismo

è mobbing (in Norvegia e Danimarca) e mobbning (in Svezia e

Finlandia). Essa è usata con diversi significati e connotazioni.

La radice della parola originale inglese “mob” si riferisce ad un

gruppo di persone, abitualmente esteso ed anonimo, implicato in

azioni di molestie, ma il termine è usato spesso anche per una persona

che critica, molesta o picchia la vittima. Risulta importante, quindi

.

M.L.Genta, “Il bullismo”,Carocci,

54 2008, pp. 19-20

32

includere nel concetto di bullismo entrambe le situazioni: sia quella in

cui un singolo individuo molesta un altro e sia quella in cui ad essere

55

responsabile della molestia è un gruppo .

Dan Olweus, uno dei massimi esperti di questo settore di indagine, fin

dagli anni settanta ha condotto studi nei Paesi Scandinavi per

investigare la natura e le caratteristiche del bullismo e definisce in

questo modo il fenomeno: “uno studente è oggetto di azione di

bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato quando viene esposto,

ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni negative messe in atto

56

da parte di uno o più compagni” . Con l’espressione “azione

negativa” Olweus si riferisce alle situazioni in cui taluno

intenzionalmente infligge o tenta di infliggere un’offesa o un disagio

ad un altro. Olweus pertanto riconduce la prevaricazione all’azione

aggressiva in generale, sottolineando che la prepotenza può essere

perpetrata non solo per mezzo di conti fisici, ma anche attraverso

57

parole o smorfie, gesti di derisione o esclusione sociale .

Similmente ad Olweus, Smith e Thomson nel 1991 definisco il

bullismo come un sottotipo del comportamento aggressivo volto a

causare intenzionalmente alla vittima un danno che può essere sia

fisico che psicologico.

Sia Olweus che Smith collaboratori, individuano nella prevaricazione

un tipo di aggressione contraddistinto dalle altre forme di condotta

S.Caravita, “L’alunno prepotente”,

55 La Scuola, 2004, p. 89.

56 D.Olweus, “Bullying at school. What we know and what we can do”, Blackwell,

Oxford and Cambridge, 1993, pp. 11-12.

S.Caravita, “L’alunno prepotente”,

57 La Scuola, 2004, pp. 52-53.

33

58

violenta in base ad alcuni criteri :

l’intenzionalità dell’azione offensiva del bullo, mosso dalla

volontà di arrecare un danno alla vittima;

la reiterazione nel tempo, in quanto la prevaricazione si

configura come un comportamento che tende a ripresentarsi

come modalità ripetuta di interazione sociale;

la presenza di uno squilibrio nella forza e nel potere all’interno

della relazione bullo-vittima;

la mancanza di provocazione. Sovente la prepotenza da parte dei

pari si verifica senza che sia stata intenzionalmente provocata

dall’alunno che ne è bersaglio e, pertanto senza reale

giustificazione.

2. Caratteristiche del bullismo.

Una caratteristica distintiva dei bulli, implicita nella loro stessa

definizione è l’aggressività verso i coetanei, adulti, genitori, o

insegnanti. Generalmente i bulli hanno un atteggiamento positivo

verso la violenza e verso l’uso di mezzi violenti rispetto a coloro che

non lo sono.

Sono spesso caratterizzati da impulsività e da un forte bisogno di

dominare gli altri e mostrano scarsa empatia nei confronti delle

vittime.

Vi sono due categorie di bulli: i gruppi di bulli passivi, ossia coloro

che non prendono iniziative e i gruppi di bulli attivi che al contrario

S.Caravita, “L’alunno prepotente”,

58 La Scuola, 2004, p. 53.

34

dirigono le azioni offensive.

Ciò che caratterizza i bulli quindi, è un modello reattivo aggressivo

associato alla forza fisica.

Quanto alle probabili cause psicologiche che soggiacciono al

comportamento del bullo, risultati empirici ne suggeriscono almeno

tre, parzialmente correlate:

I bulli hanno un forte bisogni di potere e di dominio per cui

sembrano godere nel controllare e nel sottomettere gli altri.

Considerano le condizioni familiari, sovente inadeguate, nelle

quali molti di essi sono stati allevati, ed è naturale ipotizzare che

di ostilità verso l’ambiente;

abbiano sviluppato un certo grado

“Componente strumentale”, poiché i bulli spesso costringono le

vittime a procurare loro oggetti di valore.

Il bullismo può anche esser visto come aspetto di un più generale

comportamento antisociale che si caratterizza per la mancanza di

rispetto delle regole. Da questo punto di vista risulta naturale

prevedere il rischio di essere coinvolti in comportamenti problematici,

59

quali la criminalità o l’abuso di alcol .

3. Le forme di bullismo.

Gli episodi di bullismo possono manifestassi sia mediante la forza o il

contatto fisico (azioni dirette o bullismo diretto fisico) sia attraverso

intimidazioni verbali (azioni indirette o bullismo diretto verbale).

Nelle azioni dirette nelle quali vi è una relazione diretta tra vittima e

D.Olweus, “Bullismo a scuola.Ragazzi Giunti

59 oppressi, ragazzi che opprimono”,

Editore, Bologna, 2007, p. 34. 35

bullo rientrano aggressioni fisiche (pugni, calci, molestia sessuale) e

attacchi verbali; al contrario le azioni indirette implicano la diffusione

di storie false o pettegolezzi al fine di escludere taluno dal gruppo.

l’attenzione

Negli ultimi decenni si è cominciato a porre anche a

un’altra tipologia di azioni aggressive: il bullismo indiretto. Con tale

espressione si vuole indicare una modalità di relazione ostile che ha

l’obiettivo di ledere ogni legame di amicizia o sentimento di

inclusione al gruppo dei pari attraverso azioni sottili, indirette e celate.

Il bullismo indiretto quindi, è meno visibile di quello diretto, ma non

meno pericoloso, perché tende a danneggiare la vittima nelle sue

relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola per mezzo

soprattutto del bullismo psicologico (pettegolezzi e calunnie sul suo

conto).

Un’ultima forma di bullismo è il cyberbullismo o bullismo elettronico

60

così chiamata per l’utilizzo della tecnologia da parte del bullo .

4. Reati connessi al bullismo.

In Italia la ricerca sul bullismo è cominciata solo all’inizio degli anni

Novanta, ma ha evidenziato subito la gravità e la drammaticità del

fenomeno che caratterizza le scuole italiane. Nonostante la grande

portata del fenomeno, manca sul nostro territorio una legislazione ad

hoc che disciplini i danni provocati da adolescenti nei confronti di

coetanei e non attraverso condotte prevaricatrici e vessatorie; per

questo motivo la dottrina ha cercato di colmare siffatto vuoto

“Il bullismo”,

60 M.L.Genta, Carocci, 2008, pp. 21-22.

36

applicando per analogia la normativa in materia di mobbing. Infatti

non esiste il reato di bullismo, ma esistono singoli atti, commessi dai

bulli, penalmente rilevanti, come gli insulti, le offese, le voci

diffamatorie e false accuse, il razzismo, le critiche immotivate ed

eccessivo controllo, i piccoli furti, le estorsioni, le minacce, la

violenza privata, le aggressioni o i giochi violenti, le lesioni personali,

l’esclusione dal gioco, le percosse e il danneggiamento di cosa altrui.

dottrina ha qualificato le condotte bullistiche come “mobbing

La

adolescenziale” ovvero “mobbing in età evolutiva”.

Il mobbing si realizza quando vi è una condotta sistematica e protratta

nel tempo che si concretizza, per le sue caratteristiche vessatorie, in

fisica e

una lesione all’integrità alla personalità morale del prestatore

garantite dall’art. 2087c.c.;

di lavoro tale illecito, che rappresenta una

violazione dell’obbligo di sicurezza posto da questa norma generale a

carico del datore di lavoro, si può realizzare con comportamenti

materiali o provvedimenti del datore di lavoro indipendentemente

dall’inadempimento di specifici obblighi contrattuali previsti dalla

disciplina del rapporto di lavoro subordinato.

Sicuramente il problema va analizzato inquadrandolo nello schema

61

dell’illecito extracontrattuale, ovvero aquiliano che trova le sua

fondamenta nella clausola generale di ingiustizia del danno,

espressione dell’imperativo del neminem laedere. Tale richiamata

tipologia di responsabilità sussiste ogni qualvolta concorrono tre

l’antigiuridicità;

elementi: dal lato oggettivo il fatto materiale e dal

G.Trabucchi, “Istituzioni di diritto civile”,Cedam, 1989, pp. 205-206 .

61 37

la colpevolezza dell’autore dell’illecito.

punto di vista soggettivo,

Proprio la colpevolezza, intesa quale imputabilità colpevole all’autore

del fatto lesivo, rappresenta l’elemento fondamentale per affrontare

un’indagine che mira a valutare le possibili responsabilità da condotte

bullistiche.

Il bullismo viene spesso equiparato al mobbing, in quanto di

quest’ultimo ha la condotta vessatoria ripetuta nel tempo posta in

essere ai danni di un soggetto più debole; in Scandinavia infatti, il

fenomeno è studiato da più tempo e si parla di mobbing in età

evolutiva. Il bullo, come il datore di lavoro nel mobbing è molto più

ne approfitta per danneggiare l’individuo

forte della vittima e più

debole attraverso forme di prevaricazione. Anche l’elemento

psicologico parrebbe comune, ovvero la volontà di danneggiare la

vittima.

Il bullismo è una fattispecie autonoma e, mentre

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuliagiubbini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Criminologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Brescia o del prof Romano Carlo Alberto.