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CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA E COMMERCIO
Presidente: Prof. Paolo Scapparone
“Crisi da CoVid-19 e misure di politica economica”
CANDIDATO: Andrea Bacci
RELATORE: Prof. Lorenzo Corsini
ANNO ACCADEMICO 2019/2020
Indice
Introduzione
Capitolo primo: Le cause della crisi e gli impatti immediati
Capitolo secondo: Crisi da CoVid-19
2.1 - Crisi dell'offerta
2.2 - Crisi della domanda aggregata
2.3 - Modello teorico
18•Capitolo terzo: Unione Europea e Bce, risposta al virus........................................... 213.1 - Bce, strumenti in suo possesso................................................................ 21
3.2 - Risposta al virus...................................................................................... 24
3.3 - Recovery fund......................................................................................... 26
Capitolo quarto: Paesi Europei e politiche economiche messe in campo................. 304.1 - Politiche italiane.........................................................................…......... 30
4.2 - Politiche tedesche.................................................................................... 35
4.3 - Confronto tra paesi Europei.................................................................... 38
Conclusioni................................................................................................................
- Bibliografia
- Introduzione
Dalla prima metà del 2020 il mondo è alle prese con una pandemia. Un virus che scatena una polmonite anomala, identificato come nuovo coronavirus, rinominato successivamente come Coronavirus Disease-19 o COVID-19. Originatosi nella città di Wuhan nella provincia di Hubei in Cina, ha rapidamente contagiato il paese. Sembrava un fenomeno isolato, ma un giorno di fine febbraio è stata l'Italia il primo paese ad accorgersi che il nuovo coronavirus fa molto più male di una normale influenza. Gli ospedali della Lombardia si sono ritrovati improvvisamente gremiti. L'Italia è velocemente diventata l'epicentro europeo del virus che, come uno sciame, si sposta da una regione del mondo a un'altra.
bloccando il movimento di persone e l'economia come non succedeva dalla Seconda guerra mondiale provocando una tragedia umana ed un enorme danno economico. L'economia mondiale non si è affacciata a questa crisi nel migliore dei modi: dal 2008 ad oggi non abbiamo visto in nessun paese al mondo, e ovviamente men che meno in Europa, i tassi di crescita cui eravamo abituati fino al 2007: il Pil Usa cresce del 2% scarso, quello UE ha per anni ballato attorno a valori da stagnazione, la crescita delle cosiddette economie emergenti è in forte rallentamento. Si parla infatti "stagnazione secolare" cioè quella situazione in cui l'economia privata, a meno di essere stimolata da azioni pubbliche straordinarie di tipo monetario e fiscale o da un indebitamento del settore privato molto elevato, è destinata a crescere poco o niente, a stagnare appunto, a causa di una domanda di beni e servizi insufficiente.
I governi comunque hanno recepito il messaggio:
dovranno espandere esponenzialmente i propri deficit di bilancio per mantenere a galla le economie mentre il coronavirus fa fermare il mondo all'improvviso. Le capitali, da Berlino a Washington, si stanno scrollando di dosso le politiche di restrizioni fiscali, promettendo di combattere la ricaduta economica del virus con un blitz di spesa. Anche le banche centrali sono state celeri nell'intervento approvando misure eccezionali e necessarie, per non far sprofondare l'economia mondiale nel baratro. Diversamente dal 2008-2009, lo shock economico, al quale si unisce lo shock sanitario, è di portata universale: riguarda tutti i paesi e tutti i settori della società. Le persone hanno dovuto e dovranno organizzare su nuove basi le proprie attività quotidiane, e dunque la propria spesa. Tutti ormai siamo consapevoli che ci troviamo di fronte ad un virus che ha modificato le economie mondiali creando così la più grande crisi economica che il mondo abbia mai affrontato.Abbiamo deciso di utilizzare i seguenti tag HTML per formattare il testo: - `` per evidenziare le parole in grassetto - `` per evidenziare le parole in corsivo - `` per i titoli dei capitoli
Ecco il testo formattato:
Capitolo 1 - Le cause della crisi e gli impatti immediati
Quali sono le fonti dello shock economico?
Il primo fattore che si può notare è sicuramente legato alla crisi sanitaria: presumibilmente, chi è affetto dal CoVid-19 non si reca sul posto di lavoro, quindi non produce reddito e conseguentemente non produce PIL.
Il secondo fattore è rappresentato dalle misure di contenimento attuate dai vari governi. Data la rapida diffusione del virus, sono state adottate politiche di distanziamento sociale che hanno portato a: scuole e fabbriche chiuse, restrizioni ai viaggi e quarantene, messe a norma di luoghi/spazi/attività commerciali causa il facile assembramento di persone. L'obiettivo dei
governi attraverso tali misure è quello di "appiattire la curva dei contagi". Da questo secondo fattore deriva una caratteristica che rende eccezionale la crisi in corso, ovvero il fatto che il principale canale di trasmissione degli effetti dell'epidemia al sistema economico è quello legato alle restrizioni imposte dagli Stati, in base alle possibilità di far fronte al virus da parte dei rispettivi sistemi sanitari nazionali. La produzione è bloccata principalmente da provvedimenti amministrativi, resi inevitabili per limitare la diffusione del contagio. La sfida che stanno affrontando le imprese, e governi ancora di più, è gestire un trade-off tra salute della popolazione e attività produttiva. È chiaro quindi che maggior peso un governo dà ad un fattore, maggiore sarà il peggioramento dell'altro; un chiaro esempio può essere visto con la contrapposizione di misure prese da Italia, Brasile ed.
La seconda sostanzialmente non ha attuato misure di contenimento verso la salute pubblica diventando, in breve tempo, la seconda nazione più colpita al Mondo.
La terza ha messo in atto elementi di restrizione rivolti alle interazioni sociali, ma con la decisione di una riapertura anticipata per far ripartire l'economia, i contagi sono ripartiti con una notevole intensità.
Possiamo quindi concludere che il livello di trade-off è, alla fine, una scelta politica.

può ridurre la fiducia del consumatore, poco propenso ad affrontare contesti sociali, diffidando della spesa con un piglio pessimista circa la prospettiva economica a lungo periodo.
Il lockdown ha radicalmente cambiato le abitudini dei consumatori facendoli riallocare le proprie risorse e scegliere fra business "essenziali" e "non essenziali".
Per qualsiasi livello di reddito c'è stata una riduzione della propensione marginale al consumo dato che le risorse che prima venivano spese in ristorazione, cinema, teatro, turismo ed intrattenimento, adesso sono dirottate altrove. Questo fattore perciò crea un ribasso della domanda, che tratterò più avanti.
L'impatto immediato che il virus ha causato sull'economia mondiale è stato catastrofico. Una crisi come questa colpisce i settori produttivi in modo poli distrettuale e globale, rendendola di difficile risoluzione a tutti i livelli.
Capitolo 2 - Crisi da CoVid-19
capire le cause della crisi economica vediamone gli effetti.A fine giugno i dati sulla previsione dell'andamento del PIL hanno confermato che per le economie occidentali si è concluso il peggior trimestre della storia. Si tratta di dati senza precedenti e che si aggiungono ai numeri già pesantemente negativi registrati nel primo trimestre dell'anno. Il PIL dell'eurozona, nel secondo semestre, è crollato di 12,1% e quello dell'Unione Europea dell'11,9%; come è possibile notare sono simili, sintomo di una crisi pandemica ed economica simmetrica nel vecchio continente.
Secondo i dati dell'Eurostat, l'Italia ha mostrato una diminuzione del 12,4% rispetto al primo trimestre e del 17,3% rispetto allo scorso anno mentre, rispetto al trimestre precedente, le principali economie dell'area hanno fatto segnare un crollo non indifferente: Francia 13,8%, Spagna 18,5%, Germania 10,1%. È giusto fare la precisazione che,
Il calo desumibile rispetto ad un anno è molto preoccupante: Francia 19%, Germania