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Questo sviluppo caratteristico delle società industrializzate in cui è Si sviluppano,
parallelamente ai lavori operai, tutta una serie di altri lavori che sono nell'industria ma sono
anche nei servizi perché nell'industria non lavorano solo gli operai e ci sono anche i colletti
bianchi e tutte quelle persone che garantiscono il funzionamento dell’impresa con la parte
amministrativa e commerciale. è anche un processo per cui le masse, sia popolari sia le classi
medie, accedono sempre più a mezzi di comunicazione.
Concludendo, quello che succede negli stati uniti che consente questi consumi di massa già
negli anni Venti è:
- l'aumento della produttività del lavoro nelle fabbriche
- aumento dei salari
Questi livelli di motorizzazione saranno raggiunti dai principali paesi europei, trent'anni dopo
rispetto agli Stati Uniti.
Consumi di massa negli USA 1929
Standardizzazione e produzione in serie di beni durevoli resa possibile da:
1. Aumento della produttività del lavoro nelle fabbriche
2. Aumento dei salari
Un’auto ogni 5 abitanti, una radio ogni 15 abitanti
• Modelli di consumo: possedere beni ed esibirli diventa una dimostrazione del proprio
• status, del proprio successo
Produttività
«Misura dell’efficienza del processo produttivo, data dal rapporto tra output [prodotto]
e input [= fattore di produzione: lavoro+macchinari+energia]. Più in particolare, la
produttività del lavoro indica l’unità di prodotto per lavoratore (o ora lavorata) […] La
crescita della produttività è una delle variabili più studiate dall’economia teorica e
applicata in quanto rappresenta uno dei fattori più rilevanti per spiegare la crescita del
prodotto di un’impresa e, a livello aggregato, di un’industria e di un Paese.»
Produzione di massa negli USA: Ford e Taylor
Henry Ford e il “modello T”: un’auto per gli operai (si poteva acquistare negli anni ’20 con soli
3 mesi di salario!)
Aumento della produttività in fabbrica:
1. catena di montaggio
L'idea della catena di montaggio è che gli operai stanno fermi, ognuno in una
postazione ai due lati di questo nastro, portano le macchine che sono in assemblaggio
davanti agli operai, gli operai non si muovono!
Prima come funzionava: Tutti gli operai o una serie di operai lavoravano attorno al
telaio di una macchina, ognuno facendo qualcosa facendo ciò ma ostacolando e
intralciando in un modo molto meno efficiente.
2. organizzazione scientifica del lavoro: Frederick Taylor e il “taylorismo”
Con questi due strumenti, le auto che escono dalle fabbriche di Ford, sono molte di più
rispetto a quelle che escono dalle fabbriche degli altri produttori; quindi, il costo delle auto sul
mercato è molto basso.
Con la catena di montaggio il tempo necessario per assemblare un auto si riduce di 8 volte
Alla fine degli anni Venti metà del parco macchine mondiale è costituito da Ford T
Ford produce nello stesso tempo e con gli stessi operai otto volte più macchine, quindi quelle
macchine sul mercato costano molto meno.
Gli operai hanno salari più alti, e quindi possono comprarsi la macchina perché quella
macchina costa molto meno e ci vogliono tre mesi quattro mesi di salario per comprare una
macchina.
Il lavoratore prima era come un artigiano quando montava o creava il nuovo veicolo, mentre
adesso è solo anche lui un elemento dell'ingranaggio e alla fine non ha neanche la
soddisfazione di aver realizzato lui il prodotto finito, perché ogni operai fa sempre la stessa
cosa.
Dalla fabbrica alla città e poi alla società industriale “fordista”
Nuova organizzazione del lavoro> produzione di beni di massa> salari alti> consumi di
• massa
Questi nuovi sistemi produttivi furono adottati con tempistiche diverse da tutti i paesi
• industriali: “taylorismo” e “fordismo” definirono le caratteristiche della moderna
fabbrica e società industriale
Impatto economico e sociale enorme: spostamenti più veloci ed economici
•
Crollo di Wall Strett
21 ottobre del 1929, crollo della Borsa di New York: perdite del 50% di tutti i titoli azionari.
Cosa era successo?
Mercato di beni durevoli in via di saturazione negli Stati Uniti
Febbre speculativa sui titoli azionari dopo la fase espansiva dell’economia: tutti
compravano azioni solo per rivenderle poco dopo, guadagnando sempre di più
A fine anni ’20 non c’era più corrispondenza tra il valore di un’impresa quotata in borsa
e il valore e il numero delle azioni di quell’impresa in circolazione
Dentro alla Borsa si era prodotto un fenomeno speculativo. In assenza di controlli come non
c'erano negli Stati Uniti dell'epoca, si era generato un meccanismo per cui le aspettative di
continua crescita dell'economia faceva sì che sempre più gente comprasse azioni delle
imprese americane però non per tenerle, ma per rivenderle subito dopo, guadagnando sul
continuo aumento dei prezzi delle azioni.
Quindi c'era un entusiasmo generale: l'idea che il valore delle aziende continuasse ad
aumentare e avrebbe continuato sarebbe continuato ad aumentare, per cui sempre più
persone compravano titoli d'azioni.
Cosa sono le azioni? Sono dei pezzetti di proprietà, detto un po’ semplificato, delle imprese.
Le imprese, soprattutto americane e da noi il mercato della Borsa è molto più ridotto, le
imprese da noi si finanziano più con le banche. Negli Stati Uniti da sempre si sono finanziati
più sul mercato della Borsa.
Quindi le aziende cominciano ad andare meno bene, perché quello che succede è che il
mercato comincia a essere saturo: non c'è più gente disposta a comprare le macchine e il
resto dei beni che escono dalle catene di montaggio.
Gli investitori, quando decidono di vendere parte una vendita massiccia di azioni. Da lì una
catena, una catena di conseguenze nel campo economico.
CRISI ECONOMICA AMERICANA E MONDIALE
Dalla borsa alle banche: fallimenti (circa 40% delle banche USA) e panico
• Dalle banche all’industria, privata dei finanziamenti: crollo produzione, crollo prezzi,
• licenziamenti e disoccupazione di massa
Dagli Stati Uniti al mondo: Germania, Europa, America Latina
•
USA: da 4 a 15 milioni di disoccupati
Stati Uniti dalla crisi alla «Grande depressione»
Il presidente in carica Hoover – Partito repubblicano – crede che l’economia recupererà da sola
ma non è così: gli Stati Uniti sprofondano nella crisi, la disoccupazione raggiunge numeri mai
visti.
La ripresa solo con il “New Deal” – nuovo patto – di Franklin Delano Roosevelt, eletto per la
prima volta nel 1933:
Autorità di controllo sul mercato azionario
Spesa pubblica: indennità ai disoccupati
Sostegno all’occupazione da parte dello Stato: opere pubbliche per creare posti di
lavoro
Aumento del deficit, contro la teoria economica classica
Riforme e Stato sociale
Gli Stati Uniti riformano il proprio sistema capitalistico, abbandonando il liberismo assoluto a
favore di interventi dello Stato, come i sussidi di disoccupazione.
Lo stesso avviene nei principali paesi capitalistici, sia democratici che autoritari/dittatoriali: lo
«Stato sociale» (Welfare State) caratterizzò a lungo le società capitalistiche, fu la risposta
all’alternativa rappresentata dal sistema comunista.
Le teorie di J.M. Keynes Teoria generale della moneta, dell’interesse e del credito
Nel 1935, pubblica il saggio
La sua tesi è questa: quando l’economia va male, non è detto che il mercato sia in grado di
riprendersi da solo, perché può generarsi una spirale depressiva (= crollo prezzi + crollo
consumi + crollo investimenti privati + licenziamenti/fallimenti imprese).
In questa situazione, lo Stato deve intervenire: aumento della spesa pubblica + politica
monetaria espansiva (=aumento massa monetaria in circolazione).
ATTENZIONE: Keynes non è un sostenitore della spesa pubblica sempre e comunque, ma della
spesa pubblica in funzione «anticiclica» (=lo Stato spende durante i cicli economici negativi,
ma riduce la spesa e aumenta i tassi d’interesse sui prestiti quando l’economia torna a
crescere).
Risposte dei singoli Stati e crisi globale
Gli stati non si coordinano e ogni stato si chiude.
Svalutazione della moneta (per rendere competitive le esportazioni)
• Protezionismo (= imposizione di dazi sulle merci importate, per rendere più care le
• importazioni)
CONSEGUENZE GLOBALI:
crollo del commercio internazionale
Peggioramento della crisi nei paesi più deboli
La fine (definitiva) della cosiddetta «prima globalizzazione» (=integrazione dei mercati
di merci, capitali e lavoro)
Effetti della crisi in Europa
Inghilterra: svalutazione moneta, disoccupazione, tagli alla spesa pubblica
politica: nascita di un partito di estrema destra, che si ispira al fascismo italiano
Francia: disoccupazione, riduzione dei salari
politica: movimenti di destra, instabilità, politiche sociali del Fronte popolare (alleanza
di socialisti e comunisti)
L’Italia fascista e la crisi del ’29:
Lo Stato imprenditore: l’IRI (1933)
• Lo Stato diventa il controllore di un pezzo dell'economia.
risposta alla crisi economica
lo sviluppo dell’industria di stato (soprattutto nella siderurgia)
Sistemi di protezione sociale ampliati: sussidi per i disoccupati e creazione di posti di lavoro
con opere pubbliche.
La crescita della spesa pubblica e del ruolo dello Stato, anche come datore di lavoro
(attraverso gli enti pubblici e la stessa industria che passa in alcuni casi a essere controllata
dallo Stato).
LA POLITICA SOCIALE FASCISTA
lo stesso farà Hitler in una Germania in cui la crisi economica si è abbattuta molto
violentemente nel momento in cui Hitler va al potere.
Assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi (1927)
• Assicurazione contro le malattie professionali (1929)
• Assegni familiari (=salario aggiuntivo in base al numero dei figli), 1932
• Indennità di disoccupazione (1933)
•
Crisi del 1929 e Welfare State
Dopo la crisi del 1929 gli Stati – democratici e totalitari – svilupparono o ampliarono i propri
programmi di spesa pubblica.
I sistemi di Welfare state e l’aumento della spesa pubblica svolgono due funzioni:
1) Contrastano le congiunture negative, riattivando l’economia
2) Riequilibrano le differenze