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INDICE
INTRODUZIONE…………………..…………………………….…………………......2
CAPITOLO PRIMO……………….…………………………………………….……...5
Il potenziamento del bilancio dell’Unione Europea e il piano per la ripresa…......5
1.1
1.2 Strumenti chiave a supporto del piano per la ripresa……………………………...8
1.2.1 Il primo pilastro………………………………………………………………8
1.2.2 Il secondo pilastro………………………………………………………..…...9
1.2.3 Il terzo pilastro………………………………………………………………10
recupero per l’Europa………………………..……11
1.3 Il finanziamento del piano di
CAPITOLO SECONDO………….……………………………………………………15
2.1 Le missioni in cui si articolerà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza…...…17
2.1.1 Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo……...17
2.1.2 Rivoluzione verde e transizione ecologica………………………………….19
2.1.3 Infrastrutture per la mobilità……………………………………………….20
2.1.4 Istruzione, formazione, ricerca e cultura………...…..…………………….20
2.1.5 Equità sociale, di genere e territoriale…………………..…………………21
2.1.6 Salute………………………………………………….....………………….22
2.2 Quando e come sarà possibile dare inizio al PNRR…………..………..…………23
2.3 Politiche e riforme di supporto al PNRR…………………….……………………24
CONCLUSIONI………………………………………………………………………..27
BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………………28
1
INTRODUZIONE
Il presente lavoro ha ad oggetto la crisi economica italiana causata dal Covid-19 e la
risposta approntata dalla Commissione Europea attraverso la creazione del Next
con particolare riferimento ai fondi destinati all’Italia.
Generation EU,
Tutto il mondo è afflitto dalla pandemia Covid-19, che ha scosso profondamente il tessuto
sociale ed economico di tutti i Paesi del mondo. La crisi che è scaturita dalla pandemia
sembra essere diversa da tutte quelle vissute dal genere umano finora, in questo contesto
nessuno è in grado di fornire un ragionevole scenario sulla base del quale formulare un
piano d’investimenti efficace. Le best practices della macroeconomia richiedono di
stimare la domanda sulla base di modelli adeguati, al fine di calcolare la redditività degli
investimenti sia pubblici che privati, tuttavia, nel contesto in cui ci troviamo, questo modo
possibile. L’entità dello shock è tale che
di procedere non è semplicemente potrà
modificare le dimensioni delle variabili socioeconomiche in modi che non è possibile
certezza che si ha è che la pandemia
prevedere. A fronte di queste incertezze, l’unica
produrrà effetti sia congiunturali, di breve e medio periodo, sia strutturali, modificando
permanentemente gli assetti geopolitici, sociali ed economici.
Nel formulare i piani d’investimento per la ripresa dovrà allora tenersi conto di queste
due dimensioni della crisi pandemica. La dimensione congiunturale richiede di destinare
gli investimenti al sostegno della domanda e dell’occupazione. La dimensione strutturale,
legate all’incertezza relativa alle
invece, pone in essere valutazioni più complesse,
mutazioni delle dimensioni delle variabili socioeconomiche, per cui si dovrà procedere
formulando ragionevoli ipotesi e seguire l’evoluzione della situazione per poter operare
gli opportuni aggiustamenti. 2
La pandemia rappresenta un vero e proprio shock esogeno, a tal proposito, la società
Boston Consulting Group, sulla base di un’analisi storica dei ‘’recovery’’ di alcuni Paesi
colpiti da crisi analoghe a quella attuale, nell’articolo “What Coronavirus Could Mean
for the Global Economy” individua tre scenari base di uscita da crisi economiche dettate
da fattori esogeni:
• a forma di V: uno scenario in cui alla forte contrazione degli output segue un
intenso rimbalzo dei principali indicatori economici in grado di assorbire lo shock
in tempi brevi;
• a forma di U: la crescita iniziale che segue allo shock non è in grado di assorbire
immediatamente la contrazione registrata e il ritorno al sentiero di crescita è più
lento rispetto allo scenario a V;
• a forma di L: in questo caso la crisi provoca danni strutturali al sistema economico
che si posiziona su un sentiero di crescita inferiore rispetto a quello precrisi.
Secondo gli ultimi dati forniti dalle indagini Istat, nel primo trimestre del 2020 il PIL è
caduto del 5,4 per cento e nel secondo trimestre del 12,4 per cento. In termini di
componenti del PIL, Confindustria stima per il 2020 un significativo crollo degli
investimenti fissi lordi (-10,6 per cento) e dei consumi privati (-6,8 per cento). In aggiunta
a questo, lo stesso istituto prevede una netta contrazione delle esportazioni italiane
all’estero, più che bilanciate comunque dal calo delle importazioni.
Nell’Approfondimento della nota mensile sull’andamento dell’economia italiana di
Marzo 2020, pubblicato dall’Istat il 7 Aprile, si evince come siano state “sospese le
attività di 2,2 milioni di imprese (il 49% del totale, il 65% nel caso delle imprese
esportatrici), con un’occupazione di 7,4 milioni di addetti (44,3%) di cui 4,9 milioni di
3
dipendenti (il 42,1%)”. Nel bollettino economico n.2 del 2020 pubblicato dalla Banca
d’Italia si può ricavare un’analisi della composizione del PIL per settori economici. I
servizi di alloggio e ristorazione, tra i più colpiti dall’epidemia, producono quasi il 4 per
cento del valore aggiunto e impiegano circa 1,6 milioni di persone (6,5 per cento degli
occupati totali). L’industria in senso stretto rappresenta poco meno del 20 per cento del
valore aggiunto e impiega 4,2 milioni di persone (17 per cento del totale). Nel complesso
le attività commerciali e industriali non ritenute essenziali, che in quanto tali sono state
temporaneamente sospese dal DPCM del 22 marzo, contribuiscono a circa il 28 per cento
blocco dell’attività economica
del totale del valore aggiunto. Ogni settimana di dovuto al
lockdown ha comportato, secondo un calcolo meccanico che non considera gli effetti
indiretti, una riduzione del PIL annuale di circa lo 0,5 per cento.
A partire dal mese di Maggio, i principali indicatori economici hanno avuto un
miglioramento, grazie alla graduale riduzione delle misure restrittive, tuttavia, seppure in
netta ripresa, l’attività economica resta a livelli inferiori rispetto al 2019. Il virus, però,
non accenna ad arrestarsi; durante l’estate ha continuato a diffondersi a livello globale e,
a partire dal mese di Agosto, i contagi sono aumentati vistosamente soprattutto in Europa,
costringendo i Governi nazionali a introdurre nuovamente restrizioni di varia entità e
e si profila l’incubo
intensità. Oggi più che mai la paura del virus torna a farsi sentire di
una crisi economica più profonda e duratura del previsto. Per mobilizzare le risorse
necessarie a far fronte a questo scenario avverso la Commissione Europea ha approntato
una duplice risposta:
• dell’Unione
il programma Next Generation EU per potenziare il bilancio
Europea, raccogliendo capitali sui mercati finanziari;
• dell’Unione Europea (2021-2027)
un bilancio pluriennale rafforzato.
4
CAPITOLO PRIMO
La risposta alla crisi realizzata dalla Commissione Europea attraverso il Next Generation
EU e il nuovo bilancio dell’Unione Europea si basa su tre pilastri: aiutare gli Stati membri
a riparare i danni economici e sociali dovuti alla pandemia, dare il via alla ripresa
economica e gettare le basi per un futuro migliore per le prossime generazioni.
Il programma Next Generation EU prevede un’erogazione di risorse pari a 750 miliardi
di euro che, uniti alle risorse stanziate dal rinnovato bilancio dell’Unione Europea,
realizzano una potenza di fuoco finanziaria pari a 1850 miliardi di euro. I fondi
dell’Unione Europea verranno dilazionati lungo il periodo 2021-2027, concentrandoli nei
primi anni per garantire la ripresa economica.
Il potenziamento del bilancio dell’Unione Europea e il piano per
1.1 la ripresa.
Come già accennato, il programma d’azione della Commissione Europea ruota attorno a
tre pilastri che, in questo e nei prossimi paragrafi, verranno approfonditi.
Il primo pilastro consiste nel sostenere gli investimenti e le riforme che gli Stati membri
devono sostenere, la maggior parte (80 per cento) dei fondi messi a diposizione andrà in
questa direzione. Il primo pilastro si compone di diverse iniziative:
• uno strumento di recupero e resilienza (Recovery and Resilience Facility) con una
dotazione iniziale di 560 miliardi di euro successivamente incrementato a 672,5
di cui 191,4 miliardi destinati all’Italia, suddivisi in sovvenzioni (63,8
miliardi,
miliardi) e prestit